Il suffragio universale è il principio secondo il quale tutti i cittadini maggiorenni possono partecipare alle elezioni politiche e amministrative e alle altre consultazioni pubbliche, come i referendum (si ammette tuttavia che in caso di condanna per determinati reati, al condannato si possa sospendere il diritto di voto, temporaneamente o permanentemente).
Indice[nascondi]
1 Concetto
2 Negli Stati Uniti d'America
3 Nel Regno Unito
4 In Francia
5 In Italia
6 In altri Stati
7 Schema cronologico
8 Note
9 Collegamenti esterni
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Concetto [modifica]
Il principio di suffragio universale è correlato alle idee di volontà generale e di rappresentanza politica promosse da Jean-Jacques Rousseau : in base a questi principi, si elabora l'assunto in base al quale la rappresentanza politica trova legittimazione nella propria volontarietà.
I cittadini, nei moderni Stati democratici, sono alla base del sistema politico e col suffragio universale viene eletto l'organo legislativo di uno Stato; nelle repubbliche presidenziali, ciò avviene anche per l'elezione del Capo dello Stato.
Il principio del suffragio universale maschile è stato introdotto per la prima volta negli Stati Uniti d'America alla loro indipendenza nel 1776, ma applicato tuttavia con varie restrizioni in base al censo e all'istruzione, tale che solo nel 1966 con 2 sentenze della Corte Suprema si può dire che tale diritto sia effettivo.
Generalmente viene considerata la data del 1893, in cui la Nuova Zelanda introdusse il suffragio universale, quindi maschile e femminile, quale primo Stato al mondo.
L'Europa si mosse su questa strada nel corso dell'Ottocento: da un suffragio ristretto - per la maggior parte dei casi attribuito ad una porzione della popolazione in base a criteri censitari o relativi all'istruzione - si passò via via al suffragio universale. Si ricorda, inoltre, che la Francia nel 1792, dopo la Rivoluzione francese, introdusse il suffragio universale anche se per un periodo di tempo brevissimo. Solo dal 1946 sarà effettivo e stabile.
Infine, si ricorda che nella penisola italiana, ma solo nel Granducato di Toscana nel 1848 si concesse il suffragio ristretto maschile e femminile: unico Stato che lo concedeva allora, quantunque limitato alle classi abbienti.
Negli Stati Uniti d'America [modifica]
1776 Suffragio universale maschile con diverse restrizioni.
1869 Voto alle donne nel Wyoming.
1918 Suffragio universale, comprese le donne.
Nel 1965 il Voting Rights Act ha proibito l'accertamento di un grado minimo di cultura e di alfabetizzazione quale prerequisito per l'accesso al voto.
Nel 1966 che due sentenze della Corte Suprema ribadiscono l'incostituzionaltà sia le prove per accertare i gradi di cultura e di alfabetizzazione per l'ammissione ai diritti politici, sia i requisiti che chiedevano il pagamento di una tassa per essere ammessi al diritto di voto.
Le ultime discriminazioni, che si opponevano all'esercizio pieno del suffragio universale, sono scomparse in America soltanto negli anni settanta del Novecento.
Nel Regno Unito [modifica]
È uno tra i primi paesi europei ad attuare riforme elettorali tendenti a universalizzare il voto:
1832 Reform Act: voto in base a criteri censitari.
1867 Con una riforma si abbassa il censo con il quale si può votare (arrivano al voto anche alcuni operai).
1884-1885 Nuove riforme estensive, il suffragio è solo maschile.
1918 suffragio universale (maschile e femminile, ma per le donne solo dopo aver compiuto i 30 anni d'età).
1928 suffragio femminile (tutte le donne)
In Francia [modifica]
A partire dalla Rivoluzione francese del 1789, si verificano molte insurrezioni e manifestazioni popolari per ottenere per tutti il diritto al voto, non solo nel rispetto dei principi della rivoluzione francese, ma anche per il sentimento patriottico e nazionalistico che sarebbe risultato incrementato e cementato dalla partecipazione attiva di tutta la popolazione.
1792 Breve periodo di suffragio universale, maschile e femminile, durante la rivoluzione francese (evento occasionale non ripetuto in seguito fino al 1946).
1848 Suffragio universale maschile.
1946 Suffragio universale (maschile e femminile).
In Italia [modifica]
Il percorso del suffragio in Italia parte temporalmente da quando la nazione non era ancora uno stato unitario.
1848 Legge 680\1848 (elettorale piemontese su criteri censitari). Fu riconosciuto potere di voto agli uomini maggiori di 25 anni che sapessero leggere e scrivere e pagassero almeno 40 lire di imposte. Numericamente questo portava il 2% della popolazione italiana alle urne. 1860 Legge 31 ottobre 1850, n.4385. Realizzata sulla base della legge elettorale dello Stato Piemontese, stabilisce il diritto di voto per i cittadini maggiorenni alfabeti, in possesso dei diritti civili e politici, che pagassero un censo di imposte dirette non inferiori a 40 lire. La norma delimitò il corpo elettorale, alle prime elezioni politiche italiane del 1861, in 418.696 cittadini, pari all'1,89% dei 22.182.377 abitanti.[1]
1872 La sinistra parlamentare abbassa la soglia della maturità elettorale da 25 a 21 anni. Ammette inoltre al voto tutti i cittadini in grado di leggere e scrivere, ma in una situazione di analfabetismo come quella italiana, la percentuale di elettori sulla popolazione si alza in maniera poco significativa.
1882 Suffragio allargato con la legge Zanardelli del 24 settembre. Viene riconosciuto il diritto di voto ai maschi maggiorenni (all'epoca la maggiore età veniva raggiunta a 21 anni) alfabeti, e inoltre a coloro che versano imposte dirette per una cifra annua di 19,8 lire. Il corpo elettorale viene più che triplicato.
1912 La legge promulgata da Giovanni Giolitti stabilisce un suffragio quasi universale per gli uomini: si prevede infatti che tutti gli uomini capaci di leggere e scrivere con almeno 21 anni possano votare, mentre gli analfabeti possono votare a partire dai 30 anni. Inoltre il voto viene esteso a tutti i cittadini che abbiano già prestato servizio militare.
1919 Viene modificata la legge precedente: possono votare tutti i cittadini maschi di almeno 21 anni di età, viene quindi abolita la distinzione per gli analfabeti. Possono inoltre votare anche tutti i minorenni che abbiano prestato servizio militare nei corpi mobilitati. Il sistema proporzionale sostituisce quello maggioritario a due turni. Il corpo elettorale viene portato a 11 milioni di persone.
1946 Voto universale per uomini e donne che abbiano compiuto la maggiore età (21 anni inizialmente, e 18 anni a partire dal 1975). La prima occasione di voto - la prima in assoluto per le donne in Italia - sono le elezioni amministrative che si tengono in tutta la penisola fra il marzo e l'aprile del 1946; subito dopo, il 2 giugno 1946, gli italiani sono nuovamente chiamati alle urne per il referendum istituzionale tra Monarchia o Repubblica e per l'elezione dell'Assemblea costituente
In altri Stati [modifica]
Nuova Zelanda nel 1893, primo Paese al mondo
Australia nel 1902
Finlandia nel 1906
Norvegia nel 1913
Danimarca nel 1917
Svezia nel 1917
Russia nel 1917, in seguito alla rivoluzione russa
Irlanda nel 1918
Germania nel 1919
Belgio parzialmente nel 1919, pienamente nel 1948
Canada nel 1920
Turchia nel 1923
Ecuador parzialmente nel 1861, pienamente nel 1924
Sud Africa nel 1930
Spagna nel 1931
Brasile nel 1932
Uruguay nel 1932
Cuba nel 1934
India nel 1935
Giappone nel 1946
Argentina nel 1947
Corea del Sud
Israele nel 1948
Cile nel 1949
Indonesia nel 1949
San Marino nel 1958
La Svizzera riconobbe il diritto di voto alle donne solo nel 1971.
Negli anni Novanta il suffragio femminile era riconosciuto in tutto il mondo, eccetto un piccolo gruppo di paesi musulmani.
Schema cronologico [modifica]
Indice[nascondi]
1 Concetto
2 Negli Stati Uniti d'America
3 Nel Regno Unito
4 In Francia
5 In Italia
6 In altri Stati
7 Schema cronologico
8 Note
9 Collegamenti esterni
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Concetto [modifica]
Il principio di suffragio universale è correlato alle idee di volontà generale e di rappresentanza politica promosse da Jean-Jacques Rousseau : in base a questi principi, si elabora l'assunto in base al quale la rappresentanza politica trova legittimazione nella propria volontarietà.
I cittadini, nei moderni Stati democratici, sono alla base del sistema politico e col suffragio universale viene eletto l'organo legislativo di uno Stato; nelle repubbliche presidenziali, ciò avviene anche per l'elezione del Capo dello Stato.
Il principio del suffragio universale maschile è stato introdotto per la prima volta negli Stati Uniti d'America alla loro indipendenza nel 1776, ma applicato tuttavia con varie restrizioni in base al censo e all'istruzione, tale che solo nel 1966 con 2 sentenze della Corte Suprema si può dire che tale diritto sia effettivo.
Generalmente viene considerata la data del 1893, in cui la Nuova Zelanda introdusse il suffragio universale, quindi maschile e femminile, quale primo Stato al mondo.
L'Europa si mosse su questa strada nel corso dell'Ottocento: da un suffragio ristretto - per la maggior parte dei casi attribuito ad una porzione della popolazione in base a criteri censitari o relativi all'istruzione - si passò via via al suffragio universale. Si ricorda, inoltre, che la Francia nel 1792, dopo la Rivoluzione francese, introdusse il suffragio universale anche se per un periodo di tempo brevissimo. Solo dal 1946 sarà effettivo e stabile.
Infine, si ricorda che nella penisola italiana, ma solo nel Granducato di Toscana nel 1848 si concesse il suffragio ristretto maschile e femminile: unico Stato che lo concedeva allora, quantunque limitato alle classi abbienti.
Negli Stati Uniti d'America [modifica]
1776 Suffragio universale maschile con diverse restrizioni.
1869 Voto alle donne nel Wyoming.
1918 Suffragio universale, comprese le donne.
Nel 1965 il Voting Rights Act ha proibito l'accertamento di un grado minimo di cultura e di alfabetizzazione quale prerequisito per l'accesso al voto.
Nel 1966 che due sentenze della Corte Suprema ribadiscono l'incostituzionaltà sia le prove per accertare i gradi di cultura e di alfabetizzazione per l'ammissione ai diritti politici, sia i requisiti che chiedevano il pagamento di una tassa per essere ammessi al diritto di voto.
Le ultime discriminazioni, che si opponevano all'esercizio pieno del suffragio universale, sono scomparse in America soltanto negli anni settanta del Novecento.
Nel Regno Unito [modifica]
È uno tra i primi paesi europei ad attuare riforme elettorali tendenti a universalizzare il voto:
1832 Reform Act: voto in base a criteri censitari.
1867 Con una riforma si abbassa il censo con il quale si può votare (arrivano al voto anche alcuni operai).
1884-1885 Nuove riforme estensive, il suffragio è solo maschile.
1918 suffragio universale (maschile e femminile, ma per le donne solo dopo aver compiuto i 30 anni d'età).
1928 suffragio femminile (tutte le donne)
In Francia [modifica]
A partire dalla Rivoluzione francese del 1789, si verificano molte insurrezioni e manifestazioni popolari per ottenere per tutti il diritto al voto, non solo nel rispetto dei principi della rivoluzione francese, ma anche per il sentimento patriottico e nazionalistico che sarebbe risultato incrementato e cementato dalla partecipazione attiva di tutta la popolazione.
1792 Breve periodo di suffragio universale, maschile e femminile, durante la rivoluzione francese (evento occasionale non ripetuto in seguito fino al 1946).
1848 Suffragio universale maschile.
1946 Suffragio universale (maschile e femminile).
In Italia [modifica]
Il percorso del suffragio in Italia parte temporalmente da quando la nazione non era ancora uno stato unitario.
1848 Legge 680\1848 (elettorale piemontese su criteri censitari). Fu riconosciuto potere di voto agli uomini maggiori di 25 anni che sapessero leggere e scrivere e pagassero almeno 40 lire di imposte. Numericamente questo portava il 2% della popolazione italiana alle urne. 1860 Legge 31 ottobre 1850, n.4385. Realizzata sulla base della legge elettorale dello Stato Piemontese, stabilisce il diritto di voto per i cittadini maggiorenni alfabeti, in possesso dei diritti civili e politici, che pagassero un censo di imposte dirette non inferiori a 40 lire. La norma delimitò il corpo elettorale, alle prime elezioni politiche italiane del 1861, in 418.696 cittadini, pari all'1,89% dei 22.182.377 abitanti.[1]
1872 La sinistra parlamentare abbassa la soglia della maturità elettorale da 25 a 21 anni. Ammette inoltre al voto tutti i cittadini in grado di leggere e scrivere, ma in una situazione di analfabetismo come quella italiana, la percentuale di elettori sulla popolazione si alza in maniera poco significativa.
1882 Suffragio allargato con la legge Zanardelli del 24 settembre. Viene riconosciuto il diritto di voto ai maschi maggiorenni (all'epoca la maggiore età veniva raggiunta a 21 anni) alfabeti, e inoltre a coloro che versano imposte dirette per una cifra annua di 19,8 lire. Il corpo elettorale viene più che triplicato.
1912 La legge promulgata da Giovanni Giolitti stabilisce un suffragio quasi universale per gli uomini: si prevede infatti che tutti gli uomini capaci di leggere e scrivere con almeno 21 anni possano votare, mentre gli analfabeti possono votare a partire dai 30 anni. Inoltre il voto viene esteso a tutti i cittadini che abbiano già prestato servizio militare.
1919 Viene modificata la legge precedente: possono votare tutti i cittadini maschi di almeno 21 anni di età, viene quindi abolita la distinzione per gli analfabeti. Possono inoltre votare anche tutti i minorenni che abbiano prestato servizio militare nei corpi mobilitati. Il sistema proporzionale sostituisce quello maggioritario a due turni. Il corpo elettorale viene portato a 11 milioni di persone.
1946 Voto universale per uomini e donne che abbiano compiuto la maggiore età (21 anni inizialmente, e 18 anni a partire dal 1975). La prima occasione di voto - la prima in assoluto per le donne in Italia - sono le elezioni amministrative che si tengono in tutta la penisola fra il marzo e l'aprile del 1946; subito dopo, il 2 giugno 1946, gli italiani sono nuovamente chiamati alle urne per il referendum istituzionale tra Monarchia o Repubblica e per l'elezione dell'Assemblea costituente
In altri Stati [modifica]
Nuova Zelanda nel 1893, primo Paese al mondo
Australia nel 1902
Finlandia nel 1906
Norvegia nel 1913
Danimarca nel 1917
Svezia nel 1917
Russia nel 1917, in seguito alla rivoluzione russa
Irlanda nel 1918
Germania nel 1919
Belgio parzialmente nel 1919, pienamente nel 1948
Canada nel 1920
Turchia nel 1923
Ecuador parzialmente nel 1861, pienamente nel 1924
Sud Africa nel 1930
Spagna nel 1931
Brasile nel 1932
Uruguay nel 1932
Cuba nel 1934
India nel 1935
Giappone nel 1946
Argentina nel 1947
Corea del Sud
Israele nel 1948
Cile nel 1949
Indonesia nel 1949
San Marino nel 1958
La Svizzera riconobbe il diritto di voto alle donne solo nel 1971.
Negli anni Novanta il suffragio femminile era riconosciuto in tutto il mondo, eccetto un piccolo gruppo di paesi musulmani.
Schema cronologico [modifica]
* È da ricordare nel 1792 durante la rivoluzione un breve periodo di suffragio universale.
** Lo stato di Israele nacque in quest'anno.
*** È solo nel 1966, con due sentenze della Corte Suprema, che si dichiarano incostituzionali i test per accertare i gradi di cultura e di alfabetizzazione per l'ammissione ai diritti politici. Il diritto di suffragio femminile fu istituzionalizzato subito dopo la prima guerra mondiale.
Note [modifica]
^ Pier Luigi Ballini, Maurizio Ridolfi, Storia delle campagne elettorali in Italia, Paravia, Milano, 2002, pag.2
Collegamenti esterni [modifica]
(DE) Suffragio femminile in Germania - 19 gennaio 1919 - primo suffragio femminile in Germania
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Suffragio_universale"
Categoria: Elezioni
Categorie nascoste: Voci con fonti non contestualizzate - diritto Voci con fonti non contestualizzate - agosto 2010
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