Pietro Berti

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VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

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Anchorage

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giovedì 6 gennaio 2011

Il Dossier Mitrokhin e l'Archivio Mitrokhin



Il Dossier Mitrokhin, prende il nome da Vasilij Nikitič Mitrokhin, un ex archivista del KGB. Con questo termine si fa riferimento alla parte del corposo Archivio Mitrokhin riguardante le attività illegali dei servizi segreti sovietici in Italia. L'Archivio, che nella sua interezza è costituito da oltre 6 casse di documenti, ha portato alla produzione di oltre 3.500 rapporti di controspionaggio trasmessi a 36 nazioni, redatte dal SIS, il servizio di controspionaggio inglese, sulla base delle note manoscritte che l'ex archivista copiò da documenti segreti del KGB.Le 261 schede relative all'Italia vennero consegnate al SISMI [1] a partire dal 1995 fino al 1999 e corrispondono a un arco temporale che va dal 1917 al 1984, anno in cui Mitrokhin andò in pensione.
Indice[nascondi]
1 Contenuto delle schede
1.1 Le stazioni radio e i depositi clandestini di armi
1.2 I collaboratori italiani e i loro compiti
1.3 I finanziamenti illegali al PCI, al PSIUP e al Partito Comunista di San Marino
1.4 Gli attriti tra PCI e PCUS
1.5 Il colonnello del Kgb Sokolov e il «Caso Moro»
2 La commissione parlamentare
2.1 La relazione della maggioranza
2.2 La relazione dell'opposizione
3 I risvolti giudiziari
4 Dibattito sull'autenticità dei documenti
5 Il dibattito politico
6 Note
7 Fonti
8 Voci correlate
9 Collegamenti esterni
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Contenuto delle schede [modifica]
Il servizio segreto britannico ha inviato in Italia fra il 1995 e il 1999 261 documenti, che portano tutti il nome di “Rapporto Impedian” seguiti dal numero d'ordine.Ogni scheda contiene:
Data delle informazioni aggiornate al 1984;
Data di emissione da parte del SIS (che varia dal 23 marzo 1995 al 10 novembre 1998);
Fonte
Oggetto
Commento (informazioni che il servizio segreto inglese richiede all'Italia quando non è riuscito a risalire all'identità di un contatto)
La segnatura ”Segretissimo”
Le schede sono state tradotte in lingua italiana dal personale del SISMI. La traduzione italiana occupa 645 pagine. Dopo essere stato inviato dal SISMI alla Procura della Repubblica di Roma, per decisione parlamentare il «Dossier Mitrokhin» è stato acquisito dalla Commissione Stragi, che ne ha disposto la pubblicazione l'11 ottobre 1999.Il dossier non è diviso per capitoli, ma per numero di scheda. È possibile però ricostruire un ordine che faciliti l'esposizione. Gli argomenti principali trattati nelle schede sono: 1) Le stazioni radio e i depositi clandestini di armi; 2) I collaboratori italiani e i loro compiti; 3) I finanziamenti illegali al PCI, al PSIUP e al Partito Comunista di San Marino; 4) Gli attriti tra PCI e PCUS.
Le stazioni radio e i depositi clandestini di armi [modifica]
Dal Dossier Mitrokhin emergono informazioni riguardanti l'esistenza in Italia di basi radio sparse sul territorio e difese da attigui depositi di armi. Queste, secondo la relazione di maggioranza, sarebbero dovute servire al KGB per organizzare e mantenere in Italia una rete clandestina di agenti da attivare se si fosse verificato un colpo di stato di destra (come era avvenuto in Grecia nel 1967) che avesse messo fuorilegge il PCI. Le basi radio e i depositi d'armi, sono stati effettivamente tutti rinvenuti dove indicato da Mitrokhin dal dossier. Curiosamente, i primi tentativi di ritrovamento non ebbero successo per via di un inspiegabile errore di conversione tra unità di misura internazionali (metri), russe ed anglosassoni (yarde) compiuto dai servizi di sicurezza italiani. La successiva identificazione dell'errore da parte degli Inglesi e dello stesso Mitrokhin (che forni' informazioni aggiuntive, compresa una piantina) consentì il ritrovamento delle radio e delle armi in tutte le località con l'eccezione di una nel Lazio, il cui sito era stato nel frattempo edificato con la costruzione di palazzine. [2] [3] Questo è un forte indizio a favore dell'autenticità del Dossier, poiché non è conosciuta nessuna altra fonte precedente che facesse supporre l'esistenza di tali stazioni radio a lunga gittata, in grado di trasmettere fino in Unione Sovietica[senza fonte].
I collaboratori italiani e i loro compiti [modifica]
Il KGB creò sul territorio italiano dei nuclei destinati ad eseguire alcuni compiti:
l'individuazione e l’installazione di dispositivi speciali in nascondigli vicini agli obiettivi;
il procacciamento di esemplari di uniformi militari italiane, gradi, kit da cucito, con l'evidente scopo di riprodurli per fini di spionaggio (scheda 159);
la creazione di gruppi di sabotaggio (scheda 156);
l'attivazione di operazioni speciali in tempo di pace contro due o tre obiettivi principali dell'avversario (scheda 156);
l'utilizzazione degli immobili di agenti del KGB come nascondigli di apparecchiature di grosse dimensioni (scheda 157).
Quanto all'identità delle spie italiane ingaggiate dai sovietici, il KGB strinse rapporti soprattutto con pubblici ufficiali. Ecco un elenco. Avvertenza: i ruoli e le azioni svolte sono state trascritti al condizionale ("avrebbe passato documenti", ecc.), molti di quei ruoli, all'arrivo del dossier, erano già noti da tempo ai servizi (come affermato da diversi responsabili dei servizi stessi durante le audizioni alla commissione Mitrokhin), altri riguardavano fatti che non costituivano nessun tipo di reato o illecito o erano già caduti in prescrizione, per altri ancora i responsabili erano nel frattempo morti, in alcuni casi l'identificazione tra il nome in codice e la persona non era tuttavia sicura. Nonostante le numerose richieste né i servizi, né la magistratura, né la commissione hanno avuto accesso alle copie delle trascrizioni originali di Mitrokhin (tranne in un caso), ma solo ai report riassunti forniti dai servizi inglesi, e questo ha posto problemi anche di verificabilità delle fonti (secondo la relazione di minoranza della commissione alcune delle informazioni contenute nei report consegnati al SISMI differivano rispetto a quanto Mitrokhin poi scrisse nei suoi libri).
Carlo Fortunati, quando lavorava alla cifratura presso l’Ambasciata italiana a Mosca (scheda 1);
Bonifacio Pansini - console onorario austriaco a Bari (scheda 2);
Angelo Travaglini - funzionario del Ministero degli Esteri e segretario dell'Ambasciata italiana in Camerun (scheda 11);
Mario Colombo - addetto all'Ambasciata italiana di Sofia e poi al Consolato italiano di Saarbrücken (ex Repubblica Federale Tedesca), che da Sofia avrebbe passato messaggi cifrati al KGB e sottratto documenti all'Ambasciata e dalla città tedesca sarebbe stato "coltivato" dai servizi bulgari;
Corrado Mancioni - addetto al Dipartimento NATO del Ministero degli Affari esteri, che avrebbe dovuto collocare microspie in tale ufficio, oltre che nella villa di Ginevra occupata dalla delegazione italiana per la conferenza CSCE sul disarmo (scheda 49);
Giuseppe De Michelis di Slonghello - funzionario del Dipartimento politico del Ministero degli Esteri (scheda 54);
"Petrov" - ufficiale della Marina che avrebbe collaborato spontaneamente col KGB, e che nel 1983 avrebbe fornito materiale concernente la NATO ed altro (scheda 78);
"Vittorio" - addetto all'Istituto per la Relazioni culturali tra Italia e Messico, che sarebbe stato addestrato dal KGB con l'intenzione di inviarlo in Cina sotto gli auspici del Ministero degli Esteri (scheda 82);
Fernando Rizzo – funzionario del Ministero dell'Interno, che sarebbe stato avvicinato dallo spionaggio polacco e successivamente reclutato dal KGB (scheda 91);
"Suza" e "Venetsianka", due sorelle italiane al servizio del KGB, la prima avrebbe lavorato alle dipendenze del Ministero degli Affari esteri e poi sarebbe divenuta collaboratrice del consigliere diplomatico Lucioli, con accesso ai documenti che Lucioli riceveva dal Ministero degli Esteri e dagli ambasciatori italiani; la seconda avrebbe fatto parte dell'Ambasciata italiana in Francia e poi nella Repubblica Federale Tedesca (scheda 137); Suza dovrebbe essere Maria Collavo;
"Graf" - l'agente del KGB appartenente al Consolato italiano a Le Havre (scheda 148);
Mario Babic – generale, addetto aeronautico presso l'Ambasciata a Mosca. Sarebbe stato costretto a collaborare col KGB mediante una reazione inscenata da parte di un ufficiale che si sarebbe spacciato per il marito di una donna russa con cui Babic conviveva, e che avrebbe minacciato di comprometterlo adducendo anche un falso aborto. Poi Babic si sarebbe pentito della collaborazione, chiedendo la distruzione del documento da cui risultava il suo intrappolamento. Ma sarebbe stato nuovamente raggirato, in quanto gli sarebbe stata consegnata una copia del documento con cui si impegnava a collaborare, fatta passare per originale: egli non se ne sarebbe accorto (scheda 149): e, come risulta dalla scheda 152, rientrava nei sistemi del KGB per "indurre o forzare un individuo a collaborare minacciando di rivelare le sue vulnerabilità", peraltro, in questo caso, sulla base di fatti falsi e costruiti ad arte;
"Demid" (agente reclutatore), "Kvestor" (cifratore) e "Tsenzor" (funzionario dell'ufficio radio) - funzionari del Ministero degli Esteri che sarebbero stati usati per ottenere chiavi criptate del Ministero degli Esteri e del Ministero dell'Interno, informazioni sui movimenti delle flotte NATO nei porti italiani, informazioni sui controlli esercitati sul PCI con sottrazione di documenti segreti dalle casseforti del capo del Controspionaggio del Ministero dell'Interno;
"Tibr" - dipendente del Ministero dell'Interno che avrebbe fornito informazioni sulla NATO e che sarebbe stato addestrato come operatore radio per operare in una sede illegale;
"Kapa" - segretario steno-dattilografo, anch'egli in servizio al Ministero dell'Interno (scheda 165).
Gianluigi Pasquineili - segretario dell'Ambasciata italiana a Berna, "ripagato con costose ricompense" (scheda 3);
"Polatov" - vice addetto navale all’Ambasciata italiana a Mosca e ufficiale dei SIOS, "reclutato" (e quindi, retribuito) dal Secondo Dittatoriato Generale del KGB. Dietro questo nome in codice si nasconde presumibilmente Armando Vigilano (scheda 9);
Ermanno Squadrilli - funzionario del Ministero degli Esteri, "reclutato" dalla Residentura del KGB a Roma (scheda 10);
Giuseppe Planchenti - addetto all’Ambasciata italiana di Mosca, avvicinato dal KGB. Una agente avrebbe finto di innamorarsi di lui convincendolo ad avviare un rapporto di convivenza. La donna avrebbe quindi simulato una gravidanza ed un aborto, costringendo Planchenti a rendersi disponibile al KGB. Planchenti avrebbe fornito dettagli sulle strutture e sulle misure di sicurezza dell'Ambasciata italiana, ritratti a penna di appartenenti ad essa, indicazioni sugli appartenenti ai Servizi speciali (scheda 17);
Enrico Aillaud - consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio dei ministri, poi capo del Gabinetto di Amintore Fanfani e, successivamente, ambasciatore italiano in Cecoslovacchia, Polonia, Austria e DDR. Sarebbe stato reclutato dai servizi cecoslovacchi ricattandolo per una relazione con una donna di facili costumi e per speculazioni monetarie. Avrebbe fornito informazioni circa la NATO, la CEE, la Cina e membri dei corpi diplomatici a Mosca. Sarebbe stato ricompensato con preziosi regali e con battute di caccia a Mosca (scheda 21);
Giovanni De Luca - funzionario del Ministero per il Commercio estero, il quale, trovandosi in difficoltà economiche, sarebbe stato aiutato da un emissario italiano del KGB ad ottenere mansioni meglio retribuite nella Segreteria del Ministro, e sarebbe stato poi coinvolto nella preparazione del materiale per l'agenzia ADN Kronos, con una retribuzione di 50.000 lire, per cui avrebbe passato documenti segreti al KGB (scheda 33);
"Enero", non identificato - funzionario del Ministro degli affari Esteri, indicato come agente del Secondo Direttorato Generale del KGB (scheda 41);
Francesco Virdia - ufficiale cifratore del Ministero degli Affari esteri, dove sarebbe stato assegnato da un appartenente al KGB, che gli avrebbe fatto regali valutabili ciascuno fino alle 20.000 lire, e poi (dal 1952) gli avrebbe fatto corrispondere uno stipendio mensile di lire 10.000, elevate poi a lire 15.000. Nella scheda si parla di telegrammi cifrati che Virdia avrebbe comunicato al KGB prima oralmente, poi trasmettendone copia. Nel 1953 avrebbe fornito, dietro compenso di lire 100.000, i codici cifrati adoperati dalle Prefetture, dai Carabinieri, dalle Missioni italiane all'estero e dallo Stato Maggiore (SIFAR), il codice DANTE usato per le reti interne italiane, e, per il 1964, il codice ROMA (scheda 53);
"Denis" - ufficiale cifratore della Residentura dello spionaggio italiano in Libano, "manipolato" e "reclutato" dal KGB nel 1961 (scheda 71);
Mario Prezioso - impiegato presso l'Ufficio anagrafe di Villanova (vicino Roma), il quale - previe ricompense - avrebbe fornito allo spionaggio bulgaro (che fungeva da tramite per il KGB) informazioni sugli abitanti del distretto che si recavano all'estero (scheda 76);
Velia Fratelli - dattilografa del Dipartimento Stampa del Ministero degli Esteri, "reclutata" dal KGB (scheda 139);
"Topo" - altra dattilografa del Ministero degli Esteri, reclutata dal KGB e in diretto contatto con la Residentura romana, cui per 15 anni avrebbe fornito "informazioni documentarie" (scheda 140);
"Inga" - anch’essa dattilografa del Ministero degli Esteri, reclutata dal KGB, cui nel 1971 sarebbe stata amputata una gamba, elemento determinante per la sua identificazione (scheda 141);
Luciano Raimondi - addetto culturale presso l'Ambasciata italiana in Messico, di nota fede comunista, reclutato dal KGB (scheda 150);
Libero Rovaglio - funzionario del Ministero degli Esteri, tramite il KGB sarebbe stato reclutato dai Servizi albanesi. Poi avrebbe fornito al KGB codici, cifrari, documenti e copie provenienti dall'Ambasciata italiana, circolari segrete ed istruzioni del Ministero della Difesa e di quello degli Esteri (scheda 178);
Giorgio Conforto - già dipendente del Ministero degli Esteri, il quale avrebbe reclutato "Topo", "Inga", "Suza" e "Venetsianka". Nel 1968 sarebbe stato "congelato" dal KGB e gli sarebbe stata assegnata una pensione a vita di 180 rubli. Nel 1975, a ricompensa di 40 anni di collaborazione con il KGB, egli e la moglie furono insigniti dell'Ordine della Stella Rossa. Nel 1979 la di lui figlia Giuliana fu arrestata con due terroristi delle Brigate Rosse (Valerio Morucci e Adriana Faranda), cui aveva offerto ospitalità, e nella casa fu ritrovata una mitraglietta dello stesso tipo di quella impiegata per uccidere Aldo Moro. La stessa scheda (scheda 142) tuttavia afferma che "La donna aveva funto da custode di un appartamento adoperato dai terroristi e, come si chiarì in seguito, era stata usata dal KGB a sua insaputa. Conforto non sapeva del legame di sua figlia con i terroristi e si trovava nell'appartamento della figlia quando questa venne arrestata insieme alle altre due terroriste.", negando quindi un loro coinvogimento con le BR. Proprio a causa di questi avvenimenti Conforto fu nuovamente "congelato" nel timore che eventuali indagini relative all'arresto della figlia si estendessero anche a lui.
Italo Papini - funzionario del Ministero degli Affari esteri accreditato all'Ambasciata italiana a Mosca. Era sposato con una cittadina sovietica. A Mosca gli sarebbe stato teso un tranello, in quanto sarebbe stato attirato in una relazione segreta da una donna agente del KGB ed i loro incontri sessuali sarebbero stati fotografati. Un altro agente avrebbe strumentalizzato tale relazione, inventando il fatto che la donna, rimasta incinta, era stata operata ed era rimasta invalida ed i suoi parenti erano intenzionati a rivolgersi all'Ambasciata italiana. Avrebbe aggiunto che vi erano altre fotografie che riproducevano rapporti sessuali di Papini con una sua domestica, anch'essa sovietica. Sarebbe stato così costretto a fare l'informatore del KGB, ed avrebbe parlato di manipolazioni finanziarie dell'Ambasciata italiana (rubli contrabbandati all'estero). Poi avrebbe collaborato con il KGB dall'Italia, venendo retribuito con 500 dollari (scheda 173);
Vincenzo Marazzuita ("Metsenat") - prefetto con incarico importante presso la Presidenza del Consiglio, indicato come agente del KGB, che sarebbe stato retribuito con 170 rubli mensili, e pensionato nel 1980 con una liquidazione di 1.500 dollari. Strelkov Vladimir Evgenijevic, interprete russo della lingua italiana che lavorava per il KGB, in un interrogatorio ha dichiarato che Marazzuita veniva retribuito con 40-60.000 lire mensili per le informazioni fornite (scheda 214).
Inoltre, tre rappresentanti del PCI sarebbero stati in Unione Sovietica rispettivamente come istruttore radio e cifratura, come specialista nella disinformazione e come esperto nella produzione di documenti falsi (scheda 79). Risulta poi l'addestramento e l'uso di "illegali" per l'individuazione in Italia di luoghi adatti per i movimenti di resistenza, di punti sensibili negli oleodotti, o per azioni speciali contro ferrovie e autostrade, oppure per sbarchi marittimi, e dei siti di atterraggio (scheda 118).
Tra le spie sovietiche vi era anche la categoria dei giornalisti italiani "coltivati" tra cui:
Giuliano Zincone, Corrispondente del Corriere della Sera, e, secondo la fonte, collegato al gruppo di sinistra de Il manifesto (scheda 4);
Sandro Viola, corrispondente de la Repubblica (scheda 5);
Luigi Fossati, vice capo redattore de Il Messaggero, che avrebbe fornito al KGB informazioni su diplomatici (scheda 6);
Giorgio Girardet, redattore capo del giornale "Nuovi Tempi", che nel 1997 avrebbe ricevuto una retribuzione mensile di 150 rubli quale reclutato dalla Residentura del KGB a Roma (scheda 13);
"Podvizhnij", giornalista italiano non identificato, direttore di una "importante rivista" e Corrispondente de Il Tempo e de "L'Automobile", che sarebbe stato retribuito con un stipendio mensile di 240 rubli, e che sarebbe stato informatore del KGB su un Consigliere dell'Ambasciata albanese in Italia e sull'Ambasciatore stesso (scheda 16);
Francesco Gozzano, direttore del Dipartimento internazionale dell'Avanti, agente della Residentura del KGB a Roma, che sarebbe stato retribuito con un salario mensile di 240 rubli (scheda 23);
Franco Leonori, direttore dell'agenzia di stampa cattolica di sinistra "Adista", avrebbe ricevuto dal KGB un salario mensile di 170 rubli (scheda 27);
Gianni Corbi, redattore capo del settimanale L'Espresso, che dal 1962 sarebbe stato finanziato dal KGB (scheda 35);
Alberto Cavallari, direttore dell'ufficio di Roma del settimanale L'Europeo, indicato come in contatto confidenziale con la Residentura di Roma del KGB (scheda 36);
Angelo Padovan, redattore de Il Popolo per la politica estera, indicato come contatto segreto della Residentura del KGB a Roma (scheda 51);
"Oston", agente del KGB e redattore del quotidiano "Politica nuova" (scheda 75);
Giorgio Bonelli, indicato come gestito dal Dipartimento 1 del Direttorato 5, che si sarebbe occupato dei "viaggiatori illegali" (scheda 154).
Inoltre la Residentura romana del KGB avrebbe avuto rapporti con le seguenti riviste e giornali: "Tempo", "Paese Sera", "Sette Giorni", "L'Europa Domani", "L'Astrolabio" e "Scena Illustrata","L'Espresso, tutti classificati con nomi in codice (schede 35 e 146).
I finanziamenti illegali al PCI, al PSIUP e al Partito Comunista di San Marino [modifica]
La scheda numero 122 riporta l'elenco dei finanziamenti sovietici al PCI negli anni tra 1970 e il 1977. La scheda informa che, in quel periodo, la cellula del KGB di Roma avrebbe consegnato al PCI le seguenti somme: per il 1971, 1.600.000 dollari; nel 1972 5,2 milioni; nel 1974 furono consegnati a febbraio 3 milioni ed entro maggio altri 6 milioni di dollari, incluso un milione di dollari in più (Armando Cossutta aveva chiesto il rimanente anticipo di 500.000 dollari); per il 1976 5,5 milioni, più un altro milione consegnato successivamente; infine, nel 1977, 1 milione.La scheda numero 126 riporta l'elenco dei finanziamenti sovietici al PSIUP tra gli anni 1969 e '72: 900.000 dollari nel 1969 e nel 1970, 825.000 dollari nel 1971, 1.050.000 dollari nel 1972 (di cui 600.000 per la campagna elettorale).La scheda numero 125 riporta l'elenco dei finanziamenti sovietici al Partito Comunista di San Marino tra gli anni 1970 e il 1977: 25.000 dollari nel 1970, 20.000 dollari nel 1971, 25.000 dollari nel 1974 e 30.000 dollari nel 1977.
Gli attriti tra PCI e PCUS [modifica]
Nelle schede 130, 131, 145 e 192 viene evidenziato come il PCUS non approvasse alcune scelte del PCI e di Enrico Berlinguer ("contatti tra rappresentanti del PCI e rappresentanti USA; la posizione del PCI sull'appartenenza dell'Italia alla NATO; tolleranza della aggressività politica di Israele; Tentativi di sviluppare contatti con il Partito Comunista Cinese; supporto al Governo italiano; polemiche con il PCUS su questioni di religione, dissidenza, eventi in Cecoslovacchia ed altri argomenti") e come quindi il PCUS dovesse spesso esercitare pressioni sul PCI e il KGB stesse di conseguenza preparando dei documenti e delle false notizie per cercare di compromettere Berlinguer stesso.
Il colonnello del Kgb Sokolov e il «Caso Moro» [modifica]
Il Dossier Mitrokhin ha contribuito a svelare l'identità di un agente del Kgb coinvolto nel Caso Moro (la tragica vicenda avvenuta nel 1978, quando lo statista italiano fu sequestrato dalle Brigate Rosse e, dopo 55 giorni, ucciso) [4].Nel 1999, quando il dossier fu reso pubblico, Ferdinando Imposimato, titolare dell'inchiesta sul sequestro e l'uccisione dello statista, ne ottenne una copia. Il professor Franco Tritto, che era stato negli anni '70 collaboratore di Moro a «La Sapienza», la sfogliò e, nella scheda n° 83, del 23 agosto 1995, vi lesse il nome Sergeij Sokolov. Quel nome gli fece tornare alla mente un borsista di un'università moscovita che conobbe Moro negli ultimi mesi prima del sequestro.La scheda diceva anche che Sokolov apparteneva al V Dipartimento, quello preposto alle "operazioni speciali" in Italia, operazioni che consistevano nei sequestri di persona e negli omicidi. Sokolov, quindi, non era venuto in Italia per studiare, ma per controllare da vicino Moro. Nelle parole di Imposimato: egli «raccolse su Moro notizie che potessero preludere al sequestro».
Secondo il giudice, però, la scheda del Dossier Impedian relativa all'agente sovietico conteneva una manipolazione. Nella scheda, infatti, era scritto che Sokolov entrò in Italia nel 1981, quanto bastava per escluderlo da un coinvolgimento nella vicenda. Imposimato, attraverso le indagini, scoprì invece che la data esatta dell'arrivo della spia sovietica in Italia era stata il novembre 1977, ovvero pochi mesi prima del sequestro Moro.Imposimato confermò un altro dato presente sulla scheda n° 83, ovvero che Sokolov aveva vinto la borsa di studio che gli era servita per entrare in Italia grazie all'appoggio dell'ambasciatore italiano a Mosca, Enrico Aillaud, anch'egli risultante asservito al KGB, secondo il dossier Mitrokhin.
Il fatto che il nome presente sulla scheda coincidesse con il nome con cui Sokolov si presentò a Moro e a Tritto non stupì Imposimato, che sapeva che altre spie russe presenti in Italia usavano il loro vero nome.Dal comportamento "scoperto" della spia, Imposimato dedusse che Sokolov fosse convinto di poter contare sull'appoggio di qualcuno in Italia. Infatti il Sismi non produsse nessuna informativa su di lui: per gli inquirenti Sokolov non esistette fino al 1995, quando il suo nome comparve nel Dossier Mitrokhin.Nel 1981 il finto borsista russo aveva già raggiunto il grado di colonnello (dato riportato sulla scheda n° 83), il che comprova, secondo Imposimato, che la sua carriera nel Kgb fosse iniziata diversi anni prima.
La commissione parlamentare [modifica]
Nel 2002 fu istituita una commissione parlamentare di inchiesta, riprendendo un disegno di legge del governo D'Alema della precedente legislatura, per verificare le affermazioni contenute nel dossier, specialmente quelle riguardanti l'attività spionistica svolta dal KGB sul territorio nazionale e le eventuali implicazioni e responsabilità di natura politica o amministrativa. Presidente della commissione fu nominato Paolo Guzzanti di Forza Italia.
Guzzanti reperì copie di fascicoli segreti anche in Germania e Ungheria. Dall'insieme dei documenti esaminati emerse come fin dagli anni '50 il KGB pagasse degli informatori, reclutati anche tra i funzionari del PCI. Il nome più importante che compare nel dossier è quello di Armando Cossutta.
Emergono innanzitutto i piani di invasione dell'Italia e di tutta l' Europa occidentale da parte dell'URSS, risalenti all'immediato dopoguerra, ma rimasti in vigore fino a tutti gli anni '80, che nelle loro linee generali erano tuttavia già noti da tempo alle forze NATO. Le forze sovietiche sarebbero dovute entrare dal Brennero.
Alla commissione parlamentare d'inchiesta sul Dossier Mitrokhin presero parte i seguenti senatori: Guzzanti (presidente),Meleleo e Zancan (segretari), Andreotti, Bettamio, Cavallaro, Ciccanti, Dato, Falcier, Garraffa, Gasbarri, Lauro, Maconi, Malan, Marino, Mugnai, Nieddu, Pace, Stiffoni e Ulivi.
E i seguenti deputati: Mangiello e Papini (vicepresidenti), Adornato, Albonetti, Bielli, Carboni, Cicchitto, Diliberto, Duilio, Fallica, Fragalà (successivamente ucciso a bastonate in circostanze misteriose [5]), Gamba, Giordano, Lezza, Menia, Molinari, Napoli Osvaldo, Quartiani, Saponara e Stucchi.
Il 16 dicembre 2004, vengono rese pubbliche le relazioni finali (scaricabili dal sito internet del Parlamento Italiano).
Anche Romano Prodi fu ascoltato il 5 aprile 2004 dalla Commissione Mitrokhin, in riferimento al fatto che lo stesso, non ancora parlamentare, il 2 aprile 1978, mentre era in corso il sequestro dell’on. Aldo Moro, avrebbe partecipato in casa di amici in provincia di Bologna (la casa era di proprietà del futuro economista e ministro Alberto Clò e alla seduta partecipò anche Mario Baldassarri, ai tempi della commissione politico di Alleanza Nazionale e viceministro per l'Economia e le Finanze dei governi Berlusconi II e III) ad una seduta spiritica, nella quale un piattino, mosso dallo spirito di Giorgio La Pira, richiesto dell’ubicazione del sequestrato, avrebbe composto il nome “gradoli”. Trasmessa poi l’informazione al Viminale, il 6 aprile venne organizzata dalla polizia una retata infruttuosa nel paese di Gradoli (Viterbo) a caccia del prigioniero. In modo “casuale” il successivo 18 aprile venne rinvenuto al nr. 96 – interno 11 di via Gradoli a Roma un covo delle Brigate Rosse abbandonato di recente, dove era stato probabilmente detenuto il presidente della DC. Nell'audizione in commissione il presidente Prodi si riportò integralmente alla sua audizione alla Commissione Moro (10 giugno 1981) ”non avendo inteso aggiungere altro”.
Nel novembre 2006, dopo la morte a Londra per avvelenamento dell'ex spia del KGB Aleksandr Litvinenko causata da una dose letale di Polonio 210 esplode il caso legato all'attività di Mario Scaramella, consulente della commissione ed entrato in contatto a partire dal gennaio 2004 con l'ex agente segreto del KGB. L'attività di Scaramella per conto della commissione sarebbe stata volta a cercare e raggruppare documenti sui casi già esaminati dalla stessa commissione tra cui alcuni personaggi di spicco della politica italiana e anche sull'allora presidente del consiglio Romano Prodi.
Scaramella è stato arrestato il 24 dicembre 2006 con l'accusa di traffico illegale d'armi, violazione del segreto d'ufficio e calunnia aggravata e continuata per aver calunniato l’ex capitano del KGB Aleksander Talik (sostenendo che fosse il mandante di possibili attentati contro di lui e contro Paolo Guzzanti)[6], un ex capitano ucraino del Nono Direttorato del Kgb, cioè della stessa sezione di cui faceva parte anche Andrei Lugovoy, che secondo la Procura della Corona Britannica sarebbe l’assassino materiale di Litvinenko. Scaramella è poi rimasto detenuto in carcerazione preventiva per ben un anno e quattro mesi nel carcere romano di Regina Coeli, dopo essersi consegnato alle autorità italiane, al suo ritorno a Napoli dal ricovero in un ospedale militare di Londra, ricovero reso necessario dal contatto con Aleksandr Litvinenko nelle ore immediatamente successive al suo avvelenamento. Mario Scaramella ha patteggiato la pena a quattro anni di reclusione, per le accuse di calunnia e traffico di armi ed è stato immediatamente scarcerato poiché ha goduto dell'indulto. Con la sentenza, avendo scontato un anno e 4 mesi di carcere preventivo ha praticamente chiuso ogni pendenza con la giustizia.
La relazione della maggioranza [modifica]
L'allora maggioranza in carica (2001-2006) durante lo svolgimento della commissione parlamentare sospetta una sostanziale condivisione politica delle scelte fatte dal SISMI in quegli anni da parte dei governi Lamberto Dini, Romano Prodi e Massimo D'Alema, che spiegherebbero una continuità di azioni inconcludenti ed omissioni. Non vi è traccia che Lamberto Dini e Massimo D'Alema abbiano mai ricevuto comunicazione ufficiale da parte del SISMI sull'operazione Impedian. Vi è traccia invece di una comunicazione ufficiale fatta a Romano Prodi.
La maggioranza sostiene che ci sia stata una "precisa e determinata" volontà dei Presidenti del Consiglio pro tempore Lamberto Dini, Romano Prodi e Massimo D'Alema di accreditare davanti alla Commissione le tesi dei due direttori del SISMI Siracusa e Battelli e la validità formale e sostanziale dell'operazione Impedian. In particolare Romano Prodi, dopo un'iniziale negazione di qualsivoglia sua compartecipazione nella vicenda Mitrokhin, ha dovuto ammetterne la conoscenza e l'assunzione di responsabilità "attraverso un generico provvedimento verbale assunto".
Dal documento ufficiale pubblicato, si evidenziano le seguenti conclusioni:
Il 28 marzo 1995 (ossia 48 ore prima dell'arrivo dei primi documenti dall'MI6) il direttore del SISMI ordina la sostituzione del colonnello Alberico La Faso della I divisione con Luigi Emilio Masina, il quale forza una sostanziale paralisi delle attività di controspionaggio almeno fino alla fine dell'aprile 1998, anno in cui si viene a sapere che sta per essere pubblicato un libro a cura del professor Andrew e dello stesso Mitrokhin ("The Mitrokhin Archive - The KGB in Europe and in the West" del 1999).
Secondo la relazione di maggioranza dai vertici del SISMI vi sarebbero state ripetute mancanze, coperture ed omissioni che hanno avuto come conseguenza una iniziale non informazione del governo su quanto i documenti rivelavano e successivamente un susseguirsi di comunicazioni parziali. In particolare c'è stata una sincrona copertura da parte del direttore del SISMI generale Siracusa e dal suo successore l'ammiraglio Battelli sull'operazione Impedian (ossia quella riguardante il Dossier Mitrokhin), che è sfociata (sempre secondo la relazione di maggioranza) nel tentativo di impedire alla Commissione d'inchiesta di ricostruire correttamente i fatti.
Vi furono delle fuoriuscite per almeno tre volte di materiale classificato come "segretissimo" riguardante il Dossier Mitrokhin dal SISMI in direzione dell'autorità politica nel 1995, 1996 e 1999. Di queste fuoriuscite non è rimasta traccia negli atti del Servizio.
Gli autori del libro "The Mitrokhin Archive - The KGB in Europe and in the West" hanno lamentato delle pressioni allorquando cercarono di investigare sui presunti finanziamenti che il KGB avrebbe versato direttamente ad Armando Cossutta e l'ipotizzato coinvolgimento del KGB nell'attentato a Papa Giovanni Paolo II, la cui prova sarebbe stata la presenza di un agente sovietico in piazza San Pietro mentre Agca stava sparando.
La relazione dell'opposizione [modifica]

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La relazione dell'opposizione, citando anche estratti delle audizioni dei vari dirigenti dei servizi, evidenzia che all'arrivo del dossier in Italia molte delle notizie contenute fossero già note, sia grazie all'opera dei servizi stessi, sia grazie ad inchieste della magistratura attivate dopo l'apertura degli archivi del KGB. La relazione ricorda anche che la prima bozza del dossier (per quello che riguardava l'Italia) fu consegnata al SISMI il 17 aprile 1998 e che versioni successive dello stesso documento, seppur promesse dai servizi inglesi nel novembre dello stesso anno, non furono mai consegnate e che il SISMI ebbe quindi accesso al resto delle informazioni solo nel settembre 1999, quando fu pubblicato il libro di Andrew-Mitrokhin. Viene poi evidenziato come entrambe le rogatorie internazionali (verso la Gran Bretagna e verso la Russia) per accedere ai documenti originali non ebbero seguito e che "Elementi probatori giudiziariamente rilevanti a carico dei nominativi contenuti nel dossier Mitrokhin non emersero nel corso della trattazione del materiale informativo da parte del SISMI ne in esito agli accertamenti svolti dal ROS." (dal testo della relazione).
I risvolti giudiziari [modifica]
A seguito degli elementi acquisiti, la procura di Roma, iscrive nel registro degli indagati Romano Prodi e Massimo D'Alema e altre 19 persone. Successivamente alle indagini il 7 agosto 2004 il procedimento viene archiviato dalla stessa Procura di Roma per tutti i 19 indagati ancora in vita (due sono nel frattempo deceduti).
Nel febbraio 2006 i pubblici ministeri della procura di Roma titolari del fascicolo inviano al Tribunale dei Ministri la richiesta di archiviazione, in quanto "le scelte e le determinazioni assunte in relazione al dossier Mitrokhin non rilevano sotto il profilo penale".
Nell'ottobre 2006 il Tribunale dei Ministri accoglie la richiesta di archiviazione del procedimento.
Dibattito sull'autenticità dei documenti [modifica]
Molti storici si sono posti il problema della credibilità dei documenti di Mitrokhin, considerando anche che non è possibile verificarne l'autenticità in Unione Sovietica. L'American Historical Review (106:2, aprile 2001) scrive:
(EN)
« "Mitrokhin was a self-described loner with increasingly anti-Soviet views... Maybe such a potentially dubious type (in KGB terms) really was able freely to transcribe thousands of documents, smuggle them out of KGB premises, hide them under his bed, transfer them to his country house, bury them in milk cans, make multiple visits to British embassies abroad, escape to Britain, and then return to Russia, and carry the voluminous work to the west, all without detection by the KGB... It may all be true. But how do we know?." »
(IT)
« Mitrokhin si descrisse come un solitario con una crescente opinione anti-sovietica... Potrebbe forse un simile personaggio sospetto (dal punto di vista del KGB) realmente essere stato libero di trascrivere migliaia di documenti, contrabbandarli fuori dalle sedi del KGB, nasconderli sotto il suo letto, trasferirli nella sua casa di campagna, nasconderli nei contenitori del latte, fare numerose visite alle ambasciate Britanniche all'estero, fuggire in Gran Bretagna per poi tornare in Russia e trasportare tutti quei voluminosi documenti nuovamente in occidente, e tutto questo senza essere scoperto dal KGB... Potrebbe essere tutto vero. Ma come possiamo saperlo? »
(American Historical Review, aprile 2001))
Secondo altri critici il rapporto conterrebbe sia informazioni veritiere, ma già note da tempo negli ambienti dei servizi (anche quelli italiani) all'epoca in cui vennero diffuse (del resto molte informazioni erano relative a fatti avvenuti decenni prima, partendo il dossier dal 1917 ed essendo stato diffuso dopo l'apertura di alcuni archivi del Kgb agli inizi degli anni '90), che Mitrokhin potrebbe quindi aver raccolto da più fonti e non necessariamente trascritto dagli archivi del KGB, sia informazioni completamente non verificabili che potrebbero essere false[senza fonte].
I servizi segreti russi hanno più volte smentito l'autenticità del materiale.
D'altro canto, le conclusioni a cui giunge la Commissione di Intelligence e Sicurezza del parlamento britannico sono di parere diametralmente opposto, indicando Vasilij Mitrokhin come la più informata fonte sovietica che l'Occidente abbia mai trovato. Dello stesso parere è anche l' FBI, che considera il materiale Mitrokhin come il più grande successo in materia di contro-intelligence del dopoguerra [7] Infine, tutte le stazioni radio e le basi del KGB in Italia vennero scoperte e ritrovate esattamente dove indicate dal dossier, nonostante Mitrokhin non abbia mai effettuato alcuna missione in Italia. [8] La loro esistenza (sospettata da tempo) così come (successivamente) la loro localizzazione, era tuttavia gia' stata resa pubblica in Italia dopo le indagini della magistratura negli archivi del KGB, avvenute prima della collaborazione stabile tra Mitrokin e il servizio inglese[9].
Il dibattito politico [modifica]
Numerosi parlamentari di centro-destra hanno lamentato come prima del 2002 il materiale contenuto nel Dossier fosse stato occultato o sottovalutato. A riprova di questo, viene citato il fatto che il Regno Unito si offrì di portare lo stesso Vasilij Mitrokhin direttamente in Italia per essere ascoltato dai nostri servizi segreti, ma l'offerta, pur ripetuta tre volte, rimase senza risposta; che nel periodo precedente la costituzione della Commissione d'Inchiesta non vennero svolte effettive indagini, ma solo ricerche d'archivio; che non venne completata la traduzione di tutte le schede, per esempio, quella contenente il glossario usato dai sovietici per classificare i contatti, le spie e gli agenti. Il governo D'Alema presentò un disegno di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta riguardante il dossier Mitrokhin; il disegno decadde, ma venne ripreso e approvato dal governo Berlusconi II.
Da parte degli ex-leader del PCI e dei parlamentari di centro-sinistra si afferma come il dossier sia stato utilizzato in maniera strumentale (soprattutto nei periodi di campagna elettorale), che i fatti, basati su trascrizioni di appunti e non su documenti ufficiali, sono contestati dai servizi segreti russi. Molti hanno fatto notare come, nel periodo che ha preceduto il crollo del muro di Berlino, non solo da parte del KGB, ma anche e soprattutto da parte della CIA, ci siano state grosse interferenze, movimenti di denaro e fatti da considerare potenzialmente eversivi.[senza fonte]
Note [modifica]
^ Ex servizio segreto militare, oggi AISE.
^ [1], E. Gagliardi, Dossier Mitrokhin. Mistero all’italiana, tratto da: Studi Cattolici, n. 532, giugno 2005
^ [2] Atti della commissione parlamentare d'inchiesta (45ª seduta) p.31
^ Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato, Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro. Chiarelettere, 2008. Capitolo 9: «La lunga mano del KGB».
^ fonte ANSA
^ Napoli, arrestato Scaramella è accusato di traffico di armi, articolo de "La Repubblica", del 24 dicembre 2006
^ Vassilij Mitrokhin, Christopher Andrew: L'Archivio Mitrokhin. Le attività segrete del KGB in Occidente. Milano, Rizzoli, 1999, pag. 23.
^ [3] Atti della commissione parlamentare d'inchiesta (45ª seduta) p.31
^ Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, 54ª seduta, 6 ottobre 1999 Audizione dell'ammiraglio Fulvio Martini, già direttore del Sismi, su recenti notizie concernenti attività spionistiche collegate a fenomeni eversivi e sul caso Moro.
Fonti [modifica]
Vassilij Mitrokhin: Dossier KGB. “Rapporto Mitrokhin”. Tutti i documenti dello spionaggio in Italia. A cura di Angelo Ruggieri. Roma, Sapere 2000, 1999. ISBN 88-7673-143-1.
Vassilij Mitrokhin, Christopher Andrew: L'Archivio Mitrokhin. Le attività segrete del KGB in Occidente. Milano, Rizzoli, 1999.
Vassilij Mitrokhin, Christopher Andrew: 'L'Archivio Mitrokhin. Una storia globale della guerra fredda. Milano, Rizzoli, 2005.
Voci correlate [modifica]
Attentato a Giovanni Paolo II
Collegamenti esterni [modifica]
La trascrizione dei report del Dossier Kgb da parte dei ROS dei Carabinieri (file pdf)
I rapporti Impedian dal n° 1 al n° 233
La Commissione bicamerale Mitrokhin
La relazione finale della commissione (file pdf)
La relazione di minoranza (file pdf)
La relazione finale non messa ai voti per mancanza del numero legale (file pdf)
Articolo del quotidiano la Repubblica dell'11/01/2007 sul falso dossier di Mario Scaramella
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Dossier_Mitrokhin"

L'Archivio Mitrokhin era però ben più ampio.

L'Archivio Mitrokhin è composto dalle schede che l'ex funzionario del KGB Vasilij Nikitič Mitrokhin (Василий Никитич Митрохин) raccolse durante la sua attività e poi divulgò in tre volumi, usciti rispettivamente nel 1999, nel 2000 e (postumo) nel 2005.
Attraverso la pubblicazione di questo archivio (originariamente chiamato Dossier Impedian da uno dei nomi in codice di Mitrokhin) i paesi dell'occidente europeo hanno scoperto che lo spionaggio sovietico si era addentrato fin nei gangli fondamentali dei loro Stati e che i partiti comunisti occidentali legati a Mosca avevano operato per favorire lo spionaggio in vista di una possibile guerra d'invasione sovietica. Si è scoperto infatti che l'URSS non aveva mai dismesso i suoi piani di conquista dell'Occidente e che aveva mantenuto in vita un mastodontico apparato militare, pronto ad entrare in azione in qualsiasi momento. Allo scopo di preparare la guerra d'invasione, l'Unione Sovietica aveva creato una rete di agenti, informatori, spie, per carpire segreti politici e militari all'Occidente. Il tutto era diretto e finanziato dal KGB, il potente servizio segreto di Mosca.
Indice[nascondi]
1 L'Archivio Mitrokhin in Gran Bretagna
2 Operazioni del KGB nel mondo
2.1 America Latina
2.2 Africa
2.3 Asia
2.4 Vicino Oriente
3 Dubbi e conferme sull'autenticità dei documenti
4 Bibliografia
5 Voci correlate
6 Collegamenti esterni
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L'Archivio Mitrokhin in Gran Bretagna [modifica]
Dopo un fallito tentativo di aggancio ai servizi segreti degli Stati Uniti (prima di consegnarle ai servizi inglesi, offrì le informazioni in suo possesso all'ambasciata Statunitense in Lettonia, ma gli agenti della CIA non lo ritennero credibile e considerarono i documenti come possibili falsi), Vasili Mitrokhin si presentò il 24 marzo 1992 all'ambasciata britannica nella capitale di uno stato baltico. Ottenne un secondo appuntamento il 9 aprile e portò all'ambasciata oltre duemila cartelle, parte del suo archivio. I diplomatici britannici capirono subito di avere di fronte del materiale scottante: profili di centinaia di agenti del KGB, arricchiti con dettagli e particolari tali da consentire l'identificazione di diverse spie sovietiche di stanza in Occidente.
Dopo che fu informato il capo dei Servizi segreti (SIS), Colin McColl, il quale a sua volta riferì al Primo ministro John Major, una prima parte dell'archivio Mitrokhin venne portata in Gran Bretagna. Le autorità britanniche compresero di avere a che fare con una fonte di importanza straordinaria e decisero di proporre all'ex archivista di trasferirsi in Inghilterra in una località segreta. A settembre Mitrokhin accettò la proposta e a ottobre il Ministro degli Esteri Douglas Hurd autorizzò l'ingresso di Mitrokhin e della sua famiglia.
Intanto, a partire dal maggio 1992 il materiale consegnato al SIS cominciava ad essere tradotto, valutato e trasmesso ai servizi di sicurezza e collegamento. Questa operazione durò alcuni mesi. Successivamente le schede vennero inserite al computer. Alla fine del 1992 il ministro britannico degli Esteri, Jack Straw, poté inviare ai paesi alleati, tra cui l'Italia, le prime informazioni provenienti dall'archivio Mitrokhin. Nel frattempo il servizio segreto inglese avviava delle proprie indagini per trovare i necessari riscontri oggettivi. Le ricerche si protrassero per tre anni e nel luglio 1995 vennero consegnate al governo le prime relazioni sommarie.
Il passo successivo fu rendere di pubblico dominio le informazioni raccolte da Mitrokhin. Per questo l'ex funzionario russo venne affiancato da uno storico di professione, il professor Cristopher Andrew, che aveva già lavorato con un dissidente dei servizi segreti sovietici, Oleg Gordievskij. La nomina di Andrew a curatore delle pubblicazioni dell'archivio giunse il 16 marzo del 1996.
Il lavoro era estremamente lungo ed avrebbe previsto la pubblicazione di diversi volumi. I due decisero allora di anticiparne il contenuto in una serie di articoli per il maggior quotidiano britannico, The Times. L'11 settembre 1999 uscì il primo di essi. Scoppiò subito uno scandalo allorché nell'articolo veniva rivelata l'identità di due spie fino allora ignote al controspionaggio di Sua Maestà: Melita Norwood (nome in codice Hola) e John Seymonds (nome in codice Scot). Il governo, messo in evidente imbarazzo, decise di avviare senza indugi un'inchiesta pubblica sulla credibilità di Mitrokhin. Al termine dell'indagine, la Commissione parlamentare concluse che Vasili Mitrokhin “è la più informata fonte sovietica che l'Occidente abbia mai trovato”. La Commissione descrisse Mitrokhin come un uomo di notevole impegno e coraggio, che aveva rischiato la prigione o la morte nella sua determinazione di rivelare la verità sulla vera natura del KGB.
Nel luglio 2000, il governo britannico consegnò ufficialmente a 36 nazioni un totale di 3500 rapporti di controspionaggio basati sulle informazioni fornite dall'ex archivista russo.
Operazioni del KGB nel mondo [modifica]
America Latina [modifica]
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, l'Unione Sovietica ottenne l'egemonia su una metà dell'Europa; successivamente si dedicò ai continenti extra-europei. In America Latina, però, Stalin non preparò nessun piano operativo, giudicando la situazione non ancora favorevole per sfidare gli Stati Uniti nel loro “cortile di casa”. Negli anni successivi alla morte di Stalin (1953) l'URSS mantenne le missioni diplomatiche e le residenze “legali” del KGB soltanto in tre capitali latino-americane: Città del Messico, Buenos Aires e Montevideo (Uruguay).L'attenzione verso il continente aumentò considerevolmente quando emersero due nuovi leader rivoluzionari: Fidel Castro (che conquistò il potere a Cuba nel 1959) e l'argentino Ernesto «Che» Guevara. La loro fama si era estesa ben al di là dei confini dell'America Latina, raggiungendo anche l'Europa occidentale e gli stessi Stati Uniti. Con Castro e altri carismatici rivoluzionari latino-americani, che si opponevano all'imperialismo americano, il prestigio dell'Unione Sovietica nel continente crebbe notevolmente.Il KGB fu in prima linea nelle relazioni tra Cuba ed URSS: l'ambasciatore sovietico fu un uomo dei servizi. Anche i primi contatti con Salvador Allende, prima che fosse eletto presidente del Cile, e con Juan Perón, prima che facesse ritorno in Argentina nel 1973 furono gestiti da uomini del KGB. I contatti con i sandinisti durarono circa vent'anni, fino alla loro presa del potere nel 1979.I servizi segreti sovietici riuscirono anche a sfruttare un'atavica sensazione di risentimento verso l'imperialismo yankee, molto presente in America latina. I sandinisti presero il potere in Nicaragua un anno prima dell'inizio dell'amministrazione Regan. Per gli Stati Uniti fu uno smacco paragonabile solamente alla vittoria di Castro a Cuba di vent'anni prima.
Il Servizio A esercitò una massiccia opera di disinformazione, volta a presentare l'URSS e i suoi alleati nell'America Latina come i Paesi dell'eguaglianza sociale e della pienezza dei diritti. L'operazione ebbe successo, come confermò un sondaggio condotto alla metà degli anni ottanta presso i docenti universitari messicani, i quali misero gli USA in testa alla lista dei Paesi in cui non desideravano risiedere. Al secondo posto finì il Cile di Pinochet. Un esempio dell'efficacia della propaganda sovietica nel continente fu la storia, totalmente inventata, dei “bambini rubati”, secondo cui ricchi statunitensi facevano rapire bambini poveri dal Sudamerica, poi ne prelevavano gli organi al fine di usarli per trapianti. La storia fu massicciamente pubblicizzata sulla stampa di oltre 50 paesi.
Africa [modifica]
Per lungo tempo gli interessi strategici dell'URSS si fermarono al Mediterraneo, con l'esclusione del Sudafrica, il cui partito comunista fu ammesso nel Comintern fin dal 1922. Dopo Stalin, l'interesse per il continente nero aumentò. A Mosca piacquero molto le denunce dell'imperialismo occidentale proferite dai leader dei Paesi di nuova indipendenza. Si era all'inizio del movimento di decolonizzazione: la prima colonia nera africana ad ottenere l'indipendenza fu il Ghana, nel 1957. Nel 1960 il servizio estero del KGB (quello in cui lavorava Mitrokhin) costituì un dipartimento specializzato nell'Africa sub-sahariana. In poco tempo, grazie al KGB, l'URSS si costruì l'immagine di forza per la liberazione. Anche Nelson Mandela iniziò a percepire i comunisti in maniera positiva e giunse ad affermare che «ci sono molti africani che oggi tendono a mettere in relazione il comunismo con la libertà» (1964).I primi investimenti in denaro del KGB andarono alla Guinea e al Mali, due ex colonie francesi. Ma il fallimento, in pochi anni, dell'economia centralizzata in entrambi i paesi fu fonte di delusione. Negli anni seguenti Mosca credette sempre meno alle parole dei leader marxisti, sempre pronti a seguire l'esempio sovietico, ma solo nella speranza di assicurarsi degli aiuti economici. La fine del colonialismo portoghese e la caduta di Hailé Selassié in Etiopia inaugurarono una nuova fase delle operazioni dei servizi segreti sovietici in Africa. Nel 1974 i comunisti salirono al potere nelle ex colonie portoghesi dell'Angola e del Mozambico. Nello stesso anno anche l'Etiopia fu conquistata dai marxisti. Mosca investì nei tre Paesi risorse ancora maggiori di quelle spese negli anni sessanta per Ghana, Guinea e Mali. Ma i nuovi regimi si rivelarono incapaci di gestire l'economia e furono responsabili di massacri dei propri oppositori, senza che il KGB riuscisse a controllare la diffusione delle notizie in Occidente.L'unico Paese africano che rappresentò un successo nella storia del KGB fu il Sudafrica. Il Congresso nazionale africano (ANC) ricevette per anni il sostegno di Mosca. La fine della Guerra fredda non modificò le buone relazioni esistenti tra i comunisti russi e quelli sudafricani. Molti militanti dell'ANC nel Sudafrica post-apartheid erano anche membri del Partito Comunista Sudafricano (SACP), tra cui il successore di Mandela, Thabo Mbeki. Ma Mbeki si guardò bene dall'introdurre principi di economia pianificata nel suo Paese. Fece entrare nel governo uomini della sinistra e affidò loro la responsabilità di privatizzare le industrie statali.
Asia [modifica]
Il continente extraeuropeo in cui il comunismo si diffuse maggiormente fu l'Asia. I partiti comunisti andarono al potere in Cina, Corea del Nord, tutta l'ex Indocina francese e l'Afghanistan. Eppure, soprattutto i primi due, chiudendosi ermeticamente verso l'estero, crearono non poche difficoltà operative ai servizi segreti sovietici.Il KGB ebbe una parte di responsabilità nella decisione di Stalin di dare il via libera a Kim Il Sung per attaccare la Corea del Sud. All'origine della Guerra di Corea (1950) furono infatti informazioni provenienti dagli Stati Uniti mal interpretate. L'URSS non riuscì ad instaurare una fattiva collaborazione con la Cina di Mao neanche nei primi anni del dopoguerra, finché Mao fu allineato con Mosca. Krusciov non stimava il “Grande Timoniere” e, in privato, non faceva mistero di disprezzare il popolo cinese. Mosca prese male anche la decisione del partito comunista giapponese di allearsi con i comunisti cinesi. A livello di intelligence, ciò significò la fine di una collaborazione con un'importante risorsa e trasformò il Giappone in un obiettivo ostile.Il Paese con cui l'URSS riuscì ad instaurare le migliori relazioni bilaterali fu il Vietnam del Nord. Mosca fornì ad Hanoi gran parte delle armi durante il conflitto contro il sud e non mancò di lodare l'«eroica resistenza» dei compagni vietnamiti contro l'imperialismo americano. La guerra del Vietnam unì tutte le forze di sinistra del Terzo mondo contro gli Stati Uniti. Ma non fu diretta da Mosca, come credettero i presidenti Kennedy e Johnson. In realtà, Ho Chi Minh non volle mai prendere ordini dall'URSS. I servizi segreti vietnamiti, nonostante il rapporto di collaborazione con gli omologhi russi, tennero il KGB ad una certa distanza. Il KGB, infatti, lamentò di non poter condurre gli interrogatori dei prigionieri americani secondo le proprie modalità. Agli agenti di Mosca fu permesso con riluttanza di osservare le armi americane sequestrate dai combattenti nordvietnamiti.I maggiori successi dei servizi nell'area asiatica si ottennero, ironia della sorte, in India, stato non alleato dell'URSS, a differenza di Corea del Nord e Vietnam. La permeabilità della democrazia indiana offrì numerose opportunità ai servizi segreti sovietici. Le infiltrazioni furono numerose: nelle ambasciate, nel controspionaggio, nei ministeri strategici. A livello “scoperto”, i buoni rapporti ufficiali tra Mosca e Nuova Delhi servirono all'URSS per controbilanciare la rottura con la Cina. Lo scopo primario delle operazioni del KGB in India era di alimentare la relazione privilegiata tra i due paesi, nonché rafforzare la diffidenza indiana verso gli Stati Uniti. Ma avevano anche uno scopo interno: propagandare ai propri connazionali l'idea che l'India avesse una grande stima dell'Unione Sovietica.L'importanza della sede indiana del KGB emerse con evidenza se si considera che, dopo aver diretto la residenza di Nuova Delhi, Šebaršin divenne capo dell'FCD. Vjaceslav Trubnikov, anch'egli di stanza nella capitale indiana negli anni settanta, divenne poi capo dell'SVR, il servizio segreto post-sovietico.
L'Afghanistan, come ogni Paese musulmano, era abbastanza refrattario all'ideologia socialista. Nelle stesse repubbliche sovietiche a maggioranza musulmana, la legge dello stato aveva meno valore della parola di Allah, e dei dettami degli ulema. L'invasione sovietica dell'Afghanistan minò la fiducia dei musulmani verso l'URSS. Mosca decise di invadere il paese asiatico per garantire la sopravvivenza del regime comunista. Il KGB ebbe, nell'invasione, un ruolo più importante rispetto a qualunque altro conflitto precedente: i servizi, infatti, furono incaricati dell'omicidio del presidente in carica, Hafizullah Amin.
Vicino Oriente [modifica]
L'Unione Sovietica poteva considerarsi una potenza mediorientale, in quanto confinava con alcuni importanti Stati della regione (tra cui l'Iran). Mosca era comunque convinta che, nei Paesi musulmani, il socialismo non avrebbe attecchito. Il regime dello Yemen del Sud si professava una repubblica popolare, il potere era in realtà esercitato da clan in perenne lotta tra di loro.Durante la Guerra fredda, in segreto, il KGB mantenne legami e finanziò la maggior parte dei partiti comunisti mediorientali. Per quanto riguarda le relazioni diplomatiche “ufficiali”, Mosca cercò un personaggio carismatico come Castro o Che Guevara. Trovò un leader cui fare affidamento in Nasser, dal 1955 presidente dell'Egitto, una potenza “progressista” e il Paese più popoloso dell'area vicino-orientale. Nasser fu uno dei principali sostenitori del ruolo dell'URSS in Vicino Oriente. Da parte sua, Mosca catalizzò l'odio arabo per Israele verso gli Stati Uniti, da sempre l'alleato principale dello Stato ebraico con l'eccezione della guerra di Suez del 1956. Non a caso, fu durante la presidenza Nasser che, nel 1967, Mosca ruppe le relazioni diplomatiche con Israele.
Dopo la sua morte, nel 1970, Mosca cercò vanamente un alleato arabo che lo sostituisse. Il successore del leader egiziano, Sadat, non continuò la politica di Nasser: espulse tutti i consiglieri russi e decise di allacciare rapporti con gli Stati Uniti e di avviare trattative di pace con Israele. Fu tramite un'informativa dei servizi segreti che Mosca scoprì l'esistenza di contatti segreti tra l'Egitto di Sadat e l'amministrazione di Nixon. La rivelazione creò un serio allarme presso il Politburo.Mosca allora spostò la sua attenzione verso i Paesi più riluttanti ad un accordo tra Egitto ed Israele: Siria ed Iraq. A metà degli anni settanta, l'Iraq di Saddam Hussein divenne il Paese arabo percettore dei maggiori aiuti economici dall'Unione sovietica.Negli anni settanta il KGB rifornì segretamente di armi il Fronte marxista-leninista popolare per la liberazione della Palesina (FPLP). Il segreto fu mantenuto a lungo. I terroristi riuscirono a nascondere i loro rapporti con l'URSS.
Mosca, pur assoldandoli, non trattò direttamente con Ilic Ramirez Sanchez (meglio conosciuto come «Carlos lo sciacallo») e Sabri al Banna (alias «Abu Nidal), preferendo affidarli alla Germania dell'Est, che negli anni settanta divenne una seconda patria per i terroristi [1]. A metà degli anni ottanta, Mosca scaricò entrambi; tutti i loro distaccamenti nell'Est europeo furono chiusi.Dall'archivio Mitrokhin i rapporti con l'OLP appaiono caratterizzati da un atteggiamento ambivalente. Mosca fu una delle principali sostenitrici del riconoscimento dell'OLP come legale rappresentante degli arabi palestinesi. Inoltre offrì, segretamente, corsi di addestramento a guerriglieri dell'OLP. Ma Arafat non riuscì mai a conquistare la fiducia né del Cremlino né del KGB. Quando le forze dell'OLP in Libano furono sconfitte durante l'invasione israeliana del 1982, l'URSS non offrì alcun supporto.
Mosca spiava le iniziative diplomatiche dei Paesi mediorentali soprattutto grazie alla decrittazione dei codici cifrati con cui venivano segretate le comunicazioni. I codici cifrati dei paesi mediorientali erano tra i più vulnerabili. Il KGB ottenne, nell'area, notevoli successi. I servizi segreti di Mosca avevano propri agenti in tutte le ambasciate di Mosca nel Medio Oriente. Gli agenti reperivano informazioni cifrate, che poi i tecnici provvedevano a decrittare. Gli archivi esaminati da Mitrokhin rivelano che, negli anni ottanta, vi erano nell'ambasciata di Mosca in Siria (il principale alleato sovietico in Medio Oriente) non meno di 34 tra agenti e contatti confidenziali del KGB.
Dubbi e conferme sull'autenticità dei documenti [modifica]
Molti storici si sono posti il problema della credibilità dei documenti di Mitrokhin, considerando anche che non è possibile verificarne l'autenticità in Unione Sovietica. L'American Historical Review (106:2, aprile 2001) scrive:
"Mitrokhin was a self-described loner with increasingly anti-Soviet views . . . Maybe such a potentially dubious type (in KGB terms) really was able freely to transcribe thousands of documents, smuggle them out of KGB premises, hide them under his bed, transfer them to his country house, bury them in milk cans, make multiple visits to British embassies abroad, escape to Britain, and then return to Russia, and carry the voluminous work to the west, all without detection by the KGB . . . It may all be true. But how do we know?."
ovvero:
"Mitrokhin si descrisse come un solitario con una crescente opinione anti-sovietica... Potrebbe forse un simile personaggio sospetto (dal punto di vista del KGB) realmente essere stato libero di trascrivere migliaia di documenti, contrabbandarli fuori dalle sedi del KGB, nasconderli sotto il suo letto, trasferirli nella sua casa di campagna, nasconderli nei contenitori del latte, fare numerose visite alle ambasciate Britanniche all'estero, fuggire in Gran Bretagna per poi tornare in Russia e trasportare tutti quei voluminosi documenti nuovamente in occidente, tutto questo senza destare l'interesse del KGB?... certo, potrebbe averlo fatto. Ma come possiamo saperlo?"
Secondo alcuni critici, soprattutto della Sinistra italiana[senza fonte], il rapporto conterebbe sia informazioni veritiere, ma già note da tempo negli ambienti dei servizi all'epoca in cui vennero diffuse (del resto molte informazioni erano relative a fatti avvenuti decenni prima partendo il dossier dal 1917), che Mitrokhin potrebbe quindi aver raccolto da più fonti e non necessariamente trascritto dagli archivi del KGB, sia informazioni completamente non verificabili che potrebbero essere false. In realtà le conclusioni a cui giunge la Commissione di Intelligence e Sicurezza del parlamento britannico sono di parere diametralmente opposto, indicando come Vasilij Mitrokhin è la più Dello stesso parere è anche l'FBI, che considera il materiale Mitrokhin come il più grande successo in materia di contro-intelligence del dopoguerra [2]. Infine, tutte le stazioni radio e le basi del KGB in Italia (stazioni che Mitrokhin non avrebbe potuto in alcun modo conoscere se non attraverso i documenti che copiava[senza fonte], non essendo mai stato nel nostro paese) vennero ritrovate esattamente dove indicate dal dossier.[3]
^ La nota definizione dell'ultimo ministro degli Interni della DDR, Peter M. Diestel, è ancora più esplicita: «Eldorado dei terroristi».
^ Vassilij Mitrokhin, Christopher Andrew: L'Archivio Mitrokhin. Le attività segrete del KGB in Occidente. Milano, Rizzoli, 1999, pag. 23.
^ [1] Atti della commissione parlamentare d'inchiesta (45ª seduta) p.31
Bibliografia [modifica]
Vassilij Mitrokhin, Christopher Andrew: L'Archivio Mitrokhin. Le attività segrete del KGB in Occidente. Milano, Rizzoli, 1999 (titolo originale: The Mitrokhin Archive. The KGB in Europe and the West).
Vassilij Mitrokhin, Christopher Andrew: 'L'Archivio Mitrokhin. Una storia globale della guerra fredda. Milano, Rizzoli, 2005 (titolo originale: The Mitrokhin Archive II. The KGB and the World).
(EN) Vasili Mitrokhin e Christopher Andrew. The Sword and the Shield: The Mitrokhin Archive and the Secret History of the KGB, Basic Books (1999), ISBN 0-465-00310-9; trade paperback (settembre 2000), ISBN 0-465-00312-5
(EN) Christopher Andrew e Vasili Mitrokhin. The Mitrokhin Archive: The KGB in Europe and the West, Gardners Books (2000), ISBN 0-14-028487-7
(EN) Vasili Mitrokhin e Christopher Andrew. The World Was Going Our Way: The KGB and the Battle for the Third World, Basic Books (2005) 677 pagine ISBN 0476003117
Voci correlate [modifica]
Dossier Mitrokhin
Collegamenti esterni [modifica]
La trascrizione dei report del Dossier KGB
Commissione parlamentare d'inchiesta concernente il "dossier Mitrokhin" e l'attività d'intelligence italiana. Dati, documenti e resoconti stenografici della Commissione d'inchiesta istituita dal parlamento italiano nel maggio 2002.
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Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Archivio_Mitrokhin"

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