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giovedì 3 febbraio 2011

Le esperienze ai confini della morte, anche note come NDE

Le esperienze ai confini della morte, anche note come NDE (acronimo per l'espressione inglese Near Death Experience, a volte tradotto in italiano come esperienza di pre morte) sono esperienze vissute e descritte da soggetti che, a causa di malattie terminali o eventi traumatici, hanno sperimentato fisicamente la condizione di coma, arresto cardiocircolatorio e/o encefalogramma piatto, senza tuttavia giungere fino alla vera e propria morte.
Indice[nascondi]
1 I diversi tipi di esperienze
2 Ipotesi e studi
3 Il contributo di Pim van Lommel
4 NDE di persone illustri
5 Esperienza di Jung
6 Esempi storici
7 Note
8 Voci correlate
9 Collegamenti esterni
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I diversi tipi di esperienze [modifica]
Questi soggetti, una volta riavutisi, hanno raccontato di aver vissuto esperienze che si possono dividere in due grandi gruppi:
esperienze ultraterrene: il soggetto vive un'esperienza ultraterrena, vedendo a volte strane entità o parenti morti, e attraversando luoghi come tunnel di luce o spazi aperti che molti identificano in base alla religione praticata (paradiso, inferno, ecc.);
esperienze extracorporee: il soggetto si allontana in volo dal suo corpo ed assiste agli eventi che accadono intorno a sé (ad es. alle cure mediche) "dall'esterno".
Ipotesi e studi [modifica]
I racconti dei sopravvissuti alla morte (ad esempio rianimati dopo una grave crisi) e dei soggetti risvegliatisi dal coma costituiscono un corpus di testimonianze che ha alcune caratteristiche apparentemente omogenee: molte volte infatti le esperienze vissute sono simili fra loro, il che ha portato vari studiosi a formulare diversi tipi di teorie.
Le teorie sulle "NDE" si dividono in due tipologie:
teorie scientifiche, che mettono in relazione il fenomeno con peculiari alterazioni transitorie di tipo chimico, neurologico o biologico, tipicamente presenti nel corpo umano in condizioni particolari come quelle prima descritte, quali l'ipercapnia ovvero l'impiego di farmaci. Va osservato che la ketamina somministrata a dosaggi sub - anestetici determina nell'assuntore sensazioni analoghe alle esperienze ai confini della morte. Sul piano psicologico, le percezioni potrebbero essere interpretate come racconti di tipo autoconsolatorio e rassicurante, elaborati per descrivere in modo chiaro e definito le confuse sensazioni che si accompagnano al momento del risveglio dal coma, come ad es. la forte luce presente nella stanza (descritta come tunnel di luce da cui si esce con il risveglio).
teorie parapsicologiche, metafisiche e soprannaturali, che collegano le esperienze di pre-morte a una sorta di presa di contatto anticipata con l'aldilà, durante la quale il soggetto ha modo di esperire direttamente la separazione fra anima e corpo e la sopravvivenza dell'anima come entità spirituale, rispetto alle spoglie mortali.
Il più noto studioso di questi fenomeni è il medico e psicologo americano Raymond Moody.
Negli ultimi anni hanno dato un rilevante contributo a questi studi e alla loro divulgazione, a partire dal 1989, anche il teologo francese François Brune e a partire dal 2001 anche il medico olandese Pim van Lommel.
Insieme ai lavori svolti in ambienti controllati e pubblicati su riviste mediche o specialistiche[senza fonte], la letteratura sulle esperienze ai confini della morte è anche ricca di alcuni sensazionalismi e di resoconti apparentemente sensati ma non scientifici.
Inoltre, data la sua natura, l'argomento ha fatto nascere tantissime polemiche in ambito scientifico a causa del tentativo, da parte di alcune persone, di dare una spiegazione alle esperienze ai confini della morte in base al loro sistema di credenze religiose.
Il contributo di Pim van Lommel [modifica]
Da un punto di vista strettamente scientifico, il contributo a tutt'oggi più approfondito è probabilmente quello di Pim van Lommel, un cardiologo olandese che insieme ad altri colleghi nel 2001 pubblicò sulla prestigiosa rivista medica “The Lancet” i risultati di uno studio condotto per oltre 10 anni su 344 pazienti. Lo studio, condotto con metodi statistici, aveva come obiettivo la verifica dell'esistenza o meno delle NDE. Più specificamente, lo scopo fu quello di verificare se ciò che chiamiamo coscienza e memoria fosse un fenomeno dell'attività cerebrale o se fosse indipendente da questa.[senza fonte] Dopo una lunga disquisizione sui metodi adottati, sui pazienti, sulle medicine usate negli interventi etc. van Lommel e colleghi conclusero che i fenomeni riscontrati potevano essere spiegati solo assumendo che la coscienza non fosse un semplice epifenomeno dell'attività cerebrale.[senza fonte] Data la prestigiosa natura della rivista nella quale lo studio fu pubblicato[senza fonte], ben presto nacque una polemica tra i sostenitori della natura puramente materialistica della coscienza e Van Lommel.[1]
L'attacco più conosciuto venne dalle colonne di Scientific American, firmato da Michael Shermer, al quale van Lommel indirizzò una circostanziata replica.[2]
NDE di persone illustri [modifica]

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Carl Gustav Jung[3]
Gianfranco Funari[4]
Cino Tortorella[5]
George Foreman[6]
Esperienza di Jung [modifica]
Una tra le più famose esperienze di questo tipo è certamente quella incorsa al medico psichiatra e pioniere della psicoanalisi Carl Gustav Jung, che descrive la propria esperienza di pre morte nel suo testo autobiografico Ricordi, sogni e riflessioni pubblicato solo nel 1961. Nel 1944 infatti un incidente, una frattura e un successivo infarto lo avevano portato in coma. In una lettera dello stesso anno scrive: "Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente...Prima o poi, i morti diventeranno un tutt'uno con noi; ma, nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d'essere. Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell'eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci sentiremo tutti membri di un unico corpo."
Esempi storici [modifica]
Sono numerosi i resoconti di esperienze di pre-morte negli scritti di tutti i tempi da autori come Platone, Emanuel Swedenborg, Edward Burnett Tylor, Thomas De Quincey, Oscar Lewis, Ernest Hemingway, Lev Tolstoj, Victor Hugo e tanti altri. Le più sorprendenti analogie si trovano nel Libro tibetano dei morti e non mancano parallelismi con la Bibbia.[7][8]
Note [modifica]
^ L'aricolo di van Lommel può essere consultato a: (EN) http://lkm.fri.uni-lj.si/xaigor/slo/znanclanki/neardeat.htm.
^ La replica di van Lommel in italiano: (EN) http://www.fainotizia.it/2008/07/20/esperienze-ai-confini-della-morte-il-contributo-di-pim-van-lommel
^ "Ricordi,Sogni,Riflessioni" cap.X, BUR Saggi,Ed.2007
^ "Matrix",TV Mediaset canale 5,puntata del 05/10/2005
^ "Gente",Settimanale,Editore Hachette,num.46 del 15/11/2007
^ "God in my corner"
^ Moody Raymond "La vita oltre la vita", Oscar Mondadori
^ Moody Raymond "La luce oltre la vita",Oscar Mondadori
Voci correlate [modifica]
Esperienze extracorporee
Morte
Tempo
Vita
Elisabeth Kübler Ross
Collegamenti esterni [modifica]
Esperienze di pre-morte (NDE) secondo il CICAP
http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=nde.html
(EN) http://www.horizonresearch.org
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Esperienze_ai_confini_della_morte"
Categorie: Morte Fenomeni paranormali psichici [altre]

http://www.nderf.org/Italian/index.htm

Esperienze di pre-morte - NDE - opinioni
di Armando De Vincentiis
Cosa accade nei soggetti che raggiungono la soglia della morte a causa di un incidente o di una malattia e che fortunatamente riescono a tornare? L'esperienza di pre-morte (Near-Death Experience) è una sensazione particolarmente intensa e carica di emozioni che alcuni soggetti vivono nel momento in cui sentono di esseri in prossimità della morte. Tale sensazione è accompagnata da visioni in genere costituite da una luce in fondo a un tunnel, sensazioni di benessere e soprattutto dalla l'impressione di abbandonare il proprio corpo e di osservarlo da un'altra prospettiva. Alcuni pazienti, usciti da una situazione di coma, affermano di avere osservato sé stessi da un angolo della sala di ospedale mentre i medici operavano su di loro; altri raccontano di avere visto il proprio corpo giacente per terra mentre veniva soccorso dopo esser stati coinvolti in un incidente automobilistico.Questa esperienza rappresenta per molti una delle prove dell'esistenza sia di un'anima in grado di rendersi autonoma, che di un al di là verso il quale quest'anima cerca di dirigersi.Cosa accade realmente a queste persone? Vi sono esperienze simili in situazioni diverse da quelle in prossimità della morte che ne possano spiegare la fisiologia? Situazioni del tutto simili a quelle appena descritte sono riportate in numerose altre occasioni e spiegabili mediante i normali processi neurofisiologici e psicologici. La visione del tunnel, per esempio, è prodotta da un naturale meccanismo neuropatologico in cui viene a trovarsi il cervello dopo un minor apporto di ossigeno, come può accadere in un trauma cranico, che inibisce l'attività delle cellule nervose; ne consegue quindi un restringimento del campo visivo dando così la sensazione di vedere attraverso un tunnel. Anche la sensazione di abbandonare il proprio corpo e vedere quest'ultimo da un'altra prospettiva (autoscopia) non è un'esclusiva dell'esperienza di pre-morte. Situazioni identiche vengono descritte da diversi soggetti ogni qual volta si trovano in particolari stati di affaticamento o in situazioni altamente emotive. Tale meccanismo è noto in psicopatologia come "depersonalizzazione somatopsichica" e appartiene alla sfera dei disturbi dissociativi. In situazioni di grande stress emotivo - un incidente stradale, la prossimità di un'operazione chirurgica, il timore immediato di dover morire o addirittura una brutta notizia - un individuo può allucinre il proprio corpo come se si trovasse in un'altra zona e viverlo come distaccato da sé, proprio per alleviare l'angoscia di quella situazione. La credenza in una vita oltre la morte fa sì che il soggetto, una volta tornato in sé, ricostruisca il suo ricordo aggiungendo involontariamente elementi e immagini che appartengono esclusivamente alla sua fantasia. Pur essendo straordinariamente suggestiva, l'NDE sembra dunque appartenere a quelle esperienze ritenute insolite dai più ma inquadrabili nell'ambito dei naturali processi psicofisiologici.Per saperne di piu:
Blackmore, S. Visioni da un cervello morente, in Bollettini del CICAP vol. 2 (in stampa).
Blackmore, S. Beyond the Body, Paladin Press, 1983.
Blackmore, S. Dying to live, Prometheus Books, 1993.
Esperienze mistiche in prossimità della morte, capitolo tratto dal libri di De Vincentiis, Estasi (Avverbi, 1999).
De Vincentiis, A. Alle soglie dell'al di là? Esperienze dissociative in prossimità della morte, in Scienza & Paranormale 24, marzo/aprile, 1999, pp. 44-45.
Neher, A. La psicologia della trascendenza, MEB, Padova, 1991.
Shermer M. Un viaggio fuori dal corpo, da un'intervista a Susan Blackmore in Scienza & Paranormale 24 marzo/aprile, 1999, pp. 37.
Le esperienze di pre-morte (EPM), indicate spesso con l'acronimo NDE
Le esperienze di pre-morte (EPM), indicate spesso con l'acronimo NDE (dall'inglese Near Death Experiences) costituiscono un fenomeno molto diffuso che si va a poco a poco imponendo all'attenzione di studiosi di tutto il mondo. Tali esperienze riguardano tipicamente persone che, per circostanze diverse (incidenti stradali, annegamenti, ferite da armi da fuoco, cadute, tentativi di suicidio, interventi chiruirgici, gravi malattie), sono venute a trovarsi in condizioni di morte clinica, con perdita totale della coscienza, e sono state successivamente riportate in vita. Secondo i dati raccolti finora sembrerebbe che circa il 35-40 % delle persone rianimate abbia vissuto delle esperienze di pre-morte; inoltre, gli studi non mostrano alcuna relazione tra il fenomeno e l'età, il sesso, la razza, la religione, la classe sociale o il livello d'istruzione. I resoconti dei soggetti che hanno avuto delle NDE sono abbastanza diversi tra loro; è possibile tuttavia estrarre da tali esperienze alcuni elementi che tendono a ripetersi nella maggioranza dei casi, formando così una sorta di modello di riferimento. Sulla base di tale modello, una tipica NDE attraversa le seguenti fasi:
1) Il soggetto si trova improvvisamente a fluttuare al di fuori del proprio corpo, a un lato di esso o, più spesso, al di sopra. Può osservare l'ambiente circostante, guardare con distacco il luogo dell'incidente o assistere ai tentativi di rianimazione che i medici stanno effettuando. In certi casi si spinge in altre stanze dell'ospedale, o all'interno della propria abitazione. La percezione è molto intensa e chiara, tanto che il soggetto, una volta rianimato, è in grado di descrivere nei dettagli tutto ciò che è avvenuto intorno a lui mentre si trovava in stato di incoscienza. 2) In seguito c'è l'ingresso in una sorta di tunnel buio, che si percorre a gran velocità in direzione di una estremità in cui si intravede una luce abbagliante. 3) Giunto al termine del tunnel, il soggetto viene sommerso dalla luce, che sembra permeare ogni cosa e alla quale vengono attribuite qualità positive, descritte generalmente in termini di amore, bontà, serenità. E' qui che egli incontra spesso parenti e amici defunti o esseri extra-umani (angeli), i quali a volte gli danno informazioni riguardanti il luogo in cui si trova. Durante l'attraversamento del tunnel o, più frequentemente, mentre si trova immerso nella luce abbagliante, il soggetto vede spesso scorrere le proprie esperienze passate come in un film, sentendosi spinto a compiere una sorta di bilancio della propria esistenza. Tale visione retrospettiva ricorda molto da vicino la scena del giudizio nell'aldilà di cui parlano molte religioni del mondo. C'è tuttavia una differenza importante: tutti coloro che hanno avuto esperienze di pre-morte non parlano mai in termini di giudizio (che implica punizione o ricompensa), bensì di accettazione e comprensione, tese a un'autovalutazione del soggetto riguardo alle proprie azioni. 4) Una caratteristica comune alla maggioranza delle esperienze di pre-morte è che a un certo momento qualcuno o qualcosa fa capire al soggetto che deve tornare indietro nel mondo dei vivi, perché il suo momento non è ancora venuto. Tale momento può capitare in una qualsiasi delle fasi descritte. Il ritorno alla vita viene in genere vissuto come sgradevole perché l'esperienza del distacco dal corpo è associata a benessere, pace e profonda armonia, uno stato ben lontano da quello sperimentato nella vita ordinaria. Le interpretazioni del fenomeno Riguardo al significato da attribuire alle esperienze di pre-morte, si possono dividere le spiegazioni in due grandi classi: 1) Concezioni spiritualiste, che considerano le NDE come una prova dell'esistenza di una parte immateriale dell'uomo, la quale si separerebbe dal corpo al momento della morte. In questo senso andrebbero interpretate anche la luce abbagliante (considerata una emanazione della divinità) e il rivivere come in un film la propria vita (visto, invece, come la manifestazione del "giudizio" che ogni anima dovrà subire al suo ingresso nell'aldilà). 2) Concezioni scientifiche, sostenute da coloro che rifiutano le concezioni extra-fisiche per le esperienze di pre-morte. Per i sostenitori di questo tipo di tesi, le NDE non sarebbero altro che immagini provocato dallo stato di mancanza di ossigeno e di sostanze nutritive nei neuroli cerebrali, oppure il prodotto di certi farmaci somministrati ai pazienti in condizioni cliniche disperate o, infine, visioni provocate dalle endorfine che si liberano nel cervello in una fase critica delle funzioni vitali. Bisogna osservare che questo secondo tipo di concezioni, nelle sue diverse versioni, è tipica di quegli studiosi che si sono pronunciati sul fenomeno utilizzando resoconti riportati da altri studiosi, cioè senza aver partecipato a ricerche dirette sui pazienti. D'altra parte, quasi tutti coloro che, per motivi di lavoro, sono stati a diretto contatto con pazienti che hanno avuto NDE (medici, infermieri, anestesisti), anche se inizialmente scettici sulla natura extra-sensoriale del fenomeno, si sono successivamente ricreduti. Certi particolari riferiti dai pazienti, infatti, pur sorvolando sul fatto che in uno stato clinico di encefalogramma piatto non si dovrebbe avere alcun tipo di esperienza cosciente, non avrebbero potuto essere percepiti dalla collocazione spaziale e nelle circostanze in cui i pazienti stessi si trovavano. NDE e bambini Un filone tutto particolare è rappresentato dalle esperienze di pre-morte che coinvolgono bambini. Dobbiamo soprattutto al pediatra americano Melvin Morse la raccolta di numerosi casi di tali esperienze che riguardano bambini dai 3 agli 11 anni. Morse, inizialmente scettico su una interpretazione extra-corporea del fenomeno, dopo aver studiato molta della letteratura disponibile sull'argomento, e dopo aver esaminato molti casi di NDE nei bambini, giunse alla conclusione che le diverse spiegazioni tendenti a ricondurre le esperienze ai fenomeni fisici del cervello erano inadeguate. Secondo Morse, il fatto che un bambino clinicamente morto sia in grado di raccontare (a parole o con disegni) con ricchezza di particolari le diverse fasi della sua rianimazione, di descrivere le persone che si sono avvicendate accanto a lui, o addirittura di descrivere i nonni, morti prima dela sua nascita, avendoli incontrati mentre era del tutto incosciente, chiama in causa una realtà diversa da quella a cui siamo abituati. Breve prospettiva storica Convenzionalmente si fa risalire l'inizio degli studi sulle esperienze di pre-morte al 1975, anno in cui Raymond Moody, medico, pubblicò un libro in cui venivano raccolte molte testimonianze dei suoi pazienti che avevano vissuto esperienze riconducibili alle NDE. Poco dopo, Elisabeth Kubler-Ross rivelò di aver condotto quasi contemporaneamente una ricerca analoga e di aver fatto più o meno le stesse scoperte di Moody. Nel 1977 Karlis Osis ed Erlendur Haraldsson posero a confronto quasi 900 casi di NDE riferiti da pazienti a dottori o altro personale medico, sia negli Stati Uniti che in India, senza trovare grandi differenze nei resoconti, nonostante le forti differenze culturali. Agli inizi degli anni Ottanta, ricercatori come Bruce Greyson e Melvin Morse svolsero nuove indagini, costituendo lo IANDS (International Association for Near-Death Studies), a cui aderivano medici, neurologi, psicologi e psichiatri, con l'obiettivo di portare avanti una ricerca interdisciplinare sul fenomeno delle NDE. Dagli anni Novanta in poi vengono periodicamente organizzati congressi internazionali nei quali sono presentati nuovi studi e ipotesi sulle esperienze di pre-morte. Nel 2001, la rivista scientifica "The Lancet" ha pubblicato una ricerca dell'olandese Pin van Lommel e collaboratori, dove viene descritto un primo protocollo scientifico applicato su larga scala (344 pazienti) nella valutazione delle NDE. Sebbene tali fenomeni si siano imposti all'attenzione dei ricercatori solo negli ultimi 30 anni, essendo divenuti assai frequenti grazie ai progressi delle tecniche di rianimazione, esperienze simili, sia pur molto più rare, sono note da moltissimo tempo. Esse vengono descritte, con abbondanza di particolari, nel Libro egiziano dei morti (500 a.C.), negli scritti yogici del saggio Patanjali (risalenti a 2000 anni fa) e nel Libro tibetano dei morti (VIII secolo).
BIBLIOGRAFIA ITALIANARaymond Moody, La vita oltre la vita, Mondadori, Milano, 1997 Raymond Moody, Nuove ipotesi sulla vita oltre la vita, Mondadori, Milano, 1998 Paola Giovetti, NDE. Near Death Experience. Testimonianze di esperienze in punto di morte, Edizioni Mediterranee, Roma, 2007. Panoramica del vasto materiale finora raccolto sulle NDE, con resoconti di esperienze di bambini, di nati ciechi, di individui appartenenti a religioni diverse dalla nostra, si soggetti che hanno tentato il suicidio, ecc. Antonio Musorrofiti, Ai confini della coscienza, Armando Siciliano, Messina, 2007. Lo studio della coscienza tra fisica quantistica e NDE. Fulvia Cariglia, Territori oltre la vita, Mondadori, Milano, 2003Kenneth Ring - Evelyn Elsaesser Valarino, Insegnamenti dalla luce. Cosa possiamo imparare dalle esperienze in punto di morte, Edizioni Mediterranee, Roma, 2001Peter Fenwick - Elisabeth Fenwick, La verità nella luce. Una indagine su 300 casi di "Ritornati" dall'aldilà, Hermes, 1999Richard Kent - Val Fotherby, L'ultima frontiera. Incredibili racconti di esperienze pre-morte, Il Dono, 1998Melvin Morse, Visioni di congedo, Sperling & Kupfer, Milano, 1997. Melvin Morse, Trasformati dalla luce, CDE, Milano, 1995Aureliano Pacciolla, EPM. Esperienze di pre-morte. Fenomenologia e ipotesi interpretative, Ed. San Paolo, Milano, 1995 Melvin Morse - Paul Perry, Più vicini alla luce [1990], Sperling & Kupfer, Milano, 1991, Le testimonianze di bambini che definiti clinicamente morti, tornati successivamente in vita, hanno raccontato la loro esperienza. Karlis Osis - Erlendur Haraldsson, Quello che videro nell'ora della morte [1977], Armenia, Milano, 1988 B. De Rachewiltz, Libro dei morti degli antichi egizi, Edizioni Mediterranee, Roma, 1986 Elisabeth Kubler-Ross, La morte e il morire, Cittadella, Assisi, 1982 Jean Baptiste Delacour, Di ritorno dall'aldilà, Mondadori, Milano, 1996 M. Sabon, Dai confini della vita: un'indagine scientifica [1982], Longanesi, Milano, 1983

Fonte: ildiogene.it dal sito web http://www.metapsichica.it/home/Le-Esperienze-Di-Pre-Morte-Epm-Indicate-Spesso-Con-l-Acronimo-Nde.html?co=NDE&mt=smap

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