Il Movimento Sociale Italiano (dal 1972: Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale) è stato un partito politico fondato il 26 dicembre 1946 da reduci della Repubblica Sociale Italiana (come Giorgio Almirante, Pino Romualdi, Rutilio Sermonti e Manlio Sargenti) ed ex esponenti del regime fascista (come Arturo Michelini). Il simbolo del partito fu scelto nel 1947: la "fiamma tricolore", emblema degli "arditi" della prima guerra mondiale. Il partito si sciolse il 27 gennaio 1995, confluendo, in maggioranza, nella rinnovata Alleanza Nazionale e, in piccola parte, nel Movimento Sociale Fiamma Tricolore.
Indice[nascondi]
1 Storia
1.1 Una nascita in salita
1.2 L'emarginazione
1.3 La Destra Nazionale
1.4 La scissione
1.5 La lotta al sistema
1.6 La svolta
1.7 Vittime di attentati
2 Risultati Elettorali
3 Dirigenti
3.1 Capigruppo alla Camera dal 1953 al 1994
3.2 Capigruppo al Senato dal 1953 al 1994
3.3 Missini ministri
4 Segretari
5 Congressi
6 Voci correlate
6.1 Le organizzazioni giovanili
6.2 Gli "eredi diretti"
7 Sigle che si richiamano all'MSI
7.1 Altre sigle d'area
8 Note
9 Collegamenti esterni
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Storia [modifica]
Una nascita in salita [modifica]
Il partito, che ebbe inizialmente l'appoggio del generale fascista Rodolfo Graziani, ebbe il suo battesimo elettorale nel 1948, quando ottenne il 2.01% dei voti alla Camera dei deputati e lo 0,89% al Senato della Repubblica.
Con la scomparsa della lista dell'Uomo Qualunque, il MSI aumentò discretamente i suoi consensi soprattutto nel Sud Italia, dove i grandi proprietari terrieri lo sostennero in risposta alle occupazioni e alle proteste contadine dei braccianti sostenuti dal PCI.
Il MSI sostanzialmente era diviso in due tronconi: al nord socializzatori, al sud corporativisti e di fatto la divisione divenne più marcata con le elezioni che si susseguirono, nelle quali al sud i voti erano il doppio di quelli del nord con punte a volte del 15% specie a Napoli, Lecce, Catania, Reggio Calabria. Il MSI entrò negli anni cinquanta in diverse giunte comunali di importanti città in coalizione con i monarchici (Napoli, Caserta, Lecce, Bari, Foggia, Reggio Calabria, Catania, Latina, Pescara, Campobasso, Salerno), legittimandolo di fatto. Al 1950 risale inoltre la fondazione della CISNAL, sindacato vicino al MSI, il cui leader Giovanni Roberti era deputato missino.
Dopo il 5,8% dei voti ottenuto alle elezioni politiche del 1953, divenne segretario del MSI Arturo Michelini. Durante la sua segreteria, il movimento accettò l'Alleanza Atlantica (NATO) e garantì il sostegno ad un governo monocolore guidato dal democristiano Fernando Tambroni (1960). Nel 1957 la componente di sinistra del partito capeggiata da Ernesto Massi dopo le varie derive borghesi e conservatrici esce dal partito, dando vita al Partito Nazionale del Lavoro, che si candiderà soltanto nelle elezioni del 1958. Il MSI aveva già votato la fiducia ai governi Zoli e Segni II, ma stavolta fu l'unico a sostenere l'esecutivo. Da parte delle opposizioni, questa inedita alleanza fu interpretata come un avvio di svolta autoritaria e si creò un clima di grave imbarazzo per il quale la DC, in difficoltà nei confronti degli altri partiti che minacciavano di fare insorgere il Paese, costrinse Tambroni alle dimissioni; inaspettatamente, il presidente della Repubblica (Giovanni Gronchi) respinse queste dimissioni, principalmente perché nessun altro democristiano, vista la temperatura rovente del dibattito politico, accettava di sostituirlo e di comporre nuove alleanze.
Il MSI restava dunque il sostegno essenziale di quel governo e l'occasione fu sfruttata per proporsi all'attenzione generale, organizzando un congresso a Genova, città Medaglia d'Oro della Resistenza; si disse allora che la scelta di questa città da parte del movimento fosse stata intenzionalmente provocatoria; si osservi inoltre che presidente del congresso era stato nominato l'ex prefetto fascista Basile, fortemente indiziato di collaborazionismo con i nazisti. La protesta in Liguria esplose in manifestazioni e scioperi, ma a cavallo fra il giugno ed il luglio del 1960 vi furono anche in tutto il resto d'Italia violentissimi scontri di piazza con le forze dell'ordine che culminarono con i cosiddetti Fatti di Genova del 30 giugno 1960. A Genova i Reparti Celere si trovarono di fatto ad ingaggiare nei caruggi una sorta di guerriglia urbana coi manifestanti e furono chiamati funzionari esterni della Polizia e dei Carabinieri. I manifestanti stavano prendendo il sopravvento costringendo la Polizia a ripiegare e fu necessaria una soluzione politica per riportare l'ordine. In conclusione al MSI fu impedito di tenere quel congresso; tuttavia questo non fu sufficiente a ristabilire la pace sociale; gli scontri successivi, particolarmente a Roma e Palermo, non furono meno violenti e provocarono una decina di morti, culminando con la strage di Reggio Emilia il 7 luglio 1960.
L'emarginazione [modifica]
Dopo la caduta di questa legislatura in seguito ai fatti di Genova, il MSI fu emarginato dalla scena politica. Neanche il ritorno alla segreteria di Giorgio Almirante, esponente storico e già segretario del partito (che sostituì il più moderato Arturo Michelini, scomparso nel 1969), riuscì a migliorare questa situazione. Fu creata, nel dibattito politico, la locuzione "arco costituzionale" per indicare in pratica tutti partiti meno il MSI (la locuzione però si fondava anche sul rigetto, da parte del movimento, dei valori antifascisti contenuti nella Carta). Negli anni successivi il MSI sarebbe dunque stato palesemente tenuto al bando dalla vita politica nazionale con la sola eccezione degli atti e delle prassi costituzionali e parlamentari. I suoi voti, però, furono determinanti nell'elezione a Presidente della Repubblica di Giovanni Leone, nel dicembre 1971, come già lo erano stati per quella di Antonio Segni, nel 1962.
Almirante, grazie anche alle sue grandi capacità oratorie, seppe sfruttare politicamente questa emarginazione, costituendosi come unico partito al di fuori del presunto "regime", di cui avrebbe fatto parte una sotterranea alleanza consociativa fra la DC e le sinistre; con la crescente affermazione delle formule del centrosinistra e l'avvicinarsi delle proposte di compromesso storico, questa solitudine di opposizione guadagnò sempre più consensi.
Nel luglio del 1970, il MSI fu protagonista dei cosiddetti fatti di Reggio, quando la città calabrese insorse contro la decisione di spostare a Catanzaro il capoluogo della regione. La reazione era stata inizialmente sostenuta anche dalle sinistre, ma un esponente della CISNAL (il sindacato missino), Ciccio Franco, coniò lo slogan "boia chi molla" ed organizzò una sollevazione della destra che si produsse in una vera e propria rivolta con barricate stradali e scontri armati con la Polizia. La rivolta si sarebbe conclusa solo nel febbraio dell'anno successivo, con l'ingresso dei carri armati in città. Nelle comunali che si tennero nel giugno del 1971 il partito ottenne clamorose affermazioni a Catania con il 23% e a Reggio Calabria con il 21%. Alle elezioni regionali in Sicilia dello stesso mese, cavalcando la protesta contro i patti agrari, ottenne ben 15 deputati all'Ars su 90.
La Destra Nazionale [modifica]
Nel febbraio del 1972 Almirante riuscì a formare un'alleanza con il PDIUM, una delle maggiori formazioni monarchiche italiane, da cui derivò anche un mutamento di denominazione del partito, ora chiamato "Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale".
Alle elezioni politiche del 1972, l'MSI-DN (nel quale si erano anche candidati molti ufficiali dell'esercito e funzionari delle Forze dell'ordine) fece registrare un considerevole successo, raccogliendo l'8,7% dei voti alla Camera e il 9,2% al Senato. Contemporaneamente, in quell'anno la procura di Milano richiamandosi alla XII disposizione transitoria mise sotto inchiesta Almirante, accusandolo di tentata ricostituzione del Partito Fascista. Un anno più tardi la Camera votò l'autorizzazione a procedere con 484 voti a favore contro 60 contrari. L'inchiesta andò avanti per qualche tempo coinvolgendo vari dirigenti missini, per essere abbandonata una volta constatato il riflusso elettorale del partito.
Negli anni '70 il consenso giovanile all'MSI-DN crebbe verticalmente e andò ad alimentare lo scontro di piazza fra i cosiddetti "opposti estremismi". Il Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del partito (che aveva preso il posto della Giovane Italia degli anni '50-'60), si trovò opposto alla FGCI, organizzazione giovanile del partito comunista e a quelle extraparlamentari, così come le frange estreme di entrambi gli schieramenti si trovarono in qualche modo rispettivamente a contatto con gruppi armati o organizzazioni terroristiche.
La drammaticità della situazione, insanguinata da decine di uccisioni (quasi sempre di giovanissimi) in entrambi i versanti, e non meno luttuosa per le forze dell'ordine, fece del MSI-DN un partito del quale in qualche modo pubblicamente si discuteva ogni giorno, fatto che gli assicurò quell'accesso all'informazione che pure molti quotidiani (e talvolta la stessa Televisione di Stato) cercavano di negargli. Il partito era diviso fra la corrente maggioritaria almirantiana, di carattere nazionalconservatore, ed una cospicua ma minoritaria corrente più radicale facente capo a Pino Rauti (che essendo catanzarese aveva tratto giovamento politico dalla rivolta reggina), mentre presidente restava l'autorevole Romualdi.
La scissione [modifica]
Per le elezioni politiche del 1976 fu creata da Almirante la "Costituente di destra per la libertà" e l'anno dopo vi fu anche una scissione nei gruppi parlamentari, dalla quale si formò un nuovo partito, Democrazia Nazionale, che intendeva collocarsi dentro l'arco costituzionale e a cui aderì la maggioranza dei parlamentari, poi sciolto dopo le elezioni del 1979, tra i cui artefici vanno citati Ernesto De Marzio e Gastone Nencioni.
La lotta al sistema [modifica]
Nel 1978 il Msi-Dn è promotore dell'Eurodestra, un accordo con altri movimenti di estrema destra europei, in previsione delle prime elezioni per il parlamento europeo del 1979.
Sempre nella stessa decade, il MSI-DN fece appassionate campagne (per esempio in occasione del referendum sul divorzio) sposando quasi appieno le posizioni della Chiesa cattolica, con l'evidente intento di sottrarre elettorato alla DC e sviluppando un fronte dialettico sulla via del moralismo, sia in opposizione alle "scandalose" posizioni del Partito Radicale e del PSI, sia costantemente segnalando scandali di malversazione e corruttela di governanti e pubblici amministratori. Ripetendo la strategia delle elezioni politiche del 1972, il MSI-DN fece ripetute e franche aperture all'elettorato militare, col quale effettivamente si stabilì una vicinanza. Diversi esponenti delle forze armate e dei servizi segreti coinvolti nelle inchieste sulla strategia della tensione furono candidati in collegi "sicuri" nelle sue file: ad esempio Vito Miceli (che fu eletto) e Giuseppe Santovito.
Da un punto di vista tematico, il partito insisté sulla "crisi del sistema", ovvero sull'inadeguatezza della struttura istituzionale del paese ai suoi reali bisogni, testimoniata d'altra parte dall'enorme instabilità politica di cui a molti anni dalla nascita continuava a soffrire. Fu proposto anche un modello di governo alternativo basato sul modello della Repubblica presidenziale.
Ciò malgrado, i risultati non andarono oltre un certo limite, ed anzi negli anni ottanta il movimento subì un processo di ridimensionamento elettorale, giungendo a prendere meno del 6% dei consensi alle elezioni del 1987.
In questo periodo però gradualmente si affievolì l'emarginazione del partito e nel 1985 il MSI votò a favore della conversione in legge del decreto di liberalizzazione del mercato televisivo ed ottenne, per la prima volta nella storia repubblicana, la presidenza di una Giunta, quella delle elezioni alla Camera, con Enzo Trantino.
La svolta [modifica]
Dopo questo insuccesso elettorale e la morte di Almirante (22 maggio 1988) si alternarono alla segreteria del partito l'allora 35enne Gianfranco Fini (cresciuto in seno al Fronte della Gioventù), quindi Pino Rauti e dal 1991 ancora Fini, stavolta stabilmente. I primi anni novanta furono critici per il partito, ormai in piena crisi di identità e a rischio di scomparsa dopo il referendum sulla legge elettorale maggioritaria del 1993. L'opera di propaganda del partito in questo periodo, alquanto discontinua, era caratterizzata sia da un richiamo al passato fascista, testimoniato dal proposito, espresso da Fini nel 1991, di attuare il "fascismo del 2000", o dall'elezione in parlamento di Alessandra Mussolini nel 1992, o ancora dalla commemorazione del settantesimo anniversario della marcia su Roma sempre nello stesso anno; sia, d'altra parte, cavalcando nuovamente la protesta anti-sistema, ad esempio attraverso l'incondizionato sostegno espresso dall' MSI-DN all'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Allo scoppio di Tangentopoli, l'MSI-DN condusse una feroce campagna contro il pentapartito e i cosiddetti "ladri di regime", dichiarando aperto appoggio ai giudici di "mani pulite".
A fine aprile 1993, un articolo sul Secolo d'Italia a firma di Francesco Storace (allora portavoce di Fini), lanciò l'idea di una nuova alleanza nazionale che associasse i missini con altri personaggi o schieramenti di idee conservatrici, come la destra democristiana. Nell'immediato l'idea non fu accolta, per ritornare sensibilmente in auge dopo l'ottimo esito del partito alle elezioni amministrative del novembre 1993, quando l'MSI-DN risultò essere il primo partito di Roma e Napoli, eleggendo anche numerosi sindaci in comuni minori. Fu una vera svolta politica che l'11 dicembre 1993 Fini assecondò con il varo di Alleanza Nazionale, o brevemente AN. Nello spirito dell'articolo di aprile, questa formazione non fu in un primo tempo intesa come una trasformazione del MSI-DN, ma come un contenitore politico del quale l'antico partito avrebbe appunto dovuto fare parte insieme ad altri movimenti.
AN si sarebbe presentata alle elezioni politiche del 1994 come alleato di Forza Italia al Sud (Polo del Buon Governo) e da indipendente al Nord, dove però riuscì a fare suo un solo collegio maggioritario (Bolzano). In ogni caso il partito raggiunse il suo massimo storico e diventò forza di governo (maggio 1994).
Il 27 gennaio 1995 alle 16,30[1], preso atto che AN si identificava in massima parte con la storica classe dirigente della Destra italiana, il MSI-DN si sciolse per lasciare definitivamente spazio alla sola Alleanza Nazionale. Fu il congresso che passerà alla storia come "svolta di Fiuggi", per via della città che ospitava l'ultima assise missina.
Rauti, da sempre animatore dell'ala sociale, insieme a una discreta parte del partito, non accettò tuttavia questo cambiamento, interpretato come un "disconoscimento" del proprio passato, e il 3 marzo 1995 fondò il Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, rivelatasi negli anni successivi una presenza relativamente stabile all'interno del panorama politico. Nel 2004 Pino Rauti diede vita al Movimento Idea Sociale con tre vice segretari nazionali: Raffaele Bruno, Maurizio Dioniso e Lorena Colombo. Raffaele Bruno nel 2006 affidò il dipartimento attività sociali, alla medaglia d'argento al valor civile del comune di Napoli, Giuseppe Alviti, già Presidente Nazionale dell'Associazione Guardie Particolari Giurate.
« Gianfranco Fini a Fiuggi non ha deviato di una virgola dalle sue idee di sempre. Fini ha semplicemente ammesso pubblicamente quello che noi abbiamo sempre sostenuto, e cioè che il "fascismo di destra" non è fascismo, e non lo è mai stato.[2] »
Vittime di attentati [modifica]
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Oltre a esponenti rimasti feriti, alcuni missini furono uccisi prevalentemente quando, secondo la teoria degli opposti estremismi, vi furono gli anni di piombo durante i quali si contarono numerose vittime in partiti di opposte ideologie. Ricordiamo:
1970: Ugo Venturini
1972: Carlo Falvella
1973: Stefano e Virgilio Mattei uccisi nel Rogo di Primavalle
1974: Giuseppe Mazzola, Graziano Giralucci
1975: Sergio Ramelli
1975: Miki Mantakas
1975: Mario Zicchieri
1976: Enrico Pedenovi
1977: Angelo Pistolesi
1978: Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni assassinati nella Strage di Acca Larentia
1979: Alberto Giaquinto, ucciso nel primo anniversario della strage di Acca Larentia
1979: Francesco Cecchin
1983: Paolo Di Nella, ucciso con un colpo di spranga mentre era intento ad affiggere un manifesto ambientalista a Roma
Dirigenti [modifica]
Capigruppo alla Camera dal 1953 al 1994 [modifica]
Giovanni Roberti dal 24.06.1953 al 4.06.1968
Giorgio Almirante dal 5.06.1968 al 3.07.1969
Ernesto De Marzio dal 3.07.1969 al 21.12.1976
Giorgio Almirante dal 11.01.1977 al 27.01.1977
Alfredo Pazzaglia dal 27.01.1977 al 23.04.1992
Giuseppe Tatarella dal 24.04.1992 al 10.04.1994
Raffaele Valensise dal 11.04.1994 al 10.02.1995
Capigruppo al Senato dal 1953 al 1994 [modifica]
Enea Franza dal 1953 al 1968
Augusto De Marsanich dal 1968 al 1972
Gastone Nencioni dal 1972 al 1977
Araldo Crollalanza dal 1977 al 1986
Michele Marchio dal 1986 al 1987
Cristoforo Filetti dal 1987 al 1994
Giulio Maceratini dal 1994 al 1995
Missini ministri [modifica]
Giuseppe Tatarella
Adriana Poli Bortone
Ex missini poi diventati ministri:
Gianfranco Fini
Ignazio La Russa
Maurizio Gasparri
Gianni Alemanno
Francesco Storace
Altero Matteoli
Giorgia Meloni
Andrea Ronchi
Mirko Tremaglia
Segretari [modifica]
Giorgio Almirante (dicembre 1946)
Augusto De Marsanich (gennaio 1950)
Arturo Michelini (ottobre 1954)
Giorgio Almirante (giugno 1969)
Gianfranco Fini (dicembre 1987)
Pino Rauti (gennaio 1990)
Gianfranco Fini (luglio 1991)
Congressi [modifica]
I Congresso - Napoli, 27-29 giugno 1948
II Congresso - Roma, 28 giugno - 1º luglio 1949
III Congresso - L'Aquila, 26-28 luglio 1952
IV Congresso - Viareggio, 9-11 gennaio 1954
V Congresso - Milano, 24-26 novembre 1956
VI Congresso - Genova, luglio 1960 (non si svolse)
VII Congresso - Roma, 2-4 agosto 1963
VIII Congresso - Pescara, 12-14 giugno 1965
IX Congresso - Roma, 20-23 novembre 1970
X Congresso - Roma, 18-21 gennaio 1973
XI Congresso - Roma, 13-16 gennaio 1977
XII Congresso - Napoli, 5-7 ottobre 1979
XIII Congresso - Roma, 18-21 febbraio 1982
XIV Congresso - Roma, 29 novembre - 2 dicembre 1984
XV Congresso - Sorrento, 11-14 dicembre 1987
XVI Congresso - Rimini, 11-14 gennaio 1990
XVII Congresso - Roma, 28-30 gennaio 1994
XVIII Congresso - Fiuggi, 25-27 gennaio 1995
Voci correlate [modifica]
Le organizzazioni giovanili [modifica]
Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori
Giovane Italia
Fronte della Gioventù
Fronte Universitario d'Azione Nazionale
Volontari Nazionali, già servizio d'ordine del MSI fino al 1994, rifondati nel 2005 come associazione autonoma.
Gli "eredi diretti" [modifica]
Movimento Sociale Fiamma Tricolore[3]
Alleanza Nazionale
Sigle che si richiamano all'MSI [modifica]
Nuovo Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale
Movimento Sociale-Fiamma Tricolore
Movimento Idea Sociale
Altre sigle d'area [modifica]
Fronte Sociale Nazionale
La Destra
Forza Nuova
Note [modifica]
^ L'ULTIMO SALUTO ROMANO
^ Il Gazzettino, intervista a Pino Rauti in occasione delle elezioni comunali di Venezia, 13 aprile 2000
^ Il Movimento Sociale Fiamma Tricolore e La Destra costituiscono, insieme, la lista unitaria La Destra-Fiamma Tricolore
Collegamenti esterni [modifica]
Esuli in patria - Storia del Movimento Sociale Italiano La Storia siamo Noi - Rai Educational
Dalle catacombe al governo. Storia della classe dirigente di destra. Puntata de "La storia siamo noi" di Giovanni Minoli
XIII Congresso (18/2/1982)
XIII Congresso (19/2/1982)
XIII Congresso (20/2/1982)
XIII Congresso (21/2/1982)
XIV Congresso (29/11/1984)
XIV Congresso (30/11/1984)
XIV Congresso (1/12/1984)
XIV Congresso (2/12/1984
XV Congresso (10/12/1987)
XV Congresso (11/12/1987)
XV Congresso (12/12/1987)
XV Congresso (13/12/1987)
XV Congresso (14/12/1987)
XVI Congresso (11/1/1990)
XVI Congresso (12/1/1990)
XVI Congresso (13/1/1990)
XVI Congresso (14/1/1990)
XVII Congresso (28/1/1994)
XVII Congresso (29/1/1994)
XVII Congresso (30/1/1994)
XVIII Congresso (25/1/1995)
XVIII Congresso (26/1/1995)
XVIII Congresso (27/1/1995)
Primo simbolo dell'MSI (1948-1968)
Secondo simbolo dell'MSI-DN in b/n (1972; 1983-1995)
Secondo simbolo dell'MSI-DN a colori (1972; 1983-1995)
Terzo simbolo dell'MSI-DN (1976-1979)
Quarto simbolo dell'MSI-AN (1994-1995)
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v · d · mPartiti politici italiani della Prima Repubblica
Maggiori
Democrazia Cristiana – Partito Comunista Italiano – Partito Socialista Italiano
Medi
Partito Liberale Italiano – Partito Nazionale Monarchico - Partito Socialista Democratico Italiano - Partito Repubblicano Italiano - Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale
Minori
Partito Radicale - Fronte dell'Uomo Qualunque - Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria - Democrazia Proletaria - Partito di Unità Proletaria - Partito Monarchico Popolare - Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica - Democrazia Nazionale
Sistema politico della Repubblica Italiana – Camera dei deputati – Senato della Repubblica – Parlamento europeo
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_Sociale_Italiano-Destra_Nazionale"
Categorie: Politici del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale Movimento Sociale Italiano Partiti politici italiani (passato) Partiti e movimenti del neofascismo
storia di un grande e coraggioso partito,formato da persone con i kk,che, in un epoca in cui non si guadagnava nulla a stare nel mis, hanno avuto il coraggio di farlo, senza paura, pagando di persona un duro prezzo.La loro guida, G. Almirante, politico carismatico senza paura di nulla, ha investito tutto sul suo delfino,G.Fini, che si è comportato, come tutti oggi possiamo vedere. Onore a chi ,senza paura,ha combattuto x l'idea. Ve lo dice un democristiano, che ha sempre avuto tanto rispetto per un partito coraggioso. Ho detto
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