Pietro Berti

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VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

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Anchorage

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martedì 25 gennaio 2011

Tommaso Buscetta

Tommaso Buscetta, detto anche il boss dei due mondi[1] e don Masino[2] (Palermo, 13 luglio 1928New York, 2 aprile 2000), è stato un criminale italiano, membro di Cosa Nostra e successivamente collaboratore di giustizia.
È stato uno dei capi della mafia siciliana, esponente di massimo prestigio all'interno della cupola mafiosa e successivamente arrestato, collaboratore di giustizia durante le inchieste coordinate dal magistrato Giovanni Falcone; le sue rivelazioni furono storiche perché permisero una ricostruzione giudiziaria dell'organizzazione e della struttura di Cosa nostra, fino ad allora quasi del tutto sconosciuta.
Indice[nascondi]
1 Biografia
1.1 Il sudamerica, la droga e la prima estradizione
1.2 Lo sterminio dei familiari durante la seconda guerra di mafia
1.3 L'arresto in Brasile e l'estradizione
1.4 La collaborazione con Falcone e il ritorno negli Usa
2 Note
3 Voci correlate
4 Altri progetti
5 Collegamenti esterni
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Biografia [modifica]
Nato in una famiglia poverissima (madre casalinga, padre vetraio), ultimo di 17 figli, si sposò a sedici anni nel 1945 con Melchiorra Cavallaro dalla quale ebbe 4 figli: Felicia (nata nel 1946), Benedetto (nato nel 1948), Domenico e Antonio. Benedetto e Antonio furono vittime della lupara bianca nel corso della seconda guerra di mafia. Durante la sua vita, Buscetta ebbe tre mogli e otto figli.

Tommaso Buscetta da giovane
Per far soldi iniziò una serie di attività illegali nel mercato nero, come lo smercio clandestino delle tessere per il razionamento della farina, diffuse durante il ventennio fascista. Questa attività lo rese abbastanza celebre anche a Palermo, dove nonostante la giovanissima età venne soprannominato Don Masino. A 17 anni entrò nella famiglia mafiosa di Porta Nuova.
Al termine della seconda guerra mondiale si recò a Buenos Aires e a Rio de Janeiro, dove aprì una vetreria: gli scarsi risultati economici del suo nuovo lavoro lo costrinsero, nel 1950, a tornare a Palermo. Qui, negli anni cinquanta, Buscetta si legò al clan di Salvatore La Barbera iniziando il contrabbando del tabacco, che praticò fino al 1963 quando, con lo scoppio della prima guerra di mafia, si diede alla latitanza.
Il sudamerica, la droga e la prima estradizione [modifica]
Buscetta riuscì a costruire in sud America un impero basato sulla produzione e sullo spaccio di eroina e cocaina, con un sistema di aerei per poterla trasportare in tutto il mondo, costituì una compagnia di tassisti e una catena di pizzerie e ristoranti per poter reinvestire il denaro frutto del traffico di stupefacenti [3]. Per dieci anni, Buscetta riusci ad eludere la legge, utilizzando false identità (Manuel López Cadena, Adalberto Barbieri e Paulo Roberto Felice), sottoponendosi anche ad una operazione di chirurgia plastica [4], e spostandosi da paese a paese, passando per gli Stati Uniti d'America, il Brasile e il Messico.
Arrestato ed estradato dalla polizia brasiliana il 2 novembre del 1972, venne rinchiuso nel carcere dell'Ucciardone e condannato a dieci anni di reclusione, ridotti ad otto in appello, per traffico di stupefacenti. Nel suo covo in Brasile, le autorità trovarono eroina pura per un valore di 25 miliardi di lire dell'epoca [5]. Trasferito successivamente nel carcere piemontese delle Nuove, riuscì ad evadere quando gli venne concessa la semilibertà, facendo ritorno in Brasile e sottoponendosi ad un nuovo intervento di chirurgia plastica oltre che ad un intervento per modificare la voce [6].

Tommaso Buscetta il 15 luglio 1984 all'aeroporto di Roma.
Lo sterminio dei familiari durante la seconda guerra di mafia [modifica]
La seconda guerra di mafia e l'ascesa dei corleonesi, schieramento opposto a quello palermitano di Buscetta e degli altri boss, portarono allo sterminio della sua famiglia. Tra il 1982 e il 1984, sotto ordine diretto del boss corleonese Totò Riina, i due figli di Buscetta scomparvero per non essere mai più ritrovati, evidente caso di lupara bianca [7]. Vennero inoltre uccisi un fratello, un genero, un cognato e quattro nipoti [8].
L'arresto in Brasile e l'estradizione [modifica]
Il 24 ottobre 1983 quaranta poliziotti circondarono la sua abitazione a San Paolo e lo arrestarono assieme alla moglie, portandolo in commissariato. A nulla valse un tentativo di corruzione operato dallo stesso Buscetta [9], che venne rinchiuso in prigione per alcuni omicidi collegati con lo spaccio di droga [10].
Nel 1984 i giudici Giovanni Falcone e Vincenzo Geraci si recarono da lui invitandolo a collaborare con la giustizia, ma Buscetta inizialmente rifiutò. Lo stato italiano ne chiese allora l'estradizione alle autorità brasiliane.
Alla notizia dell'estradizione in Italia [11], Buscetta tentò il suicidio ingerendo barbiturici [12], nel tentativo di evitare di giungere in Italia. Salvato, arrivò in Italia dove decise di collaborare, cominciando a rivelare organigrammi e piani della mafia al giudice Falcone [13].
Viene per questo considerato uno dei primi pentiti della storia, dopo Leonardo Vitale[14]. Egli non condivideva più quella che era la nuova Cosa Nostra, poiché sosteneva che essa stessa aveva perso la sua identità [15].
La collaborazione con Falcone e il ritorno negli Usa [modifica]
Grazie a lui, lo stato e i suoi magistrati hanno capito e conosciuto il sistema di Cosa Nostra. Un sistema piramidale detto cupola [16], alla base del quale vi erano i soldati scelti dalla famiglia, sopra di essi i capi decina, scelti dal capo della famiglia, sopra ancora vi erano i consiglieri, e infine il capo famiglia. Buscetta parlò di livelli superiori, occulti, di cui facevano parte forze politiche [17] - La Stampa 15/11/1992 ">.
Nel 1984 Buscetta venne estradato negli Stati Uniti ricevendo dal governo una nuova identità, la cittadinanza e la libertà vigilata in cambio di nuove rivelazioni contro i piani di Cosa nostra americana [19][20].
Anche a distanza di anni dalle testimonianze che permisero di condannare gran parte dei boss di Cosa Nostra, le ritorsioni contro Buscetta e la famiglia continuarono, e nel 1995 fu assassinato con alcuni colpi alla testa il nipote Domenico Buscetta [21].
Dopo aver fatto parlare di sé per una crociera nel Mediterraneo [22], muore di cancro nel 2000 all'età di 72 anni [23], non prima di aver manifestato, in un libro-intervista di Saverio Lodato (ed. Mondadori, 1999), il suo disappunto per la mancata distruzione di Cosa Nostra da parte dello Stato italiano [24].
Note [modifica]
^ Don Masino, Boss dei 2 mondi, cosi lo chiamava la malavità - La Repubblica 1984
^ Sono Don Masino, non dico altro - La Repubblica 1984
^ Don Masino, Boss dei 2 mondi, cosi lo chiamava la malavità - La Repubblica 1984
^ Don Masino, Boss dei 2 mondi, cosi lo chiamava la malavità - La Repubblica 1984
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/09/30/don-masino-boss-dei-due-mondi-cosi.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/09/30/don-masino-boss-dei-due-mondi-cosi.html
^ Un impero basato sulla cocaina che gestiva come un Gangster - La Repubblica, luglio 1984
^ Un impero basato sulla cocaina che gestiva come un Gangster - La Repubblica, luglio 1984
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/09/30/don-masino-boss-dei-due-mondi-cosi.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/09/30/don-masino-boss-dei-due-mondi-cosi.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/06/28/il-brasile-ha-concesso-estradizione-tommaso.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/15/forse-gia-domani-tommaso-buscetta-arriva-in.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/18/sono-don-masino-non-dico-altro.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/04/05/buscetta-il-primo-pentito.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/02/buscetta-ci-disse-non-sono-un-nemico.html
^ Per la Cassazione la Cupola esiste e funziona come l'ha descritta il pentito Buscetta - La Stampa 31/1/1992
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/02/buscetta-ci-disse-non-sono-un-nemico.html
^ Buscetta: alzero' il velo su Cosa Nostra e politica. Appello di Calderone agli uomini arruolati dai boss - La Stampa 15/11/1992
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/05/26/buscetta-onore-al-grande-ex-nemico.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/11/15/cittadinanza-americana-al-pentito-buscetta.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/03/07/giustiziato-il-nipote-di-buscetta.html
^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/08/23/buscetta-in-crociera-amore.html
^ http://www.repubblica.it/online/cronaca/buscetta/morto/morto.html
^ Buscetta: la mafia è un fatto politico - Corriere della Sera 1999
Voci correlate [modifica]
Mafia
Cosa Nostra
Pentito
Cupola mafiosa
Giovanni Falcone
Totò Riina
Lupara bianca
Altri progetti [modifica]
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Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Tommaso_Buscetta"
Categorie: Criminali italiani Nati nel 1928 Morti nel 2000 Nati il 13 luglio Morti il 2 aprile Mafiosi legati a Cosa Nostra Collaboratori di giustizia italiani [altre]

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