Pietro Berti

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Anchorage

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sabato 5 febbraio 2011

Il Messaggero


Il Messaggero, fondato nel 1878, è uno storico quotidiano nazionale con sede a Roma. È ancora oggi il più venduto nella capitale[1].
Indice[nascondi]
1 Storia
1.1 Fondazione
1.2 Il primo Novecento
1.3 Il secondo Novecento
1.4 Dai Ferruzzi a Caltagirone
2 Variazioni dell'assetto proprietario
3 Direttori
4 Firme
5 Edizioni
6 Diffusione
7 Note
8 Voci correlate
9 Collegamenti esterni
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Storia [modifica]
Fondazione [modifica]
Fondato a Roma L'8 dicembre 1878 dal milanese Luigi Cesana (all'epoca solo 27 enne) e dallo spezzino Baldassarre Avanzini (già fondatore de Il Fanfulla a Firenze). Tra il 16 e il 19 dicembre vengono stampati quattro numeri di prova.
Escono come inserti de Il Fanfulla, quotidiano che dal 1871 si stampa a Roma e di cui uno dei proprietari è il padre di Cesana.
Le pubblicazioni regolari iniziano il 1º gennaio 1879 con una tiratura di 20.000 copie. Il prezzo è di 5 centesimi, com'è d'uso all'epoca per i giornali di 4 pagine. La testata porta il nome di "Messaggiero" (dal 5 febbraio abbandona la "i"). Il primo direttore è Fedele Albanese, cui subentra in aprile il giornalista e fumettista Luigi Arnaldo Vassallo (Gandolin).
Il nuovo quotidiano si nota per il suo formato ridotto. È fatto per lo più di notizie prese da altri giornali. Non ha coloritura politica, ma punta tutto sulla cronaca, specialmente sui fatti che accadono nella capitale. Vassallo dà molto risalto al processo Fadda [2], che coinvolge ambienti della migliore società romana. Il giornale, attraverso i suoi resoconti, mette alla berlina i personaggi più influenti della nobiltà capitolina.
Grazie alla notorità acquisita nei primi due anni di vita, Il Messaggero raggiunge una tiratura di 35.000 copie. Nel 1880 il co-fondatore Luigi Cesana assume personalmente la guida del giornale.
Forte del successo di vendita, nel 1888 Cesana rinnova interamente la produzione del giornale, adottando, primo in italia, la stereotipia. Viene potenziata la distribuzione del quotidiano: Il Messaggero esce in due edizioni. Nel 1890 il quotidiano romano vende 45.000 copie: è il secondo per diffusione e per importanza di tutta l'Italia centrale [3].
La linea politica verso Giovanni Giolitti è inizialmente di sostegno, poi di contrasto.
Il primo Novecento [modifica]
Il successore di Cesana, nel 1905, è Ottorino Raimondi, proveniente dalla redazione romana del Corriere della Sera.
Alla vigilia della prima guerra mondiale "Il Messaggero" è il secondo quotidiano di Roma, con 70.000 copie diffuse, dietro al Giornale d'Italia[4]. Il quotidiano appoggia la campagna interventista e, a guerra iniziata, molti suoi redattori partono per il fronte.
A partire dal 1918, per far fronte alla riduzione della foliazione a 4 pagine (a causa della guerra in corso), il quotidiano lancia numerosi supplementi settimanali: "Il Messaggero dello sport", "Il Messaggero commerciale", "Il Messaggero giudiziario" e "Il Messaggero della domenica".
Nel 1920 il quotidiano si trasferisce nell'attuale sede di via del Tritone 152 (tra piazza Barberini e il Corso).
Durante gli anni Venti Il Messaggero subisce un calo di vendite.
Nel novembre 1932 viene chiamato a risollevare il giornale Francesco Malgeri. In soli due anni di lavoro il nuovo direttore modernizza il quotidiano e ne fa una testata di rango nazionale.
Malgeri chiama a collaborare col quotidiano giornalisti affermati come Mario Missiroli, Vittorio Gorresio, Ermanno Contini, Sandro De Feo, Renzo Rossellini, Diego Calcagno, Vincenzo Talarico, Giuseppe Longo. Inoltre invita a collaborare alla Terza pagina personalità del calibro di Alberto Moravia, Ugo Betti, Gaetano Volpe, Guido Mazzoni, Luigi Salvatorelli, Arturo Tofanelli, Giovanni Comisso, Diego Valeri.
Mario Missiroli, collaboratore principe del giornale, era l'autore di quasi tutti gli editoriali. Ma, essendo egli inviso al regime fascista, venivano pubblicati in forma anonima.
Nel 1940 "Il Messaggero" ha una tiratura media di 240 mila copie e si attesta al quinto posto tra i maggiori quotidiani italiani[5]. Guidato autorevolmente da Malgeri, è insieme un giornale popolare e attendibile.
Martedì 6 giugno 1944, il Messaggero, che non aveva mai interrotto le pubblicazioni durante i mesi dell'occupazione tedesca, usciva con questa nota editoriale: “Tomaso Smith riassume oggi la direzione del Messaggero. Dopo vent’anni di volontaria assenza egli tornò al giornalismo il 25 luglio 1943. Il 10 settembre se ne allontanò. Arrestato e sfuggito dopo 3 mesi alla sicura deportazione egli ritorna fra noi che lo abbiamo sempre considerato il nostro Direttore”. Malgrado ciò il 9 giugno le autorità vietano il Messaggero, insieme a molti altri quotidiani, “per la passata attività” di fiancheggiamento del fascismo e dell’occupante tedesco, oltre ché per ridurre il grande consumo di carta.
Il giornale torna in edicola il 21 aprile (Natale di Roma) del 1946 con il nuovo nome di "Messaggero di Roma".
Il secondo Novecento [modifica]
Nel 1952, dopo la morte del padre Mario (proprietario al 50% del giornale), Alessandro Perrone prende direttamente la guida del Messaggero assumendone la direzione.
Il giornale continua ad avere collaboratori autorevoli che ne confermano il prestigio: Benedetto Croce, Luigi Salvatorelli, Pietro Paolo Trompeo, Manara Valgimigli, Amedeo Maiuri, Vincenzo Cardarelli, Aldo Valori, Alfredo Panzini, Giovanni Spadolini, Orio Vergani, Giorgio Bocca. Mantiene saldamente la quarta posizione tra i quotidiani nazionali, dopo Corriere, Stampa e Gazzetta del Popolo[6].
Nel 1968 Alessandro Perrone avvia un nuovo corso tecnologico al giornale. Istituisce, primo in Italia, l'Ufficio Grafico, chiamando a dirigerlo due esperti come Piergiorgio Maoloni e Pasquale Prunas.
La nuova impaginazione, il rapporto tra immagini, testi e titoli, rivoluzionano l'aspetto del giornale. Nel 1969 lo sbarco sulla Luna è annunciato con un'unica grande foto con un titolo lapidario. «Il Messaggero è diventato il nuovo modello grafico e fotografico della stampa quotidiana italiana[7]».
Nel 1973 tra Alessandro e Ferdinando Perrone, cugini e proprietari alla pari del quotidiano, nasce una vertenza che si risolve con il mantenimento della proprietà ad Alessandro e il consolidamento della linea politica di centro-sinistra[8]. In quell'anno viene nominato redattore capo Giampaolo Pansa, proveniente da Il Giorno.
In occasione del referendum sul divorzio il quotidiano si schiera per il "No". Nel 1974 Ferdinando Perrone vende il suo 50 per cento del giornale ad Eugenio Cefis, presidente di Montedison[9][10][11].
La redazione non accetta il passaggio ad un'azienda pubblica (cioè governativa) ed entra in sciopero. Il 12 maggio 1974 il comitato di redazione fa pubblicare un'intera pagina di protesta. La trattativa per la cessione comunque va in porto. Dopo un mese e mezzo di braccio di ferro viene trovata una soluzione di compromesso: la Montedison accetta alla direzione un uomo proveniente dalla sinistra come Italo Pietra. Pietra, all'epoca direttore de Il Giorno arriva a Roma portandosi dietro tre firme dal quotidiano milanese: Sergio Turone, Luigi Fossati (inserito come vice-capo redattore) e Vittorio Emiliani.
Dopo Pietra seguono proprio Fossati (1975) e, nel 1980, Emiliani. Sotto la direzione di Vittorio Emiliani si espande la Cronaca di Roma, che passa dalle 4 alle 6 pagine e viene collocata a partire da pag. 6, cioè dopo la cultura e prima delle sezioni di politica interna ed estera.
Inoltre iniziano a svilupparsi le edizioni provinciali, in linea con il progressivo sviluppo della stampa locale. Aprono le redazioni di Abruzzo, Umbria e Marche. Qui Il Messaggero esce in un formato tabloid che riscontra un successo immediato[senza fonte].
Con Vittorio Emiliani si conclude l'esperienza al Messaggero dei due grafici Piergiorgio Maoloni e Pasquale Prunas.
Dai Ferruzzi a Caltagirone [modifica]
Nel 1987 il nuovo proprietario del quotidiano, il gruppo Ferruzzi, chiama alla direzione Mario Pendinelli. Dopo tre anni Il Messaggero sfonda quota 300.000 copie, il massimo risultato del dopoguerra, ma i costi sostenuti per raggiungere il risultato sono elevati.
Alla fine degli anni Ottanta il quotidiano apre una redazione a Ravenna, città di provenienza di Raul Gardini, patron della Ferruzzi[12]. A fine 1993 Mario Pendinelli lascia Il Messaggero per fondare un suo quotidiano[13]. Il suo successore è, dal dicembre 1993, Giulio Anselmi, condirettore del Corriere della Sera. Nel suo fondo d'esordio, Anselmi descrive il momento che la nazione sta attraversando (siamo in piena Tangentopoli e si sono appena svolte le elezioni per il sindaco di Roma):
« La tentazione del catastrofismo e la caparbia volontà di non cedere marciano di pari passo e connotano questa stagione della crisi italiana [...] Noi consideriamo un successo per tutti il fatto che con lo schieramento progressista sia riuscita a prevalere la parte più ottimista e propositiva del Paese »
Anselmi, alla prese con il problema del contenimento dei costi, riduce la redazione e chiude l'edizione ravennate del quotidiano. Quando, nel giugno 1996, il costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone compra il Messaggero, Pietro Calabrese è chiamato a dirigerlo. Calabrese rimarrà direttore per tre anni e mezzo. Durante la sua direzione il quotidiano romano torna a sfondare quota 300.000 copie, ritornando ai suoi massimi livelli di vendita. Sulla scia dei giornali nazionali, il quotidiano romano comincia ad offrire inserti e gadget ai propri lettori.
Dopo Calabrese è la volta di Paolo Graldi, proveniente da Il Mattino, altro quotidiano del gruppo Caltagirone. Con Graldi l'editore trova una notevole identità di vedute[14]. Infatti dopo soli due anni viene nominato direttore editoriale. Al suo posto viene chiamato nel 2002 Paolo Gambescia, direttore del quotidiano partenopeo. Gambescia rinnova le pagine cultura e spettacoli chiamando a dirigerle Piero Mei e Piero Santonastaso.
L'avvicendamento del direttore si ripete quattro anni dopo con Roberto Napoletano. Questa volta il direttore del Mattino entra in via del Tritone con la carica di condirettore (settembre 2004) e, dopo un circa un anno e mezzo di ambientamento, dal febbraio 2006 passa al ruolo di direttore.
Variazioni dell'assetto proprietario [modifica]
1878. Baldassarre Avanzini, spezzino, e Luigi Cesana, milanese fondano la testata. Il capitale iniziale è di 20.000 lire: una metà sono di Cesana (che è anche proprietario del quotidiano) e l'altra metà sono in prestito[15]. La prima sede del giornale è in via del Seminario; la tipografia è a fianco della redazione. L'anno dopo si sposta in via del Bufalo 125, dove resterà per 40 anni.
1911. In dicembre Luigi Cesana cede Il Messaggero per due milioni di lire [16] a Giuseppe Pontremoli che, insieme alla banca privata Zaccaria Pisa guidata dal Senatore Luigi Della Torre, conclude l'acquisto del giornale romano. L'ing. Pontremoli è consocio e dirigente di una casa editrice, la «Società Editoriale Italiana» (S.E.I.), attraverso la quale gestisce anche il milanese Il Secolo e il napoletano Il Mattino.
1915. In luglio la famiglia Perrone, che controlla il grande gruppo industriale Ansaldo, assume il controllo del Messaggero cedutogli da Pontremoli e Della Torre. Ferdinando Maria Perrone affida ai due figli, Mario e Pio Perrone, la gestione del Messaggero.
1920. La sede del giornale si trasferisce nell'ex albergo Select, in Via del Tritone 152.
1934. Ingresso nella S.E.I. di Ferdinando, figlio di Pio, 23 enne, come direttore amministrativo.
1940. Ingresso nella S.E.I. di Alessandro, figlio di Mario, 20 enne, come ispettore generale.
1944, 4 giugno. All'indomani della Liberazione di Roma Il Messaggero è sospeso dagli alleati e sottoposto a una fase di commissariamento. La gestione viene affidata all'APB (Allied Publication Board anglo-americano.).
1945. Partenza delle truppe alleate. Il Messaggero torna alla famiglia Perrone. Il pacchetto azionario è diviso in parti eguali tra Pio e Mario Perrone. Pio è il presidente; Mario l'amministratore delegato. Anche la pubblicità dipende da una società della famiglia Perrone.
1952. Muore Pio Perrone. Il suo 50% della società passa ai tre figli: Ferdinando, Maria Ferdinanda (sposata Barluzzi) e Cleonice (sposata Theodoli). Alla direzione del quotidiano subentra Alessandro Perrone (figlio di Mario). Il cugino Ferdinando è il direttore amministrativo.
1968. Muore Mario Perrone. Anch'egli passa il suo 50% della società ai figli, che sono anch'essi tre: Isabella (sposata Grazioli), Vittoria (sposata Brivio Sforza). e Alessandro.
1973. L'editore Edilio Rusconi comincia la scalata alla società editoriale. Il 22 maggio acquista da Ferdinando Perrone e le due sorelle il loro 50%. La cifra pattuita è di 4,5 miliardi di lire, comprendente anche la sede di Via del Tritone. Alessandro invece rifiuta di vendere la sua quota. Ferdinando, che per via dell'anzianità è presidente del consiglio di amministrazione, licenzia Alessandro da direttore responsabile. Rusconi nomina nuovo direttore Luigi Barzini junior, ma la redazione, il giorno del suo insediamento, blocca l'ingresso per non farlo entrare (2 luglio). Intanto il pretore di Roma giudica illegittimo il licenziamento di Alessandro. La scalata di Rusconi fallisce.
1974. Eugenio Cefis, presidente di Montedison, convince Vittoria Perrone (figlia di Mario) a cedergli la sua quota sociale[17]. Questa volta l'operazione va in porto: il 50% degli eredi di Mario passa alla Montedison. Con la fine della direzione di Alessandro Perrone si conclude l'era della famiglia genovese alla guida del Messaggero. Il 13 maggio si conclude la prima transazione e vengono rinnovati i vertici della società editrice. Raffaele Stracquadanio, fedelisimo di Eugenio Cefis, viene nominato presidente della società editrice del quotidiano. In settembre l'operazione si conclude con l'acquisizione della quota di Rusconi [18].
1987. Si compie la scalata del gruppo alimentare ravennate Ferruzzi alla Montedison. La nuova gestione fa ingenti investimenti. Ma l'amministratore Carlo Sama crea un buco di 30 miliardi.
1996. Dopo le elezioni politiche, in maggio la Ferruzzi cede il quotidiano alla "Calcestruzzi spa" di Francesco Gaetano Caltagirone per la cifra di 356 miliardi di lire. Il gruppo Caltagirone diventa unico proprietario del Messaggero.
Direttori [modifica]
Fedele Albanese (16 dicembre 1878 - aprile 1879)
Luigi Arnaldo Vassallo (aprile 1879 - 21 agosto 1880)
Luigi Cesana (22 agosto 1880 - 16 ottobre 1909)
Luigi Arnaldo Vassallo (condirettore, 22 agosto 1880-1883)
Ottorino Raimondi (vicedirettore, 17 aprile 1905 - 6 giugno 1908)
Raffaele Lucente (caporedattore con funzioni di direttore, 7 giugno 1908 - 28 aprile 1909)
Scelti da Luigi Cesana
Italo Carlo Falbo (17 ottobre 1909 - 9 gennaio 1912)
Roberto Villetti (10 gennaio 1912 - 25 dicembre 1916)
Scelti dalla famiglia Perrone
Italo Carlo Falbo (26 dicembre 1916 - 26 febbraio 1921)
Virginio Gayda (27 febbraio 1921 - 27 marzo 1926)
Graditi al regime fascista
Pier Giulio Breschi (28 marzo 1926 - 30 aprile 1931)
Crispolto Crispolti (1º maggio 1931 - 3 dicembre 1932)
Francesco Malgeri (4 dicembre 1932 - 17 luglio 1941)
Fausto Buoninsegni (18 luglio 1941 - 10 febbraio 1943)
Alessandro Pavolini (11 febbraio - 27 luglio 1943)
Dopo la caduta del fascismo: nomina approvata dal Minculpop defascistizzato
Pio Perrone (28 luglio - 3 agosto 1943)
Tomaso Smith (4 agosto - 14 settembre 1943)
Graditi al regime della R.S.I.
Alfonso Novara (15 settembre - 15 dicembre 1943) [come redattore responsabile]
Bruno Spampanato (16 dicembre 1943 - 4 giugno 1944)
Dopo la Liberazione di Roma
Sospeso per deliberazione dell'«Allied Publication Board» anglo-americano il 9 giugno 1944, le pubblicazioni riprendono il 21 aprile 1946 con la testata "Messaggero di Roma"

Arnold Zweig con Arrigo Jacchia (1950)
Arrigo Jacchia (21 aprile 1946 - settembre 1946)
Scelti dalla famiglia Perrone
Mario Missiroli (settembre 1946-1952)
Alessandro Perrone (1952 - maggio 1974)
Scelti dalla Montedison
Italo Pietra (maggio 1974 - giugno 1975)
Luigi Fossati (1975-1980)
Vittorio Emiliani (1980-1987)
Scelti dal gruppo Ferruzzi
Mario Pendinelli (1987-20 novembre 1993)
Giulio Anselmi (1993-maggio 1996)
Scelti dal gruppo Caltagirone
Pietro Calabrese (giugno 1996-2000)
Paolo Graldi (2000- ottobre 2002)
Paolo Gambescia (ottobre 2002-31 gennaio 2006)
Roberto Napoletano (1º febbraio 2006 - in carica)
Firme [modifica]
Fabio Isman
Federico Tozzi, direttore del supplemento letterario "Il Messaggero della Domenica"
Aldo Valori
Rosso di San Secondo
Orio Vergani
Salvatore D'Amelio, direttore del supplemento "Il Messaggero Giudiziario"
Ruggero Guarini, per diversi anni capo dei servizi culturali.
Piero Santonastaso, per diversi anni capo dei servizi culturali, e attualmente caporedattore del giornale online
Edizioni [modifica]
Il Messaggero ha una foliazione media di 60 pagine; viene distribuito con un'edizione nazionale e 13 edizioni locali, di cui otto in Lazio (Roma, Metropoli, Ostia-litorale, Viterbo, Civitavecchia, Frosinone, Latina, Rieti), le altre in Abruzzo, in Molise, in Umbria, nelle province di Pesaro e Ancona e nel resto delle Marche.


Note [modifica]
^ Dati Ads-Accertamento diffusione stampa - media mobile agosto-dicembre 2008.
^ Il processo si celebrò nel 1879 per un delitto commesso il 6 ottobre 1877. Si concluse con la condanna di Raffaella Saraceni, riconosciuta colpevole di aver fatto assassinare il marito, Giovanni Fadda, e del suo amante, Pietro Cardinali, riconosciuto esecutore materiale dell'omicidio.
^ Dopo La Tribuna.
^ ASV, Segret. Stato, 1915, rub. 162, fasc 3, p. 38 - citato in Antonio Scottà, Giacomo Della Chiesa, arcivescovo di Bologna, Rubbettino, 2002, pag. 453.
^ Manterrà questa posizione fino alla metà degli anni '80
^ Costanzo Costantini, La storia del Messaggero, Gremese, 2008.
^ Costanzo Costantini, La storia del Messaggero, Gremese, 2008, pag. 91.
^ Eugenio Santoro, PSI 1992: dirsi addio?, Rubbettino, 2006.
^ Secondo Luca Telese (Cuori Neri, Sperling&Kupfer 2006) fu la Democrazia Cristiana, sconfitta al referendum, ad esercitare pressioni fino ad indurlo alla vendita.
^ Secondo Piero Ottone (Italia mia, Longanesi 2009) la conduzione battagliera di Alessandro aveva fortemente indebitato il giornale.
^ Secondo Costanzo Costantini (La storia del Messaggero, Gremese, 2008, pag. 115) Eugenio Cefis rilevò del quotidiano per conto di Amintore Fanfani, storico dirigente DC.
^ La redazione verrà chiusa dopo la cessione del quotidiano al gruppo Caltagirone, avvenuta nel 1996.
^ L'Informazione, che esce nel 1994 ma avrà vita breve.
^ Costanzo Costantini, op. cit.
^ Costanzo Costantini, La storia del Messaggero, Gremese, 2008, pag. 23.
^ Valerio Castronovo et alii, La stampa italiana nell'età liberale, Laterza, 1979, pag. 223
^ Costanzo Costantini, La storia del Messaggero, Gremese, 2008, pag. 115.
^ Secondo Giampaolo Pansa, i Perrone ricevettero 4 miliardi e 700 milioni; Rusconi incassò una cifra in franchi svizzeri equivalente a 20 miliardi di lire.
Voci correlate [modifica]
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