Tre morti negli scontri al Sud. Egitto, non solo piazza Tharir. La protesta del Cairo si allarga.
Al Qaeda invita tutti alla jihad
Dalla piazza Tharir del Cairo, la rivolta anti-regime egiziana ha oggi guadagnato altro terreno. I manifestanti hanno stabilito presidi anche in altri luoghi simbolo della città: davanti al Parlamento e davanti alla presidenza del consiglio dei ministri, affermando ancora una volta che non se ne andranno fino a che il presidente Hosni Mubrak rimarrà al potere. Allo stesso tempo, il vicepresidente Omar Suleiman parla di dialogo come unico viatico per la stabilità, altrimenti, un «indesiderabile colpo di stato sarà l’alternativa, ma noi cerchiamo di evitare questa opzione». Il ministro degli esteri Ahmed Abul Gheit ha ammonito dal canto suo che l’esercito potrebbe intervenire per proteggere la sicurezza nazionale, se «avventurieri» tentassero di prendere il potere. Ma i promotori della rivolta non sembrano impressionati. «Andremo avanti fino in fondo. Non vogliamo una mezza rivoluzione. Non vogliamo alcun dialogo con il regime criminale. Ci saranno sempre più piazze Tahrir, ovunque, in tutto il Paese», ha detto oggi all’Ansa Khaled El Sayed, uno dei dirigenti del movimento giovanile che per primo si è mobilitato per l’inizio della rivolta, organizzando la prima manifestazione della «collera», il 25 gennaio. I fratelli Fratelli Musulmani, maggior gruppo di opposizione, a loro volta continuano a dire che il presidente Mubarak deve lasciare il potere ma sono invece disponibili a continuare il dialogo per la transizione, avviato la settimana scorsa. «I veri colloqui per il passaggio dei poteri non sono ancora cominciati», ha però affermato un dirigente della Confraternita, Essam al-Erian, aggiungendo che ancora «c’è una lotta sull’ ostinazione di un uomo», ovvero il presidente Mubarak. I colloqui potrebbero comunque riprendere tra qualche giorno, secondo quanto ha detto Saad al-Katatny, che ha rappresentato i Fratelli all’incontro dei gruppi dell’ opposizione con Suleiman. Ma intanto, diventano sempre più numerose e a macchia di leopardo le manifestazioni e scioperi per rivendicare aumenti salariali o anche case popolari. Oggi ce sono state oggi in diverse città del Paese, come Alessandria, Port Said, Suez; oltre che in varie zone della capitale, dove sulla piazza Tharir erano comunque presenti ancora decine di migliaia di persone, molte della quali pronte a passare lì la loro 16/ma notte. E oggi ci sono state anche nuove violenze, e vittime. Nel Sud, Kharga, un’oasi in mezzo al deserto, dove per disperdere una manifestazione la polizia ha sparato, causando la morte di tre persone e il ferimento di decine d’altre. Una folla inferocita ha poi reagito dando alle fiamme diversi edifici pubblici e due stazioni di polizia. Il rais, oggi ha invece tenuto un basso profilo, limitandosi solo a far sapere di aver ricevuto l’inviato presidenziale russo per il Medio Oriente, Alexandr Sultanov. Il suo pensiero è però emerso tramite il suo ministro degli esteri Aboul Gheit, che si è detto «infuriato» con la prima risposta data dagli Stati Uniti sulla crisi in Egitto e «sbalordito» per richieste fattegli dal vicepresidente americano Joe Biden di una riforma immediata della legge egiziana sullo stato d’emergenza. Intanto oggi la branca irachena di Al-Qaeda ha invitato i manifestanti egiziani alla guerra santa e all’instaurazione di un governo basato sulla legge coranica. Il sedicente "Stato Islamico dell’Iraq" ha chiamato alla jihad i manifestanti anti-governativi che da più di due settimane protestano contro il presidente Hosni Mubarak, e li ha esortati a battersi per l’instaurazione di un regime fondato sulla sharia, la legge coranica: l’appello è contenuto in un messaggio apparso nelle ultime 24 ore su diversi siti filo-integralistici di Internet, ed è stato intercettato dagli specialisti di "Site", gruppo di monitoraggio anti-terrorismo on-line con sede negli Stati Uniti. Si tratta della prima reazione conosciuta di un qualche movimento comunque affiliato a Al-Qaeda rispetto agli avvenimenti in corso in Egitto. Nel messaggio si afferma che nel Paese nord-africano «si è aperto il mercato della guerra santa», alla quale debbono partecipare tutti gli uomini in grado di combattere, e che si sono altresì «schiuse le porte del martirio». I dimostranti egiziani sono quindi invitati a non lasciarsi tentare dalle «vie ingannevoli e brute» del secolarismo, della democrazia e del «marcio nazionalismo pagano», in quanto «la vostra Jihad è a sostegno dell’Islam, degli egiziani deboli e degli oppressi, del «vostro popolo in Iraq e a Gaza», e «a favore di ogni musulmano che sia stato raggiunto dall’oppressione del tiranno d’Egitto e dei suoi padroni a Washington e a Tel Aviv». Segue l’offerta di «sette consigli» per costringere Mubarak alla caduta, e per assicurarsi che nessuno di coloro che fanno parte della sua cerchia possa mantenere il potere.
fonte: http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/388197/
L’APPELLO È STATO LANCIATO A TUTTI I MANIFESTANTI EGIZIANI
Egitto: Al Qaeda chiama alla guerra santa
09/02/2011, ore 16:47 -
IL CAIRO – Ancora alta, altissima, la tensione in Egitto, dove la branca irachena di AL Qaeda, ha chiamato i tanti manifestanti egiziani alla guerra santa, esortandoli a battersi per l’insediamento di un regime fondato sulla sharia, la legge coranica.L’appello, lanciato in rete nelle ultime 24 ore su alcuni siti filo-integralistici, è stato captato dal gruppo di monitoraggio anti-terrorismo, “Site”, con sede negli Usa. “Si è aperto il mercato della guerra santa” - spiega il testo jihadista - e si sono schiuse le porte del martirio”. Un messaggio indirizzato a tutti gli egiziani “deboli e oppressi”. Una battaglia da combattere “a favore di ogni musulmano che sia stato raggiunto dall’oppressione del tiranno d’Egitto e dei suoi padroni a Washington e a Tel Aviv”.Intanto, dopo circa sedici giorni di proteste contro Mubarak, sono migliaia le persone che per tutta la notte hanno protestato Al Cairo, nella centralissima piazza Tahrir. Sono infatti sempre più i canti di sfiducia nei confronti del presidente egiziano. Neanche la proposta di nuovi emendamenti alla costituzione e libere elezioni a tempo breve, promossa dal vicepresidente, Suleiman ha placato gli animi della folla. Egli stesso ha poi proseguito lanciando un allarme. Tra gli evasi delle scorse settimane, sarebbero infatti presenti alcuni militanti di Al Qaeda, legati a Bin Laden.Sul difficile momento del paese nord-africano, si è pronunciato anche il presidente delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon. “È importante che i rappresentanti di governo e popolo siedano ad un tavolo ed avviino un dialogo su cosa sia meglio per il loro futuro”.
di Dario Palladino fonte: http://www.julienews.it/notizia/dal-mondo/egitto-al-qaeda-chiama-alla-guerra-santa/65909_dal-mondo_1_1.html
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