Avvenire è un quotidiano a diffusione nazionale fondato nel 1968 a Milano. È nato dalla fusione di due quotidiani cattolici: l'Italia di Milano e L'Avvenire d'Italia di Bologna (da cui ha mutuato il nome).
Il quotidiano si muove nel rispetto della dottrina della Chiesa cattolica ma in piena autonomia dalla gerarchia: infatti può prendere una sua posizione "per difendere e sostenere valori sulla base di motivazioni umane, morali, solide e profonde"[1].
Si autodefinisce «quotidiano di ispirazione cattolica» nel senso che è un giornale fatto da cattolici ma che vuole essere interessante anche per coloro che non sono credenti [2].
Indice[nascondi]
1 Storia
1.1 La fondazione
1.2 I primi anni di vita
1.3 Dagli anni novanta ad oggi
2 Direttori
3 Inserti e supplementi
4 Finanziamenti pubblici
5 Dati di vendita
6 Note
7 Voci correlate
8 Collegamenti esterni
//
Storia [modifica]
La fondazione [modifica]
L'idea di una testata d'ispirazione cattolica che si rivolgesse a tutti gli italiani venne alla metà degli anni sessanta a Papa Paolo VI. Il pontefice, prevedendo l'evolversi dei tempi, giudicava ormai "indispensabile" uno "strumento di evangelizzazione, di dialogo con il mondo moderno e quindi di missione"[3].
Paolo VI pensò ad uno strumento culturale comune per i cattolici italiani, un giornale nazionale che desse un'idea dell'Italia non come mera unità geografica, ma come comunità dotata di una coscienza unitaria. Negli anni Sessanta esistevano in Italia diversi quotidiani cattolici regionali o locali. I principali erano L'Italia, che si pubblicava a Milano e L'Avvenire d'Italia, di Bologna. Paolo VI chiese ai vescovi di chiudere i loro giornali per unire le forze in un nuovo giornale nazionale.
Il progetto fu esaminato da una specifica commissione "Italia-Avvenire", che si riunì tra l'autunno e l'inverno del 1966. Nel 1967 si procedette alla fusione delle due società editrici, l'ITL di Milano e l'I.Ce.Fi. di Bologna, che diventarono le componenti, in quote uguali, di una nuova società editoriale, la Nuova Editoriale Italiana (NEI), con sede a Milano. Nel novembre di quell'anno la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) si pronunciò a favore della fusione delle due storiche testate e si accinse a predisporre le linee d'indirizzo del nuovo giornale.
La CEI assumeva il compito di favorire la diffusione del giornale nelle diocesi, raccogliendo i fondi necessari per mantenerlo in vita. Inoltre si riservava il diritto/dovere di indicare la linea del giornale, «pur riconoscendo l'opportuna libertà di determinazione della Direzione nei singoli atti e considerando il giornale come uno strumento di comunicazione sociale "aperta", e attento segno dei tempi[4]» Avvenire, nelle intenzioni dei suoi fondatori, non avrebbe dovuto sembrare un quotidiano "ufficiale" della Chiesa perché così sarebbe risultato un doppione dell'Osservatore Romano.
La scelta del primo direttore fu quindi molto ponderata. Dopo aver considerato i nomi di Vincenzo Cecchini (direttore del Giornale di Brescia, già collaboratore di Alcide De Gasperi); Giorgio Vecchiato (direttore della Gazzetta del Popolo); dell'esponente democristiano Guido Gonella e di Guglielmo Zucconi, alla fine la scelta cadde su Leonardo Valente, proveniente da Il Popolo. Il direttore sarebbe stato coadiuvato da un comitato editoriale e da un comitato ristretto di vescovi. Il primo numero di Avvenire uscì nelle edicole il 4 dicembre 1968.
I primi anni di vita [modifica]
Il primo anno di vita fu difficile: il giornale non era facile da trovare nelle edicole, la quota abbonamenti era bassa, e poi la sua zona di diffusione coincideva quasi completamente con quella dei due quotidiani precedenti. Il pericolo della cessazione delle pubblicazioni era concreto. Da Paolo VI, tenace sostenitore del quotidiano, giunsero pressanti moniti ai vescovi affinché lo tenessero in vita. Su suo diretto invito fu deciso di creare un "Ufficio di promozione" appositamente per il quotidiano cattolico, la cui direzione venne affidata, per esplicita volontà del pontefice, a Carlo Chiavazza, l'ultimo direttore de L'Italia.
Nel 1969 Valente venne sostituito da Angelo Narducci, proveniente anch'egli dal "Popolo". Narducci guidò il giornale per dieci anni, consolidandone in maniera determinante il profilo e la diffusione[5]. Alla metà degli anni Settanta Avvenire aveva allargato la propria presenza su tutta la penisola, raggiungendo, grazie agli sforzi dei vescovi del Sud, anche le regioni meridionali d'Italia. Nel 1972, infatti, era stato aperto un centro stampa a Pompei, per facilitare la distribuzione del quotidiano nel Mezzogiorno.
Negli anni settanta il quotidiano si dovette confrontare con una società sempre più laicizzata: il referendum sul divorzio (1974) dimostrò per la prima volta che la componente cattolica era diventata minoritaria nel Paese. In questo diverso contesto, la nuova missione del quotidiano diventò la "difesa dell'identità dei credenti". Il quotidiano doveva rappresentare "la coscienza critica dei cattolici impegnani nella sfera politica"[5]. Tale indirizzo fu esposto dal direttore Narducci nel 1975. Il giornale inoltre si schierava politicamente contro ogni ipotesi di collaborazione tra DC e PCI.
Durante il periodo della cosiddetta "Solidarietà nazionale" (1976-79), "Avvenire" mantenne una posizione critica verso la democrazia cristiana, pronto a rilevarne ogni segno di cessione a ideologie distanti dalla sua matrice cristiana-popolare. Nel 1978 moriva Paolo VI, il pontefice che aveva voluto fortemente "Avvenire" e ne aveva seguito da vicino i primi passi. Con la sua morte si conclude la prima fase della vita del quotidiano. Nel 1980 Angelo Narducci lasciava la direzione del giornale; cambiavano anche i vertici della società editrice, la Nuova Editoriale Italiana (NEI).
Dagli anni novanta ad oggi [modifica]
A partire dalla metà degli anni novanta, con la direzione di Dino Boffo, "Avvenire" ha ampliato l'attenzione alla società civile ed ha rafforzato la sezione dedicata al dibattito culturale. Sono state lanciate nuove iniziative: dal febbraio 1996 esce "Popotus", inserto bisettimanale che si presenta come giornale di informazione pensato esclusivamente per ragazzi, strettamente legato alla struttura del quotidiano ma con temi e forma dedicati ai piccoli, a cui si aggiungono tre inserti mensili: "Luoghi dell'Infinito", "Noi Genitori e Figli", "Non Profit".
Dal 1998 Avvenire si può leggere anche su Internet. Il sito è stato rinnovato in occasione del 40º compleanno del quotidiano, celebrato il 4 dicembre 2008. Il 7 maggio 2002 Avvenire ha attuato una riforma grafica che ha reso l'impaginazione più ariosa, con un impatto positivo sulla leggibilità. Inoltre nel colophon è stata inserita, su suggerimento del direttore Boffo, la frase «Per amare quelli che non credono», che è presto diventato il motto del quotidiano.
Il rinnovamento grafico ha consentito un progressivo aumento delle copie vendute, piccolo ma significativo perché in controtendenza rispetto alla generale contrazione del mercato in Italia. A fine agosto 2009 il direttore Boffo è stato al centro di una furiosa polemica innescata dal quotidiano il Giornale di Vittorio Feltri che ha pubblicato un articolo che dava la notizia di una condanna per molestie subita da Boffo nel 2004 asserendo che la vicenda da cui era partita l'azione giudiziaria riguardasse una relazione omosessuale del direttore del quotidiano cattolico. Boffo ha smentito le accuse, denunciando la falsità delle fonti addotte dal "Giornale" e spiegando l'attacco come una ritorsione del giornale di proprietà della famiglia Berlusconi per l'atteggiamento critico tenuto da "Avvenire" verso gli scandali sessuali che hanno coinvolto nell'estate 2009 il Presidente del Consiglio[6].
Successivamente Vittorio Feltri ha ritrattato le accuse contro Boffo dichiarando che, dopo avere visto le carte, si è reso conto che esse erano infondate. Per le false accuse a Dino Boffo, Vittorio Feltri è stato poi condannato dall'Ordine dei giornalisti di Milano alla sanzione disciplinare della sospensione per sei mesi. Nonostante la fiducia confermatagli dai vertici della CEI e dalla Santa Sede, il 3 settembre Boffo si è dimesso dalla direzione, la più lunga della storia del quotidiano[7]. Il presidente del Consiglio di Amministrazione di Avvenire – Nuova Editoriale Italiana, S.E. mons. Marcello Semeraro, a seguito delle dimissioni irrevocabili del dottor Dino Boffo dalla direzione del quotidiano ed in attesa della convocazione del CdA, ha incaricato il vicedirettore Marco Tarquinio di firmare ad interim la testata[8]. Il cardinale Angelo Bagnasco ha confermato la scelta di direttore a Marco Tarquinio nel novembre 2009.
Direttori [modifica]
Leonardo Valente (4 dicembre 1968 - 18 ottobre 1969)
Angelo Narducci (19 ottobre 1969 - 30 aprile 1980)
Angelo Paoluzi (1 maggio 1980 - 6 gennaio 1981)
Pier Giorgio Liverani (7 gennaio 1981 - 19 febbraio 1983)
Gian Guido Folloni (20 febbraio 1983 - 30 settembre 1990)
Lino Rizzi (1 ottobre 1990 - 31 dicembre 1993)
Dino Boffo (1 gennaio 1994 - 3 settembre 2009)
Marco Tarquinio (vicedirettore responsabile dal 4 settembre 2009, nominato direttore responsabile dal 24 novembre 2009 - in carica)
Inserti e supplementi [modifica]
Oltre al quotidiano, Avvenire offre ai propri lettori:
un inserto al giorno:
martedì: «Gmg» (giovani),
mercoledì: «èLavoro» (professioni),
giovedì: «èVita» (bioetica),
venerdì: «èFamiglia» (politiche sociali),
sabato: «CSI Stadium» (sport di base),
domenica: «Agorà domenica» (cultura);
un settimanale per bambini, «Popotus» (in uscita giovedì e sabato in allegato col quotidiano);
un settimanale, allegato all'edizione domenicale, per le diocesi di Milano, Roma (e sedi suburbicarie) e Bologna, rispettivamente:
MilanoSette;
RomaSette;
BolognaSette,.
Nel Lazio esce inoltre «LazioSette», inserto domenicale a cura degli Uffici per le Comunicazioni Sociali.
In vendita con il quotidiano vi sono due riviste mensili:
Luoghi dell'infinito;
Noi Genitori e Figli;
In occasione della loro uscita il prezzo viene maggiorato a 1,50 euro.
L'ultimo martedì di ogni mese viene distribuito gratuitamente in allegato l'inserto «Non Profit», sulle associazioni del Terzo settore.
Finanziamenti pubblici [modifica]
Dato che per la legge italiana la Conferenza Episcopale Italiana è giuridicamente una fondazione, Avvenire può beneficiare dei finanziamenti pubblici all'editoria, secondo quanto previsto dalla Legge 250/1990 [9].Per l'anno 2007 il quotidiano ha ricevuto 6.174.758,70 € [9].
Il quotidiano si muove nel rispetto della dottrina della Chiesa cattolica ma in piena autonomia dalla gerarchia: infatti può prendere una sua posizione "per difendere e sostenere valori sulla base di motivazioni umane, morali, solide e profonde"[1].
Si autodefinisce «quotidiano di ispirazione cattolica» nel senso che è un giornale fatto da cattolici ma che vuole essere interessante anche per coloro che non sono credenti [2].
Indice[nascondi]
1 Storia
1.1 La fondazione
1.2 I primi anni di vita
1.3 Dagli anni novanta ad oggi
2 Direttori
3 Inserti e supplementi
4 Finanziamenti pubblici
5 Dati di vendita
6 Note
7 Voci correlate
8 Collegamenti esterni
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Storia [modifica]
La fondazione [modifica]
L'idea di una testata d'ispirazione cattolica che si rivolgesse a tutti gli italiani venne alla metà degli anni sessanta a Papa Paolo VI. Il pontefice, prevedendo l'evolversi dei tempi, giudicava ormai "indispensabile" uno "strumento di evangelizzazione, di dialogo con il mondo moderno e quindi di missione"[3].
Paolo VI pensò ad uno strumento culturale comune per i cattolici italiani, un giornale nazionale che desse un'idea dell'Italia non come mera unità geografica, ma come comunità dotata di una coscienza unitaria. Negli anni Sessanta esistevano in Italia diversi quotidiani cattolici regionali o locali. I principali erano L'Italia, che si pubblicava a Milano e L'Avvenire d'Italia, di Bologna. Paolo VI chiese ai vescovi di chiudere i loro giornali per unire le forze in un nuovo giornale nazionale.
Il progetto fu esaminato da una specifica commissione "Italia-Avvenire", che si riunì tra l'autunno e l'inverno del 1966. Nel 1967 si procedette alla fusione delle due società editrici, l'ITL di Milano e l'I.Ce.Fi. di Bologna, che diventarono le componenti, in quote uguali, di una nuova società editoriale, la Nuova Editoriale Italiana (NEI), con sede a Milano. Nel novembre di quell'anno la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) si pronunciò a favore della fusione delle due storiche testate e si accinse a predisporre le linee d'indirizzo del nuovo giornale.
La CEI assumeva il compito di favorire la diffusione del giornale nelle diocesi, raccogliendo i fondi necessari per mantenerlo in vita. Inoltre si riservava il diritto/dovere di indicare la linea del giornale, «pur riconoscendo l'opportuna libertà di determinazione della Direzione nei singoli atti e considerando il giornale come uno strumento di comunicazione sociale "aperta", e attento segno dei tempi[4]» Avvenire, nelle intenzioni dei suoi fondatori, non avrebbe dovuto sembrare un quotidiano "ufficiale" della Chiesa perché così sarebbe risultato un doppione dell'Osservatore Romano.
La scelta del primo direttore fu quindi molto ponderata. Dopo aver considerato i nomi di Vincenzo Cecchini (direttore del Giornale di Brescia, già collaboratore di Alcide De Gasperi); Giorgio Vecchiato (direttore della Gazzetta del Popolo); dell'esponente democristiano Guido Gonella e di Guglielmo Zucconi, alla fine la scelta cadde su Leonardo Valente, proveniente da Il Popolo. Il direttore sarebbe stato coadiuvato da un comitato editoriale e da un comitato ristretto di vescovi. Il primo numero di Avvenire uscì nelle edicole il 4 dicembre 1968.
I primi anni di vita [modifica]
Il primo anno di vita fu difficile: il giornale non era facile da trovare nelle edicole, la quota abbonamenti era bassa, e poi la sua zona di diffusione coincideva quasi completamente con quella dei due quotidiani precedenti. Il pericolo della cessazione delle pubblicazioni era concreto. Da Paolo VI, tenace sostenitore del quotidiano, giunsero pressanti moniti ai vescovi affinché lo tenessero in vita. Su suo diretto invito fu deciso di creare un "Ufficio di promozione" appositamente per il quotidiano cattolico, la cui direzione venne affidata, per esplicita volontà del pontefice, a Carlo Chiavazza, l'ultimo direttore de L'Italia.
Nel 1969 Valente venne sostituito da Angelo Narducci, proveniente anch'egli dal "Popolo". Narducci guidò il giornale per dieci anni, consolidandone in maniera determinante il profilo e la diffusione[5]. Alla metà degli anni Settanta Avvenire aveva allargato la propria presenza su tutta la penisola, raggiungendo, grazie agli sforzi dei vescovi del Sud, anche le regioni meridionali d'Italia. Nel 1972, infatti, era stato aperto un centro stampa a Pompei, per facilitare la distribuzione del quotidiano nel Mezzogiorno.
Negli anni settanta il quotidiano si dovette confrontare con una società sempre più laicizzata: il referendum sul divorzio (1974) dimostrò per la prima volta che la componente cattolica era diventata minoritaria nel Paese. In questo diverso contesto, la nuova missione del quotidiano diventò la "difesa dell'identità dei credenti". Il quotidiano doveva rappresentare "la coscienza critica dei cattolici impegnani nella sfera politica"[5]. Tale indirizzo fu esposto dal direttore Narducci nel 1975. Il giornale inoltre si schierava politicamente contro ogni ipotesi di collaborazione tra DC e PCI.
Durante il periodo della cosiddetta "Solidarietà nazionale" (1976-79), "Avvenire" mantenne una posizione critica verso la democrazia cristiana, pronto a rilevarne ogni segno di cessione a ideologie distanti dalla sua matrice cristiana-popolare. Nel 1978 moriva Paolo VI, il pontefice che aveva voluto fortemente "Avvenire" e ne aveva seguito da vicino i primi passi. Con la sua morte si conclude la prima fase della vita del quotidiano. Nel 1980 Angelo Narducci lasciava la direzione del giornale; cambiavano anche i vertici della società editrice, la Nuova Editoriale Italiana (NEI).
Dagli anni novanta ad oggi [modifica]
A partire dalla metà degli anni novanta, con la direzione di Dino Boffo, "Avvenire" ha ampliato l'attenzione alla società civile ed ha rafforzato la sezione dedicata al dibattito culturale. Sono state lanciate nuove iniziative: dal febbraio 1996 esce "Popotus", inserto bisettimanale che si presenta come giornale di informazione pensato esclusivamente per ragazzi, strettamente legato alla struttura del quotidiano ma con temi e forma dedicati ai piccoli, a cui si aggiungono tre inserti mensili: "Luoghi dell'Infinito", "Noi Genitori e Figli", "Non Profit".
Dal 1998 Avvenire si può leggere anche su Internet. Il sito è stato rinnovato in occasione del 40º compleanno del quotidiano, celebrato il 4 dicembre 2008. Il 7 maggio 2002 Avvenire ha attuato una riforma grafica che ha reso l'impaginazione più ariosa, con un impatto positivo sulla leggibilità. Inoltre nel colophon è stata inserita, su suggerimento del direttore Boffo, la frase «Per amare quelli che non credono», che è presto diventato il motto del quotidiano.
Il rinnovamento grafico ha consentito un progressivo aumento delle copie vendute, piccolo ma significativo perché in controtendenza rispetto alla generale contrazione del mercato in Italia. A fine agosto 2009 il direttore Boffo è stato al centro di una furiosa polemica innescata dal quotidiano il Giornale di Vittorio Feltri che ha pubblicato un articolo che dava la notizia di una condanna per molestie subita da Boffo nel 2004 asserendo che la vicenda da cui era partita l'azione giudiziaria riguardasse una relazione omosessuale del direttore del quotidiano cattolico. Boffo ha smentito le accuse, denunciando la falsità delle fonti addotte dal "Giornale" e spiegando l'attacco come una ritorsione del giornale di proprietà della famiglia Berlusconi per l'atteggiamento critico tenuto da "Avvenire" verso gli scandali sessuali che hanno coinvolto nell'estate 2009 il Presidente del Consiglio[6].
Successivamente Vittorio Feltri ha ritrattato le accuse contro Boffo dichiarando che, dopo avere visto le carte, si è reso conto che esse erano infondate. Per le false accuse a Dino Boffo, Vittorio Feltri è stato poi condannato dall'Ordine dei giornalisti di Milano alla sanzione disciplinare della sospensione per sei mesi. Nonostante la fiducia confermatagli dai vertici della CEI e dalla Santa Sede, il 3 settembre Boffo si è dimesso dalla direzione, la più lunga della storia del quotidiano[7]. Il presidente del Consiglio di Amministrazione di Avvenire – Nuova Editoriale Italiana, S.E. mons. Marcello Semeraro, a seguito delle dimissioni irrevocabili del dottor Dino Boffo dalla direzione del quotidiano ed in attesa della convocazione del CdA, ha incaricato il vicedirettore Marco Tarquinio di firmare ad interim la testata[8]. Il cardinale Angelo Bagnasco ha confermato la scelta di direttore a Marco Tarquinio nel novembre 2009.
Direttori [modifica]
Leonardo Valente (4 dicembre 1968 - 18 ottobre 1969)
Angelo Narducci (19 ottobre 1969 - 30 aprile 1980)
Angelo Paoluzi (1 maggio 1980 - 6 gennaio 1981)
Pier Giorgio Liverani (7 gennaio 1981 - 19 febbraio 1983)
Gian Guido Folloni (20 febbraio 1983 - 30 settembre 1990)
Lino Rizzi (1 ottobre 1990 - 31 dicembre 1993)
Dino Boffo (1 gennaio 1994 - 3 settembre 2009)
Marco Tarquinio (vicedirettore responsabile dal 4 settembre 2009, nominato direttore responsabile dal 24 novembre 2009 - in carica)
Inserti e supplementi [modifica]
Oltre al quotidiano, Avvenire offre ai propri lettori:
un inserto al giorno:
martedì: «Gmg» (giovani),
mercoledì: «èLavoro» (professioni),
giovedì: «èVita» (bioetica),
venerdì: «èFamiglia» (politiche sociali),
sabato: «CSI Stadium» (sport di base),
domenica: «Agorà domenica» (cultura);
un settimanale per bambini, «Popotus» (in uscita giovedì e sabato in allegato col quotidiano);
un settimanale, allegato all'edizione domenicale, per le diocesi di Milano, Roma (e sedi suburbicarie) e Bologna, rispettivamente:
MilanoSette;
RomaSette;
BolognaSette,.
Nel Lazio esce inoltre «LazioSette», inserto domenicale a cura degli Uffici per le Comunicazioni Sociali.
In vendita con il quotidiano vi sono due riviste mensili:
Luoghi dell'infinito;
Noi Genitori e Figli;
In occasione della loro uscita il prezzo viene maggiorato a 1,50 euro.
L'ultimo martedì di ogni mese viene distribuito gratuitamente in allegato l'inserto «Non Profit», sulle associazioni del Terzo settore.
Finanziamenti pubblici [modifica]
Dato che per la legge italiana la Conferenza Episcopale Italiana è giuridicamente una fondazione, Avvenire può beneficiare dei finanziamenti pubblici all'editoria, secondo quanto previsto dalla Legge 250/1990 [9].Per l'anno 2007 il quotidiano ha ricevuto 6.174.758,70 € [9].
Note [modifica]
^ «Linea del Quotidiano dei cattolici italiani Avvenire», 14 febbraio 1970
^ Eliana Versace, "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008
^ Eliana Versace, "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008
^ Documento CEI del 3 novembre 1967 citato da Eliana Versace ne "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008
^ a b Eliana Versace, "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008.
^ «Feltri attacca Boffo, la Cei lo difende. Berlusconi: «Mi dissocio dal Giornale»». Corriere della Sera, 28 8 2009. URL consultato in data 3-9-2009.
^ «Avvenire: Boffo si è dimesso». ANSA, 3 9 2009. URL consultato in data 3-9-2009.
^ Interim del giornale a Tarquinio
^ a b «Contributi per quotidiani editi da imprese editrici la cui maggioranza del capitale sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali» (Art. 3 comma 2 bis Legge 250/1990) Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria
Voci correlate [modifica]
Dino Boffo
Metodo Boffo
Collegamenti esterni [modifica]
Sito ufficiale
Popotus
[espandi]
v · d · mStampa italiana e in lingua italiana
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Portale Editoria
^ «Linea del Quotidiano dei cattolici italiani Avvenire», 14 febbraio 1970
^ Eliana Versace, "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008
^ Eliana Versace, "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008
^ Documento CEI del 3 novembre 1967 citato da Eliana Versace ne "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008
^ a b Eliana Versace, "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008.
^ «Feltri attacca Boffo, la Cei lo difende. Berlusconi: «Mi dissocio dal Giornale»». Corriere della Sera, 28 8 2009. URL consultato in data 3-9-2009.
^ «Avvenire: Boffo si è dimesso». ANSA, 3 9 2009. URL consultato in data 3-9-2009.
^ Interim del giornale a Tarquinio
^ a b «Contributi per quotidiani editi da imprese editrici la cui maggioranza del capitale sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali» (Art. 3 comma 2 bis Legge 250/1990) Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria
Voci correlate [modifica]
Dino Boffo
Metodo Boffo
Collegamenti esterni [modifica]
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Popotus
[espandi]
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