Sardigna Natzione Indipendentzia (nome in sardo, Sardegna Nazione Indipendenza in italiano), abbreviato SNI, è un partito politico indipendentista sardo, fondato nel 1994 a Nuoro con la denominazione di "Sardigna Natzione" da Anghelu Caria[1] e da altre quaranta personalità provenienti dal PSIN Partidu Sardu Indipendentista; ha poi assunto dal luglio 2002 a seguito del primo congresso l'attuale denominazione.
Attivo elettoralmente principalmente in Sardegna, è presente nel resto d'Italia grazie alla militanza di diversi emigrati, presenti soprattutto nel centro-nord. Non riconoscendosi come un movimento politico appartenente all'ordinamento politico italiano, il partito si considera esclusivamente funzionale agli interessi nazionali del popolo sardo e dei popoli oppressi e/o negati di tutto il mondo.
La comunicazione ufficiale, fra gli organi del movimento e i suoi militanti, avviene quasi esclusivamente in sardo. L'uso dell'italiano è limitato alla comunicazione con l'esterno ed al dibattito politico, cercando comunque di incentivare l'uso della lingua sarda, sia nella variante istituzionale LSC (Limba Sarda Comuna) sia nelle subvarianti locali anche nei media e nell'editoria per sensibilizzare l'opinione pubblica locale.
Indice[nascondi]
1 Ideologia
1.1 Superamento dei retaggi passati e conservatori
1.2 Non collaborazione con i partiti italianisti e unionisti
1.3 Promozione della sardizzazione della politica sarda e la lotta all'ascarismo
1.4 Sviluppo sostenibile e forza del "Welfare State"
1.5 Dibattito interno tra internazionalismo ed econazionalismo
1.6 In cosa consiste l'econazionalismo di SNI
2 Storia
2.1 Antefatti storici
2.2 Le origini del pensiero indipendentista sardo moderno
2.3 Gli anni ottanta e il vento sardista
2.4 Su Partidu Sardu Indipendentista Sotzialista Libertariu
2.5 Nasce il Partidu Sardu Indipendentista
2.6 Il progetto di una Casa comune dei sardi
2.7 Mesa de sos sardos liberos
2.8 Il movimento indipendentista si divide
2.9 Nasce Sardigna Natzione Indipendentzia
2.10 SNI inaugura la politica della pace
2.11 Una nuova stagione di presenza nel territorio
3 Riferimenti culturali
4 Note
5 Bibliografia
6 Risultati elettorali
7 Voci correlate
8 Collegamenti esterni
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Ideologia [modifica]
« La caratteristica specifica della oppressione vissuta dal nostro popolo sta nella negazione della esistenza del diritto alla "diversità" che presuppone l'essere Sardi nello stato italiano. Sino a non molti anni fa, coloro che si occupavano delle questioni legate alle etnie e nazioni, dovevano scontrarsi con enormi diffidenze, che derivavano da un rifiuto generalizzato ad ammettere che esistesse e che stesse crescendo la dimensione etnica nella società industriale avanzata. »
(Chie Semus, presentazione dello statuto di Sardigna Natzione Indipendentzia)
« Nello stato italiano tale diffidenza era più acuta che altrove perché le "lenti" con le quali si tendeva ad analizzare tali questioni erano quelle della modernità e della modernizzazione. Così ad esempio la questione della "differenza" etnica e linguistica veniva vista come una dimensione residuale, da considerarsi come indicatrice di devianza, destinata ad essere superata nel corso del tempo. Vi era poi un motivo di natura empirica. Nel passato in Sardegna raramente la questione nazionale, intesa in termini scientifici, era patrimonio del vissuto degli intellettuali. Costoro erano più arretrati del nostro popolo che a partire dagli anni 80 in poi aveva prodotto una crescita delle forme della affermazione nazionale. »
(Chie Semus, presentazione dello statuto di Sardigna Natzione Indipendentzia)
Superamento dei retaggi passati e conservatori [modifica]
SNI è sostenitore delle tesi sull'indipendenza della Sardegna mediante l'azione politica, elettorale e referendaria non violenta finalizzata alla costituzione dello "Stato Indipendente Sardo" e in seguito all'ordinamento in Repubblica Sarda, nell'ambito dell'Unione Europea o di una confederazione di stati Euro Mediterranei. Il movimento infatti, pur provenendo dalla tradizione ideologica del socialismo libertario, raccoglie oltre alla militanza storica di Comunisti, Socialisti, Socialdemocratici ed ambientalisti-nazionalitari, anche, Cristiani e Cattolici di base e una componente liberaldemocratica d'orientamento progressista, [senza fonte] accomunati da sentimenti di patriottica appartenenza alla Nazione sarda, al fine di superare eccessivi personalismi e le tradizionali gabbie ideologiche di retaggio italiano e bipolarista ritenute uno strumento politico di dispersione ed oppressione coloniale finalizzato a dividere il popolo sardo sottoponendolo al controllo clientelare della partitocrazia italiana. L'impegno parallelo su temi molto diversi, dal diritto al lavoro alla qualità della vita, fanno di Sardigna Natzione Indipendentzia un movimento d'opinione e d'azione che collabora spesso in simbiosi con comitati locali, movimenti e associazioni.
Non collaborazione con i partiti italianisti e unionisti [modifica]
Uno dei punti fondativi dell'azione politica è costituito dal "Principio della non collaborazione" con le forze italianiste e unioniste; con queste due definizioni si intendono quelle forze politiche operanti in Sardegna come succursali locali di partiti italiani e che rispondono quindi del loro operato alle segreterie Italiane.
Promozione della sardizzazione della politica sarda e la lotta all'ascarismo [modifica]
Esiste invece una apertura di massima a quelle forze politiche sarde, non necessariamente indipendentiste, ma autenticamente riferibili all'area autonomista, che possiedano una dirigenza sarda ed i cui obiettivi siano riconducibili a una volontà di emancipazione nazionale del popolo sardo. A questo scopo SNI non si presenta come il partito unico dell'indipendentismo ma promuove dalla sua nascita la costituzione di un "Polo nazionalitario" da contrapporre a quelli riflessi della destra e della sinistra italiane. Auspica quindi la nascita di nuovi soggetti politici nazionalitari, o la trasformazione in senso nazionalitario delle delegazioni sarde dei partiti italiani esistenti. Questo processo è in corso da qualche anno con la nascita di forze politiche sarde dichiaratamente autonomiste, come Fortza Paris ispirato alla tradizione popolare e al nazionalismo del PNV e Progetto Sardegna, fondato da Renato Soru, legato ai valori della sinistra e progressista e autonomista; nel contesto isolano quindi si ripercorre in parte quanto è avvenuto in altri contesti europei come Catalogna, Paesi Baschi e Corsica. Per ascarismo SNI intende l'atteggiamento servile rinunciatario e collaborazionista degli uomini politici e degli stessi sardi, che barattano la loro dignità e l'emancipazione della Nazione Sarda in cambio di poco o di nulla.
Sviluppo sostenibile e forza del "Welfare State" [modifica]
Attivamente impegnata nella tutela dell'ambiente e nella salvaguardia del patrimonio storico-culturale dell'isola, SNI ritiene che la difesa di questi valori costituisca una autentica missione storica prioritaria davanti alle sfide imposte dalla globalizzazione della cultura e dei mercati globalizzati. Esprime ferma condanna del neoliberismo, considerato portatore di modelli di sviluppo economico aggressivi e alieni non solo al contesto sardo, ma a qualsiasi contesto di sviluppo sociale e progresso armonico ed equo. Considera tale modello come una reale minaccia all'equilibrio fra esseri umani, animali e ambiente, della biodiversità degli endemismi e del contesto paesaggistico all'origine della millenaria civiltà e cultura sarda. L'esistenza di minoranze etnico-linguistiche, tradizioni locali, produzioni artigianali e dello stesso paesaggio urbano e rurale, espressione e segno distintivo di ogni popolo, risultano secondo SNI pesantemente minacciate da forme di organizzazione sociale tendenti ad alienare gli individui allontanandoli dai contesti identitari originali [senza fonte], verso altri più assimilabili alle leggi di mercato, come produzione e di consumo scriteriato. Rispettando lo storico sentimento libertario, presente come tratto identitario nell'uomo sardo comune, poco propenso a sottostare a imposizioni e leggi che limitino la sua possibilità di interagire con il territorio, SNI auspica per la Sardegna una Repubblica parlamentare fondata su concezioni sostanzialmente umaniste, con l'individuo alla base dell'interesse nazionale e la solidarietà internazionale nei rapporti extranazionali. Il libero sviluppo economico in un armonico contesto di economia mista, dove possano convivere libertà d'intrapresa e presenza pubblica nell'economia e nello Stato sociale dell'istituzione saranno la base verso auspicabili forme di progresso più avanzate.
Dibattito interno tra internazionalismo ed econazionalismo [modifica]
La difesa dei lavoratori sardi, il tema dell'emigrazione e dell'immigrazione, la difesa della lingua sarda, la Tassa d'ingresso ai non residenti (in sardo "bona intrada") e la Tassa sul lusso, l'obbligatorietà di avere sede legale e fiscale in Sardegna per le imprese che fatturano nell'isola, la discriminazione positiva dei residenti nell'assegnazione di impieghi ed alloggi, sono temi davanti ai quali SNI si pone in termini spesso critici e aspramente polemici specie in relazione alla componente del movimento più marcatamente nazionalista e patriottica. [senza fonte] La storica corrente comunista e socialista, fino a questo momento maggioritaria, assume invece posizioni improntate all'internazionalismo e alla solidarietà con i popoli oppressi in lotta per l'autodeterminazione e per i diritti dei lavoratori, pur facendo propria la tensione ideale tipica del sentimento nazionalista. Allo stesso modo quest'ultima componente condivide con la procedente la visione sociale della realtà sarda, in particolare riguardo alla completa smilitarizzazione del territorio (in particolare contro la presenza dei sottomarini nucleari nell'Arcipelago della Maddalena), la lotta contro i progetti di discariche per scorie radioattive e rifiuti speciali, l'avversione alla grande distribuzione, la lotta al precariato e alle forme di lavoro interinale e in generale tutte quelle posizioni ostili alla globalizzazione dei mercati ed al neoliberismo selvaggio. Le due anime principali del movimento sono normalmente tra loro armonicamente complementari e trasversali. [senza fonte]
In cosa consiste l'econazionalismo di SNI [modifica]
Il nazionalismo dentro SNI non si sviluppa su basi etnonazionaliste. i sardi per SNI non sono ne migliori ne peggiori degli altri popoli del mondo, le discriminazioni di ordine razziale, religiose, politiche e sessuali sono energicamente bandite dall'ideologia del movimento. Nasce invece a partire dagli anni novanta del XX secolo, una nuova visione filosofica e spirituale che prende il nome di econazionalismo. La Terra Sarda è vista come la Madre che ha generato e plasmato l'identità dei sardi secondo la visione mutuata dall'antica religione prenuragica e in genere dalle religioni primitive e animiste, ispirandosi al culto della Dea Madre, difusa nella preistoria in tutto il Mediterraneo e nell'Europa megalitica. Una concezione della terra del tutto simile a quella degli Indiani d'America; la terra non appartiene all'uomo ma è l'uomo che appartiene alla terra in cui nasce. Per econazionalismo si intende l'acquisizione di una forma evoluta di autoconsapevolezza di sé da parte di un gruppo di individui appartenenti a una comunità naturale (nazione) che accetta di esistere non solo in relazione a fattori di tipo culturale ma anche e soprattutto in rapporto a fattori di tipo ambientale. L'econazionalismo considera gli individui e le organizzazioni sociali umane come parte integrante dell'ecosistema globale. L'uomo non sfugge quindi alle leggi della natura e non può alterare i suoi equilibri millenari senza subirne irreparabili danni. Secondo SNI la nazione costituisce un ecosistema complesso porodotto da milioni di anni di evoluzione e da decine di millenni di interazioni tra uomo e ambiente. La nazione non è dunque solo un fatto antropologico ma anche biologico, perché l'uomo interagisce nell'ambiente naturale, trasforma l'ambiente naturale e dall'ambiente naturale viene a sua volta trasformato. I caratteri somatici geneticamente erditati, costituiscono patrimonio della nazione esattamente come un monumento preistorico o come un bene archivistico. L'esistenza della diversità etnica e linguistica deve essere tutelata con gli stessi metodi scientifici applicati alla tutela e alla salvaguardia delle specie del regno animale e vegetale. Con queste premesse SNI, pur riconoscendo la necessità di politiche di tutela ambientale, rifiuta il concetto di "Parco Nazionale" assimilabile a quello di riserva indiana dove rinchiudere il buon selvaggio.
Storia [modifica]
Antefatti storici [modifica]
Juanne Maria Angioy, considerato dagli indipendentisti sardi "Babai Mannu", ossia "Grande Padre", o Padre della Patria
La Storia della Sardegna è costellata di episodi significativi nei quali il popolo sardo seppe attuare esperienze singolari di autogoverno elaborate e ispirate alle millenarie tradizioni comunitarie autoctone.
Questo "comune sentire" produsse nei secoli una costante resistenziale nei confronti dei vari dominatori che nei secoli si susseguirono nel tentativo di piegare l'indomita ribellione dei Sardi, senza per altro riuscire mai a completare l'opera.
Uno dei momenti più alti della Storia Sarda fu la nascita della Civiltà giudicale, ritenuta erede e custode della tradizione legata alla Civiltà nuragica.
Ma il tentativo fatto nel medioevo di dar vita a uno stato nazionale sardo moderno, fu bruscamente interrotto dalla dominazione aragonese prima e spagnola poi.
Lo status di nazione fu comunque mantenuto nei secoli dai vari dominatori, che mantennero sostanzialmente inalterati gli usi e i costumi nazionali.
Solo nell'Ottocento in ristretti ambienti intellettuali si sentì l'esigenza di far emergere la dignità nazionale, soffocata dalle dominazioni straniere.
I moti antifeudali del 1796 capeggiati dall'Alternos Juanne Maria Anjioy che portarono alla cacciata dall'isola delle famiglie di nobili e dignitari piemontesi, misero in luce la volontà di liberare la nazione dal giogo alla quale era stata sottoposta nei secoli.
La risposta a un problema reale non trovò la risposta più logica e adeguata rappresentata dall'indipendenza e nel tentativo illusorio di modernizzare la Nazione Sarda alcuni notabili ed esponenti, dei tre Stamenti (parlamento pre-albertino)nel 1847 chiesero al Re Carlo Alberto la cosiddetta "fusione perfetta" con gli altri territori del Regno Sardo, costituito dal Piemonte, dalla Savoia, da Nizza e dalla Liguria.
Le aspettative furono però deluse e tradite e anche la residua dignità nazionale fu avvilita dal processo che portò alla nascita del Regno d'Italia e alla definitiva scomparsa del secolare Regno di Sardegna.
La Sardegna smise da allora di essere considerata una nazione che in passato, se pur soggetta a un sovrano straniero, ebbe quantomeno il suo riconoscimento ufficiale, per essere annessa come regione a uno stato unitario centralista.
Anche sulla spinta di pressioni autonomiste e indipendentiste emerse in Sardegna nel periodo bellico compreso tra il 1943 e il 1945, lo Stato italiano concesse all'isola l'autonomia, nasceva la "Regione Autonoma della Sardegna".
Il sostanziale fallimento delle promesse autonomistiche e le inadeguate politiche denominate piani di rinascita, insieme a una progressiva e generalizzata riscoperta dell'identità nazionale, hanno suscitato nell'ultimo scorcio del XX secolo un diffuso risveglio delle rivendicazioni indipendentiste.
Le origini del pensiero indipendentista sardo moderno [modifica]
Manifesto degli anni settanta del XX secolo in cui Su Populu Sardu invita gli emigrati sardi alla mobilitazione. Il testo recita: Emigrati! Lottiamo per tornare, torniamo per lottare!
Che all'interno del Partito Sardo d'Azione, fin dai primi anni della sua fondazione, sia sempre esistito un filone indipendentista è fatto ormai appurato e risaputo. [senza fonte]
È ascrivibile quale protoindipendentismo anche quello maturato nella breve esperienza del Partito Comunista di Sardegna che nel 1944, propugna un programma di tipo federalista prospettando la nascita di una Repubblica Socialista di Sardegna e la Lega Sarda di Bastià Pirisi concettualmente più prossimi all'indipendentismo siciliano del MIS (Movimento Indipendentista Siciliano) di Finocchiaro Aprile, paragonabili a una destra nazionalista e indipendentista, di segno marcatamente separatista. [senza fonte]
Tuttavia il pensiero indipendentista sardo inizia a prendere autocoscienza di se e a organizzarsi in movimento, da prima culturale e successivamente politico, solo a partire dalla fine degli anni sessanta e i primi anni settanta del XX secolo, in coincidenza con la contestazione studentesca e giovanile, soprattutto negli ambienti della sinistra extraparlamentare.
Con la nascita del Movimento Politico Su Populu Sardu si hanno le prime elaborazioni teoriche e ideologiche su cui successivamente si porranno le basi del pensiero sardista e indipendentista moderno.[senza fonte] Queste organizzazioni seppero raccogliere la militanza di studenti universitari sardi fuori sede nella penisola e di numerosi lavoratori sardi emigrati [senza fonte], non solo nella penisola italiana ma anche in altre parti d'Europa, raggiunte dal fenomeno dell'emigrazione sarda.
La necessità di far convergere il consenso raccolto verso una sorta di Partito unico del sardismo, allora rappresentato dal Partito Sardo d'Azione, spinse i militanti di questi Movimenti a sostenere attivamente questa forza politica, anche se con atteggiamento di critica costruttiva.
Gli anni ottanta e il vento sardista [modifica]
Antoni Simon Mossa fu per anni voce critica della coscienza indipendentista dentro il Partito Sardo d'Azione
Negli anni successivi al Congresso del Partito Sardo d'Azione tenutosi a Porto Torres nel 1980, emerse più marcatamente nel sardismo storico il filone indipendentista, che aveva visto in Antonio Simon Mossa il suo più autorevole sostenitore era stato fino a quel momento sopito in un autonomismo forte ma non sempre convincente e al limite dell'autocontraddizione.
La politica sardista orientata a rafforzare e a tesorizzare il cospicuo consenso elettorale arrivato a partire dai primi anni ottanta, in termini di presenza nelle istituzioni e nelle amministrazioni locali, scontentò l'ala più radicale del Partito che avrebbe voluto rivendicare con più energia l'opzione indipendentista rispetto a quella autonomista.
Attraversando gli anni ottanta contraddistinti del cosiddetto vento sardista ma anche del fantomatico "Complotto Separatista", teorema inquisitorio che ipotizzava una insurrezione armata, ordito, come poi fu successivamente dimostrato, dai servizi segreti italiani [senza fonte], l'indipendentismo perse molta della sua forza propulsiva e innovatrice, perché i sardisti spaventati forse dalla difficoltà di gestire un consenso così esteso, si limitarono nella maggior parte dei casi a gestire l'ordinaria amministrazione nelle Amministrazioni e nelle istituzioni nei quali ricoprivano incarichi. [senza fonte]
Su Partidu Sardu Indipendentista Sotzialista Libertariu [modifica]
Il malcontento provocato dalla linea politica autonomista, preferita a quella indipendentista emersa nel Congresso di Porto Torres del 1980, determinò l'uscita di numerosi dirigenti e militanti della base sardista che unendosi al nucleo storico di Su Populu Sardu e ai movimenti della sinistra extraparlamentare sarda e antagonista diedero vita intorno al 1984 al Partidu Sardu Indipendentista Sotzialista Libertariu, primo nucleo storico dell'attuale movimento indipendentista.
Nasce il Partidu Sardu Indipendentista [modifica]
1989 . I mutamenti nella politica internazionale risvegliano i sentimenti identitari.
I cambiamenti epocali seguiti ai fatti del 1989 e successivi all'abbattimento del muro di Berlino con la conseguente caduta dei regimi totalitari nell'Europa dell'Est, aprirono scenari imprevisti come il risveglio dei nazionalismi, fatto che Angelo Caria fondatore del Partidu Sardu Indipendentista, insieme ad altri suoi compagni seppe profeticamente cogliere.
Nei primi anni novanta riprese così a circolare tra gli intellettuali sardi, presso i quali Caria godeva di grande stima, l'idea indipendentista che in molti ambienti fu mantenuta viva.
Molti sardisti delusi e scandalizzati dalla politica amministrativa e dall'uso clientelare del potere fatto dal PSd'Az [senza fonte], ormai ridotto al rango di forza politica organica alla partitocrazia italiana [senza fonte], decidono di tornare a una militanza più radicale.
In quegli anni il Partidu Sardu Indipendentista rafforza i legami esistenti con altre forze politiche Indipendentiste di altre nazioni senza stato in Europa e nel mondo e ne crea di nuovi aprendo una stagione di politica estera particolarmente fertile per la causa indipendentista sarda che raccoglierà la solidarietà internazionale di nuovi sostenitori e simpatizzanti.
[senza fonte] Dagli anni ottanta il Partidu Sardu Indipendentista si batté contro la proposta di utilizzare il territorio sardo come base nucleare italiana, prima del referendum che ha abolito l'utilizzo dell'energia nucleare in Italia.
Il progetto di una Casa comune dei sardi [modifica]
L'allargamento della piattaforma ideologica indipendentista a numerose associazioni culturali, circoli politici, personaggi significativi del panorama socio culturale sardo [senza fonte] come Giampiero Marras detto Zampa portò nel 1994 alla nascita di Sardigna Natzione, che raccolse subito quasi il 3 per cento dei voti ale Regionali del 1994, incrementando i consensi alle Amministrative del 1995 e alle Politiche del 1996. La prematura scomparsa del suo storico leader carismatico Angelu Caria, indipendentista della prima ora ai tempi di Su Populu Sardu, non arrestò la crescita del movimento.
Il nuovo coordinatore Bustianu Cumpostu, prosegue ed è il garante della continuità con il progetto politico del fondatore, [senza fonte] improntato a favorire la nascita di un blocco nazionalitario e indipendentista trasversale alle ideologie politiche e opposto ai partiti italiani di destra e di sinistra.
Negli anni novanta SNI inaugura con una serie di azioni eclatanti e di grande impatto mediatico una stagione di lotte per i diritti negati ai cittadini sardi; nel 1997 avviene l'occupazione della Centrale termoelettrica di Fiume Santo, Sassari, ad opera del disarmato Comando Amsicora, per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sui costi dell'energia nell'isola che costa ai sardi circa il 40% in più della media italiana, riscontrando una particolare eco nei media.
[senza fonte] Nel 1997 Sardigna Natzione manifesta a Roma davanti a Montecitorio, contro la commissione bicamerale per le riforme, incaricata di trasformare il sistema elettorale italiano in senso bipolare, cancellando o omologando le forze politiche minoritarie dividendo e riducendo la vita politica in due schieramenti.
[senza fonte] A partire dal 1998 vengono promossi una serie di incontri dibattito a Oschiri, Bauladu, Bosa, Sanluri e in numerose altre parti della Sardegna, finalizzati a costituire una piattaforma nazionalitaria, raccogliendo le anime del sardismo storico e quelle del neosardismo e del sardismo diffuso. [senza fonte]
Mesa de sos sardos liberos [modifica]
Dopo ripetuti e infruttuosi incontri [senza fonte] sia con il Nuovo Movimento dell'editore cagliaritano Nicola Grauso, sia con il PSd'Az, Sardigna Natzione avverte chiaramente la prematurità di un progetto di polo nazionalitario. Del resto il PSd'Az, stenta a gestire le posizioni di rendita elettorale conseguite in quindici anni di governo delle amministrazioni locali e della Regione e attraversa una lacerante crisi interna tra la corrente favorevole all'alleanza con la Casa delle Libertà e quella favorevole all'alleanza con l'Ulivo. Per ricomporre lo strappo interno, che porterà successivamente alla scissione dei Sardistas di Efisio Serrenti, per ricompattare l'elettorato e la dirigenza, il PSd'Az sceglierà di presentarsi alle elezioni regionali del 1999 al di fuori dei poli di centro destra e di centro sinistra. Sardigna Natzione contribuisce a dar vita a una lista che coalizza Sardigna Natzione, Movimento Pastori Sardi e Movimentu Natzionalista Sardu dell'irriducibile Bainzu Piliu. Nasce sa Mesa de sos Sardos Liberos, che ottiene nelle liste provinciali appena l'1,9%, mentre alla lista regionale ottiene un ben più consistente 5,8%, risultato comunque insufficiente per ottenere un seggio in Regione. La mancata unione tra Mesa Sardos Liberos e PSd'Az impedì di raggiungere un risultato prossimo al 15% nella lista regionale e uno vicino al 10% nelle liste provinciali.
Il movimento indipendentista si divide [modifica]
Dopo la deludente esperienza di Mesa de sos Sardos Liberos Sardigna Natzione, attraversa un momento di difficoltà; il movimento è cresciuto anche se alla sua crescita non è corrisposto quel riscontro in termini elettorali auspicato dalla dirigenza. La militanza è diffusa ma i coordinamenti territoriali non sempre riescono a intervenire efficacemente, soprattutto per la difficoltà nel costruire una scuola di formazione per quadri dirigenti. In questa situazione caotica si sviluppano esperienze di movimentismo indipendentista giovanile autogestite, che pur facendo riferimento a SNI mantenevano una sostanziale indipendenza ideologica e operativa. [senza fonte] Anche grazie a questi nuovi ambiti di consenso la corrente rappresentata dal dirigente Gavino Sale, che fin dalla nascita di Sardigna Natzione si mostrò aspramente critica verso qualsiasi forma di dialogo con il Partito Sardo d'Azione e ostile nei confronti della linea politica portata avanti da Bustianu Cumpostu emerse e tentò di mettere in minoranza la sua linea politica.[senza fonte] In un infuocato coordinamento nazionale tenutosi nel 2001 a Santa Giusta (OR) si consumò così la definitiva rottura. Nell'anno successivo alcuni elementi fuoriusciti aderiranno al movimento indipendentista Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, conosciuto anche con la sigla iRS, che tuttavia non presenta alcuna continuità ideologica con Sardigna Natzione, trattandosi di un movimento indipendentista che presenta tesi spiccatamente anti-autonomiste.
Nasce Sardigna Natzione Indipendentzia [modifica]
Il congresso del luglio 2002 si tiene in un luogo simbolico per la Storia Sarda, il luogo di una sconfitta. A Campu de Corra nei pressi dell'antica città di Cornus, nel territorio comunale di Cuglieri, nel 216 a.C. i sardi ribellatisi ai romani vengono sconfitti in una sanguinosa battaglia. La scissione viene infatti vissuta come una sconfitta una esperienza dolorosa; infatti mentre Sardigna Natzione negli anni precedenti si sforzava di compattare all'esterno i nazionalisti sardi, al proprio interno, lo spettro della divisione prendeva consistenza e forma. Sardigna Natzione si chiamerà a partire da quel momento Sardigna Natzione Indipendentzia per risollevare una bandiera storica di lotte per la sovranità, frustrata dalle divisioni, ma sempre capace di suscitare nuovi entusiasmi.
SNI inaugura la politica della pace [modifica]
Sardigna Natzione Indipendentzia dopo la scissione, lentamente cerca di ricucire i contatti umani con la militanza rimasta confusa e stordita dagli eventi. Sono tempi di necessari chiarimenti interni e di confronto critico. La cronaca dei primi anni duemila del resto non permette pause di riflessione e SNI dopo i fatti dell'11 settembre 2001 assume una posizione chiara, ne con chi usa il terrorismo, ne con chi si serve del pretesto del terrorismo per iniziare nuove guerre imperialiste nel mondo. Viene esplicitata chiaramente la scelta della non violenza nella lotta politica e contemporaneamente si denunciano le guerre imperialiste fatte da Stati Uniti d'America e alleati. Prosegue l'impegno contro la presenza di sottomarini nucleari americani in Sardegna e contro le basi militari Nato.
Una nuova stagione di presenza nel territorio [modifica]
Nonostante i deludenti riscontri elettorali seguiti agli anni immediatamente successivi alla scissione, SNI mantiene visibilità e autorevolezza. Alle elezioni politiche del 2006 SNI presenta proprie liste autonome alla Camera e al Senato: ottiene rispettivamente 11 mila voti (1%) e 8.400 voti (0,9%), a livello regionale. In alcuni centri, della Sardegna come Orosei, sempre nel 2006, SNI entra con un suo rappresentante e partecipa all'amministrazione della cittadina, mentre nel Comune di Cagliari si presenta con una lista propria. Nelle elezioni amministrative del 2007, SNI presenta per la prima volta dopo tredici anni con una lista propria di candidati al Comune di Oristano appoggiando il sardista Carlo Pettinau, candidato sindaco, in coalizione con il P.S.d'Az. e con la Lista Civica "Oristano Insieme", elegge un sindaco nel comune di Lodine e un assessore e una consigliera nel comune di Bitti. Il movimento sta conoscendo attualmente un periodo di forte rinnovamento e di riorganizzazione interna in vista del congresso dell'autunno del 2007 che definirà la linea politica fino alle Elezioni Regionali del 2009.
Riferimenti culturali [modifica]
"SOS MANNOS" Personalità significative
Sardus Pater
Amsicora
Josto
Ospitone
Mariano II d'Arborea
Mariano IV d'Arborea
Eleonora d'Arborea
Leonardo De Alagòn
Sigismondo Arquer
Giovanni Maria Angioy
Francesco Cilocco
Gioacchino Mundula
Davide Cova
Michele Schirru
Bastià Pirisi
Antonio Simon Mossa
Angelu Caria
"LOGUS" Luoghi della Memoria
Complesso di Santa Cristina, Abbasanta (OR)
Campu de Corra, Cuglieri (OR)
Chiesa di San Gavino Martire, San Gavino Monreale(VS)
Su bocidroxu, Sanluri (VS)
Chiesa di San Martino Extramuros, Oristano
Pratobello, Orgosolo (NU)
Bono, paese natale di Giovanni Maria Angioy
Nuoro, città natale di Angelu Caria
Cagliari
Sassari
Macomer
Molins de Rei, città natale di Eleonora d'Arborea
Castello di Xàtiva, Valencia
Toledo
Oristano antica capitale del Giudicato d'Arborea.
Isola di Malu Entu.
"SIMBULUS" Simboli dell'Identitá Nazionale Sarda
Sa Limba Sarda La Lingua Nazionale dei Sardi in tutte le sue varianti.
Shardana uno degli antichi Popoli del Mare Antenati dei Sardi e fondatori della Nazione Sarda.
Bandiera dei quattro mori ed i suoi colori
Bandiera Arborense
Torre di Mariano II ad Oristano
"S'Innu de su patriota sardu a sos feudatarios", Inno Nazionale Sardo
Giganti di Monti Prama
Dea Madre
Dea Tanit
Protome taurina boe muliaghe
Nuraghe
Pozzo sacro
Tomba dei giganti
Menhir
Pintaderas
Domus de Janas
Maschere sarde di carnevale
Chentu Berritas miliziani del Popolo (corpo disarmato)
Date storiche significative nell'immaginario indipendentista
Il cippo monolitico collocato nella piana di Campu de Corra contiene una iscrizione in lingua sarda che ricorda la battaglia del 215 a.C. "A Hosto e Amsicora e ai tremila patrioti sardi che per l'indipendenza della Sardegna, con negli occhi la lucentezza del mare, per non essere schiavi di Roma, in questa valle di dolore, hanno versato il loro sangue"
215 a.C.: battaglia di Campu de Corra fra sardi nuragici e legioni romane
181 a.C.: le tribù degli Iliensi e dei Balari si ribellano a Roma e iniziano una lunga resistenza che si protrarrà per oltre cento anni
594: Dopo sessant'anni di resistenza al dominio bizantino il re dei sardi barbaricini Ospitone firma la pace.
1353: Mariano IV intraprende una lunga guerra per contrastare la presenza aragonese in Sardegna
1392: promulgazione della Carta de Logu
1404: morte di Eleonora d'Arborea
1470: La Sardegna sotto la guida di Leonardo Alagon marchese di Oristano, si solleva e sconfigge in battaglia le truppe aragonesi.
19 maggio 1478: A Macomer gli aragonesi sconfiggono in battaglia i sardi.Leonardo Alagon viene incarcerato nel castello di Jàtiva (Valencia)
1571: Sigismondo Arquer accusato dalla Santa Inquisizione di eresia viene bruciato vivo a Toledo
1637: Guerra dei Trent'anni: gli oristanesi respingono un tentativo di invasione da parte delle truppe francesi (sa cabada de is sodraus grogus)
1714: Sassari insorge contro le gabelle imposte dall'Austria, che con il trattato di Utrecht diventa padrona dell'isola.
1749: nei pressi di Chiaramonti, oltre 500 ribelli sardi affrontano in battaglia le truppe piemontesi
1780: Sassari insorge per la fame; il municipio viene messo a ferro e fuoco
1789: Thiesi, Donigala e Solanas si ribellano contro i feudatari
1794: sollevazione popolare a Cagliari, tutti i piemontesi vengono cacciati dalla città
26 aprile 1868: a Nuoro scoppiano i moti popolari de su connottu
7 agosto 1881: moti della fame a Sanluri; numerosi morti e repressione
3 settembre 1904: sciopero dei minatori; i carabinieri sparano sulla folla nella Strage di Buggerru
11 maggio 1920: durante una manifestazione di minatori i carabinieri sparano sulla folla; 7 morti e numerosi feriti.
1906: moti del pane a Cagliari ed in Sardegna contro il carovita; numerosi morti e repressione.
16 aprile 1921: nasce a Oristano il Partito Sardo d'Azione
9 giugno 1969: contro l'esproprio a scopi militari 3500 abitanti di Orgosolo occupano i pascoli di Pratobello
Note [modifica]
^ Angelo Caria (Nuoro, 1947-1996), politico e poeta sardo, dopo un suo impegno nell'organizzazione Stella rossa, promuoverà i movimenti "anticolonialisti" sardi Su populu Sardu, Sardigna e Libertate, Partidu Sardu Indipendentista, soprattutto in difesa dell'ambiente (vedi regione.sardegna.it).
Bibliografia [modifica]
Gianfranco Pintore, La sovrana e la cameriera: la Sardegna tra sovranità e dipendenza, Nuoro, Insula, 1996 . ISBN 978-8886111041
Giuliano Cabitza, Sardegna: rivolta contro la colonizzazione , Milano, Feltrinelli, 1968 .
Antonio Lepori, La Sardegna sarà redenta dai sardi: viaggio nel pensiero sardista , Cagliari, Edizioni Castello, 1991.
Gianfranco Contu, La questione nazionale sarda , Quartu Sant'Elena, Alfa Editrice, 1990 .
Aldo Accardo, La nascita del mito della nazione sarda , Cagliari, Edizione AM&D, 1996 . ISBN 8886799047
Palo Pisu, Partito comunista di Sardegna: storia di un sogno interrotto , Nuoro, Insula, 1996 . ISBN 8886111061
Girolamo Sotgiu, La Sardegna negli anni della repubblica: storia critica dell'autonomia , Bari, Editori Laterza, 1996 . ISBN 8842048925
Manlio Brigaglia, Storia della Sardegna , Villanova Monteleone, Soter Editrice, 1995 .
Bachisio Bandinu, Lettera a un giovane sardo , Nuoro, Edizioni Della Torre, 1996 . ISBN 8873432913
Alberto Caocci, La Sardegna, Milano, Mursia, 1992 . ISBN 8842506869
Massimo Pistis, Rivoluzionari in sottana. Ales sotto il vescovado di mons. Michele Aymerich , Roma, Albatros Il Filo, 2009 . ISBN 9788856711851
Attivo elettoralmente principalmente in Sardegna, è presente nel resto d'Italia grazie alla militanza di diversi emigrati, presenti soprattutto nel centro-nord. Non riconoscendosi come un movimento politico appartenente all'ordinamento politico italiano, il partito si considera esclusivamente funzionale agli interessi nazionali del popolo sardo e dei popoli oppressi e/o negati di tutto il mondo.
La comunicazione ufficiale, fra gli organi del movimento e i suoi militanti, avviene quasi esclusivamente in sardo. L'uso dell'italiano è limitato alla comunicazione con l'esterno ed al dibattito politico, cercando comunque di incentivare l'uso della lingua sarda, sia nella variante istituzionale LSC (Limba Sarda Comuna) sia nelle subvarianti locali anche nei media e nell'editoria per sensibilizzare l'opinione pubblica locale.
Indice[nascondi]
1 Ideologia
1.1 Superamento dei retaggi passati e conservatori
1.2 Non collaborazione con i partiti italianisti e unionisti
1.3 Promozione della sardizzazione della politica sarda e la lotta all'ascarismo
1.4 Sviluppo sostenibile e forza del "Welfare State"
1.5 Dibattito interno tra internazionalismo ed econazionalismo
1.6 In cosa consiste l'econazionalismo di SNI
2 Storia
2.1 Antefatti storici
2.2 Le origini del pensiero indipendentista sardo moderno
2.3 Gli anni ottanta e il vento sardista
2.4 Su Partidu Sardu Indipendentista Sotzialista Libertariu
2.5 Nasce il Partidu Sardu Indipendentista
2.6 Il progetto di una Casa comune dei sardi
2.7 Mesa de sos sardos liberos
2.8 Il movimento indipendentista si divide
2.9 Nasce Sardigna Natzione Indipendentzia
2.10 SNI inaugura la politica della pace
2.11 Una nuova stagione di presenza nel territorio
3 Riferimenti culturali
4 Note
5 Bibliografia
6 Risultati elettorali
7 Voci correlate
8 Collegamenti esterni
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Ideologia [modifica]
« La caratteristica specifica della oppressione vissuta dal nostro popolo sta nella negazione della esistenza del diritto alla "diversità" che presuppone l'essere Sardi nello stato italiano. Sino a non molti anni fa, coloro che si occupavano delle questioni legate alle etnie e nazioni, dovevano scontrarsi con enormi diffidenze, che derivavano da un rifiuto generalizzato ad ammettere che esistesse e che stesse crescendo la dimensione etnica nella società industriale avanzata. »
(Chie Semus, presentazione dello statuto di Sardigna Natzione Indipendentzia)
« Nello stato italiano tale diffidenza era più acuta che altrove perché le "lenti" con le quali si tendeva ad analizzare tali questioni erano quelle della modernità e della modernizzazione. Così ad esempio la questione della "differenza" etnica e linguistica veniva vista come una dimensione residuale, da considerarsi come indicatrice di devianza, destinata ad essere superata nel corso del tempo. Vi era poi un motivo di natura empirica. Nel passato in Sardegna raramente la questione nazionale, intesa in termini scientifici, era patrimonio del vissuto degli intellettuali. Costoro erano più arretrati del nostro popolo che a partire dagli anni 80 in poi aveva prodotto una crescita delle forme della affermazione nazionale. »
(Chie Semus, presentazione dello statuto di Sardigna Natzione Indipendentzia)
Superamento dei retaggi passati e conservatori [modifica]
SNI è sostenitore delle tesi sull'indipendenza della Sardegna mediante l'azione politica, elettorale e referendaria non violenta finalizzata alla costituzione dello "Stato Indipendente Sardo" e in seguito all'ordinamento in Repubblica Sarda, nell'ambito dell'Unione Europea o di una confederazione di stati Euro Mediterranei. Il movimento infatti, pur provenendo dalla tradizione ideologica del socialismo libertario, raccoglie oltre alla militanza storica di Comunisti, Socialisti, Socialdemocratici ed ambientalisti-nazionalitari, anche, Cristiani e Cattolici di base e una componente liberaldemocratica d'orientamento progressista, [senza fonte] accomunati da sentimenti di patriottica appartenenza alla Nazione sarda, al fine di superare eccessivi personalismi e le tradizionali gabbie ideologiche di retaggio italiano e bipolarista ritenute uno strumento politico di dispersione ed oppressione coloniale finalizzato a dividere il popolo sardo sottoponendolo al controllo clientelare della partitocrazia italiana. L'impegno parallelo su temi molto diversi, dal diritto al lavoro alla qualità della vita, fanno di Sardigna Natzione Indipendentzia un movimento d'opinione e d'azione che collabora spesso in simbiosi con comitati locali, movimenti e associazioni.
Non collaborazione con i partiti italianisti e unionisti [modifica]
Uno dei punti fondativi dell'azione politica è costituito dal "Principio della non collaborazione" con le forze italianiste e unioniste; con queste due definizioni si intendono quelle forze politiche operanti in Sardegna come succursali locali di partiti italiani e che rispondono quindi del loro operato alle segreterie Italiane.
Promozione della sardizzazione della politica sarda e la lotta all'ascarismo [modifica]
Esiste invece una apertura di massima a quelle forze politiche sarde, non necessariamente indipendentiste, ma autenticamente riferibili all'area autonomista, che possiedano una dirigenza sarda ed i cui obiettivi siano riconducibili a una volontà di emancipazione nazionale del popolo sardo. A questo scopo SNI non si presenta come il partito unico dell'indipendentismo ma promuove dalla sua nascita la costituzione di un "Polo nazionalitario" da contrapporre a quelli riflessi della destra e della sinistra italiane. Auspica quindi la nascita di nuovi soggetti politici nazionalitari, o la trasformazione in senso nazionalitario delle delegazioni sarde dei partiti italiani esistenti. Questo processo è in corso da qualche anno con la nascita di forze politiche sarde dichiaratamente autonomiste, come Fortza Paris ispirato alla tradizione popolare e al nazionalismo del PNV e Progetto Sardegna, fondato da Renato Soru, legato ai valori della sinistra e progressista e autonomista; nel contesto isolano quindi si ripercorre in parte quanto è avvenuto in altri contesti europei come Catalogna, Paesi Baschi e Corsica. Per ascarismo SNI intende l'atteggiamento servile rinunciatario e collaborazionista degli uomini politici e degli stessi sardi, che barattano la loro dignità e l'emancipazione della Nazione Sarda in cambio di poco o di nulla.
Sviluppo sostenibile e forza del "Welfare State" [modifica]
Attivamente impegnata nella tutela dell'ambiente e nella salvaguardia del patrimonio storico-culturale dell'isola, SNI ritiene che la difesa di questi valori costituisca una autentica missione storica prioritaria davanti alle sfide imposte dalla globalizzazione della cultura e dei mercati globalizzati. Esprime ferma condanna del neoliberismo, considerato portatore di modelli di sviluppo economico aggressivi e alieni non solo al contesto sardo, ma a qualsiasi contesto di sviluppo sociale e progresso armonico ed equo. Considera tale modello come una reale minaccia all'equilibrio fra esseri umani, animali e ambiente, della biodiversità degli endemismi e del contesto paesaggistico all'origine della millenaria civiltà e cultura sarda. L'esistenza di minoranze etnico-linguistiche, tradizioni locali, produzioni artigianali e dello stesso paesaggio urbano e rurale, espressione e segno distintivo di ogni popolo, risultano secondo SNI pesantemente minacciate da forme di organizzazione sociale tendenti ad alienare gli individui allontanandoli dai contesti identitari originali [senza fonte], verso altri più assimilabili alle leggi di mercato, come produzione e di consumo scriteriato. Rispettando lo storico sentimento libertario, presente come tratto identitario nell'uomo sardo comune, poco propenso a sottostare a imposizioni e leggi che limitino la sua possibilità di interagire con il territorio, SNI auspica per la Sardegna una Repubblica parlamentare fondata su concezioni sostanzialmente umaniste, con l'individuo alla base dell'interesse nazionale e la solidarietà internazionale nei rapporti extranazionali. Il libero sviluppo economico in un armonico contesto di economia mista, dove possano convivere libertà d'intrapresa e presenza pubblica nell'economia e nello Stato sociale dell'istituzione saranno la base verso auspicabili forme di progresso più avanzate.
Dibattito interno tra internazionalismo ed econazionalismo [modifica]
La difesa dei lavoratori sardi, il tema dell'emigrazione e dell'immigrazione, la difesa della lingua sarda, la Tassa d'ingresso ai non residenti (in sardo "bona intrada") e la Tassa sul lusso, l'obbligatorietà di avere sede legale e fiscale in Sardegna per le imprese che fatturano nell'isola, la discriminazione positiva dei residenti nell'assegnazione di impieghi ed alloggi, sono temi davanti ai quali SNI si pone in termini spesso critici e aspramente polemici specie in relazione alla componente del movimento più marcatamente nazionalista e patriottica. [senza fonte] La storica corrente comunista e socialista, fino a questo momento maggioritaria, assume invece posizioni improntate all'internazionalismo e alla solidarietà con i popoli oppressi in lotta per l'autodeterminazione e per i diritti dei lavoratori, pur facendo propria la tensione ideale tipica del sentimento nazionalista. Allo stesso modo quest'ultima componente condivide con la procedente la visione sociale della realtà sarda, in particolare riguardo alla completa smilitarizzazione del territorio (in particolare contro la presenza dei sottomarini nucleari nell'Arcipelago della Maddalena), la lotta contro i progetti di discariche per scorie radioattive e rifiuti speciali, l'avversione alla grande distribuzione, la lotta al precariato e alle forme di lavoro interinale e in generale tutte quelle posizioni ostili alla globalizzazione dei mercati ed al neoliberismo selvaggio. Le due anime principali del movimento sono normalmente tra loro armonicamente complementari e trasversali. [senza fonte]
In cosa consiste l'econazionalismo di SNI [modifica]
Il nazionalismo dentro SNI non si sviluppa su basi etnonazionaliste. i sardi per SNI non sono ne migliori ne peggiori degli altri popoli del mondo, le discriminazioni di ordine razziale, religiose, politiche e sessuali sono energicamente bandite dall'ideologia del movimento. Nasce invece a partire dagli anni novanta del XX secolo, una nuova visione filosofica e spirituale che prende il nome di econazionalismo. La Terra Sarda è vista come la Madre che ha generato e plasmato l'identità dei sardi secondo la visione mutuata dall'antica religione prenuragica e in genere dalle religioni primitive e animiste, ispirandosi al culto della Dea Madre, difusa nella preistoria in tutto il Mediterraneo e nell'Europa megalitica. Una concezione della terra del tutto simile a quella degli Indiani d'America; la terra non appartiene all'uomo ma è l'uomo che appartiene alla terra in cui nasce. Per econazionalismo si intende l'acquisizione di una forma evoluta di autoconsapevolezza di sé da parte di un gruppo di individui appartenenti a una comunità naturale (nazione) che accetta di esistere non solo in relazione a fattori di tipo culturale ma anche e soprattutto in rapporto a fattori di tipo ambientale. L'econazionalismo considera gli individui e le organizzazioni sociali umane come parte integrante dell'ecosistema globale. L'uomo non sfugge quindi alle leggi della natura e non può alterare i suoi equilibri millenari senza subirne irreparabili danni. Secondo SNI la nazione costituisce un ecosistema complesso porodotto da milioni di anni di evoluzione e da decine di millenni di interazioni tra uomo e ambiente. La nazione non è dunque solo un fatto antropologico ma anche biologico, perché l'uomo interagisce nell'ambiente naturale, trasforma l'ambiente naturale e dall'ambiente naturale viene a sua volta trasformato. I caratteri somatici geneticamente erditati, costituiscono patrimonio della nazione esattamente come un monumento preistorico o come un bene archivistico. L'esistenza della diversità etnica e linguistica deve essere tutelata con gli stessi metodi scientifici applicati alla tutela e alla salvaguardia delle specie del regno animale e vegetale. Con queste premesse SNI, pur riconoscendo la necessità di politiche di tutela ambientale, rifiuta il concetto di "Parco Nazionale" assimilabile a quello di riserva indiana dove rinchiudere il buon selvaggio.
Storia [modifica]
Antefatti storici [modifica]
Juanne Maria Angioy, considerato dagli indipendentisti sardi "Babai Mannu", ossia "Grande Padre", o Padre della Patria
La Storia della Sardegna è costellata di episodi significativi nei quali il popolo sardo seppe attuare esperienze singolari di autogoverno elaborate e ispirate alle millenarie tradizioni comunitarie autoctone.
Questo "comune sentire" produsse nei secoli una costante resistenziale nei confronti dei vari dominatori che nei secoli si susseguirono nel tentativo di piegare l'indomita ribellione dei Sardi, senza per altro riuscire mai a completare l'opera.
Uno dei momenti più alti della Storia Sarda fu la nascita della Civiltà giudicale, ritenuta erede e custode della tradizione legata alla Civiltà nuragica.
Ma il tentativo fatto nel medioevo di dar vita a uno stato nazionale sardo moderno, fu bruscamente interrotto dalla dominazione aragonese prima e spagnola poi.
Lo status di nazione fu comunque mantenuto nei secoli dai vari dominatori, che mantennero sostanzialmente inalterati gli usi e i costumi nazionali.
Solo nell'Ottocento in ristretti ambienti intellettuali si sentì l'esigenza di far emergere la dignità nazionale, soffocata dalle dominazioni straniere.
I moti antifeudali del 1796 capeggiati dall'Alternos Juanne Maria Anjioy che portarono alla cacciata dall'isola delle famiglie di nobili e dignitari piemontesi, misero in luce la volontà di liberare la nazione dal giogo alla quale era stata sottoposta nei secoli.
La risposta a un problema reale non trovò la risposta più logica e adeguata rappresentata dall'indipendenza e nel tentativo illusorio di modernizzare la Nazione Sarda alcuni notabili ed esponenti, dei tre Stamenti (parlamento pre-albertino)nel 1847 chiesero al Re Carlo Alberto la cosiddetta "fusione perfetta" con gli altri territori del Regno Sardo, costituito dal Piemonte, dalla Savoia, da Nizza e dalla Liguria.
Le aspettative furono però deluse e tradite e anche la residua dignità nazionale fu avvilita dal processo che portò alla nascita del Regno d'Italia e alla definitiva scomparsa del secolare Regno di Sardegna.
La Sardegna smise da allora di essere considerata una nazione che in passato, se pur soggetta a un sovrano straniero, ebbe quantomeno il suo riconoscimento ufficiale, per essere annessa come regione a uno stato unitario centralista.
Anche sulla spinta di pressioni autonomiste e indipendentiste emerse in Sardegna nel periodo bellico compreso tra il 1943 e il 1945, lo Stato italiano concesse all'isola l'autonomia, nasceva la "Regione Autonoma della Sardegna".
Il sostanziale fallimento delle promesse autonomistiche e le inadeguate politiche denominate piani di rinascita, insieme a una progressiva e generalizzata riscoperta dell'identità nazionale, hanno suscitato nell'ultimo scorcio del XX secolo un diffuso risveglio delle rivendicazioni indipendentiste.
Le origini del pensiero indipendentista sardo moderno [modifica]
Manifesto degli anni settanta del XX secolo in cui Su Populu Sardu invita gli emigrati sardi alla mobilitazione. Il testo recita: Emigrati! Lottiamo per tornare, torniamo per lottare!
Che all'interno del Partito Sardo d'Azione, fin dai primi anni della sua fondazione, sia sempre esistito un filone indipendentista è fatto ormai appurato e risaputo. [senza fonte]
È ascrivibile quale protoindipendentismo anche quello maturato nella breve esperienza del Partito Comunista di Sardegna che nel 1944, propugna un programma di tipo federalista prospettando la nascita di una Repubblica Socialista di Sardegna e la Lega Sarda di Bastià Pirisi concettualmente più prossimi all'indipendentismo siciliano del MIS (Movimento Indipendentista Siciliano) di Finocchiaro Aprile, paragonabili a una destra nazionalista e indipendentista, di segno marcatamente separatista. [senza fonte]
Tuttavia il pensiero indipendentista sardo inizia a prendere autocoscienza di se e a organizzarsi in movimento, da prima culturale e successivamente politico, solo a partire dalla fine degli anni sessanta e i primi anni settanta del XX secolo, in coincidenza con la contestazione studentesca e giovanile, soprattutto negli ambienti della sinistra extraparlamentare.
Con la nascita del Movimento Politico Su Populu Sardu si hanno le prime elaborazioni teoriche e ideologiche su cui successivamente si porranno le basi del pensiero sardista e indipendentista moderno.[senza fonte] Queste organizzazioni seppero raccogliere la militanza di studenti universitari sardi fuori sede nella penisola e di numerosi lavoratori sardi emigrati [senza fonte], non solo nella penisola italiana ma anche in altre parti d'Europa, raggiunte dal fenomeno dell'emigrazione sarda.
La necessità di far convergere il consenso raccolto verso una sorta di Partito unico del sardismo, allora rappresentato dal Partito Sardo d'Azione, spinse i militanti di questi Movimenti a sostenere attivamente questa forza politica, anche se con atteggiamento di critica costruttiva.
Gli anni ottanta e il vento sardista [modifica]
Antoni Simon Mossa fu per anni voce critica della coscienza indipendentista dentro il Partito Sardo d'Azione
Negli anni successivi al Congresso del Partito Sardo d'Azione tenutosi a Porto Torres nel 1980, emerse più marcatamente nel sardismo storico il filone indipendentista, che aveva visto in Antonio Simon Mossa il suo più autorevole sostenitore era stato fino a quel momento sopito in un autonomismo forte ma non sempre convincente e al limite dell'autocontraddizione.
La politica sardista orientata a rafforzare e a tesorizzare il cospicuo consenso elettorale arrivato a partire dai primi anni ottanta, in termini di presenza nelle istituzioni e nelle amministrazioni locali, scontentò l'ala più radicale del Partito che avrebbe voluto rivendicare con più energia l'opzione indipendentista rispetto a quella autonomista.
Attraversando gli anni ottanta contraddistinti del cosiddetto vento sardista ma anche del fantomatico "Complotto Separatista", teorema inquisitorio che ipotizzava una insurrezione armata, ordito, come poi fu successivamente dimostrato, dai servizi segreti italiani [senza fonte], l'indipendentismo perse molta della sua forza propulsiva e innovatrice, perché i sardisti spaventati forse dalla difficoltà di gestire un consenso così esteso, si limitarono nella maggior parte dei casi a gestire l'ordinaria amministrazione nelle Amministrazioni e nelle istituzioni nei quali ricoprivano incarichi. [senza fonte]
Su Partidu Sardu Indipendentista Sotzialista Libertariu [modifica]
Il malcontento provocato dalla linea politica autonomista, preferita a quella indipendentista emersa nel Congresso di Porto Torres del 1980, determinò l'uscita di numerosi dirigenti e militanti della base sardista che unendosi al nucleo storico di Su Populu Sardu e ai movimenti della sinistra extraparlamentare sarda e antagonista diedero vita intorno al 1984 al Partidu Sardu Indipendentista Sotzialista Libertariu, primo nucleo storico dell'attuale movimento indipendentista.
Nasce il Partidu Sardu Indipendentista [modifica]
1989 . I mutamenti nella politica internazionale risvegliano i sentimenti identitari.
I cambiamenti epocali seguiti ai fatti del 1989 e successivi all'abbattimento del muro di Berlino con la conseguente caduta dei regimi totalitari nell'Europa dell'Est, aprirono scenari imprevisti come il risveglio dei nazionalismi, fatto che Angelo Caria fondatore del Partidu Sardu Indipendentista, insieme ad altri suoi compagni seppe profeticamente cogliere.
Nei primi anni novanta riprese così a circolare tra gli intellettuali sardi, presso i quali Caria godeva di grande stima, l'idea indipendentista che in molti ambienti fu mantenuta viva.
Molti sardisti delusi e scandalizzati dalla politica amministrativa e dall'uso clientelare del potere fatto dal PSd'Az [senza fonte], ormai ridotto al rango di forza politica organica alla partitocrazia italiana [senza fonte], decidono di tornare a una militanza più radicale.
In quegli anni il Partidu Sardu Indipendentista rafforza i legami esistenti con altre forze politiche Indipendentiste di altre nazioni senza stato in Europa e nel mondo e ne crea di nuovi aprendo una stagione di politica estera particolarmente fertile per la causa indipendentista sarda che raccoglierà la solidarietà internazionale di nuovi sostenitori e simpatizzanti.
[senza fonte] Dagli anni ottanta il Partidu Sardu Indipendentista si batté contro la proposta di utilizzare il territorio sardo come base nucleare italiana, prima del referendum che ha abolito l'utilizzo dell'energia nucleare in Italia.
Il progetto di una Casa comune dei sardi [modifica]
L'allargamento della piattaforma ideologica indipendentista a numerose associazioni culturali, circoli politici, personaggi significativi del panorama socio culturale sardo [senza fonte] come Giampiero Marras detto Zampa portò nel 1994 alla nascita di Sardigna Natzione, che raccolse subito quasi il 3 per cento dei voti ale Regionali del 1994, incrementando i consensi alle Amministrative del 1995 e alle Politiche del 1996. La prematura scomparsa del suo storico leader carismatico Angelu Caria, indipendentista della prima ora ai tempi di Su Populu Sardu, non arrestò la crescita del movimento.
Il nuovo coordinatore Bustianu Cumpostu, prosegue ed è il garante della continuità con il progetto politico del fondatore, [senza fonte] improntato a favorire la nascita di un blocco nazionalitario e indipendentista trasversale alle ideologie politiche e opposto ai partiti italiani di destra e di sinistra.
Negli anni novanta SNI inaugura con una serie di azioni eclatanti e di grande impatto mediatico una stagione di lotte per i diritti negati ai cittadini sardi; nel 1997 avviene l'occupazione della Centrale termoelettrica di Fiume Santo, Sassari, ad opera del disarmato Comando Amsicora, per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sui costi dell'energia nell'isola che costa ai sardi circa il 40% in più della media italiana, riscontrando una particolare eco nei media.
[senza fonte] Nel 1997 Sardigna Natzione manifesta a Roma davanti a Montecitorio, contro la commissione bicamerale per le riforme, incaricata di trasformare il sistema elettorale italiano in senso bipolare, cancellando o omologando le forze politiche minoritarie dividendo e riducendo la vita politica in due schieramenti.
[senza fonte] A partire dal 1998 vengono promossi una serie di incontri dibattito a Oschiri, Bauladu, Bosa, Sanluri e in numerose altre parti della Sardegna, finalizzati a costituire una piattaforma nazionalitaria, raccogliendo le anime del sardismo storico e quelle del neosardismo e del sardismo diffuso. [senza fonte]
Mesa de sos sardos liberos [modifica]
Dopo ripetuti e infruttuosi incontri [senza fonte] sia con il Nuovo Movimento dell'editore cagliaritano Nicola Grauso, sia con il PSd'Az, Sardigna Natzione avverte chiaramente la prematurità di un progetto di polo nazionalitario. Del resto il PSd'Az, stenta a gestire le posizioni di rendita elettorale conseguite in quindici anni di governo delle amministrazioni locali e della Regione e attraversa una lacerante crisi interna tra la corrente favorevole all'alleanza con la Casa delle Libertà e quella favorevole all'alleanza con l'Ulivo. Per ricomporre lo strappo interno, che porterà successivamente alla scissione dei Sardistas di Efisio Serrenti, per ricompattare l'elettorato e la dirigenza, il PSd'Az sceglierà di presentarsi alle elezioni regionali del 1999 al di fuori dei poli di centro destra e di centro sinistra. Sardigna Natzione contribuisce a dar vita a una lista che coalizza Sardigna Natzione, Movimento Pastori Sardi e Movimentu Natzionalista Sardu dell'irriducibile Bainzu Piliu. Nasce sa Mesa de sos Sardos Liberos, che ottiene nelle liste provinciali appena l'1,9%, mentre alla lista regionale ottiene un ben più consistente 5,8%, risultato comunque insufficiente per ottenere un seggio in Regione. La mancata unione tra Mesa Sardos Liberos e PSd'Az impedì di raggiungere un risultato prossimo al 15% nella lista regionale e uno vicino al 10% nelle liste provinciali.
Il movimento indipendentista si divide [modifica]
Dopo la deludente esperienza di Mesa de sos Sardos Liberos Sardigna Natzione, attraversa un momento di difficoltà; il movimento è cresciuto anche se alla sua crescita non è corrisposto quel riscontro in termini elettorali auspicato dalla dirigenza. La militanza è diffusa ma i coordinamenti territoriali non sempre riescono a intervenire efficacemente, soprattutto per la difficoltà nel costruire una scuola di formazione per quadri dirigenti. In questa situazione caotica si sviluppano esperienze di movimentismo indipendentista giovanile autogestite, che pur facendo riferimento a SNI mantenevano una sostanziale indipendenza ideologica e operativa. [senza fonte] Anche grazie a questi nuovi ambiti di consenso la corrente rappresentata dal dirigente Gavino Sale, che fin dalla nascita di Sardigna Natzione si mostrò aspramente critica verso qualsiasi forma di dialogo con il Partito Sardo d'Azione e ostile nei confronti della linea politica portata avanti da Bustianu Cumpostu emerse e tentò di mettere in minoranza la sua linea politica.[senza fonte] In un infuocato coordinamento nazionale tenutosi nel 2001 a Santa Giusta (OR) si consumò così la definitiva rottura. Nell'anno successivo alcuni elementi fuoriusciti aderiranno al movimento indipendentista Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, conosciuto anche con la sigla iRS, che tuttavia non presenta alcuna continuità ideologica con Sardigna Natzione, trattandosi di un movimento indipendentista che presenta tesi spiccatamente anti-autonomiste.
Nasce Sardigna Natzione Indipendentzia [modifica]
Il congresso del luglio 2002 si tiene in un luogo simbolico per la Storia Sarda, il luogo di una sconfitta. A Campu de Corra nei pressi dell'antica città di Cornus, nel territorio comunale di Cuglieri, nel 216 a.C. i sardi ribellatisi ai romani vengono sconfitti in una sanguinosa battaglia. La scissione viene infatti vissuta come una sconfitta una esperienza dolorosa; infatti mentre Sardigna Natzione negli anni precedenti si sforzava di compattare all'esterno i nazionalisti sardi, al proprio interno, lo spettro della divisione prendeva consistenza e forma. Sardigna Natzione si chiamerà a partire da quel momento Sardigna Natzione Indipendentzia per risollevare una bandiera storica di lotte per la sovranità, frustrata dalle divisioni, ma sempre capace di suscitare nuovi entusiasmi.
SNI inaugura la politica della pace [modifica]
Sardigna Natzione Indipendentzia dopo la scissione, lentamente cerca di ricucire i contatti umani con la militanza rimasta confusa e stordita dagli eventi. Sono tempi di necessari chiarimenti interni e di confronto critico. La cronaca dei primi anni duemila del resto non permette pause di riflessione e SNI dopo i fatti dell'11 settembre 2001 assume una posizione chiara, ne con chi usa il terrorismo, ne con chi si serve del pretesto del terrorismo per iniziare nuove guerre imperialiste nel mondo. Viene esplicitata chiaramente la scelta della non violenza nella lotta politica e contemporaneamente si denunciano le guerre imperialiste fatte da Stati Uniti d'America e alleati. Prosegue l'impegno contro la presenza di sottomarini nucleari americani in Sardegna e contro le basi militari Nato.
Una nuova stagione di presenza nel territorio [modifica]
Nonostante i deludenti riscontri elettorali seguiti agli anni immediatamente successivi alla scissione, SNI mantiene visibilità e autorevolezza. Alle elezioni politiche del 2006 SNI presenta proprie liste autonome alla Camera e al Senato: ottiene rispettivamente 11 mila voti (1%) e 8.400 voti (0,9%), a livello regionale. In alcuni centri, della Sardegna come Orosei, sempre nel 2006, SNI entra con un suo rappresentante e partecipa all'amministrazione della cittadina, mentre nel Comune di Cagliari si presenta con una lista propria. Nelle elezioni amministrative del 2007, SNI presenta per la prima volta dopo tredici anni con una lista propria di candidati al Comune di Oristano appoggiando il sardista Carlo Pettinau, candidato sindaco, in coalizione con il P.S.d'Az. e con la Lista Civica "Oristano Insieme", elegge un sindaco nel comune di Lodine e un assessore e una consigliera nel comune di Bitti. Il movimento sta conoscendo attualmente un periodo di forte rinnovamento e di riorganizzazione interna in vista del congresso dell'autunno del 2007 che definirà la linea politica fino alle Elezioni Regionali del 2009.
Riferimenti culturali [modifica]
"SOS MANNOS" Personalità significative
Sardus Pater
Amsicora
Josto
Ospitone
Mariano II d'Arborea
Mariano IV d'Arborea
Eleonora d'Arborea
Leonardo De Alagòn
Sigismondo Arquer
Giovanni Maria Angioy
Francesco Cilocco
Gioacchino Mundula
Davide Cova
Michele Schirru
Bastià Pirisi
Antonio Simon Mossa
Angelu Caria
"LOGUS" Luoghi della Memoria
Complesso di Santa Cristina, Abbasanta (OR)
Campu de Corra, Cuglieri (OR)
Chiesa di San Gavino Martire, San Gavino Monreale(VS)
Su bocidroxu, Sanluri (VS)
Chiesa di San Martino Extramuros, Oristano
Pratobello, Orgosolo (NU)
Bono, paese natale di Giovanni Maria Angioy
Nuoro, città natale di Angelu Caria
Cagliari
Sassari
Macomer
Molins de Rei, città natale di Eleonora d'Arborea
Castello di Xàtiva, Valencia
Toledo
Oristano antica capitale del Giudicato d'Arborea.
Isola di Malu Entu.
"SIMBULUS" Simboli dell'Identitá Nazionale Sarda
Sa Limba Sarda La Lingua Nazionale dei Sardi in tutte le sue varianti.
Shardana uno degli antichi Popoli del Mare Antenati dei Sardi e fondatori della Nazione Sarda.
Bandiera dei quattro mori ed i suoi colori
Bandiera Arborense
Torre di Mariano II ad Oristano
"S'Innu de su patriota sardu a sos feudatarios", Inno Nazionale Sardo
Giganti di Monti Prama
Dea Madre
Dea Tanit
Protome taurina boe muliaghe
Nuraghe
Pozzo sacro
Tomba dei giganti
Menhir
Pintaderas
Domus de Janas
Maschere sarde di carnevale
Chentu Berritas miliziani del Popolo (corpo disarmato)
Date storiche significative nell'immaginario indipendentista
Il cippo monolitico collocato nella piana di Campu de Corra contiene una iscrizione in lingua sarda che ricorda la battaglia del 215 a.C. "A Hosto e Amsicora e ai tremila patrioti sardi che per l'indipendenza della Sardegna, con negli occhi la lucentezza del mare, per non essere schiavi di Roma, in questa valle di dolore, hanno versato il loro sangue"
215 a.C.: battaglia di Campu de Corra fra sardi nuragici e legioni romane
181 a.C.: le tribù degli Iliensi e dei Balari si ribellano a Roma e iniziano una lunga resistenza che si protrarrà per oltre cento anni
594: Dopo sessant'anni di resistenza al dominio bizantino il re dei sardi barbaricini Ospitone firma la pace.
1353: Mariano IV intraprende una lunga guerra per contrastare la presenza aragonese in Sardegna
1392: promulgazione della Carta de Logu
1404: morte di Eleonora d'Arborea
1470: La Sardegna sotto la guida di Leonardo Alagon marchese di Oristano, si solleva e sconfigge in battaglia le truppe aragonesi.
19 maggio 1478: A Macomer gli aragonesi sconfiggono in battaglia i sardi.Leonardo Alagon viene incarcerato nel castello di Jàtiva (Valencia)
1571: Sigismondo Arquer accusato dalla Santa Inquisizione di eresia viene bruciato vivo a Toledo
1637: Guerra dei Trent'anni: gli oristanesi respingono un tentativo di invasione da parte delle truppe francesi (sa cabada de is sodraus grogus)
1714: Sassari insorge contro le gabelle imposte dall'Austria, che con il trattato di Utrecht diventa padrona dell'isola.
1749: nei pressi di Chiaramonti, oltre 500 ribelli sardi affrontano in battaglia le truppe piemontesi
1780: Sassari insorge per la fame; il municipio viene messo a ferro e fuoco
1789: Thiesi, Donigala e Solanas si ribellano contro i feudatari
1794: sollevazione popolare a Cagliari, tutti i piemontesi vengono cacciati dalla città
26 aprile 1868: a Nuoro scoppiano i moti popolari de su connottu
7 agosto 1881: moti della fame a Sanluri; numerosi morti e repressione
3 settembre 1904: sciopero dei minatori; i carabinieri sparano sulla folla nella Strage di Buggerru
11 maggio 1920: durante una manifestazione di minatori i carabinieri sparano sulla folla; 7 morti e numerosi feriti.
1906: moti del pane a Cagliari ed in Sardegna contro il carovita; numerosi morti e repressione.
16 aprile 1921: nasce a Oristano il Partito Sardo d'Azione
9 giugno 1969: contro l'esproprio a scopi militari 3500 abitanti di Orgosolo occupano i pascoli di Pratobello
Note [modifica]
^ Angelo Caria (Nuoro, 1947-1996), politico e poeta sardo, dopo un suo impegno nell'organizzazione Stella rossa, promuoverà i movimenti "anticolonialisti" sardi Su populu Sardu, Sardigna e Libertate, Partidu Sardu Indipendentista, soprattutto in difesa dell'ambiente (vedi regione.sardegna.it).
Bibliografia [modifica]
Gianfranco Pintore, La sovrana e la cameriera: la Sardegna tra sovranità e dipendenza, Nuoro, Insula, 1996 . ISBN 978-8886111041
Giuliano Cabitza, Sardegna: rivolta contro la colonizzazione , Milano, Feltrinelli, 1968 .
Antonio Lepori, La Sardegna sarà redenta dai sardi: viaggio nel pensiero sardista , Cagliari, Edizioni Castello, 1991.
Gianfranco Contu, La questione nazionale sarda , Quartu Sant'Elena, Alfa Editrice, 1990 .
Aldo Accardo, La nascita del mito della nazione sarda , Cagliari, Edizione AM&D, 1996 . ISBN 8886799047
Palo Pisu, Partito comunista di Sardegna: storia di un sogno interrotto , Nuoro, Insula, 1996 . ISBN 8886111061
Girolamo Sotgiu, La Sardegna negli anni della repubblica: storia critica dell'autonomia , Bari, Editori Laterza, 1996 . ISBN 8842048925
Manlio Brigaglia, Storia della Sardegna , Villanova Monteleone, Soter Editrice, 1995 .
Bachisio Bandinu, Lettera a un giovane sardo , Nuoro, Edizioni Della Torre, 1996 . ISBN 8873432913
Alberto Caocci, La Sardegna, Milano, Mursia, 1992 . ISBN 8842506869
Massimo Pistis, Rivoluzionari in sottana. Ales sotto il vescovado di mons. Michele Aymerich , Roma, Albatros Il Filo, 2009 . ISBN 9788856711851
Voci correlate [modifica]
Indipendentismo sardo
Indipendentzia Repubrica de Sardigna
CONSEU
Econazionalismo
Collegamenti esterni [modifica]
Sardigna Natzione Indipendentzia - Sito ufficiale
Indipendentismo sardo
Indipendentzia Repubrica de Sardigna
CONSEU
Econazionalismo
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Sardigna Natzione Indipendentzia - Sito ufficiale
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