Pietro Berti

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VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

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Anchorage

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mercoledì 19 gennaio 2011

Lega Nord per l'Indipendenza della Padania (Lega Nord o detta anche Lega)

La Lega Nord per l'Indipendenza della Padania, meglio nota come Lega Nord o più semplicemente Lega, è un partito politico nato come federazione di vari movimenti autonomisti regionali, tra i quali, in particolare, la Lega Lombarda e la Liga Veneta.
Il partito, spesso citato come il Carroccio nel linguaggio giornalistico, è attivo soprattutto nell'Italia settentrionale, ma presente anche in alcune regioni del Centro. Segretario federale, fondatore e leader del partito è Umberto Bossi.
Originariamente sostenitrice del federalismo, dal 1996 la Lega Nord ha proposto la secessione delle regioni settentrionali, indicate collettivamente come Padania. Attualmente ripropone il progetto di uno Stato federale, da realizzarsi attraverso il federalismo fiscale e la devoluzione alle regioni di alcune funzioni esercitate dallo Stato. Propone altresì di aumentare il peso politico delle regioni del Nord Italia, ritenuto non adeguato al peso demografico ed economico delle stesse, nonché di promuovere e valorizzare le culture e le lingue regionali.
La Lega Nord si batte inoltre per l'attuazione di norme più severe, rispetto a quelle vigenti, al fine di contrastare l'integralismo islamico; è contraria all'ingresso della Turchia nell'Unione europea ed è considerata tra i movimenti euroscettici[7]. Enfatizza anche la lotta all'immigrazione clandestina e l'eliminazione degli sprechi nella gestione statale.
Indice[nascondi]
1 Storia
1.1 Da alleanza a confederazione (1989-1990)
1.2 La fusione definitiva (1991)
1.3 Elezioni politiche 1992: successo elettorale della Lega
1.4 Elezioni politiche 1994: nasce il Polo delle Libertà
1.5 Caduta del governo Berlusconi I
1.6 Secessione
1.7 Gli scontri di via Bellerio
1.8 Il progetto secessionista si affievolisce
1.9 Riavvicinamento al centrodestra
1.10 La nuova azione di governo
1.11 La Lega e autonomisti del Sud Italia per le elezioni 2006
1.12 Il Referendum costituzionale del 2006
1.13 Elezioni politiche del 2008
1.14 Elezioni europee del 2009
1.15 Elezioni regionali 2010
2 Tendenze politiche
2.1 La Lega Nord delle origini
2.2 Elezioni padane del 1997
2.3 Oggi
2.4 Alleanze
3 Posizionamento politico
4 Relazioni con la Chiesa cattolica
4.1 Vicinanza ai lefebvriani
5 Controversie
5.1 Accuse di razzismo e xenofobia
5.2 Posizioni sull'omosessualità
6 Vertenze giudiziarie
7 Struttura
8 Associazionismo padano
9 Congressi federali
10 Raduni
11 Segretari federali
12 Presidenti federali
13 Iscritti
14 Risultati elettorali
15 Appartenenza a gruppi parlamentari europei
16 Capigruppo al Senato
17 Capigruppo alla Camera
18 Capigruppo al Parlamento Europeo
19 Note
20 Bibliografia
21 Voci correlate
22 Altri progetti
23 Collegamenti esterni
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Storia
Da alleanza a confederazione (1989-1990)

Umberto Bossi
Il 22 novembre 1989 a Bergamo viene sottoscritto davanti ad un notaio l'Atto Costitutivo ed il testo dello Statuto del Movimento Lega Nord, il nuovo soggetto politico confederale che dovrà unire definitivamente la vecchia Lega Lombarda di Umberto Bossi con le altre leghe e movimenti autonomisti del Nord Italia (Liga Veneta, Piemont Autonomista, Uniun Ligure, Lega Emiliano-Romagnola, Alleanza Toscana), come già avvenuto in giugno alle elezioni europee col cartello elettorale di Alleanza Nord.
Il 4 dicembre 1989 nasce il Movimento Lega Nord. Fra il 8 e il 10 dicembre il I Congresso della Lega Lombarda approva la confluenza nella Lega Nord. Alla platea di 500 persone, Bossi spiega che «la nostra via non poteva che essere quella dell'etnofederalismo, cioè quella unione di più movimenti etnonazionalisti in un unico strumento capace di vincere. L'etnonazionalismo deve costituire un attacco al centralismo dello Stato». Segretario del movimento è Bossi, presidente è Marilena Marin della Liga Veneta. Nelle istituzioni si parte con un senatore e un deputato, due europarlamentari, 60 consiglieri comunali, due provinciali[8]
Gli altri partiti iniziano a prendere sul serio la Lega come avversario politico a tutti gli effetti. Indicativo sarà il raduno socialista a Pontida del 3 marzo 1990. Qui, dove la Lega ha già il 16% dei voti, il segretario Bettino Craxi lancia la proposta di modificare la Costituzione per passare a una Repubblica presidenzialista e federalista. I leghisti contesteranno vivacemente[9] e risponderanno con un proprio raduno a Pontida il 25 marzo, il primo di una lunga serie mai terminata (escluso il 2004 perché Bossi era gravemente malato, e il 2006)[10][11].
Il 1º maggio a Milano giunge il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga il quale, alludendo alle leghe, avverte che «se poi vi fosse qualche farneticamento che, al di là del sentimento confuso, del risentimento oscuro, della forzatura folkloristica, al di qua del calendario della storia e della cultura, e al di là di quello del possibile futuro, pensasse a più avventurosi tentativi di divisione, sarà bene ricordare che dovere fondamentale del presidente della Repubblica, che anche per giuramento si è impegnato davanti al Parlamento e alla sua coscienza, è quello di tutelare l'integrità territoriale, l'indipendenza e la sovranità dello Stato e di difendere, nelle istituzioni e nella società, l'unità nazionale. Un avvertimento preciso: per l'adempimento di questo dovere tutti i legittimi poteri dello Stato sono esercitabili con il suo concorso: e lo sarebbero»[12]. Per Bossi «In tutto questo comunque c'è il riflesso della paura che si ha di noi, delle nostre liste. (...) Noi non vogliamo separarci dall'Italia ma vogliamo che cambi la Costituzione, che diventi quella di uno Stato federale»[13].
Le elezioni amministrative del 6 maggio 1990 confermano la tendenza in crescita della Lega che adesso raccoglie circa il 4% dei voti su base nazionale, ma nella sola Lombardia è il secondo partito col 18,9% dei voti validi, davanti al Partito Comunista Italiano (18,8%) e sotto la Democrazia Cristiana (28,6%). Vengono così eletti oltre 700 consiglieri e persino il sindaco di Cene, ma presenti nelle giunte di solo tre comuni con Pianello del Lario retto da un'intesa DC-Lega[14]. Questo perché, come dirà Bossi, la Lega è «un partito di governo transitoriamente all'opposizione»[15]. Tutti gli eletti si ritroveranno il successivo 20 maggio a Pontida per giurare fedeltà alla causa autonomista e al partito fra 8mila persone sotto la pioggia[16][17]. Craxi, replicando alle «smargiassate» di Bossi contro di lui e il Presidente della Repubblica, commenterà: «Credono di dover liberare la Lombardia? Io dico che, se non ritorneranno su un programma democraticamente ragionevole, faremo di tutto perché la Lombardia si liberi di loro»[18].
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Il giuramento di Pontida degli eletti leghisti
Oggi a Pontida, gli anni del nostro impegno per la libertà dei nostri popoli, si saldano ai sacrifici degli avi che scelsero questo luogo per giurare il loro impegno in difesa della libertà. Io che ho voluto candidarmi nelle liste della Lega Lombarda - Lega Nord per diventare alfiere attivo nella lotta per l’autonomia del popolo Lombardo, Veneto, Piemontese, Ligure, Emiliano, Romagnolo e Toscano, unisco il mio giuramento a quello degli avi: giuro fedeltà alla causa dell’autonomia e della libertà dei nostri popoli che oggi, come da 1000 anni, s’incarnano nella Lega Lombarda e nei suoi organi dirigenti democraticamente eletti
Dopo le amministrative del 1990, si impone «l'allarme per il voto di protesta» leghista che «ha colpito al cuore il mondo politico»[19]. Anche L'Osservatore Romano mostra preoccupazione[20]. Una protesta che pare a molti qualunquista, ma Bossi si difende spiegando che invece «non è affatto qualunquista la protesta. Se no, si sarebbe rivolta al Msi che è il cane da guardia del sistema. La gente si è svegliata e ha visto nella Lega uno strumento di liberazione. Questo è avvenuto soprattutto al Nord, nelle aree di civiltà industriale dove è più critico il rapporto cittadini-istituzioni»[21].
Come osserverà il socialista Valdo Spini, «vi è chi non vuole rendersene conto, ma le elezioni del sei maggio del 1990 hanno veramente segnato una svolta storica nel nostro sistema politico istituzionale. Quando in una regione importante come la Lombardia, superando la tradizionale vischiosità degli spostamenti elettorali, una lista anti-partiti come la Lega Lombarda, arriva quasi d'improvviso al 20%, avviene qualcosa di nuovo nella nostra vita politica. È un segnale di distacco preoccupante tra cittadini e istituzioni. Quando il PCI perde il 6% dei voti, ma l'ex elettore comunista può restarsene a casa, votare per i verdi delle varie articolazioni, o per i cacciatori, o, perfino, per le Leghe, e solo in parte prende la strada del voto per l'altro partito della sinistra, il PSI, avviene un altro fatto da non sottovalutare. È la crisi delle ideologie, come è stato altre volte detto, e più in particolare la crisi, all'interno dell'elettorato comunista, della tradizionale disciplina. Ma cade anche la diga dell'anticomunismo nell'elettorato democristiano del Nord, che non ha inibizioni a lasciare lo scudo crociato per le Leghe. Si allentano i vincoli della disciplina di partito»[22]. Mentre Giorgio Ruffolo nota che «è amaro constatarlo: ma la Lega Lombarda, con campagne prive di faccioni e di strumenti clientelari, ha saputo parlare direttamente alla gente, molto più dei partiti tradizionali»[23]. Persino Achille Occhetto, segretario generale del PCI, ammetterà davanti ai bresciani che «le proteste della Lega contro lo Stato corrotto sono accettabili... Occorrono dunque nuovi poteri alle autonomie locali, più forza alle regioni, più controllo sulla spesa pubblica»[24].
Il 26 maggio l'Azione Cattolica non nasconde la sua ostilità verso il fenomeno leghista[25]. Contro la Lega anche il Partito Sardo d'Azione che impedisce al partito di Bossi di entrare nell'Alleanza Libera Europea, l'eurogruppo degli autonomisti, perché «il potenziale politico della Lega può essere un grande patrimonio della democrazia italiana, europea, e quindi mondiale, purché superi la fase xenofoba e ponga problemi di uno sviluppo generalizzato, diffuso e affidato ai poteri della base»[26].
Quello stesso giorno l'ideologo leghista Gianfranco Miglio, come egli stesso rivelerà quattro anni dopo, riceve una telefonata da Cossiga che intima al professore amico: «Dì ai tuoi amici leghisti che sono indignato con loro: devono piantarla. Non mi mancano i mezzi per persuaderli. Rovinerò Bossi facendogli trovare la sua automobile imbottita di droga; lo incastrerò. E quanto ai cittadini che votano per la Lega, li farò pentire: nelle loro località che più simpatizzano per il vostro movimento autonomo aumenteranno gli agenti della Guardia di finanza e della polizia; anzi li aumenteremo in proporzione al voto registrato. I negozianti e i piccoli e grossi imprenditori che vi aiutano saranno passati al setaccio: manderemo a controllare i loro registri fiscali, e le loro partite Iva; non li lasceremo in pace»[27]. Cossiga non ha mai smentito[28].
Il 31 maggio la Lega crea il Sindacato Autonomista Lombardo (SAL) con l'obiettivo di «rompere le gabbie salariali egualitarie, difendere i lavoratori indigeni dall'assalto degli immigrati, combattere i monopoli privilegiando piccoli imprenditori e artigiani» per un «liberismo federalista». A guidare la SAL viene posto Antonio Magri, già sindacalista socialista della UIL[29].
Ai referendum del 3 giugno su caccia e pesticidi, la Lega dà agli elettori indicazione di astenersi «per contrastare l'intenzione del governo romano di avallare la propria logica di potere centralista, negatrice della norma costituzionale dell'articolo 17 che stabilisce competenze legislative alle regioni in materia di caccia»[30].
In agosto viene annunciata l'iniziativa di raccogliere le firme per un referendum che abroghi parzialmente la recente legge Martelli che regola l'immigrazione. Per Bossi dietro quella legge «c'era un progettino finalizzato alla creazione di uno Stato multirazziale, uno Stato che crei insicurezza nella gente favorendo così la richiesta di un governo forte e rafforzando il potere centralista dei partiti»[31][32]. Per il Forum delle Comunità Straniere in Italia «con questa campagna referendaria la Lega Lombarda tenta di dare legittimazione costituzionale al razzismo più triviale»[33].
Il 3 settembre si costituisce la Lega Venezia Giulia.
A settembre hanno luogo alcune feste di partito, come il Berghemfest di Alzano Lombardo (1-9 settembre). È l'occasione per lanciare la proposta di fare dell'Italia una repubblica confederale di tre repubbliche federali: Nord, Centro e Sud[34]. Per il vicesegretario del PSDI Maurizio Pagani la proposta di Bossi può essere il pretesto per aprire un dibattito politico sul federalismo, ma Craxi ironizza: «Perché dividere l'Italia in tre e non in quattro? Se si affermasse un'idea separatista dovrebbero essere almeno cinque, per non fare torto alla Sicilia e alla Sardegna»[35].
Arrivano anche i primi attacchi alla bandiera tricolore italiana, che Franco Castellazzi, presidente della LL, definisce massonica per via del colore verde[36]. Fuori dalla Lega, avrà tutti contro[37]. Lo stesso Bossi sminuirà parlando di «battuta infelice»[38].
Il 27 settembre viene depositata in Cassazione dalla Lega una proposta di legge di iniziativa popolare sull'immigrazione che ha Bossi come primo firmatario[39].
Il 16 ottobre viene acquistata Radio Varese, emittente fondata nel 1976 tra gli altri da Roberto Maroni per l'estrema sinistra varesotta[40]. Dal 20 diventerà Radio Varese-Lega Lombarda, primo embrione di quella che dal 17 maggio 1997 sarà Radio Padania Libera[41].
Il 26 ottobre il presidente Cossiga, in visita ufficiale in Gran Bretagna, dichiara che «separare» l'Italia «mi sembra una cosa criminale, una cosa sciocca, vergognosa»[42]. Per queste parole, il 30, durante una riunione del consiglio regionale lombardo, Castellazzi rivolgerà «un invito alla classe dei medici curanti perché lo assistano meglio. Non è un problema politico, ma un problema medico, di sclerosi» perché «Cossiga ha criminalizzato un milione e settecentomila persone che hanno votato per noi: questo è straparlare». Ne seguirà un vespaio di polemiche[43]. Il 24 novembre intervistato dal GR1, Cossiga preciserà che non voleva «censurare o valutare le intenzioni di nessuno. Ho detto che sarebbe criminoso separare Roma da Milano, dopo tutti gli sforzi che si sono fatti per unirle»[44].
Nelle elezioni amministrative di quattro piccoli comuni lombardi del 12 novembre, la Lega si conferma in crescita[45].
Il 18 novembre a Varese si tiene l'Assemblea nazionale della Lega Lombarda che dà il via libera alla fusione della Lega Nord[46].
Il 1º dicembre da una nuova scissione nasce l'Unione Federalista che unisce l'Alleanza Lombarda di Pierangelo Brivio, l'Union Piemonteisa di Roberto Gremmo, la Lega Padana di Umberto Mori e altri espulsi vari dal Carroccio[47].
L'8 dicembre, polemizzando coi leghisti, Craxi rilancia il disegno del PSI per una «grande riforma che attui un nuovo disegno di decentramento e consolidamento delle autonomie regionali. (...) Cosa ben diversa dalla improvvisazione delle tre repubblichette di cui si è sentito parlare. Se per avventura domani dovesse essere attuato, sarebbe un disegno che aprirebbe la strada al disfacimento dell'unità nazionale e all'indebolimento dell'indipendenza stessa del Paese»[48].
Il giorno dopo da Cene Bossi attacca la DC: «Stia attento il partito democratico cristiano, se ci fa arrabbiare c'è il rischio che per la prima volta si ritrovi all'opposizione»[49]. Tre giorni dopo ancora, Bossi preciserà che ciò potrebbe divenire possibile con un'alleanza a sinistra guidata da Craxi[50]. Davanti a una simile proposta Craxi, Di Donato, Pillitteri e i socialisti milanesi restano vaghi, mentre Claudio Martelli si dice disponibile[51]. Successivamente Bossi entrerà in contraddizione formulando altre ipotesi di alleanze anche con la DC, ma in definitiva chiederà solo che Craxi faccia «quello che deve fare, cioè le elezioni anticipate, spaccare con la DC, e mangiarsi i voti del PCI»[52].
Il 17 dicembre la Conferenza Episcopale Italiana diretta dal cardinale Ugo Poletti e dal vescovo Camillo Ruini presenta il documento Evangelizzazione e testimonianza della carità dove è scritto che «Nella prospettiva del bene comune del paese, della nuova Europa da costruire insieme e del servizio allo sviluppo integrale dell’umanità, non si giustificano le varie forme di chiusure particolaristiche che insidiano il tessuto sociale, politico e culturale della nazione: siano esse di stampo corporativo, a livello professionale ed economico, o invece facciano leva su caratteristiche anche positive della propria gente e della propria terra, finendo però col trasformarle in motivi di divisione e di discordia. Senza misconoscere le obiettive situazioni di malessere che tali tendenze denunciano, e a cui occorre far fronte, l’impegno della comunità ecclesiale non può non camminare nella direzione del rafforzamento di una solidale e unitaria coscienza comune, all’interno della quale le diversità siano stimolo di crescita e non motivo di divisione»[53]. Verrà letto come un chiaro attacco alla Lega[54] e Bossi replicherà: «Oggi questo cattolico è costretto a chiedersi se polemizzare democraticamente con la DC significhi frantumare l'unità religiosa degli italiani. Più ancora questo cattolico è costretto a ribellarsi quando legge che, poste in pratica sullo stesso piano, sono da condannare la mafia e le leghe»[55].
La fusione definitiva (1991)
Nei giorni 8-9-10 febbraio 1991 Atto e Statuto vengono approvati all'unanimità dal primo Congresso Federale della Lega Nord svoltosi a Pieve Emanuele (MI). Secondo lo Statuto approvato, nel Movimento Lega Nord vengono a confluire i Movimenti denominati Liga Veneta, Lega Lombarda, Piemont Autonomista, Uniun Ligure, Alleanza Toscana - Lega Toscana - Movimento per la Toscana, Lega Emiliano-Romagnola. In seguito aderiscono alla federazione movimenti e partiti autonomisti anche di altre regioni e province autonome (Trentino, Alto Adige/Südtirol, Friuli-Venezia Giulia, Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, Umbria e Marche).
Il movimento si conferma negli anni successivi come una delle forze politiche più significative del Nord Italia, portando i suoi candidati alla vittoria in diverse amministrazioni locali, tra le quali spicca il Comune di Milano.
Nell'ottobre 1991 avviene una prima scissione: Franco Castellazzi, che fino ad allora era stato il numero due del partito, esce dal movimento insieme ad altri cinque consiglieri regionali lombardi, dopo essere stato attaccato duramente da Bossi. Fonderanno la Lega Nuova, ma con poco successo, tanto che durerà meno di un anno.[56]
Elezioni politiche 1992: successo elettorale della Lega
Nel elezioni politiche 1992: la Lega Nord, con l'8,6% (Camera) e l'8,2% (Senato) dei voti a livello nazionale, ottiene 80 parlamentari, di cui 25 senatori e 55 deputati. Bossi e i suoi parlamentari festeggeranno un mese dopo per tre giorni il successo elettorale a Pontida[57].
Nel novembre 1993 anche la Lega Nord entra nelle indagini di Mani Pulite, che da quasi due anni avevano terremotato la politica italiana incassando anche il plauso leghista. Il 24 novembre nel processo ENIMONT, il processo più celebre di Tangentopoli, Carlo Sama, amministratore Montedison e cognato di Raul Gardini, afferma di «non escludere che la Lega abbia percepito soldi in campagna elettorale nel '92»[58]. Il 4 dicembre L'espresso rivela che la Montedison avrebbe deciso di versare 200 milioni di Lire ad Alessandro Patelli, segretario organizzativo e, fino al 12 agosto 1992, tesoriere della Lega Nord[59]. Tre giorni dopo Patelli è posto agli arresti perché chiamato in causa dal responsabile delle relazioni istituzionali dei Ferruzzi, Marcello Portesi, il quale conferma di aver dato 200 milioni al bar Doney di via Veneto a Roma a Patelli per conto di Sergio Cusani «in prossimità delle elezioni politiche del 1992»[60]. Bossi e la Lega difendono Patelli: «abbiamo sempre confidato nella magistratura che deve punire i colpevoli e assolvere gli innocenti. Non cambiamo idea e quindi esigiamo che la magistratura agisca in tempi brevi e che, di conseguenza, rilasci chi è innocente come Patelli»[61]. Ma il giorno dopo Patelli ammette tutto e dunque posto agli arresti domiciliari[62]. Il 20 dicembre Antonio Di Pietro interroga Umberto Bossi dopo che il giorno prima l'ex leghista Piergianni Prosperini aveva sostenuto che «c'erano ben poche possibilità che il cassiere agisse senza l'input del segretario. Anche perché altrimenti nessuno gli avrebbe dato una lira»[63]. Bossi raccoglie allora i 200 milioni al II Congresso della Lega Lombarda e consegna l'assegno alla procura, la quale rifiuta e interroga Bossi (che nega tutto, tranne gli incontri con Sama). Bossi è così ufficialmente indagato per concorso in violazione della legge sul finanziamento dei partiti in concorso con Patelli[64].
Il 5 gennaio 1994 Bossi è interrogato in aula al processo Cusani in diretta Tv per quasi un'ora[65][66]. Per questa vicenda, la giustizia italiana riconoscerà Bossi e Patelli sempre colpevoli e li condannerà a 8 mesi di reclusione ciascuno, ma nessuno vedrà mai il carcere grazie alla sospensione automatica della pena in virtù della Legge 27 maggio 1998, n. 165 detta legge Simeone-Saraceni, approvata poco tempo prima della sentenza di Cassazione[67][68].
Elezioni politiche 1994: nasce il Polo delle Libertà
In occasione delle elezioni politiche 1994, quando ancora il Paese vive una situazione di transizione dal sistema della Prima Repubblica a quello del bipolarismo, la Lega si allea con Silvio Berlusconi, entrato in politica fondando il movimento di Forza Italia e organizzando in breve tempo una coalizione di centrodestra.
Berlusconi guida due diversi schieramenti, vista la reciproca disaccettazione fra la Lega e il Movimento Sociale Italiano-Alleanza Nazionale: al nord Forza Italia, CCD e Lega si presentano come Polo delle Libertà, mentre al sud c'è il Polo del Buon Governo con AN e senza la Lega.
Nel 1994, pur con un leggero calo percentuale con l'8,4% dei voti alla Camera, i parlamentari salgono a 180 grazie alla presenza di candidati leghisti nei collegi uninominali come rappresentanti di tutta la coalizione. La Lega diviene il più grande raggruppamento parlamentare.
Caduta del governo Berlusconi I
Il Polo vince le elezioni e viene costituito il primo governo Berlusconi, destinato a durare in carica soltanto pochi mesi, proprio a causa della sottrazione dell'appoggio da parte della Lega: in un primo momento l'Assemblea federale leghista (6 novembre 1994) presenta un progetto di Costituzione che divide l'Italia in 9 macroregioni o macroaree, riferibili agli stati preesistenti all'unità d'Italia; lo scontro scoppia alcuni giorni dopo sul tema delle pensioni: Berlusconi afferma che non si può governare con un alleato come Bossi e che non rimane altro da fare che ritornare alle urne. Sul tema i rapporti si alterano, e anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni, vicepresidente del Consiglio, accusa la maggioranza per la mancanza di accordi con i sindacati.
Lo scontro diretto arriva in Aula fra il 21 e il 22 dicembre: in diretta televisiva Silvio Berlusconi, con un discorso duro nei confronti dell'alleato Bossi, dichiara che il patto sancito con lui il 27 marzo è stato tradito e chiede di ritornare immediatamente alle urne. Bossi, dal canto suo, ricambia le accuse, affermando che l'accordo sul federalismo è stato ampiamente disatteso dal governo. Così si apre la crisi: Berlusconi rassegna le proprie dimissioni ed invita i suoi militanti a manifestare in piazza contro il "tradimento".
Il 23 dicembre si incontrano nella casa romana di Bossi, il leader leghista con Massimo D'Alema e Rocco Buttiglione, rispettivamente segretari del PDS e del PPI. Qui si decide un'alleanza fra i tre che porterà all'appoggio esterno al successivo governo tecnico guidato da Lamberto Dini. È il cosiddetto «patto delle sardine», perché alla richiesta di Bossi se i due ospiti avessero fame, il Senatur offrì sardine in scatola, lattine di birra e Coca-Cola, pancarré[69], anche se D'Alema preciserà anni dopo che allora «preferii digiunare. Quel frugale pasto fu consumato da Bossi e Buttiglione»[70].
Secessione
Si arriva allo svolgimento di nuove elezioni, e stavolta la Lega non stringe alleanze. Si presenta da sola e conquista il 10,4% dei voti a livello nazionale e 87 parlamentari. Questa decisione penalizza il Polo di centrodestra e favorisce la nuova coalizione dell'Ulivo, guidata da Romano Prodi, il quale può così formare il suo primo governo.
Al momento della ricostituzione dei gruppi parlamentari leghisti, nel maggio 1996, viene introdotto il nome Lega Nord per l'Indipendenza della Padania (dopo la bocciatura di Lega Parlamento della Padania al Senato e Lega Padania indipendente alla Camera[71]) che diventerà il nuovo nome del movimento con la modifica dello statuto approvata il 15 febbraio 1997. In quell'occasione entra nel patrimonio simbolico leghista il Sole delle Alpi in verde su bianco[72].
Forte del consenso elettorale (30% in Veneto, 25% in Lombardia), il 15 settembre la Lega Nord, radicalizzando la propria politica, annuncia di voler perseguire il progetto della secessione delle regioni dell'Italia settentrionale (indipendenza della Padania). A tal fine organizza una manifestazione lungo il fiume Po il cui culmine si tiene a Venezia, in Riva degli Schiavoni, dove Umberto Bossi, dopo aver ammainato la bandiera tricolore italiana, fa issare quella col Sole delle Alpi, e proclama unilateralmente l'indipendenza della Padania. A seguito di questa svolta secessionista, alcuni importanti esponenti del Carroccio entreranno in rotta con Bossi: Irene Pivetti è espulsa il 12 settembre 1996 e fonderà Italia Federale; Vito Gnutti lascia la Lega l'11 giugno 1999[73] e fonderà con altri ex leghisti Futuro Nord[74].
Nel frattempo, il Parlamento, attraverso i decreti legislativi noti come legge Bassanini, attribuisce numerose funzioni amministrative agli enti locali, e in particolar modo ai Comuni.
Gli scontri di via Bellerio
Il 18 settembre 1996, pochi giorni dopo la simbolica dichiarazione d'indipendenza della Padania del 15 settembre, presso la sede federale della Lega Nord in via Bellerio a Milano, ebbero luogo alcuni scontri tra la Polizia di Stato e i militanti leghisti, supportati da una pattuglia di Carabinieri. Il Procuratore della Repubblica di Verona Guido Papalia aveva infatti disposto, nel corso delle indagini su Corinto Marchini ed altri per attentato all'unità dello Stato (reato previsto dal Codice Penale), la perquisizione di un locale della sede ritenuto nella disponibilità dell'indagato. Alla vista dei militari in arrivo, i poliziotti fecero irruzione nella sede, travolgendo i militanti tra cui Maroni, che rimase ferito[75].
Alcuni esponenti del partito vennero denunciati. Contro la perquisizione la Camera dei deputati avanzò ricorso secondo l'articolo 68 della Costituzione, che vieta la violazione di locali a disposizione dei parlamentari senza consenso del Parlamento. La perquisizione venne condannata nel 2004 dalla Corte Costituzionale in quanto lesiva proprio dell'articolo 68[76].
La Cassazione condannò comunque Roberto Maroni e Piergiorgio Martinelli a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale (pena poi convertita in una multa di 5.320 Euro.[77]). Umberto Bossi venne assolto in appello il 22 giugno 2007, dopo avere chiesto precedentemente l'immunità al Parlamento europeo[78].
Il progetto secessionista si affievolisce

Il Sole delle Alpi simbolo scelto dalla Lega come bandiera della Padania
La Lega mostra, fin dalla legge di delegazione (legge 15 marzo 1997 n. 59), di non accontentarsi delle riforme e decide di proseguire nella sua battaglia secessionista, creando un Governo padano.
Il programma secessionista subisce poi una battuta d'arresto, in considerazione anche dei tentativi di federalizzazione espressi dal Parlamento: la riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione modifica profondamente il regionalismo italiano, che si fonda ora sui principi di sussidiarietà - art. 118 - e di leale collaborazione - art. 120 -, indicando espressamente le materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato e concorrente tra Stato e Regioni, e attribuendo invece alla competenza legislativa esclusiva delle Regioni tutte le altre materie.
Nel frattempo a partire dall'autunno 1998 si staccano dalla Lega diversi dirigenti e militanti che fondano movimenti regionali autonomi: in Veneto movimenti come la Liga Veneta Repubblica, che nelle tornate elettorali ha raccolto un consenso tra il 1.3% (2005) ed il 2.3% (2000) a livello regionale con un piccolo exploit nelle elezioni per il Senato nel 2001 dove ha raggiunto il 5%, sfiorando l'elezione di un senatore, nel 2000 diversi gruppi regionali staccatisi dalla Lega fondano Autonomisti per l'Europa, nel 2001 nasce in Liguria il Movimento Indipendentista Ligure e nel 2006 in Lombardia Max Ferrari, ex direttore di TelePadania, dopo essere stato espulso dalla Lega fonda il movimento autonomista Fronte Indipendentista Lombardia raccogliendo però pochi consensi.
Riavvicinamento al centrodestra
Alle elezioni europee del 1999 il partito raccoglie il 4,5% dei consensi, meno della metà rispetto alle politiche del 1996, e elegge 4 europarlamentari, di cui uno, Marco Formentini, fautore dell'alleanza con il centro-sinistra, avrebbe presto lasciato il parito per aderire a I Democratici.
A cavallo tra il 1999 e il 2000 la Lega si avvicina nuovamente alla coalizione di centrodestra, rinsaldando i rapporti con Berlusconi e Forza Italia, e passando dal secessionismo al federalismo. La nuova alleanza Lega-Forza Italia-An, detta della Casa delle Libertà, muove i primi passi già alle elezioni regionali del 2000, quando la Lega, alleata dalla CdL, conquista posizioni di rilievo negli esecutivi locali.
La CdL è riproposta per le elezioni politiche del 2001 come alleanza tra FI, AN, CCD, CDU, Nuovo PSI e PRI. La CdL vince le elezioni e Berlusconi torna presidente del Consiglio.
I risultati elettorali, che vedono la Lega in forte calo rispetto al passato (3,9% dei consensi nella quota proporzionale e dunque sotto la soglia di sbarramento), permettono al partito di contare solo sui 47 parlamentari eletti nel maggioritario e di entrare nell'esecutivo, con Umberto Bossi che viene nominato Ministro delle Riforme e della Devoluzione, Roberto Castelli Ministro della Giustizia, Roberto Maroni Ministro del Welfare, e negli uffici di presidenza delle assemblee legislative, con Roberto Calderoli, che viene eletto vicepresidente del Senato.
La nuova azione di governo
Nel governo la Lega spinge per la realizzazione delle riforme costituzionali, in particolare di quella federalista chiamata "devolution" che valorizza il ruolo delle autonomie regionali, attraverso l’attribuzione di competenze esclusive attinenti alla sanità, alla scuola ed alla sicurezza pubblica.
La mattina dell'11 marzo 2004 Umberto Bossi è ricoverato in ospedale in gravi condizioni, colpito da un ictus cerebrale; la riabilitazione lo ha costretto ad una lunga degenza ospedaliera in Svizzera e ad una faticosa convalescenza, poi conseguentemente a una lunga interruzione dell'attività politica. Nel frattempo al suo posto a capo del dicastero delle riforme istituzionali viene nominato il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli.
Nonostante le condizioni di salute (la malattia gli ha lasciato un braccio indebolito, difficoltà a camminare e parlare da cui si è successivamente ripreso, anche se non completamente) Bossi viene si candida come capolista al Parlamento europeo alle elezioni di giugno, risultando eletto nelle due circoscrizioni del nord, con circa 285.000 voti. Per il seggio di Strasburgo lascia quindi la carica di deputato italiano.
Bossi riapparirà solo il 19 settembre nella sua casa a Gemonio[79] e tornerà in pubblico gradualmente prima partecipando il 28 febbraio 2005 nella sede della Lega in via Bellerio a Milano all'inaugurazione dell'asilo nido interno.[80]
Il 6 marzo Bossi tiene il suo primo comizio dopo l'ictus nella casa dell'esilio di Carlo Cattaneo a Castagnola[81]. Alla manifestazione di Castagnola prende parte anche il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (uomo chiave del cosiddetto «asse del Nord» tra Bossi e Berlusconi),[82][83] il ministro Roberto Calderoli, il Ministro della Giustizia Roberto Castelli, il Ministro del Lavoro e politiche sociali Roberto Maroni e una delegazione della Lega dei Ticinesi, movimento politico localista ad ispirazione cantonale elvetico guidato dall'imprenditore luganese Giuliano Bignasca[84]. Bossi parlerà tre volte per un totale di 15 minuti[85] attaccando «l'Europa dei massoni». [86]
Il 19 giugno 2005 Bossi è in uno dei tradizionali raduni di Pontida[87][88], ma solo dal 15 novembre ritornerà a far politica a Roma ripresentandosi al Senato[89][90].
Nelle elezioni europee del 2004 e nelle elezioni regionali del 2005, la Lega Nord recupera parte dei consensi persi in precedenza, ricevendo rispettivamente il 5,1% e il 5,6% dei suffragi a livello nazionale.
La Lega e autonomisti del Sud Italia per le elezioni 2006

Militanti leghisti al raduno di Venezia.
In vista delle elezioni politiche del 2006, la Lega, per la prima volta, si apre anche alle energie provenienti dal Sud Italia, stipulando un accordo con il Movimento per l'Autonomia guidato da Raffaele Lombardo, eurodeputato eletto nelle file dell'UDC e proveniente dalla corrente DC di Calogero Mannino. L'MpA è un movimento composto da esponenti politici proveniente in maggior parte dalla ex Democrazia Cristiana del Sud che ha il suo radicamento in Sicilia e che sostiene politiche in favore del Mezzogiorno come la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, e sostiene di condividere con la Lega il fattore dell'autonomismo regionale. L'MpA contesta però un federalismo fiscale a favore esclusivo delle Regioni. L'obiettivo dei due partiti alleati, secondo Raffaele Lombardo, è quello di «porre fine alla conflittualità tra autonomia e federalismo» e «trasformare i conflitti in sinergie e collaborazione tra Nord e Sud del Paese»[91].
Dopo le elezioni non è chiaro che futuro abbia il patto autonomista. In ogni caso, il gruppo alla Camera è di 23 deputati e a capo è nominato l'ex ministro Roberto Maroni, mentre al Senato a capo dei 13 senatori c'è l'ex-Guardasigilli Roberto Castelli
Il Referendum costituzionale del 2006
Fra 18 ottobre 2004 e il 16 novembre 2005 il parlamento dà i quattro sì necessari per modificare la Costituzione e introdurre la devolution, cioè la devoluzione alle regioni della potestà legislativa esclusiva in materia di organizzazione scolastica, polizia amministrativa regionale e locale, assistenza e organizzazione sanitaria[92], riforma fortemente voluta dalla Lega. Tuttavia l'approvazione è avvenuta a maggioranza semplice e questo permette l'indizione di un referendum per confermare la riforma costituzionale.
Il secondo Referendum costituzionale, dopo quello del 2001 sulla riforma del Titolo V, si tiene così il 25 e 26 giugno 2006 e a questo partecipa il 52,3% degli aventi diritto[93]. La maggioranza dei voti risulta di parere contrario alla riforma costituzionale. In sole due regioni, Lombardia e Veneto, i sì prevalgono sui no[94]. Il progetto federalista della Lega subisce così una battuta d'arresto. Bossi ammetterà di essere «un po' deluso da questa Italia che fa un po' tristezza»[95][96].
Elezioni politiche del 2008

Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Rosy Mauro, Roberto Cota e Federico Bricolo al Quirinale.
Alle elezioni politiche del 2008 la Lega si è presentata in coalizione con Il Popolo della Libertà e il Movimento per l'Autonomia. Il partito ha presentato le proprie liste e il proprio simbolo esclusivamente nelle regioni del Centro-Nord: Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Marche e Umbria.
Al voto, la Lega ha ottenuto un risultato di rilievo, partecipando in maniera decisiva alla vittoria del centro-destra e ottenendo l'8,30% alla Camera [97] e l'8,06% al Senato[98], in netto rialzo rispetto alle precedenti votazioni.
Elezioni europee del 2009

Risultati elettorali del 2009 in percentuale
Alle elezioni europee del 2009 la Lega Nord ottiene il 10,22%. Elegge per la prima volta un parlamentare europeo nella circoscrizione Centro, l'attuale segretario della Lega Nord Toscana Claudio Morganti. In Veneto ottiene il 28,3% e risulta il partito più votato nelle province di Belluno, Treviso, Verona e Vicenza. Subito dopo le elezioni la Lega Nord, con l'UKIP, è tra i fondatori del Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia (ELD), creatosi il 1º luglio 2009 dopo lo scioglimento dell'Unione per l'Europa delle Nazioni.
Elezioni regionali 2010
Nelle elezioni regionali 2010 la Lega Nord si è presentata, sempre alleata del PdL, in 8 delle 13 regioni che andavano al voto (Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria). In due di queste, Piemonte e Veneto, ha presentato i propri esponenti Roberto Cota e Luca Zaia quali candidati presidenti, risultati entrambi eletti.
Complessivamente la Lega ha ottenuto il 12,28% del totale dei voti validi delle 13 regioni (19,77% nelle otto in cui era presente), con una punta del 35,15% in Veneto, dove è risultata essere il primo partito. Rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2005, il partito ha raddoppiato i propri consensi[99] ottenendo «un avanzamento generalizzato in tutte le regioni del Nord e anche in quelle “rosse”»[100]. In termini di voti assoluti il partito ha comunque perso 117 mila voti rispetto al 2008 (–4,1%) e 195 mila voti rispetto al 2009 (–6,6%), ma è una perdita «molto contenuta rispetto all’andamento della partecipazione e quindi equivale a una crescita dei consensi»[101].
Secondo studi condotti in nove città del Nord, rispetto alle precedenti elezioni europee si è registrato un consistente flusso di voti dal PdL alla Lega Nord[102].
Il 30 e 31 maggio successivi la Lega Nord ha partecipato al rinnovo delle otto provincie sarde, presentando proprie liste a Cagliari, Ogliastra, Olbia-Tempio e Sassari. Qui, dove la Lega non è ancora radicata, il partito ha ottenuto 4.179 voti, pari allo 0,58% su scala regionale (0,93% relativamente alle quattro provincie citate).
Tendenze politiche
La Lega Nord vuole unire tutti quei cittadini delle regioni settentrionali italiane i quali domandano l'autonomia e il federalismo, secondo un criterio di pragmatismo ideologico.
Secondo Vittorio Locatelli, la Lega Nord «esiste in funzione di quello che il segretario decide di fare. E ogni volta che Bossi detta la linea si muove come un solo uomo, ubbidendo ciecamente. Il dissenso, nel Carroccio, non è tollerato. Chi non è d'accordo o se ne va da solo o viene cacciato. Le correnti non possono esistere, le candidature le ha sempre decise Bossi, spesso anche per le liste dei piccoli Comuni»[103].
Le diverse sensibilità fra i vari esponenti del partito non sono infatti organizzate in correnti. Esistono diverse associazioni, che si definiscono "partiti padani", ma non svolgono effettiva azione politica.
La Lega Nord delle origini
Secondo una ricostruzione di Guido Passalacqua, nel 1993 nella Lega si potevano individuare tre aree[104]:
Sinistra. Aveva per leader naturale Roberto Maroni e poteva contare sull' ex comunista Gipo Farassino, Luigi Lazzati, Elisabetta Bertotti, Erminio Boso, Antonio Magri, segretario del SAL, e Rosy Mauro.
Centro. Oltre a Bossi, al centro della Lega vi «si ritrovano tutti quelli che seguono il leader in ogni suo spostamento tattico e strategico, anche se non lo capiscono o condividono fino in fondo», vale a dire «tutto l'apparato del partito e tutti i segretari nazionali delle varie leghe». Al centro era ravvisabile anche il «partito degli amministratori», come il sindaco di Milano, Marco Formentini, e quello di Varese, Raimondo Fassa.
Destra. Divisa tra chi si richiama al cattolicesimo integralista e chi rivendica un'identità etnica, comprendeva Davide Boni, Giorgio Conca, Irene Pivetti, Mario Borghezio, Domenico Comino, Luigi Rossi. Su posizioni da «anarchico di destra» era invece Gianfranco Miglio.
Elezioni padane del 1997

Per approfondire, vedi la voce Parlamento del Nord.
Il 26 ottobre 1997, la Lega Nord organizzò dentro dei gazebo per strada le cosiddette "prime elezioni del Parlamento Padano" (successivamente Parlamento del Nord). Circa 4 milioni di Italiani del Nord (6 milioni secondo il Partito) si recarono ai seggi e scelsero tra diversi partiti padani[105]:
Matteo Salvini era candidato per i Comunisti Padani (5 seggi su 210);
Roberto Maroni, Marco Formentini, Giovanni Meo Zilio (ex-Socialista e partigiano durante la Resistenza), Franco Colleoni e Mariella Mazzetto lanciarono il socialdemocratico Democratici Europei-Lavoro Padano (52 seggi);
un gruppo di leghisti veneti formò il venetista Leoni Padani (14 seggi);
Giuseppe Leoni e Roberto Ronchi fondarono il cristiano-democratico Cattolici Padani (20 seggi);
Giancarlo Pagliarini, Vito Gnutti, Roberto Cota e Massimo Zanello guidarono il liberal-conservatore Liberaldemocratici-Forza Padania, che propugnava un'alleanza con il partito di Silvio Berlusconi richiamato nel nome (50 seggi);
Marco Pottino lanciò Padania liberale e libertaria (12 seggi);
Erminio Boso guidava il conservatore-agrario Unione Padana Agricoltura, Ambiente, Caccia, Pesca (5 seggi);
Enzo Flego e Walter Gherardini formarono la nazional-conservatrice Destra Padana (27 seggi);
Benedetto Della Vedova, un politico radicale, fu eletto a capo di una lista libertaria antiproibizionista e liberista, mentre il parlamentare verde Nando Dalla Chiesa si candidò senza successo a Milano.
Oggi

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Socialdemocratici e sinistra populista. Questo gruppo è molto forte in Lombardia e rappresenta l'originale gruppo fondatore, che concepiva la Lega Nord come una forza politica di centro-sinistra (e, per certi aspetti, socialdemocratica)[106][107]. Principali esponenti sono Umberto Bossi stesso (ex-Comunista), Roberto Maroni (ex-Demoproletario ed ex-Verde), Francesco Speroni, Gian Paolo Gobbo, Stefano Stefani, Rosi Mauro (leader del Sindacato Padano ed ex sindacalista della UILM), Dario Galli, Matteo Salvini e Bruno Ravera. Quest'area è più attenta alla giustizia sociale e alla difesa di salari e pensioni, ed è anche sostenitrice della piccola e media impresa.
Liberal-centristi. È talvolta difficile distinguere questo gruppo dal primo; risulta comunque formato da quanti propugnano una linea politica maggiormente centrista. È particolarmente forte in Veneto e alcuni esponenti di spicco sono Giancarlo Giorgetti, Manuela Dal Lago (ex-Liberale), Gianpaolo Dozzo, Paolo Franco, Luciano Dussin, Luciano Gasperini, Sergio Divina, Maurizio Balocchi, Angelo Alessandri e Gianluca Pini.
Libertari e liberali. Rappresentano l'area più liberale e riformista del Partito, inclusi alcuni libertari intransigenti. I maggiori esponenti sono Roberto Castelli, Roberto Cota, Marco Reguzzoni, Daniele Molgora (ex-Liberale), Fiorello Provera, Luca Zaia, Rossana Boldi e Mario Pittoni. Anche Gilberto Oneto e Marco Pottino appartenevano a questa tendenza, ma hanno recentemente rotto con la dirigenza del Partito, pur continuando a supportare molte delle sue politiche. Giancarlo Pagliarini ha invece aderito a La Destra nel 2008.
Cristiano-democratici. Rappresentano gli iscritti più vicini al cristianesimo democratico, alla dottrina sociale della Chiesa e all'economia sociale di mercato: per tali ragioni, possono essere considerati un ponte tra l'area più a sinistra e l'area liberale. Suoi principali esponenti sono Giuseppe Leoni (leader dei Cattolici Padani), Andrea Gibelli, Carolina Lussana, Massimo Polledri, Flavio Rodeghiero e Francesca Martini (entrambi molto vicini a Maroni).
Conservatori. È l'area di centro-destra del partito. Comprende Roberto Calderoli, Matteo Bragantini, Federico Bricolo e Flavio Tosi. Il gruppo è più forte in Veneto e Piemonte che in Lombardia e i suoi membri sono generalmente forti sostenitori dell'alleanza con Il Popolo della Libertà e Silvio Berlusconi nonché delle posizioni della Chiesa cattolica nelle tematiche etico-sociali. Inoltre sono istintivamente filo-americani (alcuni di loro hanno sostenuto la guerra d'Iraq del 2003).
Nazionalisti. È l'area più a destra del partito. Ne fanno parte personaggi come Mario Borghezio (leader di Padania Cristiana, ex-Monarchico e ex-Jeune Europe[108][109]), Piergiorgio Stiffoni (ex-Missino) ed Erminio Boso. Essi hanno una posizione molto estrema riguardo alle questioni dell'immigrazione islamica e sostengono le posizioni più conservatrici della Chiesa cattolica, oltre a distinguersi per il loro antiamericanismo.
Indipendentisti. Trasversali rispetto alle altre correnti, propongono fondamentalmente l'indipendenza della Padania. Ne sono esponenti Francesco Speroni, Mario Borghezio ed Erminio Boso; in passato ne facevano parte anche Giancarlo Pagliarini e Gilberto Oneto.
Alleanze
Nella Lega Nord sono sempre esistite diversità di opinioni circa le alleanze nazionali. Nel 1994, qualche giorno prima dell'annuncio del patto Bossi-Berlusconi che portò alla formazione del Polo delle Libertà, Roberto Maroni firmò un patto, poi annullato, con il Patto per l'Italia di Mario Segni. Quando Bossi decise di togliere l'appoggio al primo Governo Berlusconi alla fine dello stesso anno, Maroni, all'epoca Ministro dell'Interno, e molti altri membri del Partito presero le distanze dal segretario. Molti lasciarono il partito (40 deputati su 117 e 17 senatori su 60) e altri, fra cui Lucio Malan, passarono a Forza Italia. Maroni, dopo alcuni mesi di freddezza con Bossi, tornò ad essere membro attivo della Lega.
Dopo le elezioni politiche del 1996, a cui la Lega Nord partecipò fuori dalle due principali coalizioni, i sostenitori di un'alleanza con Berlusconi (Vito Gnutti, Domenico Comino, Fabrizio Comencini ed altri) e coloro che preferivano entrare nella coalizione guidata da Romano Prodi non scomparvero. Alcuni di loro (15 deputati su 59 e 9 senatori su 27) lasciarono il Partito per passare al centrodestra o al centrosinistra, come fecero Marco Formentini ed Irene Pivetti. Il gruppo di Gnutti e Comino uscì nel 1999, dopodiché si alleò localmente con il centrodestra, mentre Comencini aveva lasciato il Partito nel 1998 per lanciare la Liga Veneta Repubblica con l'obiettivo di entrare in coalizione regionale con Forza Italia.
Dopo il declino della Lega Nord alle elezioni europee del 1999, Bossi decise di tornare all'alleanza con Berlusconi in vista delle elezioni del 2001. La Lega, insieme agli altri partiti della Casa delle Libertà, vinse sia le elezioni regionali del 2000 sia le politiche del 2001, e ritornò al governo nazionale.
Dopo un periodo di opposizione al governo Prodi II dal 2006-2008, la Lega ha mantenuto l'alleanza con il Popolo della Libertà di Berlusconi, con il quale è tornata al governo dal 2008, ottenendo importanti ministeri.
Posizionamento politico

Per approfondire, vedi le voci Controversia sull'ideologia della Lega Nord e Provenienza dei politici appartenenti alla Lega Nord.
Fin dalle origini, la collocazione politica della Lega Nord è divenuta oggetto di controversia. In genere le opinioni degli esperti oscillano fra il centro e l'estrema destra, ma non manca chi ha visto nel movimento leghista l'espressione di una forza di sinistra.
Fra chi la colloca al centro pesa non solo il fatto che la Lega per prima si proclami tale, ma anche il fatto che il partito debba i suoi iniziali successi al ceto medio, che per votarla smetteva di appoggiare la Democrazia Cristiana. Viene ritenuto altresì indicativo il suo professarsi al tempo stesso antifascista e anticomunista.
Quanto a chi la colloca a destra, sono considerate in tal senso le ferree posizioni del partito sui temi legati all'immigrazione e alla società multietnica, posizioni accompagnate da atteggiamenti e affermazioni che spesso hanno fatto parlare di xenofobia, razzismo e omofobia, miste a demagogia e populismo; accuse considerate dal partito come strumentali e pertanto sempre respinte.
A sostegno della tesi che la Lega sia di sinistra, viene perlopiù citato il suo forte radicamento popolare che ha radici anche presso settori operai che talvolta al tempo stesso restano sindacalmente vicini alla CGIL.
Relazioni con la Chiesa cattolica

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Le relazioni tra la Lega Nord e la Chiesa cattolica hanno attraversato diverse fasi, passando più volte da buone a pessime.
La Chiesa di Roma è stata talvolta attaccata come esempio di centralismo o per le sue posizioni in difesa dell'immigrazione. In altri momenti, la Chiesa è stata difesa dalla Lega Nord, che si è schierata dalla stessa parte per quanto riguarda bioetica, diritto di famiglia e la proposta di inserimento delle radici giudeo-cristiane nella Costituzione Europea.
Il 17 dicembre 1990 la Conferenza Episcopale Italiana diretta dal cardinale Ugo Poletti e dal vescovo Camillo Ruini con il documento Evangelizzazione e testimonianza della carità condannava le «chiusure particolaristiche» e quindi per molti si trattava di una sconfessione dell'allora emergente Lega Nord (cfr. sopra Da alleanza a confederazione (1989-1990)).
Più esplicitamente nel novembre 1992 il cardinale Giovanni Saldarini, arcivescovo di Torino e vicepresidente della CEI, e i presuli Attilio Nicora, vescovo di Verona, e Bruno Foresti, vescovo di Brescia, scrivevano sul settimanale Famiglia Cristiana perché votare Lega fosse anticristiano e perché dunque «allo stato attuale "nessuna benedizione" può venire dai vescovi, perché corrisponderebbe ad una legittimazione del particolarismo»[110][111]. Seguiranno altri attacchi dalle colonne de L'Osservatore Romano e de La Civiltà Cattolica, con quest'ultima che definirà la Lega un movimento «assai pericoloso e distruttivo»[112].
Altro momento basso nei rapporti Lega-Chiesa si è avuto nel 1997, quando Umberto Bossi dichiarava:
« Il Papa polacco ha investito nel potere temporale, nello Ior e nei Marcinkus. Ha investito nella politica dimenticando il suo magistero di spiritualità e di evangelizzazione. [...] I vescovoni sono stati arruolati nell'esercito di Franceschiello, l'esercito del partito-Stato. Il caporale in testa è Massimo D'Alema, lo seguono in seconda fila i vescovoni sulla giumenta, dietro ci sono gli stipendiati del sindacato e a debita distanza el conductor Berluscons, a testa bassa con gli occhiali scuri, agganciato alla mangiatoia del nazionalsocialismo. [...] Altrimenti, come già accade nel bergamasco, i fedeli andranno in parrocchia con il fazzoletto verde e si alzeranno se solo sentiranno pronunciare certi sermoni. Urleranno: va' a da' via el cu'. Si faranno seppellire avvolti nelle bandiere della Lega e se rinasceranno, se mai rinasceranno, saranno padani. Non possiamo continuare ad accettare una Chiesa romanocentrica. Il nazional clericalismo è diventato una delle bretelle che reggono il sistema centralista. [113] »
e ancora «Il Sud è quello che è grazie all’Atea Romana Chiesa, con i suoi vescovoni falsoni che girano con la croce d’oro nei paesi dove si muore di fame: il principale potere antagonista dei padani» (...) «I preti pensino all’anima, lascino stare la politica»[111].
Alla fine degli anni '90, la Lega sembrava rigettare il cristianesimo a favore di pratiche paganeggianti. Nel dicembre 1996 Bossi raccoglieva le ampolle di acqua del "dio Po"[111], e nel 1998, Roberto Calderoli si sposava con "rito celtico"[114].
Negli anni 2000 la Lega si riavvicina alla Chiesa, in funzione anti-islamica, trovandosi vicina alle posizioni del vescovo di Como Alessandro Maggiolini, e dell’arcivescovo di Bologna Giacomo Biffi[111]. Allo stesso periodo risale la frequentazione dei lefebvriani da parte dei leghisti. Una forte campagna viene invece condotta da Radio Padania contro il nuovo arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, considerato un buonista amico dei comunisti e degli immigrati musulmani[111].
Infine, la Lega Nord ha dimostrato negli anni una forte consonanza con la CEI sui temi di bioetica e diritti civili: aborto, eutanasia e fine vita, matrimoni gay e inseminazione artificiale[111].
A livello europeo, nel 2005-2006 ha tenuto banco la controversia sull'introduzione del riferimento alle "radici giudaico-cristiane dell'Europa", fortemente voluto da papa Giovanni Paolo II. La Lega Nord ha sostenuto, così come tutto il centrodestra, tale battaglia[115].
Un forte momento di scontro tra Lega Nord e Chiesa italiana si è avuto poi nell'agosto 2009 sulla rinnovata questione dell'accoglienza degli immigrati clandestini, dal 2009 perseguiti penalmente [116][117]. In seguito a ciò, Bossi ha dichiarato "Andrò con Roberto Calderoli in Vaticano per avere un chiarimento con la Chiesa per ricordare che le nostre radici sono cristiane. La matrice della Lega è cristiana e cattolica e siamo gli unici che veramente hanno radici cristiane"[118] e, di ritorno dall'incontro, "Ho capito che il Vaticano non ce l'ha con noi"[119]. Nella stessa occasione, Roberto Cota ha derubricato le polemiche come "episodi isolati", dichiarando che la linea politica della Lega Nord sull'immigrazione sarebbe perfettamente in linea con i valori cristiani[120].
Un altro episodio di divergenza tra Lega Nord e vertici ecclesiastici ha avuto luogo tra il 6 e l'8 dicembre 2009, quando su La Padania appare un attacco contro l'arcivescovo di Milano (paragonato a un imam), Dionigi Tettamanzi, a causa, tra l'altro, della sua presa di posizione contro lo sgombero di 250 gitani da un campo abusivo presso il capoluogo lombardo. Altri attacchi sono giunti poco dopo dal ministro Roberto Calderoli e dal viceministro Castelli[121]. Tali affermazioni hanno suscitato polemiche da parte delle altre forze politiche, compresi esponenti dell'area cattolica del Popolo della Libertà. Bossi ha tuttavia minimizzato, e altri esponenti della Lega, tra cui l'europarlamentare Salvini, hanno chiesto di incontrare il cardinale per un chiarimento, pur senza smentire quanto scritto dal quotidiano leghista[122].
Per Ilvo Diamanti tali episodi mostrano che in Italia «la religione viene usata come strumento di consenso partigiano ed elettorale.»[123].
Vicinanza ai lefebvriani
Per anni alla Lega è stata considerata vicina al movimento lefebvriano, col quale condivide il cattolicesimo della tradizione, usato «all'occorrenza, come elemento di identità padana»[124].
Alla notizia che il 21 gennaio 2009 il Papa ha rimosso la scomunica ai lefebvriani, il capogruppo della Lega al Senato, Federico Bricolo, ha espresso gioia, osservando che «si chiude oggi un doloroso periodo che aveva visto i difensori della tradizione cattolica e del magistero costante e continuo della Chiesa allontanati, esiliati dalla chiesa romana»[125].
Il rapporto col movimento tradizionalista si rompe quando il 29 gennaio 2009 don Floriano Abrahamowicz della Fraternità Sacerdotale San Pio X, già celebrante ufficiale e di messe dell’associazione Padania Cristiana di Mario Borghezio,[126][127] dichiara «che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no».[128] Queste parole porteranno all'espulsione del prete dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X[129] e all'immediata presa di distanza dei massimi esponenti leghisti da Abrahamowicz e dal movimento lefebvriano.[130][131][132]
Controversie
Accuse di razzismo e xenofobia

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La Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI), organo di esperti indipendenti del Consiglio d'Europa, in due rapporti consecutivi sulla situazione italiana, nel 2002 e nel 2006, ha denunciato come «gli esponenti della Lega Nord hanno fatto un uso particolarmente intenso della propaganda razzista e xenofoba, quantunque si debba notare che anche dei membri di altri partiti hanno usato un linguaggio politico xenofobo od in altra maniera intollerante. (...) Pertanto l'ECRI è allarmata dalla partecipazione alle coalizioni governative di partiti politici i cui membri hanno avuto ricorso alla propaganda xenofoba ed intollerante»[133]. Quattro anni dopo l'ECRI noterà «con rammarico che, da allora, alcuni membri della Lega Nord hanno intensificato l’uso di discorsi razzisti e xenofobi in ambito politico. Pur rilevando che si sono espressi in tal senso soprattutto dei rappresentanti eletti locali di questo partito, anche certi importanti leader politici a livello nazionale hanno rilasciato dichiarazioni razziste e xenofobe. Tali discorsi hanno continuato a prendere di mira essenzialmente gli immigrati extracomunitari, ma anche altri membri di gruppi minoritari, ad esempio i Rom e i Sinti». Di seguito si ricorda «che nel dicembre del 2004, Il tribunale di prima istanza di Verona ha giudicato colpevoli di incitamento all’odio razziale sei esponenti locali della Lega Nord, in relazione a una campagna organizzata per cacciare un gruppo di Sinti da un campo temporaneo sul territorio locale. Le sei persone furono condannate a sei mesi di prigione, e al pagamento di 45.000 Euro per danni morali, con divieto di partecipare a qualsiasi attività di propaganda elettorale per tre anni e di presentarsi alle elezioni nazionali e locali»[134][135].
Al momento della pubblicazione del rapporto del 2002, Bossi aveva difeso sé e la Lega bollando il giudizio dell'ECRI come «roba scritta dalla sinistra» rispolverando «le solite e vergognose calunnie. Colpi di coda della sinistra. La Lega non è razzista e non è xenofoba. Noi siamo democratici. (...) Io sono tranquillo, queste accuse le respingo al mittente. Razzista e xenofoba è la sinistra. Noi siamo in regola, non siamo Le Pen. (...) Noi siamo il contrario di Le Pen e chi ci accosta è un farabutto. Altro che razzisti e xenofobi»[136].
Fino al 1990 l'accusa principale è quella di un razzismo anti-meridionale[46], mossa per esempio da Gianfranco Fini, segretario dell'MSI, a seguito delle elezioni amministrative del 1988.[137]. Solo dopo si parlerà di razzismo contro l'immigrato extracomunitario, anche se ancora il 27 novembre 2003 Bossi sosteneva che nel Nord «c'è una maggioranza etnica, quella del Centro-Sud, messa insieme dal centralismo romano, che ha occupato tutti i posti chiave dello Stato, anche da noi al Nord. Siamo colonizzati»[138].
Alla fine del 1990 Mario Pirani in un editoriale su la Repubblica si interrogava sulle ragioni del successo della novità leghista considerava che il «razzismo, di cui il movimento è accusato e che spiegherebbe anche, secondo una critica facile quanto scontata, il successo incontrato, attribuibile ai demagogici slogan anti-terroni e anti-vu' cumprà. Ora, non che questi slogan non siano diffusi con disinibita improntitudine e non corrispondano a reattività emotive determinate dall' afflusso crescente di immigrati di ogni provenienza, ma, purtuttavia, non ci sembra questa la radice prima di un così ampio consenso. Se mai ne costituisce il collante che salda gli umori popolari immediati alle paure e alle insofferenze più articolate dei ceti d'impresa. Un po' come il combattentismo degli anni 20 in rapporto al fascismo»[139].
Al suo vero debutto in Parlamento nel 1992, la Lega Nord fu accostata dal settimanale francese di sinistra Le Nouvel Observateur, in un numero dedicato alle estreme destre europee, alla demagogia di Jean Marie Le Pen, all'estremismo nero di Jörg Haider, al secessinismo del Vlaams Blok, alla xenofobia di Franz Schoenhuber, al populismo di Gerhard Frey. E tuttavia, si spiegava, «la Lega rifiuta ogni assimilazione ai neofascisti, gioca su temi regionalisti venati di xenofobia»[140].
Negli stessi giorni il socialista Rino Formica sostenne che «la Lega è uguale al fascismo. Bisogna dire alto e forte che il professor Miglio propone tesi fasciste e rispolvera studi che gli furono commissionati dal signor Cefis negli anni Settanta. Allora vi era al fondo una preoccupazione politica: il timore del sorpasso e dei comunisti al governo. L'idea di rafforzare le Regioni e di tagliare a fette il Paese era un modo per assicurarsi, rispetto ad un mutamento politico profondo»[141].
Nel 1993 in Razzismi. Un vocabolario di Laura Balbo e Luigi Manconi, alla voce «leghismo» si afferma, fra l'altro, che «l'ostilità contro gli immigrati extracomunitari (così come l'ostilità contro gli immigrati meridionali fino al 1990) costituisce un tratto qualificante dell'identità della Lega e del suo discorso pubblico; il rifiuto della diversità è elemento costitutivo della subcultura leghista»[142].
In occasione del III Congresso federale, il 15 febbraio 1997, Umberto Bossi si scaglia contro l’Italia che «tratta i popoli della Padania come colonie interne da sfruttare economicamente e da assoggettare etnicamente, magari spingendovi le masse di immigrati extracomunitari che dovrebbero secondo le analisi degli illuminati di Santa Romana Chiesa raggiungere i 13 milioni di individui in pochi decenni. Evidentemente per Roma e per gli Italiani il più grave problema della Padania è che ci sono troppi Padani. La razza pura ed eletta dei romanofili pensa di poter dirigere dall’alto le terre incognite padane ridotte a colonie penali celtiche-congolesi nel nome sacro ed eterno “de Roma”»[143]. Tali affermazioni saranno commentate dall'allora cardinale Joseph Ratzinger come «cose che fanno male. Questa ideologia di una razza pura che non deve essere inquinata da altre è una malattia del cuore. La razza pura non esiste. La convivenza di diverse provenienze umane dà ricchezza culturale. Questa idea di una razza che si deve difendere mi fa pensare troppo al passato»[144].
Nel dicembre 1998 viene pubblicato e divulgato dal movimento[145] l'opuscolo degli Enti Locali Padani Federali a cura di Giorgio Mussa, Padania, Identità e Società Multirazziale[146]. Secondo alcuni le idee in esso espresse, che ricalcherebbero i 70 punti antimmigrazione del Vlaamsblok[147][148][149], diverranno la prova di quanto la Lega Nord sia un partito xenofobo e razzista[150]. Allo stesso opuscolo si richiamerà la storica Marcella Filippa, già autrice nel 1998 per la SEI di Torino del volume Dis-crimini. Profili dell'intolleranza e del razzismo, quando sarà udita nel 2004 come consulente del Pubblico Ministero dal Tribunale di Verona nel processo, già citato nei rapporti dell'ECRI, che giudicherà colpevoli di incitamento all’odio razziale sei esponenti locali della Lega Nord[151].
In discorsi pubblici come quello di Bossi a Crema del 20 febbraio 1999, secondo Pietro Citati, vi si «avvertono gli echi di un libro, Mein Kampf di Adolf Hitler»[152]. In quell'occasione Bossi invitava i cittadini a firmare per l'abrogazione della legge Turco-Napolitano avvertendo che «il progetto mondialista americano è chiaro: vogliono importare in Europa 20 milioni di extracomunitari, vogliono distruggere l’idea stessa di Europa garantendo i propri interessi attraverso l’economia mondialista dei banchieri ebrei e attraverso la società multirazziale. Ma noi non lo consentiremo. (...) Il disegno dei 20 potenti americani non passerà, anche se usano armi potenti come droga e televisione»[153].
Il 21 settembre 2000 viene approvata la proposta di risoluzione del Parlamento europeo sulla posizione dell'Unione europea nella Conferenza mondiale contro il razzismo del 2001[154]. Per l'occasione l'eurogruppo dei Verdi europei aveva presentato un emendamento che stilava un elenco delle forze politiche razziste e xenofobe europee, includendo la Lega Nord. L'emendamento sarà respinto con 394 voti contro, 85 a favore, 12 astenuti su suggerimento del relatore della proposta di risoluzione, rammaricata «che sia stata scelta questa occasione per indicare taluni paesi e partiti attribuendo loro un ruolo particolarmente negativo. (...). Scegliere alcuni paesi, escludendone altri, implica che non è stata effettuata una valutazione complessiva della questione»[155][156].
Alla fine del febbraio 2001 nuove accuse di fascismo alla Lega arrivano dal ministro degli Esteri belga Louis Michel, per il quale «Bossi è un fascista»[157].
Alla fine del 2001 la Lega, tramite il suo ministro della Giustizia Roberto Castelli, è stata in prima fila per impedire all'Unione Europea di adottare un mandato di cattura europeo (volto a sostituire nel tempo le estradizioni all'interno della UE) meno estensivo[158]. Parlando da Radio Padania Libera l'8 dicembre 2001 Castelli spiegherà che «tra i trentadue reati proposti (che l'Italia vuole ridurre a sei, ndr) c'è quello di razzismo e xenofobia: chi decide a livello europeo chi è razzista e chi no? Chi garantisce, ad esempio, i cittadini che scenderanno in piazza domani?»[159][160]. E il giorno dopo alla manifestazione leghista No immigrati, sanatoria, terrorismo a Milano Castelli avverte i suoi compagni di partito che «se non mi fossi opposto al mandato di cattura europeo, avremmo corso il rischio di avere un vero e proprio reato di opinione su razzismo e xenofobia. Tutti voi avreste rischiato di essere arrestati da un qualsiasi magistrato europeo di sinistra, e vi assicuro che ce ne sono molti, solo perché siete qui a manifestare contro l'immigrazione clandestina»[161][162]. Poche ore dopo il governo italiano ritira ogni pretesa, con grande disappunto della Lega[163]. La decisione quadro in Italia è stata attuata con la Legge 22 aprile 2005 n. 69[164].
Nel 2002 uno speciale di Corriere.it su estrema destra e xenofobia in Europa affermava che «Bossi e altri principali esponenti leghisti hanno espresso posizioni xenofobe, omofobe e talvolta razziste (come ha sottolineato anche il secondo rapporto della Commissione europea contro l'intolleranza e il razzismo, mai smentito dal governo italiano). La Lega Nord non può comunque essere considerata un partito di estrema destra, non avendo mai assunto posizioni antisemite e nemmeno neofasciste. L'unico tratto comune con i partiti dell'estrema destra europea, a parte la xenofobia, è l'avversione all'attuale politica di integrazione dell'Unione europea»[165].
Il 25 aprile 2002 Castelli dichiara la sua contrarietà alla dichiarazione approvata all'unanimità dal Consiglio dei ministri dell'Unione Europea contro il razzismo e la xenofobia[166]. Castelli contesta che quella dichiarazione ponga anche la necessità di «armonizzare le legislazioni nazionali contro il razzismo e la xenofobia» sulla base della proposta quadro presentata dalla Commissione il 29 novembre 2001 ove «per "razzismo e xenofobia" si intende il convincimento che la razza, il colore, la discendenza, la religione o i convincimenti, l'origine nazionale ed etnica siano fattori determinanti per nutrire avversione nei confronti di singoli individui o di gruppi». Così, secondo il ministro leghista, si «rischia di sconfinare in una limitazione della libertà di pensiero. Per esempio, il reato fa riferimento anche al convincimento che un individuo si ritenga superiore a un altro. Io mi chiedo: come può un magistrato entrare nel convincimento personale di un individuo? Il punto è che stiamo viaggiando su una linea di confine molto delicata: un conto è essere razzista, e noi condanniamo il razzismo e la xenofobia, un conto è esprimere liberamente le proprie opinioni e fare lotta politica». Ma per la Commissione europea «il convincimento in sé non è considerato reato: sono solo le azioni criminose motivate da questo convincimento che vengono punite, e per le quali la motivazione razzista è considerata un'aggravante»[167].
Sempre in nome della «libertà di opinione», nel marzo 2003 Castelli porrà il veto dell'Italia al Consiglio dei ministri della Giustizia della UE sull'approvazione della decisione-quadro sul razzismo e la xenofobia[168][169].
Ancora il 2 giugno 2005 Castelli torna a porre il veto motivandolo stavolta per il «rinvio a giudizio di Oriana Fallaci per xenofobia» avvenuto una settimana prima, e perché «il Parlamento italiano intende riprendere in mano i reati d'opinione»[170]. Come in effetti accadrà con la promulgazione della Legge 24 febbraio 2006, n. 85 che ha alleggerito notevolmente anche le pene contro l'odio razziale o etnico[171][172]. L'UE arriverà a un accordo su razzismo e xenofobia solo nel novembre 2008[173].
Nel 2009 la Lega subirà nuove accuse di razzismo per i comportamenti di Matteo Salvini, deputato e capogruppo leghista in Consiglio comunale a Milano, prima (7 maggio) a causa della sua proposta (che lui stesso definisce provocatoria) di «pensare a posti, o vagoni, riservati ai milanesi»[174] o alla «possibilità di riservare le prime due vetture di ogni convoglio alle donne che non possono sentirsi sicure per l'invadenza e la maleducazioni di molti extracomunitari»[175], e poi il (7 luglio) quando è ripreso in un video pubblicato da Repubblica Tv mentre con altri leghisti intona cori contro i napoletani alla festa di Pontida del 13 giugno precedente[176]. In entrambi i casi anche gli alleati spesso prenderanno le distanze[177][178].
Nel 2001 Anna Cento Bull e Mark Gilbert in The Lega Nord and the Northern Question in Italian Politics (Basingstoke, Palgrave) analizzando la Lega hanno sostenuto che fino al 1995 «è sostanzialmente corretto identificare la Lega con una subcultura politica contrassegnata da forti accenti populistici», ma dal 1996, cioè «dalla fondazione della Padania, in ogni caso, questa distinzione è venuta meno e oggi la Lega dovrebbe essere considerata parte della “famiglia” di estrema destra dei partiti politici» per via della sua maggiore ostilità al multiculturalismo, all’integrazione europea e alla globalizzazione (p. 106). A tal proposito Duncan McDonnell ha commentato che pur apprezzando «lo sguardo obiettivo e imparziale con cui Cento Bull e Gilbert esaminano l’argomento» ha sostenuto in modo più conciliante che «ormai si dovrebbe capire che le affermazioni della Lega non dovrebbero sempre essere prese alla lettera: le posizioni del partito, per quanto discutibili e a volte espresse grossolanamente, spesso mirano a provocare il dibattito pubblico e politico, attirando l’attenzione su questioni che sono fonte di inquietudine nelle roccaforti leghiste (e non solo)»[179].
La Lega Nord ha sempre respinto le accuse di razzismo e xenofobia definendole come «pretesti» per «demonizzare e isolare la Lega»[180]. E il 12 aprile 1996 Bossi riteneva che «il razzismo non è quello che dicono gli altri per farci passare da razzisti. Razzismo è un'altra cosa, è il controllo dell'economia dei popoli da parte di una etnia, è il controllo dell'economia degli altri»[181]. Più in là, sempre Bossi il 23 dicembre 1996 dichiarava: «Io non parlo di valore etnico, chiunque, da qualunque parte venga, può partecipare alla nascita della nazione padana. Tutti quelli che vivono in Padania, siano essi bianchi o neri o gialli, da qualsiasi parte vengano, nel '97 devono trovare la forza per fare la Padania»[182].
Dal giugno 2009 la Lega Nord vanta nel Comune di Viggiù il primo sindaco nero italiano, Sandra Maria detta Sandy Cane[183], per la quale «la Lega non è affatto razzista chiede solo che sia messo un freno all'illegalità perché ci sono troppi clandestini»[184].
Il 14 settembre 2008 dal palco della Festa dei popoli padani, il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, inveisce contro gli immigrati[185] con modi e tesi giudicate razziste prima dal quotidiano CEI Avvenire[186], poi da Thomas Hammarberg, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa[187] e infine dal Tribunale di Venezia che nell'ottobre 2009 condannerà Gentilini a 4 mila euro di multa e alla sospensione per tre anni dai pubblici comizi per istigazione al razzismo[188][189]. Analogo provvedimento prenderà in quei giorni la Cassazione contro il sindaco leghista Flavio Tosi per i già citati episodi razzisti del 2001[190].
Posizioni sull'omosessualità
Fin dagli esordi Bossi ha pubblicamente definito l'omosessualità una devianza. Al I Congresso della Lega Lombarda, l'8 dicembre 1989, Bossi vedeva che «la società va incontro alla disgregazione, sviluppa comportamenti patologici dell'omosessualità, della devianza giovanile, della droga, crea condizioni psicologiche che favoriscono ad esempio la sterilità per cui non nascono più figli. Si realizza in altre parole la "Società deviata", asociale, egoista in cui accanto alle cose che muoiono si generano reazioni di salvezza, come i movimenti etnonazionalisti»[191].
E ancora nel settembre 1990 Bossi ammetteva a L'Europeo di aver espulso dal partito un ragazzo perché omosessuale, «un ragazzo per bene ma era omosessuale. Quanti partiti democratici hanno omosessuali dichiarati, cioè donnicciole, nei loro posti chiave? Un omosessuale è persona di tolleranza fragile, instabile»[192].
Anche Gianfranco Miglio nel 1993 confermerà su la Stampa che «gli omosessuali sono degli ammalati: è un forma di malattia largamente diffusa, di tipo genetico, e non possono essere considerati normali»[193].
Tuttavia queste prese di posizione personale non sono mai state fatte proprie dalla Lega fino alla fine degli anni Novanta. Franco Grillini, già presidente di Arcigay, disse che la Lega Nord «ha avuto un inizio laico-libertario. All’interno c’era addirittura un gruppo gay, Los Padania, Libero Orientamento Sessuale della Padania. Bossi dichiarava: “Siamo contro tutte le discriminazioni”. Maroni mi diceva che era a favore delle famiglie di fatto e delle adozioni gay. Adesso è tutto il contrario»[194].
In effetti la costituzione del Libero Orientamento Sessuale in Padania risaliva all'estate 1997, cioè «prima ancora delle donne padane o di altri gruppi» leghisti[195], e ancora nel 1998 Francesco Fante, ministro della Sanità del governo padano, dichiarava che «la Padania riterrà legittimi i matrimoni tra gay»[196].
Tutto muta fra il 1999 e il 2000, quando la Lega svolta su posizioni più filo-cattoliche[197][198] e inizia una strenua campagna a difesa della «famiglia naturale», che ha portato il movimento ad attirarsi le critiche di associazioni come l'Arcigay e affini[199].
Alla fine del 1999 scompare dal sito web della Lega il sottosito del LOS Padania creato nell'agosto 1998[200], dopo una polemica col movimento sfociata nel giugno precedente con un comunicato stampa dove il LOS prendeva «atto con stupore che, senza preavviso e delucidazioni in proposito, è stato depennato unilateralmente il link del LOS ed il novero tra le Associazioni Padane.La Lega, ne nega l'esistenza»[201].
Almeno dal 24 agosto 2000, Bossi era andato spiegando che «la famiglia eterosessuale va difesa da chi vuole creare una dittatura massonica-comunista mondiale. Se passano le famiglie omosessuali che non hanno figli è necessaria l'immigrazione, e con essa l'ideologia che riesce a scardinare l'identità dei popoli. Se ritorna invece la famiglia eterosessuale, e con essa i figli, vincono i popoli e la democrazia»[202]. Pochi giorni dopo, 2 settembre, il leader del Carroccio aveva minacciato «giù le mani dai bambini, massoni, framassoni e sporcaccioni non toccate i bambini. Presto ci saranno i nostri gazebo ovunque contro ciò. Presto si scatenerà la resa dei conti con l'Europa che ha voluto dare i bambini alle coppie omosessuali»[203].
Si arriva così ai gazebo contrapposti di Lega e Arcigay del 22 ottobre 2000: la prima raccoglieva le firme contro le adozioni da parte delle coppie gay[204][205], la seconda le raccoglieva contro «l'omofobia della Lega»[206] e sostenendo che «Bossi continua a seminare odio contro la componente omosessuale del Paese, insultando, diffamando e sovrapponendo in modo criminale omosessualità e pedofilia»[207].
Dure saranno le reazioni leghiste quando il 19 gennaio 2006 l'europarlamento approverà una risoluzione per tutelare i diritti e la dignità degli omosessuali[208]: il ministro Calderoli parlerà di «omoparlamento»[209] e la Padania non sarà meno tenera[210] col direttore Gianluigi Paragone che nell'editoriale Tutto cominciò misurando il pisello se la prende con «l'Europa che sta cercando di mettere il mondo sottosopra»[211].
Vertenze giudiziarie
Quarantacinque membri del partito, tra cui il segretario federale Umberto Bossi, sono stati reintrodotti nel registro degli indagati per attentato all'unità dello Stato; il reato era punibile con l'ergastolo secondo quanto prescriveva una norma del vigente Codice Penale; il processo era stato sospeso nel 1996. Tuttavia nel frattempo è stato approvato un provvedimento che cancella il reato se non accompagnato da violenze[172][212].
Struttura
La Lega Nord è una federazione composta da quindici movimenti politici regionali[213] ed è articolata nelle seguenti Sezioni Nazionali (intendendo col termine "Nazione" le comunità regionali):
Liga Veneta (membro fondatore)
Lega Lombarda (membro fondatore)
Lega Nord Piemont (membro fondatore come Piemont Autonomista)
Lega Nord Emilia (membro fondatore come Lega Emiliano-Romagnola)
Lega Nord Liguria (membro fondatore come Uniun Ligure)
Lega Nord Toscana (membro fondatore come Alleanza Toscana)
Lega Nord Friuli-Venezia Giulia
Lega Nord Valle d'Aosta
Lega Nord Alto Adige-Südtirol
Lega Nord Trentino
Lega Nord Romagna
Lega Nord Marche
Lega Nord Umbria
Recentemente sono state fondate anche alcune leghe nel Centro-Sud, ma, pur essendo una diretta emanazione della Lega Nord, non ne sono sezioni nazionali[senza fonte]:
Lega Nord Abruzzo
Lega Nord Sardegna
Lega Nord circoscrizione Estero
Secondo lo storico Giuseppe Vacca, «la Lega di Bossi» è «l'unico erede» del modello gramsciano di partito politico, inteso come elemento mediatore della democrazia, strutturato e radicato nel territorio, capace di rispondere alle richieste del popolo[214].Roberto Maroni ha anche dichiarato che nell'organizzazione i leghisti sono «gli unici che si ispirano a chi sapeva cosa erano i partiti, cioè a Lenin. I partiti sono un’organizzazione difficile da mantenere, perché si fondano sul volontariato e migliaia di persone devono essere motivate. C’è uno che comanda e gli altri che danno esecuzione al progetto»[215].
Associazionismo padano
La Lega Nord conta all'interno della propria organizzazione diverse associazioni di volontariato.
Tra le associazioni figurano i Padani nel Mondo, la Guardia Nazionale Padana, SportPadania, Padania Calcio, Associazione Liberi Padani Escursionisti, Padas, Automobil Club Padano, Autisti Padani, Eurocamp, Professionisti-Imprenditori Uniti, Collezionisti Padani, Arte Nord, Cattolici Padani, Centro Culturale "Roberto Ronchi"[216].
Alcune come la Onlus Copam, l'Umanitaria Padana, i Medici Padani sono impegnate a portare aiuto alle popolazioni bisognose del terzo mondo; le campagne sono svolte in modo particolare nei paesi in via di sviluppo e in quelli colpiti da eventi bellici e catastrofi naturali[217].
Altre associazioni si occupano di assistenza alle famiglie in disagio sociale, agli anziani, ai disabili (Padaniassistenza, Insieme nel Futuro), altre della difesa degli interessi morali ed economici delle donne padane e della tutela della famiglia (Donne Padane), altre sono dedicate alle iniziative a favore di bambini e genitori (Orsetti Padani, Scuola Bosina), alcune si occupano di ambiente (Padania Bella, Volontari Verdi, Padania Ambiente, Il Collare verde).
Segretari federali
Umberto Bossi (1989-in carica)
Presidenti federali
Marilena Marin 1989-1991
Franco Rocchetta 1991-1994
Stefano Stefani 1995-2002
Luciano Gasperini 2002-2005
Angelo Alessandri 2005-in carica
Iscritti
Lo statuto della Lega Nord prevede due diversi livelli di partecipazione all'attività del partito. Il socio sostenitore sottoscrive la propria adesione con decorrenza annuale, senza obblighi particolari né vincoli (per esempio, in merito al luogo di residenza) ma, per contro, senza la possibilità di candidarsi a ricoprire cariche interne e senza il diritto di voto nei congressi, a qualunque livello.
Il socio ordinario militante è invece un iscritto che gode del diritto di voto e rappresentanza all'interno del partito, secondo le modalità stabilite dallo statuto e dai regolamenti, e che può candidarsi a ricoprire ruoli interni, se in possesso dei requisiti di anzianità richiesti per ciascuno di essi. Il socio militante è tenuto a partecipare all'attività della Lega Nord, in particolare alle iniziative della sezione nella quale è iscritto, ed è sottoposto a ulteriori vincoli che escludono, ad esempio, l'iscrizione a qualsiasi altro partito o movimento politico. La qualifica di socio ordinario militante può essere acquisita, previa apposita richiesta, solo da persone maggiorenni che abbiano alle spalle un certo periodo (attualmente non inferiore a un anno) in cui abbiano sottoscritto l'adesione al partito come sostenitori, e abbiano partecipato all'attività politica o di propaganda. L'innalzamento di un socio sostenitore alla qualifica di socio ordinario militante è di competenza del consiglio direttivo provinciale.
La qualifica di socio ordinario militante è contraddistinta da una tessera di colore e aspetto diversi rispetto alla tessera di socio sostenitore.
Le statistiche sotto riportate si riferiscono al totale delle tessere sottoscritte.
1992 - 112.400
1993 - 147.297
1994 - 167.650
1995 - 123.031
1996 - 112.970
1997 - 136.503
1998 - 121.777
1999 - 123.352
2000 - 120.897
2001 - 124.310
2002 - 119.753
2003 - 131.423
2004 -
2005 -
2006 -
2007 -
2008 -
Appartenenza a gruppi parlamentari europei
La Lega Nord è presente al Parlamento Europeo dal 1989, anno in cui Francesco Speroni e Luigi Moretti vengono eletti per la lista Lega Lombarda - Alleanza Nord. In tale ambito, il partito ha cercato convergenze con altre forze politiche euroscettiche, entrando nel Gruppo Arcobaleno al Parlamento europeo.
Tra 1994 e 1999 la Lega ha preso parte prima al Gruppo del Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori (ELDR), venendone espulsa nel 1997.
Dal 1999 al 2004, gli europarlamentari leghisti hanno seduto nel Gruppo Tecnico degli Indipendenti, sorta di gruppo "misto", assieme alla Lista Bonino e alla Fiamma Tricolore, al Vlaams Blok fiammingo e al Fronte Nazionale francese. Il gruppo è stato sciolto nel 2001 a seguito di numerosi giudizi del Tribunale di primo grado delle Comunità europee per mancanza di una piattaforma politica comune. A seguito di ciò gli europarlamentari leghisti hanno seduto tra i non iscritti.
Dal 2004 la Lega Nord ha preso parte al nuovo gruppo euroscettico Indipendenza e Democrazia (IND/DEM). Nel marzo 2006 il gruppo ha espulso i parlamentari della Lega per divergenze sulla gestione dei fondi e a causa delle provocazioni di Roberto Calderoli in seguito alla pubblicazione delle caricature di Maometto sul Jyllands-Posten, che hanno portato alle sue stesse dimissioni dal governo. Nel 2007 la Lega ha quindi aderito al gruppo di destra Unione per l'Europa delle Nazioni (UEN), dove già sedevano gli eurodeputati di Alleanza Nazionale e La Destra.
A seguito delle elezioni europee del 2009, la Lega Nord ha partecipato alla fondazione del Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia, con la maggior parte dei partiti già membri di IND/DEM, ed alcuni provenienti da UEN. Con 9 eurodeputati, la Lega esprime uno dei vicepresidenti del gruppo, Francesco Speroni.
Arcobaleno (25 luglio 1989 - 20 aprile 1994)
Non iscritti (21 aprile 1994 - 18 luglio 1994; 19 febbraio 1997 - 19 luglio 1999; 3 ottobre 2001 - 20 luglio 2004; 27 aprile 2006 - 12 dicembre 2006)
Partito europeo dei liberali, democratici e riformatori (19 luglio 1994 - 18 febbraio 1997)
Tecnico dei deputati indipendenti - misto (20 luglio 1999 - 2 ottobre 2001)
Indipendenza/Democrazia (21 luglio 2004 - 26 aprile 2006)
Unione per l'Europa delle nazioni (13 dicembre 2006 - 13 luglio 2009)
Europa della Libertà e della Democrazia (14 luglio 2009 - presente)
Capigruppo al Senato
Francesco Speroni (1992-1994; 1996-1998)
Francesco Tabladini (1994-1996)
Luciano Gasperini (1998-1999)
Roberto Castelli (1999-2001; 2006-2008)
Francesco Moro (2001-2004)
Ettore Pirovano (2004-2006)
Federico Bricolo (2008-in carica)
Capigruppo alla Camera
Marco Formentini (1992-1993)
Roberto Maroni (1993-1994; 2006-2008)
Pierluigi Petrini (1994-1995)
Vito Gnutti (1995-1996)
Domenico Comino (1996-1999)
Giancarlo Pagliarini (1999-2001)
Alessandro Cè (2001-2005)
Andrea Gibelli (2005-2006)
Roberto Cota (2008-2010)
Marco Reguzzoni (2010-in carica)
Capigruppo al Parlamento Europeo
Francesco Speroni (19891992; 19992004)
Luigi Moretti (1992–1999)
Mario Borghezio (2004–in carica)
Note
^ Pierre-André Taguieff, L'illusione populista, Bruno Mondadori, Milano 2003.
^ Bruno Luverà, I confini dell'odio, Editori Riuniti, 1999
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^ 'MA NOI LUMBARD NON VOGLIAMO LA ROTTURA DELLO STATO ITALIANO...'
^ SULLA MAPPA DELLE GIUNTE PIU' MONOCOLORI E 'ANOMALE'
^ MILANO, IL DEBUTTO DELLA LEGA
^ Manifestazione (e giuramento) della Lega lombarda
^ UNA GITA A PONTIDA, TIFANDO LEGA
^ CRAXI SI ARRABBIA 'SMARGIASSATE'
^ CRAXI PRESENTA IL CONTO 'SUBITO IL CHIARIMENTO'
^ 'QUESTO VOTO HA ALLONTANATO L'ALTERNATIVA'
^ IL CARROCCIO CHE TRAVOLGE I PARTITI
^ IL TERREMOTO DEL 6 MAGGIO
^ RIUSCIREMO A SMUOVERE LA MACCHINA DEI PARTITI?
^ DOPO NAPOLI, A BRESCIA PER CAPIRE I 'LEGHISTI'
^ UN SECCO NO DALL'AC AI MOVIMENTI AUTONOMISTI
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^ "Cossiga mi telefonò: rovinerò Bossi con la droga"
^ C'eravamo tanto odiati
^ UN SINDACATO PER BOSSI 'È ORA CHE IL NORD ABBIA SALARI PIU' ALTI'
^ ANCHE SULLA CACCIA COMUNISTI NEI GUAI I VERDI: 'SIETE SEMPRE PIU' SCHIZOFRENICI'
^ REFERENDUM ANTI - IMMIGRATI LA LEGA DI BOSSI LANCIA LA SFIDA
^ LA STRATEGIA DI BOSSI HA UN OBIETTIVO: IL PSI
^ L'ULTIMO SLOGAN DEL SENATORE BOSSI 'BIANCHI E NERI NON SI INTEGRANO'
^ 'DIVIDIAMO L'ITALIA IN TRE REPUBBLICHE'
^ LE TRE REPUBBLICHE DI BOSSI
^ 'ABOLIAMO QUEL TRICOLORE PIDUISTA'
^ 'TRICOLORE MASSONE? MA CHE STUPIDAGGINE'
^ UN MEGAFONO PER BOSSI CON UNA RADIO E UNA TV
^ IMMIGRATI BOSSI LANCIA LA SUA LEGGE
^ LA LEGA LOMBARDA PUNTA ALLA CONQUISTA DELL'ETERE
^ Ecco com'è nata Radio Padania Libera
^ 'ITALIANI, CI VUOLE UN SACRIFICIO'
^ DALLA LEGA INSULTI A COSSIGA
^ COSSIGA E LE LEGHE
^ MA ANCORA LE URNE PREMIANO LA LEGA
^ a b BOSSI TRASCINA I LUMBARD 'È L'ORA DELLA LEGA NORD'
^ I NEMICI DI BOSSI LASCIANO LA LEGA LOMBARDA
^ CRAXI: 'DAI GIUDICI UNA RESISTENZA AL NUOVO CODICE'
^ LA LEGA CORRE PER IL PRIMO POSTO
^ 'BETTINO, SBARAZZIAMOCI DELLA DC'
^ 'LEGHISTI, POSSIBILI ALLEATI' MARTELLI RISPONDE A BOSSI
^ BOSSI IL DISINVOLTO: AL CENTRO A SINISTRA E IN OGNI LUOGO...
^ Evangelizzazione e testimonianza della carità
^ 'LEGHE, NON AVETE CARITÀ'
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^ Sama: non ricordo se pagammo la LEGA
^ "200 milioni alla LEGA"
^ "la tangente alla Lega in via Veneto"
^ Bossi: hanno sbagliato persona e partito
^ Patelli confessa e torna subito a casa
^ "Bossi voleva contributi da Gardini"
^ Bossi sventola un assegno inutile
^ Bossi Di Pietro, duello in tribunale
^ il giorno dell'ira di Tonino il duro
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^ Bossi: "Così in tre buttammo giù Silvio"
^ Le riforme o sono condivise o sono una forzatura
^ Alla Camera via libera al nome "indipendentista" dei lumbard
^ Il Sole delle Alpi "batte" Alberto da Giussano Ora "l'indipendenza padana" è anche nel nome
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^ Si sente aria di '94 l'allarme degli alleati
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^ Centomila a Pontida con Bossi
^ Il gran ritorno di Bossi a Roma Ora tutti federalisti nella Cdl
^ Bossi torna al Senato
^ Mpa e Lega intesa per il programma
^ Ultimo sì, la devolution è diventata legge
^ Votanti sopra il 50 per cento È la prima volta dopo 11 anni
^ Vittoria netta del no. Prodi e Berlusconi: dialogo
^ Bossi: andiamo avanti con il Cavaliere. Non lascio, i «generali» restino con me
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^ Avvenire attacca Gentilini: "Becero"
^ «Gentilini maestro di xenofobia»
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^ Razzismo, divieto di comizi per il sindaco Tosi
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^ SE BERLUSCONI SI FIDANZASSE CON UN UOMO, CAPIREBBE
^ La svolta antigay di Bossi, che un tempo ospitava gli omosex «Los Padania»
^ I lumbard: sì ai matrimoni gay
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^ Dai gay ai mondialisti i nuovi nemici di Bossi
^ ADOZIONI: BOSSI CONTRO COPPIE GAY; 'Per loro no all'affidamento'
^ Giù le mani dai bambini!
^ No! alle adozioni contro natura
^ Famiglia e coppie gay, la sfida dei gazebo
^ L'Arcigay attacca la Lega Campagne anti-omosex
^ Il voto di Strasburgo «Parità di diritti per le coppie gay»
^ The gay after,Grillini vs Calderoli
^ Prima pagina la Padania 20/1/2006
^ Tutto cominciò misurando il pisello
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^ Sito ufficiale della Lega Nord : Sedi e sezioni
^ "La rinascita del Pd ricominci da Gramsci"
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