Ecate è una dea della religione greca e romana (Latino Hecata o Hecate, Greco Antico Ἑκάτη, Hekátē), ma di origine pre-indoeuropea.
Ecate era una divinità psicopompa, in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli Dei ed il regno dei Morti. Spesso è raffigurata con delle torce in mano, proprio per questa sua capacità di accompagnare anche i vivi nel regno dei morti (la Sibilla Cumana, a lei consacrata, traeva da Ecate la capacità di dare responsi provenienti, appunto, dagli spiriti o dagli Dei).
Dea degli incantesimi e degli spettri, Ecate è raffigurata come triplice (giovane, adulta/madre e vecchia), ed il numero Tre la rappresenta; le sue statue venivano poste negli incroci (trivi), a protezione dei viandanti (Ecate Enodia o Ecate Trioditis).
Le sue figlie erano chiamate Empuse.
Le sue origini sono poco note: Esiodo la ritiene figlia del titano Perse e di Asteria, e quindi è discendente diretta della stirpe titanica. Ma un'altra tradizione la riconosce come la figlia di Zeus e di una figlia di Eolo, chiamata Ferea.
Fu Ecate a sentire le grida disperate di Persefone, rapita da Ade presso il Lago Pergusa e portata negli Inferi, e fu sempre lei ad avvertire Demetra di quanto era accaduto.
Ecate veniva anche associata in alcuni casi ai cicli lunari, insieme ad altre divinità come Diana/Artemide, e Selene/Luna, a simboleggiare la luna calante.
Nell'iconografia Ecate viene rappresentata spesso con tre corpi o con sembianze di cane o, accompagnata da cani infernali ululanti in quanto veniva considerata protettrice dei cani. Un altro animale sacro a tale divinità era la colomba.
La natura di Ecate è bi-sessuata, in quanto possiede in sé entrambi i principi della generazione, il maschile e il femminile. Per questo motivo viene definita la fonte della vita e le viene attribuito il potere vitale su tutti gli elementi.
Hecate, Hekate (Hekátē), o Hekat fu in origine una dea delle terre selvagge e del parto proveniente dalla Tracia, o dai cariani dell'Anatolia.[1] I culti popolari che la veneravano come una dea madre inserirono la sua persona nella cultura greca come Ἑκάτη. Nell'Alessandria tolemaica essa in ultima analisi ottenne le sue connotazioni di dea della stregoneria e il suo ruolo di 'Regina degli Spettri', in queste vesti fu poi trasmessa alla cultura post-rinascimentale. Oggi è vista spesso come una dea delle arti magiche e della Stregoneria. È inoltre l'equivalente della Trivia romana. Il più noto santuario dedicato ad Ecate si trova a Lagina, in Turchia sudoccidentale.
estratto dal sito web http://it.wikipedia.org/wiki/Ecate
Descrizione iconografica Spesso rappresentata in forma triplice (la formazione triadica è presente in molte delle divinità femminili potenti , vedi le Parche), come protettrice dei crocicchi, assume l'appellativo di Ecate Trivia, dai trivi appunto. Come divinità lunare, ha in sé lidea del ciclo e dellevoluzione come passato-presente-futuro; ha un apetto ambiguo, apparendo talvolta sotto forma di orribile mostro dai capelli di serpente -collegata al regno dei morti- o come meravigliosa fanciulla circonfusa di luce collegata alla luna-. Spesso è anche vista in forma ferina come cane o serpente e porta in mano una chiave e delle torce. Analisi simbolica: il cane come molte delle divinità associate alla morte (vedi Anubi in Egitto e Xolot nellantico Messico), Ecate veniva rappresentata sotto forma canina nella sua veste infernale. Il cane è associato ai demoni, alle anime in pena che vagano nel mondo e la dea era sempre accompagnata da un gruppo di cani neri, che latravano al suo passaggio. Legato allidea di guida e protettore perché guida fedele durante la vita. il serpente animale dal simbolismo complesso, si configura come associato alla morte e agli inferi, poiché si nasconde sottoterra, ma anche allidea di vita, e rinascita, poiché cambiando pelle rinasce ogni volta. Impossibile non pensare poi alluroboros , connesso al ciclo lunare e naturale. La Luna La dea è associata allidea di ciclo, che ben si collega alle fasi lunari e che simbolicamente vengono descritte come nascita, crescita e morte, per poi rinascere; la luna trova il suo posto nel cielo, ma influenza la terra e le sue culture e quel mare che originariamente era dominio di Ecate. Spesso la dea viene indicata come Luna nera, simbolo di morte. Non è caratteristica negativa, ma passaggio obbligato verso la rinascita.
Il crocicchio (o trivium) Erano punti di transizioni tra tre strade, incontro di linee energetiche e luogo favorito per le cerimonie magiche. Il crocicchio implica direzioni e scelte diverse e lì venivano innalzate statue alla dea Triformis (raffigurata con tre teste o addirittura tre corpi) che guardava in ogni direzione ed in ogni tempo. Ecate perse pian piano i propri connotati positivi anche per la sua connessione col mondo della magia, del soprannaturale, degli spiriti e degli incantesimi.. forse anche per questo venne associata al mondo degli inferi e connotata così negativamente, in maniera del tutto opposta al suo equilibrio originario. In breve, divenne patrona delle arti magiche (nei Papyri magici è a lei dedicato lincantesimo del gatto), artefice di incantesimi e sortilegi. La chiave (o trottola di Ecate) Proprio perché protettrice dei passaggi, veniva invocata per oltrepassare il mondo fisico.
Il crocevia
Nelle cerimonie si usava una sfera dorata che veniva fatta girare e produceva suoni in grado di ispirare visioni (Ecate Antea: colei che invia le visioni). L'uso è documentato nell'antichità e il movimento della trottola richiamava il concetto delle sfere celesti. Il culto italico Nel culto italico, le due divinità greche di Artemide e di Ecate si fusero in una sola divinità per cui Ecate, figlia della notte, fu identificata con Diana,con Persefone e con Selene. A Benevento il culto di Ecate si riscontra nella figura della Zucculara, strega il cui culto si svolgeva nei crocichi e dove apparivano statue con tre volti. Anche le Janare sono legate al suo culto: letimologia della parola è incerta: deriva da ianua (porta) che ci riporta al simbolismo del passaggio oppure da dianara (seguace di Diana) altra divinità lunare romana strettamente connessa col mondo della magia e del sovrannaturale.
Le feste 5 Marzo: festa di Iside ed Ecate 25 Dicembre: Festa di Ecate - Sol Invictis -Festa di Dagda ................................................................. Il sole comincia a calare, la giornata trascorsa sulle sponde di questo tranquillo lago volge oramai al termine. Rimaniamo ancora una volta incantati dal paesaggio tutto intorno a noi formato da boschi che inevitabilmente ci fanno viaggiare con la fantasia indietro nel tempo. La percepiamo; la sua presenza è ovunque....Basta solo stare in silenzio per udire il suo essere un solo corpo con la natura che ci circonda. Man mano che risaliamo per andare via, il lago sembra sempre più uno specchio dove ci piace immaginare la dea, riflettersi nelle sue acque per un "umano" vezzo di femminilità. Finisce qui la nostra gita al Lago di Nemi, alla ricerca di Diana, una tra le più importanti divinità femminili degli antichi romani. Ma perché ricercare la presenza della dea proprio in questo specchio d’acqua a due passi da Roma ? La risposta è semplice: perché tra le sue boschive sponde, veniva consumato il culto della nostra dea. Ma ora parliamo un poco di lei. Parlare di Diana significa fare un viaggiare indietro nel tempo sino ad arrivare al VI secolo a.C. E’ oramai convinzione comune che Diana altro non fosse che la versione italica della dea greca Artemide. Nel Lazio il suo culto, come abbiamo detto, veniva consumato a Nemi, nei pressi di Ariccia. I rituali avevano carattere cruento, in linea con l’indole della dea abituata alla caccia di animali selvatici, utilizzando arco e frecce. Parlare di Diana come dea della caccia è comunque riduttivo per ciò che questa divinità ha rappresentato per i romani antichi. Se da un lato la vediamo spietata nei confronti degli animali che uccide, dall’altro era considerata protettrice della natura e degli stessi animali selvatici. A Roma era vista come protettrice degli schiavi fuggiaschi poiché questi, sovente erano braccati dai padroni e quindi paragonabili a selvaggina inseguita dai cacciatori. Il lago di Nemi era un luogo di pellegrinaggio per gli adoratori della dea. Le donne chiedevano protezione per ottenere un parto tranquillo mentre gli uomini, imploravano perdono per tutte le volte che avevano cacciato selvaggina, quindi qualcosa di sacro alla dea. Sulle sponde del lago è ancora visibile il tempio preposto all’adorazione. Anche se ridotto ad un qualche cosa di poco più che un rudere, vale sempre la pena visitarlo. Ma Diana non è solo questo. Per i romani, la dea era una vera e propria trinità. Infatti essa era regina della natura, del mondo conosciuto e dell’ignoto. Era la fanciulla, la madre e la vecchia saggia. Le tre personificazioni della dea erano Selene, fanciulla della luna, Diana dea della caccia e della natura; Ecate la vecchia saggia signora delle arti magiche e delle tenebre. Durante i rituali, tre colori rappresentavano le sue tre personalità : Il verde era per la dea della natura; il bianco per la dea lunare ed il rosso per la signora della magia e delle tenebre. Le sacerdotesse della dea venivano iniziate al culto tramite fustigazioni a sangue e rituali misteriosi. Inoltre venivano sottoposte loro, bevande particolari ed esalazioni in modo da favorire la visione del mondo ultraterreno dove la dea poteva essere incontrata nelle spoglie di Ecate. In tempi più recenti in Diana si è vista la madre di tutte le streghe. Infatti la dea si trasforma in Ecate durante le fasi di luna calante provocando timore e spavento. Per scongiurare incontri con Ecate, nei crocicchi venivano erette edicole in suo onore poiché si pensava gli incroci, fossero prediletti dalla divinità. I romani la rappresentavano seduta con tre corpi oppure come una donna avente tre teste proprio per evidenziare le sue tre personalità. Interessante quanto riportato nel libro ARADIA noto anche come "Il Vangelo delle Streghe", in cui si afferma che "Diana fu’ la madre di tutte le streghe".
estratto dal sito web http://horrorufoparanormaleandother.forumfree.it/?t=4864541
Il crocevia L'intersezione dei bracci della croce segna i crocevia, o crocicchi; in questi punti centrali si elevano un palo, una pietra,un obelisco, una statua, un altare.L'importanza simbolica del crocevia è fortemente connessa alla situazione di incrocio dei cammini, che ne fa una sorta di "centro del mondo" per chi lo attraversa.E' un simbolo sia epifanico (di rivelazioni e di apparizioni- es . di fantasmi), che un luogo di ritrovo (es. di streghe).Gli dei adorati ai crocicchi spesso ivi raffigurati con statue, (che lasciarono il posto in seguito alle figure di madonne o di santi) al erano la triforme Ecate (identificata talvolta con Artemide e Demetra) ed Ermes, nella sua funzione di mediatore tra i diversi universi (cielo, terra ed inferi).In breve, in tutte le civiltà ,il crocevia rappresenta l'ignoto, un luogo di pausa e riflessione prima dell'inevitabile scelta di quale sentiero (materiale o spirituale) seguire.Non a caso in svariate culture vi erano rituali da seguire per il fausto attraversamento dei crocicchi.E' anche il luogo in cui sin incontrano gli altri (dalle incerte intenzioni) luogo di raduni ma anche di imboscate.Le statue di Ermes e di Ecate non stanno altro che a significare: sei arrivato qui e ora scegli: terra, cielo, o inferi.Allo fine quindi al crocevia non troviamo altro che noi stessi: magari speravamo in una meta,una (o LA) risposta,ma esistono solo nuove strade, nuovi sentieri e nuove scelte.
estratto dal sito web http://www.stregadellemele.it/main5.asp?pag=croce
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