Con l'espressione caso Estermann si intende il fatto di sangue avvenuto all'interno della Città del Vaticano nel quale hanno perso la vita il comandante della Guardia Svizzera Pontificia Alois Estermann, sua moglie Gladys Meza Romero e la giovane guardia Cédric Tornay.
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1 I fatti
2 La ricostruzione di quanto accaduto
3 Incongruenze e ipotesi alternative
4 Bibliografia
5 Voci correlate
6 Collegamenti esterni
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I fatti [modifica]
Il 4 maggio 1998 in un palazzo della curia della Città del Vaticano vengono ritrovati in una stanza, i cadaveri di Alois Estermann, 44 anni, comandante del Corpo delle Guardie Svizzere, di Cedric Tornay, suo subordinato, e della moglie di Estermann, la venezuelana Gladis Romero. I due coniugi, apparentemente, sono stati uccisi; il giovane Tornay, che presenta un foro da proiettile nella parte posteriore del cranio, sembra essersi suicidato.
La ricostruzione di quanto accaduto [modifica]
Secondo la prima ricostruzione dell'accaduto, accettata dalla Santa Sede, l'omicida sarebbe Tornay. Egli avrebbe agito in preda ad un raptus, ipotesi che sembrerebbe confermata dall'autopsia, durante la quale sarebbe stata notata una cisti nel cervello del presunto omicida-suicida. Secondo la versione fornita dalla Santa Sede, il suicidio sarebbe evidente a causa del foro di proiettile fuoriuscito dalla parte posteriore del cranio, e quindi sparato in bocca; con il rinculo dell'arma si spiegherebbe inoltre la rottura degli incisivi del giovane. Estermann, già noto alla cronaca per essere salito, tra i primi, sulla papamobile di Giovanni Paolo II ferito da Ali Agca nel 1981, pare non fosse in buoni rapporti con Tornay, il quale più volte sarebbe venuto meno alla rigida disciplina vigente nel Corpo delle Guardie. Infatti non si era visto assegnare la medaglia "Benemerenti", consegnata a tutti i suoi colleghi di lavoro.
Incongruenze e ipotesi alternative [modifica]
Nei giorni successivi all'accaduto, la Santa Sede avverte la madre di Tornay, Muguette Baudat; non lo fa tuttavia in maniera diretta: a fare il triste annuncio, dopo un passaparola tra vescovi italiani e svizzeri, è il parroco del paese in cui la signora risiede. Una volta appresa la notizia, ella decide di recarsi a Roma per vedere il corpo del figlio; le autorità ecclesiastiche tentano di dissuaderla da tale proposito, ma invano. Dopo essere giunta a Roma ed aver visto il cadavere, la signora Baudat acconsente alla proposta di alcuni prelati di cremare il corpo, in modo da poter ritornare più agevolmente in patria. Tuttavia il giorno dopo decide di non firmare l'autorizzazione. Le viene nel frattempo consegnata una misteriosa lettera d'addio, che, a detta del Vaticano, sarebbe stata scritta dal suicida; il che giustificherebbe la tesi ufficiale. Tale missiva, indirizzata alla madre, presenta numerosi punti oscuri, sia dal punto di vista grafologico che da quello logico:
imprecisione ed incompatibilità di alcune date;
l'uso, nel nome del destinatario, del cognome del precedente marito della signora Baudat (da cui era ufficialmente separata).
Per quanto concerne il primo interrogativo, esso è sostenuto soggettivamente solo dalla signora Baudat, la quale ricorda la grande precisione del figlio in merito alle date; per il secondo vi sono spiegazioni giustificabili oggettivamente. L'autore della lettera (ammettendo non sia stato Tornay), avrebbe potuto trovare il cognome paterno negli archivi in cui sono conservati i dati delle Guardie Svizzere; tuttavia quei dati risalivano ai tempi del primo matrimonio della signora Baudat.
Durante il suo soggiorno a Roma, un misterioso individuo, tale Yvon Bertorello, che svolgerebe compiti non ufficiali per conto della Chiesa, rivela alla signora Baudat di avere le prove dell'omicidio di suo figlio Cedric. Ma questa vicenda non ebbe seguito.
Bibliografia [modifica]
Discepoli di Verità. Bugie di sangue in vaticano. il triplice delitto della Guardia svizzera. Milano, Kaos edizioni, 1999. ISBN 9788879530866.
Jacques Vergès e Luc Brossollet. Assassinati in Vaticano. Milano, Kaos edizioni, 2002. ISBN 9788879531146.
"Strage in Vaticano. Un mistero tuttora irrisolto" L'Opinione 16-01-2006
"Delitto in Vaticano. La verità" , F. Croce editore, 1999
John Follain, "City of secrets: The truth behind the murders at the Vatican", Harper Collins, London, 2006
Voci correlate [modifica]
Alois Estermann
Guardia Svizzera Pontificia
Attentato a Giovanni Paolo II
Collegamenti esterni [modifica]
Delitto in Vaticano: puntata della trasmissione televisiva Enigma
Strage in Vaticano, un mistero tuttora irrisolto
Sangue in Vaticano
Cerca video su Caso Estermann in Google Video
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Caso_Estermann"
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1 I fatti
2 La ricostruzione di quanto accaduto
3 Incongruenze e ipotesi alternative
4 Bibliografia
5 Voci correlate
6 Collegamenti esterni
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I fatti [modifica]
Il 4 maggio 1998 in un palazzo della curia della Città del Vaticano vengono ritrovati in una stanza, i cadaveri di Alois Estermann, 44 anni, comandante del Corpo delle Guardie Svizzere, di Cedric Tornay, suo subordinato, e della moglie di Estermann, la venezuelana Gladis Romero. I due coniugi, apparentemente, sono stati uccisi; il giovane Tornay, che presenta un foro da proiettile nella parte posteriore del cranio, sembra essersi suicidato.
La ricostruzione di quanto accaduto [modifica]
Secondo la prima ricostruzione dell'accaduto, accettata dalla Santa Sede, l'omicida sarebbe Tornay. Egli avrebbe agito in preda ad un raptus, ipotesi che sembrerebbe confermata dall'autopsia, durante la quale sarebbe stata notata una cisti nel cervello del presunto omicida-suicida. Secondo la versione fornita dalla Santa Sede, il suicidio sarebbe evidente a causa del foro di proiettile fuoriuscito dalla parte posteriore del cranio, e quindi sparato in bocca; con il rinculo dell'arma si spiegherebbe inoltre la rottura degli incisivi del giovane. Estermann, già noto alla cronaca per essere salito, tra i primi, sulla papamobile di Giovanni Paolo II ferito da Ali Agca nel 1981, pare non fosse in buoni rapporti con Tornay, il quale più volte sarebbe venuto meno alla rigida disciplina vigente nel Corpo delle Guardie. Infatti non si era visto assegnare la medaglia "Benemerenti", consegnata a tutti i suoi colleghi di lavoro.
Incongruenze e ipotesi alternative [modifica]
Nei giorni successivi all'accaduto, la Santa Sede avverte la madre di Tornay, Muguette Baudat; non lo fa tuttavia in maniera diretta: a fare il triste annuncio, dopo un passaparola tra vescovi italiani e svizzeri, è il parroco del paese in cui la signora risiede. Una volta appresa la notizia, ella decide di recarsi a Roma per vedere il corpo del figlio; le autorità ecclesiastiche tentano di dissuaderla da tale proposito, ma invano. Dopo essere giunta a Roma ed aver visto il cadavere, la signora Baudat acconsente alla proposta di alcuni prelati di cremare il corpo, in modo da poter ritornare più agevolmente in patria. Tuttavia il giorno dopo decide di non firmare l'autorizzazione. Le viene nel frattempo consegnata una misteriosa lettera d'addio, che, a detta del Vaticano, sarebbe stata scritta dal suicida; il che giustificherebbe la tesi ufficiale. Tale missiva, indirizzata alla madre, presenta numerosi punti oscuri, sia dal punto di vista grafologico che da quello logico:
imprecisione ed incompatibilità di alcune date;
l'uso, nel nome del destinatario, del cognome del precedente marito della signora Baudat (da cui era ufficialmente separata).
Per quanto concerne il primo interrogativo, esso è sostenuto soggettivamente solo dalla signora Baudat, la quale ricorda la grande precisione del figlio in merito alle date; per il secondo vi sono spiegazioni giustificabili oggettivamente. L'autore della lettera (ammettendo non sia stato Tornay), avrebbe potuto trovare il cognome paterno negli archivi in cui sono conservati i dati delle Guardie Svizzere; tuttavia quei dati risalivano ai tempi del primo matrimonio della signora Baudat.
Durante il suo soggiorno a Roma, un misterioso individuo, tale Yvon Bertorello, che svolgerebe compiti non ufficiali per conto della Chiesa, rivela alla signora Baudat di avere le prove dell'omicidio di suo figlio Cedric. Ma questa vicenda non ebbe seguito.
Bibliografia [modifica]
Discepoli di Verità. Bugie di sangue in vaticano. il triplice delitto della Guardia svizzera. Milano, Kaos edizioni, 1999. ISBN 9788879530866.
Jacques Vergès e Luc Brossollet. Assassinati in Vaticano. Milano, Kaos edizioni, 2002. ISBN 9788879531146.
"Strage in Vaticano. Un mistero tuttora irrisolto" L'Opinione 16-01-2006
"Delitto in Vaticano. La verità" , F. Croce editore, 1999
John Follain, "City of secrets: The truth behind the murders at the Vatican", Harper Collins, London, 2006
Voci correlate [modifica]
Alois Estermann
Guardia Svizzera Pontificia
Attentato a Giovanni Paolo II
Collegamenti esterni [modifica]
Delitto in Vaticano: puntata della trasmissione televisiva Enigma
Strage in Vaticano, un mistero tuttora irrisolto
Sangue in Vaticano
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I giornali
La Santa Sede archivia l'inchiesta: il comandante delle Guardie Svizzere fu ucciso dal vicecaporale Cedric Tornay La verità del Vaticano sull'omicidio Estermann
CITTA' DEL VATICANO - Il vicecaporale Cedric Tournay ha ucciso il comandante delle Guardie Svizzere Alois Estermann e sua moglie Gladys Meza in preda a un raptus motivato dal rifiuto di una promozione e poi si è tolto la vita. Con questa motivazione è stato oggi archiviato dal giudice unico della Santa Sede Gianluigi Marrone il "giallo del Vaticano", il duplice omicidio e il suicidio della sera del 4 maggio dell'anno scorso.Quella sera Alois Estermann, che era stato nominato comandante delle Guardie Svizzere la mattina stessa, viene trovato morto, ucciso a colpi di pistola, nel salottino del suo appartamento all'interno delle mura leonine. Accanto a lui i cadaveri della moglie Gladys Meza Romero e del vicecaporale Cedric Tornay. Poche ore dopo il portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls attribuisce la strage a un raptus del ventitreenne Cedric, a cui Estermann aveva rifiutato una promozione. La tesi ufficiale vaticana viene confermata sia dalle autopsie sia da un messaggio lasciato da Tornay in cui il vicecaporale spiega i motivi che lo avevano spinto alla strage.Nei giorni seguenti non mancano però i dubbi e le illazioni sulla vicenda: un quotidiano tedesco ipotizza che Estermann fosse stato una spia della Stasi, il servizio segreto della Germania dell'Est. Altre voci, sempre smentite, parlano di una congiura dei nobili svizzeri, che per tradizione danno al Vaticano il comandante delle Guardie e che si erano visti scalzati dalla nomina di Estermann. Si parla anche di presunta relazioni sessuali: tra Tornay e la moglie di Estermann e anche tra Tornay e lo stesso Estermann.E ieri la madre di Cedric Tornay, in un'intervista al quotidiano romano "Il Messaggero", ha giudicato falsa la ricostruzione del Vaticano. Per lei sia Cedric che il comandante della Guardia Svizzera Alois Estermann e la moglie Gladys Meza sarebbero stati vittime di una "messa in scena orchestrata per eliminare Estermann e avere un assassino pazzo e morto". Dalla Svizzera, Muguette Baudat ha detto che l'inchiesta ufficiale "è piena di dissimulazioni, contraddizioni e menzogne fatte nel tentativo di celare una verità probabilmente inconfessabile". La madre di Tornay avrebbe anche in mano "due documenti di grande importanza" custoditi al sicuro e "una serie di contro-perizie".Ma il giudice vaticano, nel decidere l'archiviazione, non ha avuto dubbi: il giovane militare "si trovava in una situazione di stress", testimoniata da una sedia fracassata per la rabbia e da un iperattivismo: era andato tre volte dal sarto e, in mattinata, si era recato al Consolato delle Mauritius. Inoltre molti testimoni hanno riferito di liti e violente discussioni con Estermann, che aveva definito Tornay un "individuo poco equilibrato, capace di trattare con persone squilibrate, che si comportava non correttamente con i superiori, arrogante e senza giudizio": Tornay aveva trascorso due notti fuori dal Vaticano e aveva detto che aveva bevuto troppo e si era addormentato per strada. Tra gli altri comportamenti che testimonierebbero lo stato di ansia di Tornay, la telefonata delle 20.30 alla ragazza conosciuta da poche settimane, la quale ha sentito il vice caporale non solo deluso ma anche affannato e agitato.La personalità di TornaySecondo i periti vaticani Tornay fumava spinelli. Tracce di cannabis sono state infatti trovate nelle sue urine, e 24 mozziconi di sigarette contenenti cannabis sono stati rinvenuti nel tavolo dell'appartamento del vicecaporale. L'istruttoria descrive Tornay come una personalità instabile e sovraeccitata anche per un elemento fisico: l'autopsia avrebbe infatti accertato nel suo cranio una "cisti subaracnoidea" della grandezza di un uovo di piccione, che avrebbe compromesso e deformato la parte anteriore del lobo frontale cerebrale di sinistra, e potrebbe essere la causa di un comportamento "disinibito, irriverente e irresponsabile". Per dimostrare lo stato di "grande emotività" in cui si trovava Tornay prima di compiere la strage, l'istruttoria vaticana cita la lettera inviata dal vicecaporale alla madre, da cui traspaiono "allucinazioni, crisi di discernimento, pensiero confuso e disorganizzato". Nella lettera, Tornay si rivolge alla madre usando il cognome del secondo matrimonio, fa un calcolo della sua anzianità di servizio errato, parla di un "servizio" che avrebbe dovuto rendere a tutte le guardie e al giuramento di donare la vita per il Papa.Quanto ad alcuni elementi dubbi dell'inchiesta, la Santa Sede ha messo la parola fine anche su questi. Il giallo della pistolaPerchè la pistola di Tornay è stata ritrovata sotto il suo corpo e perchè il ragazzo è caduto in avanti, anzichè indietro? Secondo i periti vaticani, il vicecaporale si è messo in ginocchio "con il proprio fianco destro rivolto verso la porta di legno della parete anteriore, le spalle alla finestra, e si è esploso un colpo tenendo il capo flesso in avanti". Cadendo in avanti Tornay si è scheggiato gli incisivi superiori: la versione sarebbe confermata anche dalla presenza di "schizzi ematici e frustoli di tessuto biologico di pertinenza cranica" all'altezza massima di 80 centimetri da terra. La pistola è rimasta dunque sotto il corpo del ragazzo caduto in avanti dopo essersi sparato in ginocchio.Il giallo della telefonataLa sera dell'omicidio, in casa Estrmann arriva una telefonata. In un primo tempo si era pensato a un sacerdote, ma dagli atti del Vaticano risulta oggi che il misterioso testimone era un amico di famiglia. "La sera del 4 maggio 1998 alle ore 20.46 ho telefonato a casa Estermann per fare le congratulazioni in occasione della nomina e salutare i due amici coniugi", ha detto il testimone al giudice del Vaticano. A rispondere era stata la signora Glady, con la quale aveva parlato del raffreddore che lo affliggeva in quel momento e del quale soffriva anche il comandante. Con Aloys invece il testimone aveva parlato del viaggio che desiderava fare a Roma, per assistere al giuramento di Estermann. "A quel punto ho sentito come una interruzione, come se il microfono fosse stato appoggiato sul petto o su qualcosa di morbido. Dopo poco ho sentito delle voci in lontananza, una delle quali ricollegabili a quella della moglie, poi un altro brusio e un colpo netto a cui sono seguiti a brevissima distanza un altro colpo netto e altri colpi più lontani".Il giallo del quarto uomoMolte pagine della relazione sono dedicate alle indagini svolte per appurare se, al momento della strage, fosse presente nell'appartamento del comandante Estermann una quarta persona. Testimone chiave una suora che abitava sullo stesso pianerottolo dei coniugi Estermann. La religiosa, assieme a due commilitoni di Tornay, hanno dichiarato di aver visto Tornay entrare da solo nella palazzina degli ufficiali e che i passi uditi sulle scale si riferivano a una sola persona.(8 febbraio 1999) dal sito http://www.repubblica.it/online/fatti/vatkill/inchiesta/inchiesta.html
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