Pietro Berti

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Anchorage

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mercoledì 12 gennaio 2011

Lo scandalo Lockheed



Lo scandalo Lockheed riguarda un noto e grave caso di corruzione avvenuto negli anni settanta in numerosi paesi come il Giappone di Kakuei Tanaka, i Paesi Bassi, la Germania e l'Italia.
Il caso coinvolse direttamente la Lockheed Corporation, azienda aeronautica statunitense, per forniture di aerei pilotate mediante corruzione.
Indice[nascondi]
1 Lo scandalo in Italia
2 In Giappone
3 Nei Paesi Bassi
4 In Germania
5 Note
6 Voci correlate
7 Collegamenti esterni
8 Bibliografia
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Lo scandalo in Italia [modifica]
In Italia lo scandalo riguardò la fornitura degli aerei da trasporto C-130, ricevuti dall'Aeronautica Militare a partire dal 1972: tutti i coinvolti furono accusati di aver intascato mazzette per miliardi di lire per favorire gli acquisti di tali aerei da parte dello Stato italiano, nonostante diversi ufficiali dell'Arma aeronautica li avessero giudicati "troppo costosi" e "inadatti alla difesa del territorio nazionale".
L'inchiesta giudiziaria, affidata al sostituto procuratore Ilario Martella, accerterà in seguito che dei 14 aerei acquistati dal governo italiano soltanto 5 erano in grado di volare, mentre gli altri venivano "cannibalizzati" per ottenere i pezzi di ricambio necessari alla manutenzione. Proprio la cattiva manutenzione sembrerebbe aver avuto un ruolo determinante nell'incidente del 3 marzo 1977, quando un C-130 dell'Aeronautica Militare si schiantò sul Monte Serra nei pressi di Pisa provocando la morte di 5 membri dell'equipaggio, di 38 allievi dell'Accademia Navale di Livorno e dell'ufficiale inquadratore.
Lo scandalo vide coinvolti diversi alti funzionari dello Stato, tra cui il generale dell'Aeronautica Duilio Fanali, e l'allora presidente della Finmeccanica, Camillo Crociani, il quale riuscì ad evitare l'arresto fuggendo in Messico. Risultarono inoltre coinvolti dalle accuse esponenti politici di spicco, come gli ex ministri Luigi Gui e Mario Tanassi, e due ex Presidenti del Consiglio Mariano Rumor e Giovanni Leone (che all'epoca dello scandalo ricopriva la carica di Presidente della Repubblica e che, a torto, fu chiamato in causa dal settimanale l'Espresso e da un libro di Camilla Cederna) ritenuti questi ultimi di essere Antelope Cobbler, un nome in codice che identificava come corrotto il primo ministro (Cobbler) del governo italiano (Antelope). Alcuni giornali e settimanali riportarono che Antelope Cobbler e Aldo Moro potevano essere la stessa persona. La falsa notizia che Moro fosse "Antelope Cobbler" proviene da un taccuino dell'assistente del Dipartimento di Stato statunitense Loewenstein, dipendente da Henry Kissinger. La notizia fu data in pasto alla stampa dall'ambasciatore Luca Dainelli, al quale l'aveva fornita l'avvocato dell'ex ambasciatore a Roma, John Volpe. Dainelli era stato consulente degli avvocati Ovidio ed Antonio Lefebvre mediatori d'affari della vicenda Lockheed.Moro, avendo fondati sospetti che fosse una montatura politica di origine americana [1], in seguito si batterà contro la commissione inquirente invocando l'innocenza degli imputati [2] [3]. La corte Costituzionale archiviò la posizione di Moro il 3 marzo 1978, tredici giorni prima del sequestro brigatista di Via Fani.
L'istruttoria viene consegnata dal giudice Martella alla Commissione Parlamentare inquirente appositamente convocata (dal momento che tra gli accusati figuravano membri del Parlamento) il 21 marzo del 1976. In giugno, una delegazione della commissione d'indagine parlamentare si reca negli Stati Uniti per interrogare gli ex dirigenti della Lockheed i quali confermano solo la responsabilità di Mario Tanassi, ma la commissione stessa viene sciolta poco tempo dopo in seguito alla fine della sesta legislatura.
Ad ottobre, una nuova commissione parlamentare torna in America e, al suo rientro, dichiara ufficialmente aperta l'inchiesta nei confronti dei rieletti deputati Rumor, Gui e Tanassi. Il 29 gennaio 1977, la stessa commissione delibera di non doversi procedere contro Mariano Rumor, mentre per Gui e Tanassi è la messa in stato d'accusa. Le sedute della commissione Inquirente si succedono fino a quella finale del 9 marzo in cui, nonostante gli accorati appelli alla clemenza di Aldo Moro e Giuseppe Saragat, la commissione vota a maggioranza il rinvio a giudizio di Gui e Tanassi. A favore di Gui votano compatti i rappresentantti di DC, PSDI e Democrazia Nazionale, il troncone uscito dal MSI, mentre anche questi ultimi votano tutti contro Tanassi. Successivamente, il Parlamento in seduta comune ratifica la decisione della Commissione.
Il processo, primo e unico nella storia della giustizia italiana, si svolge davanti alla Corte Costituzionale e non prevede appello (in seguito tale procedura eccezionale riservata ai ministri e agli ex ministri sarà abolita). Il 1º marzo 1979, al termine di 23 giorni di camera di consiglio Paolo Rossi, Presidente della Corte Costituzionale, legge il verdetto[4]: Mario Tanassi, ex ministro e deputato in carica, viene condannato a scontare in carcere 2 anni e quattro mesi per corruzione aggravata (con la decadenza da parlamentare). Stessa pena ai fratelli Antonio e Ovidio Lefebvre, e a Camillo Crociani che resterà latitante fino alla sua morte, avvenuta per malattia il 15 dicembre del 1980. Il generale Duilio Fanali viene condannato a scontare un anno e nove mesi di carcere. Luigi Gui viene assolto con formula piena.
Tutto questo nonostante la morte di 5 membri dell'equipaggio, di 38 allievi dell'Accademia Navale di Livorno e dell'ufficiale inquadratore.
Sebbene pochi mesi prima la sua estraneità fosse stata pienamente riconosciuta dalla commissione bicamerale d'indagine (l'Inquirente) con il voto favorevole di 14 su 15 componenti, il 15 giugno 1978 su richiesta del PCI Giovanni Leone rassegnerà le dimissioni da presidente della Repubblica. Con le sue dimissioni l'ex presidente della Repubblica Leone, che era completamente estraneo ai fatti, risulterà la vittima principale di quella che è passata alla storia come la congiura dei veleni[senza fonte]. Nel 1998, a vent'anni di distanza da quelle vicende, riceverà le pubbliche scuse degli esponenti radicali Marco Pannella ed Emma Bonino, che all'epoca dello scandalo Lockheed si erano distinti nel chiamare in causa Leone.
In Giappone [modifica]
Nel 1976 in Giappone lo scandalo coinvolse alcuni importanti membri politici, dell'economia e dei circoli mafiosi. La Lockheed assunse il "faccendiere" Yoshio Kodama come consulente per convincere alcune compagnie aeree giapponesi, tra cui la All Nippon Airways, a comprare il Lockheed L-1011 TriStar invece che il concorrente McDonnell Douglas DC-10. Si scoprì che l'azienda statunitense aveva pagato tre milioni di dollari in tangenti al primo ministro giapponese Kakuei Tanaka per l'aiuto che diede in quella faccenda. Lo scandalo lo obbligò alle dimissioni e il conseguente processo, che si portò avanti per 10 anni, portarono all'arresto di Tanaka, oltre ad altre persone coinvolte. Negli Stati Uniti, il presidente della Lockheed Daniel Haughton si dimise.
Nei Paesi Bassi [modifica]
Nei Paesi Bassi, lo scandalo riguardò la fornitura di F-104G Starfighter per la Koninklijke Luchtmacht, l'aviazione militare del Re; fu implicato anche l'allora principe consorte Bernhard van Lippe-Biesterfeld, che la Lockheed corruppe per assicurare che lo Starfighter vincesse il contratto nei confronti del Dassault Mirage 5. Dopo questo scandalo fu emanato un atto che rese illegale per cittadini ed entità statunitensi corrompere rappresentanti governativi stranieri.
In Germania [modifica]
In Germania invece fu il famosissimo "asso degli assi" della seconda guerra mondiale Erich Hartmann (352 abbattimenti confermati) a giudicare l'F-104 un aereo difettoso e poco sicuro, opponendosi fortemente al suo acquisto da parte della Luftwaffe. Gli eventi successivi confermarono le sue opinioni (282 incidenti e 115 piloti tedeschi uccisi in missioni non operative), facendo guadagnare all'aviogetto USA nomignoli come: "bara volante", "fabbrica di vedove" e generando il witz (barzelletta): "Vuoi un F-104? Compra un terreno vicino a una base...e aspetta!". Hartmann andò poi in pensione nel 1970, inviso ai suoi superiori per la visibilità che aveva dato alla polemica e per avere attirato l'attenzione degli organi di informazione.
Note [modifica]
^ Dal dossier POE
^ POE "Chi ha ucciso Aldo Moro
^ estratto da POE "Chi ha ucciso Aldo Moro"
^ In Sentenze della Corte Costituzionale del 1979.Sentenza pronunciata dalla Corte Costituzionale in composizione integrata, nel giudizio penale di accusa n. 1 del registro generale 1977. Depositata in cancelleria il 2 agosto 1979 - Pres. Rossi - Procedimento di accusa nei confronti di Gui Luigi, Tanassi Mario ed altri.
Voci correlate [modifica]
Mario Tanassi
Complesso politico militare industriale
Collegamenti esterni [modifica]
Articolo su "Archivio del '900"
Lockheed Martin,Definire lo standard del codice etico e di condotta aziendale,Ottobre 2008
Bibliografia [modifica]
Atti del processo Lockheed in Corte Costituzionale
Processo Lockheed in Giurisprudenza Costituzionale, n. 10 del 1979, Ed. Giuffré, Milano.
Arringhe. Dal processo del CNEN a quello della Lockheed,De Marsico Alfredo,Editore Schena,1994. ISBN 887514592X, ISBN-13 9788875145927
Portale Aeronautica
Portale Italia
Portale Politica
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_Lockheed"



I giornali

La scomparsa di Mario Tanassi simbolo dello scandalo Lockheed
06 maggio 2007 — pagina 16 sezione: POLITICA INTERNA
Se n' è andato ieri Mario Tanassi. Aveva 91 anni e da venti almeno se n' erano quasi completamente perse le tracce. La memoria inciampa davanti all' aspetto fisico, all' accento, alla carriera. Eppure pochi altri personaggi sono rimasti come lui inchiodati all' evento che pose fine alla sua vicenda. Uno scandalo, una storia che riempì i giornali e le aule del Parlamento per poi imprimersi nel ricordo esclusivo di una condanna, di una sentenza. Due anni e quattro mesi, inflitta dal massimo grado della giustizia, la Corte costituzionale. Ma poi. Ma ora: era davvero Tanassi quel compiuto e definitivo esemplare di politico ignorante e corrotto cresciuto quasi per caso in un mondo di galantuomini e mammolette? Il primo ministro della storia repubblicana a finire in carcere. "Lo statista di Ururi", come lo sbertucciava Fortebraccio sull' Unità, "dalla fronte inutilmente ampia". Quante ne ha viste l' Italia dai tempi dello scandalo Lockheed! Acquisto di aerei Hercules (da guerra) in cambio di cospicue mazzette. Era il 1976: e se a trent' anni e rotti di distanza ci si rigira in mano quel grigiastro opuscolo, "Dove sono finiti i dollari della Lockheed", più che dall' allettante titolo e dalle vane argomentazioni di quell' autografa autodifesa, si resta colpiti da una certa famigliare somiglianza con tante vicende del passato prossimo e anche del presente. Non per rincorrere a tutti i costi l' originalità o per indulgere a un pietistico revisionismo, ma forse solo di fronte alla morte di un acclarato colpevole si riesce a comprendere che il potere è tale anche perché tiene legati in un nodo inestricabile nobili idealità e misero cabotaggio, personaggi illustri e volonterosi mestieranti. Ed è proprio la storia a insegnare che le distinzioni non sono mai così nette. Certo Mario Tanassi ha fatto molti errori. Conquistò incarichi decisamente sproporzionati rispetto alla sua statura politica. Fu tre volte ministro della Difesa, tra il 1972 e il 1973 anche vicepresidente del Consiglio, e quindi titolare delle Finanze. Credette all' unificazione socialista (1966), ma poi la mandò subito a monte - non da solo, per la verità - per interessi di partito, di bottega, di clan. Quello suo era conosciuto come "la banda del buco". Si fece faticosamente largo all' ombra di Saragat, fino a raggiungere il posto di comando della scolorita e clientelare socialdemocrazia italiana; però quando l' ex presidente della Repubblica pretese di riassumere la guida del Psdi, sfidando l' ira sdegnata del Grande Vecchio, lo mise drammaticamente da parte. Meritandosi l' appellativo goethiano di "homunculus". Fu politico risoluto e manovriero. A suo modo, un combattente. Si alleò strettamente con i dorotei di Rumor, ma fece anche cadere a sorpresa un governo di centrosinistra. Lasciò i servizi segreti in balia delle loro gravi e probabilmente sanguinose deviazioni. Nel suo partito tirò su una classe dirigente che, almeno sulla base delle disavventure occorse ai suoi successori, da Longo a Nicolazzi, si può come minimo ritenere sfortunata. Né ebbe mai buona stampa, tantomeno quel che oggi si definisce un bel look o una smagliante immagine. In tv parlava difficile, allargava le braccia a dismisura. Ma se Tanassi fu il primo a pagare in quel modo, se a un certo punto venne accompagnato e poi abbandonato al suo triste destino, è perché era il classico anello debole della catena, la vittima perfetta. La sua fine serviva a tutti. Anzi, alla metà dei turbinosi anni Settanta, quel suo personale sacrificio fu utile a superare una impasse e a ricostruire una parvenza di equilibrio in nome della pur necessaria moralizzazione. Detta in modo più antico e brutale: mors tua, vita mea. Per cui di fronte all' avanzata del Pci, con qualche ragionevolezza si può ipotizzare che la Dc, che con Tanassi aveva condiviso su più vasta scala le inconfessabili magagne, compresa quella della Lockheed, ecco, nel pieno della sinistra lotteria su chi fosse l' Antelope Kobbler, molto semplicemente gli scaltri democristiani lo diedero in pasto all' opinione pubblica. E non per caso "Un ministro al macello" (Guanda, 1983) s' intitola il romanzo a chiave che su quella vicenda scrisse un altro politico e romanziere socialdemocratico, Luigi Preti, con lo pseudonimo di Ludwig. Ai socialisti di De Martino, che con il Psdi avevano vecchi conti da regolare, non parve vero. I missini esultarono. Mentre i comunisti non potevano realisticamente ottenere di più: dopo tutto erano gli anni del compromesso storico. Inoltre, per quanto inconsistente fosse la sua linea politica sul piano nazionale, Tanassi aveva fatto di tutto per presentarsi come l' uomo degli americani, "Tanassinger" (da Kissinger), alfiere dell' oltranzismo atlantico, segretario del "Psda" (Partito social democratico amerikano). Che lo scandalo arrivasse da oltreoceano, oltretutto, era una specie di garanzia, o di salvacondotto. Si fece sei mesi a Rebibbia: "Ero amico di tutti, mi invitavano a prendere il caffè". Poi ottenne l' affidamento ai servizi sociali. Rispetto a tanti altri emeriti ex carcerati è vissuto a lungo chiuso in un dignitoso riserbo. Quanto al giudizio, più che sull' uomo politico, mai come nel caso di Tanassi vale quello sul potere. L' eterna sua dannazione, di che lacrime gronda e di che sangue. - FILIPPO CECCARELLI dal sito web http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/05/06/la-scomparsa-di-mario-tanassi-simbolo-dello.html

La morte di Gui Il galantuomo dello scandalo Lockheed

Luigi Gui aveva lasciato da decenni la scena politica dopo avervi svolto, per lungo tempo, ruoli rilevanti. Era uno di quei notabili veneti ai quali la Dc s’affidava volentieri nei momenti difficili, sapendo di poter contare sulla loro ragionevolezza, sulla loro intelligenza, sulla loro esperienza, sulla loro capacità di mediazione. Mariano Rumor fu l’esemplare più insigne di questi uomini della prima Repubblica, Gui gli si affiancò sia nell’azione di governo - come capace ministro - sia come coimputato nell’affare Lockheed. Che proiettò le sue ombre anche sul Quirinale, e in definitiva fu la causa delle dimissioni di Giovanni Leone, in anticipo sulla scadenza del settennato presidenziale.Quella vicenda appartiene a un passato remoto, non molti se ne ricordano adesso. Ma ebbe una risonanza clamorosa, squassò le istituzioni e colpì dolorosamente personaggi - appunto Gui, Rumor e Leone - cui le inchieste e le ricostruzioni storiche hanno assicurato o restituito una piena onorabilità. La loro estraneità alla corruzione non significa che la corruzione non ci fosse. Per garantirsi la fornitura all’aeronautica militare italiana di apparecchi da trasporto C 130 Hercules - peraltro eccellenti - l’industria Lockheed aveva distribuito bustarelle in tutto il mondo, Italia compresa. Quando, sulla scia d’una procedura negli Stati Uniti, la magistratura italiana si interessò a quelle bustarelle vennero chiamati in causa i fratelli Antonio e Ovidio Lefebvre, amici del presidente Leone, che gestivano un ufficio affaristico e di arbitrati. I Lefebvre s’erano molto adoperati per introdurre i rappresentanti della Lockheed in alto loco. In una pagina scritta con Montanelli nella Storia d’Italia così abbiamo raccontato il modo in cui Rumor fu avvicinato.«Rumor aveva ricevuto a Palazzo Chigi alcuni dirigenti della Lockheed presentatigli dal solito clan Lefebvre: e con la sua innata cortesia, aveva amichevolmente annuito a quanto costoro andavano dicendo in inglese. Ovidio Lefebvre fungeva da interprete, e Dio solo sa se e come avesse adattato le frasi degli interlocutori ai suoi disegni di mediazione. Finita l’udienza, i lockheediani s’erano precipitati al telefono per comunicare alla casa madre che il presidente del Consiglio era d’accordo su tutto».Fu istituita una commissione inquirente che si sostituì alla magistratura ordinaria a norma di Costituzione e che fu chiamata a pronunciarsi sul rinvio a giudizio di Rumor, di Gui e di Mario Tanassi, socialdemocratico. Entrambi - Gui e Tanassi- ex ministri della Difesa. Rumor evitò l’incriminazione con un voto risicato - dieci commissari contro dieci - Gui e Tanassi dovettero affrontare il processo: che poi scagionò Gui e condannò Tanassi a due anni e quattro mesi di reclusione (insieme a lui furono condannati un generale e i Lefebvre). Anni dopo Tanassi disse, in una intervista, d’essere stato lapidato, lui solo, perché era il più debole. «Corrotti per l’ideale, è una consolazione?» gli obiettò l’intervistatore, che era Vittorio Feltri. «Nessuno avrebbe potuto lanciare la prima o la seconda pietra» fu la risposta.L’onesto Gui era moroteo, e godeva d’una totale fiducia e stima del leader democristiano che sarebbe caduto nell’agguato di via Fani. Moro in prima persona, con una fierezza e con un patriottismo di partito che in lui, di solito così sommesso e dimesso, apparvero stupefacenti, rivendicò - proprio con riferimento allo scandalo Lockheed - l’onore della Democrazia cristiana. Disse alto e forte che il suo partito non si sarebbe lasciato processare. Fu quello un momento della verità nelle ovattate penombre dei mutevoli ma analoghi governi dello scudo crociato. Gui ne uscì senza macchie. Se ne è andato un galantuomo. http://www.ilgiornale.it/interni/la_morte_gui_il_galantuomo_scandalo_lockheed/28-04-2010/articolo-id=441144-page=0-comments=1

I giornali dell'epoca


1976 - Lo scandalo Lockheed

Il senatore democratico statunitense Frank Church, che dette l'avvio all'indagine sull'industria aeronautica Lockheed. In basso, il C130 della compagnia americana
Dopo l'affare Watergate, che alla fine ha portato un Presidente degli Stati Uniti alle dimissioni, l'America è pervasa da una ventata di sana onestà. Il nuovo presidente, Gerald Ford, che per una di quelle incredibili coincidenze della storia è l'immagine personificata dell'onesto montanaro - alto, tozzo e goffo, faccione tondo, predilige camice di flanella a scacchi rossi e blu, prende capocciate di continuo e spesso finisce ruzzoloni - ha ordinato decine di commissioni d'inchieste, parlamentari e senatoriali, allo scopo di ripulire l'Amministrazione pubblica profondamente inquinata dalla corte del suo predecessore Richard Nixon. In particolare, vengono passate al setaccio le grandi aziende multinazionali alla ricerca di 'fondi occulti' usati per pagare tangenti.Una di queste commissioni, quella presieduta dal senatore democratico Frank Church, indaga sulla mastodontica industria aeronautica Lockheed, costruttrice, fra l'altro, di veri e propri gioielli come l'aereo da trasporto Hercules C 130 unanimemente riconosciuto, ancora oggi, come uno dei più sicuri aerei da trasporto dell'aviazione mondiale. All'inizio degli anni Settanta, i C 130 hanno un mercato
alquanto limitato. Sono enormi per le necessità dei paesi europei e, per di più, costosissimi. Ma per l'industria americana, abituata a perseguire successo e arricchimento senza porsi vincoli morali, ungere ruote, pagando tangenti, non rappresenta alcun ostacolo e, Franck Church, scopre che la Lockheed, di ruote, ne ha unte
parecchie. Lo scandalo infatti, investe come un ciclone la Francia, l'Olanda, la Germania, Turchia, Giappone e... naturalmente anche l'Italia che, di quegli aerei, non solo non sa cosa farsene, ma non ha neppure i soldi per pagarli tanto che si pensa di accendere un ennesimo prestito. Il 2 febbraio di quest'anno la commissione Church diffonde le prime notizie sulle tangenti pagate dalla Lokheed ad intermediari e componenti del Governo italiano. Nessuno vi bada molto. Sono solo dei 'si dice' e comunque, ve ne sono già tanti di scandali che uno più uno meno, non è certo la fine del mondo. Ma il 5 febbraio, i quotidiani di tutto il Paese cominciano a pubblicano nomi e cognomi, e la magistratura ordinaria inizia a muoversi. L'incarico di avviare l'inchiesta viene affidata al sostituto procuratore Ilario Martella, quarantenne, pugliese.A Martella, bastano pochi giorni per accorgersi che si trova difronte ad un'idra di enormi proporzioni e, verso la fine dello stesso mese, emette i primi ordini di cattura nei confronti di avvocati, segretari e faccendieri varii; al generale dell'aviazione Duilio Fanali, ai titolari napoletani del prestigioso studio legale dei fratelli Antonio e Ovidio Lefebvre ed al presidente della Finmeccanica, Camillo Crociani, tutti accusati di concussione. I Carabinieri riescono ad arrestare solo l'avvocato Antonelli, il generale Fanali e uno dei fratelli Lefebvre, Antonio. Tutti gli altri si danno alla latitanza e, mentre in seguito tutti si costituiscono spontaneamente, Camillo Crociani, il 'potente' presidente della Finmeccanica, sparisce dalla circolazione o meglio, ha messo sul suo aereo personale la bella moglie, Edy Wessel, un’ex attrice, ha arraffato tutto quello che poteva ed è volato in Messico.
dal sito web http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/smista.php?IDCategoria=1515



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