Pietro Berti

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Anchorage

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martedì 18 gennaio 2011

Toni Negri

Antonio Negri, detto Toni Negri (Padova, 1º agosto 1933), è un politico e filosofo italianoNato e cresciuto a Padova è stato prima studente, assistente universitario e professore di Dottrina dello Stato presso l'università della sua città. Aveva solo tre anni quando rimase orfano del padre, fondatore del partito comunista di Padova.[senza fonte]
Indice[nascondi]
1 L'Università
2 Cattolico
3 Socialista
4 "Autonomo"
5 Il processo 7 aprile
6 Deputato Radicale
7 La fuga in Francia
8 Periodo francese
9 Ultimo periodo
10 Recensione di Impero e di Moltitudine
10.1 Critiche
11 Opere
12 Bibliografia
13 Note
14 Voci correlate
15 Collegamenti esterni

L'Università [modifica]
Fu uno studente brillante, dopo la maturità si iscrisse al corso di laurea in filosofia dell'Università di Padova e si inserì negli ambienti della goliardia; diresse fra l'altro il giornale universitario Bò, dal nome del palazzo dell'ateneo. Nel 1955 discusse con Umberto Padovani, docente di filosofia morale, la sua tesi di laurea su "Lo storicismo tedesco da Dilthey a Weber". Nel 1956 vinse una borsa di studio dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici e fu presentato dallo storico delle religioni Raffaele Pettazzoni. Successivamente il rettore di facoltà lo nominò suo assistente.
Nel 1967 ottenne la cattedra di "dottrina dello Stato" presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Padova.
Cattolico [modifica]
Da ragazzo, grazie ad Antonio Sartorato, entrò nella Gioventù Italiana Azione Cattolica (GIAC) e ne divenne un dirigente nazionale dove conobbe tra gli altri : Mariano Rumor, Vincenzo Scotti e Gianni Vattimo. Dopo essere stato escluso dalla GIAC, si trasferì in Sicilia a lavorare con il sociologo Danilo Dolci e successivamente tornò a Padova per laurearsi.
Socialista [modifica]
Nel 1958 entrò nel Partito Socialista Italiano, per il quale il 6 novembre 1960 fu eletto consigliere comunale. In questo periodo Negri maturò una sistematica critica alla politica del Partito Comunista Italiano. Iniziò a lavorare con Raniero Panzieri, uno degli uomini più influenti del PSI, sulla rivista marxista Quaderni Rossi; in seguito scrisse sul quindicinale socialista Progresso Veneto e diventò collaboratore della Marsilio Editore, il cui proprietario era Cesare De Michelis, italianista, fratello del politico Gianni, amico di Paola Meo (che divenne la sua prima moglie ); strinse amicizia con Marco Pannella, all'epoca giornalista de Il Giorno.
Nel 1964 si impegnò maggiormente in campo universitario, scrivendo saggi come Stato e diritto nel giovane Hegel e Dell'analisi dello Stato francese nel Cinquecento, e sviluppò dibattiti con Tronti, Arquati e l'allora ventenne Massimo Cacciari.
"Autonomo" [modifica]
Nel 1966 fondò anche un giornale con Mario Tronti, dopo la parentesi dei Quaderni Rossi di Panzieri: Classe Operaia.
Con l'esplodere delle lotte operaie e studentesche si dedicò alla politica. Con Massimo Cacciari e Alberto Asor Rosa Negri fondò il gruppo Contropiano, che tuttavia si sfaldò dopo poco. Successivamente incontrò il gruppo di studenti (tra cui Oreste Scalzone e Franco Piperno) con i quali diede vita all'organizzazione Potere Operaio, di cui fu il teorico e lo stratega.
Nel giugno 1971 fu tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli.
Nel 1973 il gruppo di Potere Operaio si sciolse in gran parte nell'area dell'Autonomia Operaia.
Verso il 1977 Negri scrisse il saggio Proletari e Stato, ma più importante fu Il dominio e il sabotaggio, elaborato proprio per il movimento del '77 e l'Autonomia, contenente tesi sul rifiuto del lavoro e del partito e sulla ricomposizione di classe.[1]
Il processo 7 aprile [modifica]
Il 7 aprile 1979 fu arrestato con varie accuse, tra le quali quella di essere l'ideologo delle Brigate Rosse e mandante morale dell'omicidio di Aldo Moro. Quasi tutte le accuse, inclusa quelle relative a 17 omicidi, caddero perché ritenute infondate durante il periodo dell'arresto.
In Italia fu processato per i reati di "associazione sovversiva" e "insurrezione armata contro i poteri dello Stato": nel 1984 venne condannato a 30 anni di carcere. Nel 1986 gli vennero attribuite pene supplementari per responsabilità morale in atti di violenza fra attivisti e polizia negli anni Sessanta e Settanta. Negri fu riconosciuto colpevole, in particolare, di concorso morale nella fallita rapina di una banca ad Argelato, episodio in cui fu assassinato un carabiniere [2]. Il processo, che coinvolse lui ed altri inquisiti del 7 aprile sulla base del cosiddetto Teorema Calogero (dal nome del sostituto procuratore di Padova Pietro Calogero) attirò l'attenzione anche di Amnesty International, che accusò le autorità italiane di aver commesso numerose irregolarità nel procedimento contro Negri e di aver manipolato la vicenda. [3]
Successivamente la pena fu ridotta, in appello, a 17 anni di reclusione.
Deputato Radicale [modifica]
Fu eletto deputato dal Partito Radicale; fuggì in Francia e insegnò all'Università di Paris VIII e al Collegio Internazionale di Filosofia.
Nel 1983, durante il periodo di carcerazione preventiva, accettò la proposta di Marco Pannella di candidarsi alla Camera (nelle circoscrizioni di Roma, Milano e Napoli) per il Partito Radicale. Pannella desiderava una candidatura critica, e sostenne che Negri fosse vittima di leggi repressive imposte dai vertici del PCI. D'altro canto Negri promise di lottare per la liberazione dei detenuti arrestati a causa delle "leggi speciali". La allora moglie di Negri, Paola, si era fra l'altro iscritta al PR.
Assunta la carica di deputato fu scarcerato, ma il 27 settembre il Parlamento concesse l'autorizzazione all'arresto: l'astensione dei radicali, contrari per principio alle votazioni, ebbe un peso determinante nell'esito della votazione; dietro proposta del PCI, si votò anche sulla sospensiva, che fu respinta per pochi voti.
La fuga in Francia [modifica]
Nel frattempo però Negri fuggì in Francia grazie all'aiuto di Donatella Ratti (da cui ebbe una figlia, Nina) e di Nanni Balestrini, con l'impegno di rientrare in Italia dopo un giro di conferenze nelle capitali europee, affrontando un processo di estradizione a Parigi per rientrare per farsi arrestare e suscitare così un "caso"; si sarebbe candidato di nuovo con il PR alle elezioni europee.
Una volta a Parigi però Negri cambiò idea, suscitando le ire di Pannella che, dopo aver atteso per settimane il suo rientro in Italia, gli scrisse una lettera aperta su Il Corriere della Sera in cui lo accusò di aver disatteso il proposito di lottare per la liberazione dei "compagni" ancora in carcere; così come criticò poi il suo rientro in Italia considerato strumentale [1].
In Francia Negri rimase per ben 14 anni, come scrittore e docente universitario, avvalendosi della cosiddetta Dottrina Mitterrand.
Periodo francese [modifica]
Insegnò all'Università di Parigi (Saint Denis) ed al Collegio Internazionale di Filosofia, fondato da Jacques Derrida. Nel 1990 fondò con Jean-Marie Vincent e Denis Berger la rivista Futur Antérieur, che cessò le pubblicazioni nel 1998. Anche se non poté impegnarsi in attività politiche per via dello specifico divieto che la legislazione francese impone agli esiliati politici, durante la permanenza francese Negri scrisse numerosi testi politici; grazie alla sua produzione filosofica, nel 2005, Le Nouvel Observateur lo inserì tra i venticinque "grandi pensatori del mondo intero", unico italiano assieme a Giorgio Agamben. [4]
L'intera vicenda giudiziaria del "7 aprile", la breve permanenza nei radicali di Pannella, la fuga e l'esilio francese di Negri sono ben descritti nel recente libro "Con un piede impigliato nella storia" scritto dalla figlia Anna Negri (Feltrinelli 2009).
Ultimo periodo [modifica]
Nel 1997 rientrò volontariamente in Italia per finire di scontare la sua pena.
Finì di scontare la pena (sotto forma di reclusione, e, in seguito, di semi-libertà tra Rebibbia e la sua casa di Trastevere) nella primavera del 2003. Sto riprendendo il mio lavoro politico - disse, e - con il mio ritorno, vorrei dare una spinta alla generazione che è stata emarginata dalle leggi anti-terrorismo degli anni Settanta in modo che ancora partecipi alla vita pubblica e democratica. Oggi vive con l'attuale compagna, la filosofa francese Judith Revel, tra Venezia e Parigi.
A proposito delle indagini sulla sua persona, nel 2003, durante una trasmissione di LA7 L'infedele riferì che quando era a Parigi l'allora Presidente del Consiglio e segretario del PSI Bettino Craxi gli fece sapere che i servizi stavano architettando qualcosa su di me, consigliandomi di essere cauto. Per questo ancora gli sono grato. Nella stessa trasmissione solidarizzò con l'"avversario politico", accusando la magistratura italiana di aver ordito un "complotto" contro il PSI, allo stesso modo in cui lo avrebbe fatto negli anni Settanta con l'Autonomia Operaia.
Nel 2005 espresse il suo assenso nei confronti della Costituzione Europea, posta in quel momento al vaglio dell'elettorato francese. Questo scatenò un'accesa polemica, nella quale Negri venne accusato di un cedimento rispetto alle sue aspirazioni rivoluzionarie e di essere diventato "liberal-realista". Negri replicò autodefinendosi un "rivoluzionario-realista".[senza fonte]
Il suo libro intitolato Goodbye Mr Socialism (2006), partendo dal 1989 analizza lo stato di salute e il destino delle sinistre oggi.
È tra gli ispiratori delle riforme costituzionali del presidente venezuelano Hugo Chávez. Il 15 agosto 2007 Toni Negri era presente nel parlamento venezuelano, mentre il presidente Chávez illustrava i cambiamenti della Costituzione.[senza fonte]
È del 2009 il libro "Commonwealth", scritto assieme a Michael Hardt, che conclude la trilogia avviata con "Impero" e "Moltitudine" e che verte attorno all'analisi dell'autonomia del soggetto produttivo, del soggetto resistente e della riappropriazione del "comune" (concetto, quello del "comune", trattato anche in "Good bye Mr. Socialism") .
Negli ultimi anni Negri si è anche dedicato anche alla drammaturgia[5] scrivendo opere messe in scena in Francia ed Italia ("la trilogia della differenza") e, assieme a Raffaella Battaglini, ha curato la stesura del testo "Settanta", edito da "derive e approdi".
Recensione di Impero e di Moltitudine [modifica]
Noto in Italia per la sua attività politica, Negri ha acquisito notorietà internazionale nei primi anni 2000 grazie al libro Impero, scritto con l'ex allievo Michael Hardt, divenuto uno dei manifesti del cosiddetto "movimento no global".
Nel dicembre del 2001 - a pochi mesi dagli attentati al WTC di New York e all'inizio della cosiddetta "Guerra al terrorismo" - il settimanale Time inserì Antonio Negri tra "le sette personalità che stanno sviluppando idee innovative in diversi campi della vita moderna". [6] [7]La motivazione di questa scelta risiedeva nell'enorme successo mondiale del saggio di Negri Impero e dalle recensioni di molte testate giornalistiche mondiali che segnalarono il libro come un testo fondamentale nell'analisi della globalizzazione e della storia economica e sociale contemporanea. [8]Definito da alcuni il nuovo "libretto rosso" di diversi movimenti no-global, no-war o altermondialisti nati a partire dalla rivolta di Seattle del 1999, questo testo ha suscitato un grande dibattito teorico: Fredric Jameson, docente emerito di letteratura comparata alla Duke University, citato da Le Monde definì Impero "la prima grande sintesi teoretica del nuovo millennio". [9]
A "Impero" fece seguito nel 2004 la pubblicazione di Moltitudine dove, dopo lo studio delle dinamiche globali affrontate in Impero si passa all'analisi dei soggetti sociali in grado di costruire una "democrazia gobale" in alternativa alla catastrofe, anche ecologica, causata dal dominio economico e bellico dell'Impero. Infine nel 2006 lo studio di tali dinamiche venne integrato da un nuovo saggio, Movimenti nell'impero. Paesaggi di passaggio.
In questi studi gli autori delineano lo svilupparsi di nuova forma di sovranità globale, derivante dalla crisi degli stati-nazione moderni, e che chiamano, appunto, Impero, sottolineandone la differenza con l'imperialismo visto come una delle fasi storiche dello sviluppo e del passaggio della sovranità degli stati-nazione al "nuovo ordine globale". L'Impero è l'entità sovranazionale caratterizzata e fondata su uno stato di perenne crisi, in cui i conflitti interni - tra gli stessi soggetti multinazionali capitalistici - sono regolati dalla guerra che è anche meccanismo produttivo e normativo.
L'Impero serve a garantire la sopravvivenza dell'economia neoliberista, fondata sulla sussunzione delle risorse umane e materiali del pianeta e sulla espropriazione della ricchezza socialmente prodotta, produzione di tipo postfordista in cui l'egemonia produttiva è delle forze lavoro intellettuali e immateriali, a differenza del ciclo fordista precedente in cui erano predominanti quelle materiali. In questo contesto la categoria marxista di proletariato non coincide più con la sola classe operaia, ma si estende a tutte le fasce sociali soggette alle forze dominanti dell'Impero e della nuova "produzione bio-politica". Solo la "moltitudine" - termine con cui gli autori definiscono la miriade di soggetti sociali sottoposti alle forze dominanti -, in quanto "globale" al pari delle forze agenti nell'Impero, sarebbe in grado di abbatterlo sostituendo una reale democrazia globale alle sue forme di governo, sì globali ma organizzate in una forma costituzionale piramidale, formata da matrici e strati di cui fanno parte gli stati-nazione riuniti nel G8, la WTO, la Banca Mondiale, i club di Parigi, Davos, Londra, le multinazionali, ma anche altri stati-nazione e molte ONG.
In questo scenario la guerra stessa si trasforma: non più conflitto dichiarato tra differenti stati-nazione e strumento per la salvaguardia e l'estensione di interessi imperialistici di una sola nazione, ma guerra globale permanente, caratterizzata dall'ossimoro dell'emergenza come norma necessaria a gestire globalmente i flussi di materie prime, delle merci, dei capitali e, ovviamente, delle persone. Quindi gestione policentrica di conflitti regionali, guerra asimmetrica, attività di repressione poliziesca, controllo delle frontiere, guerra al terrorismo: tutte attività considerate specificazioni del medesimo conflitto globale permanente.
Critiche [modifica]
Vi sono voci di critica a Negri "da sinistra", attaccando in particolare la sua tesi che trova inadeguata per il presente la classica categoria marxista-leninista dell'imperialismo, quello statunitense in particolare. Vi sono anche critiche di parte neoliberale, come dimostrato da una lunga recensione di Francis Fukuyama a "Moltitudine" apparsa sul New York Times in cui l'economista e filosofo americano della cosiddetta "fine della storia", pur criticando l'approccio marxista ed egualitario di Negri e Hardt, ammette tuttavia che la loro problematizzazione della "governance globale" è indubbiamente reale. [10]
Un curioso giudizio su "Impero" è stato espresso dal senatore a vita Francesco Cossiga, vecchio amico di Negri dai tempi dell' Azione Cattolica, che ha ricevuto dall'autore una copia del libro: Hanno scritto che è la teoria degli antiglobal, ma non è vero. Intanto Negri riconosce alla globalizzazione dei meriti, soprattutto quello di aver portato al superamento degli Stati nazionali. E poi, a differenza degli antiglobal, Negri non crede che gli Stati Uniti siano

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