di Leopoldo Benacchio
Una stella molto simile al Sole ed intorno a lei 6 pianeti che ruotano, un vero e proprio Sistema solare. Ma non è certo il nostro, dato che sta a 2.000 anni luce dalla Terra, una distanza enorme su scala umana, ma molto piccola i termini astronomici. La stella si chiama Kepler 11e la scoperta del sistema di sei pianeti, tutti piccoli e alcuni con caratteristiche di tipo terrestre, è riportata nella rivista Nature del 3 febbraio. Una scoperta certo importante per l'astronomia, e per la scienza in generale, ma quasi quasi ancor di più per il nostro immaginario: un altro piccolo forse ma significativo passo nel cammino per trovare quello che tutti noi in fondo ci aspettiamo, o temiamo: un'altra Terra.
Il primo pianeta orbitante attorno ad una stella diversa dal Sole fu scoperto nel 1995 e sono oramai più di 500 i casi noti e studiati di stelle con almeno un pianeta che gli orbita attorno. Tuttavia i casi di sistemi multipli di pianeti, confermati, sono pochissimi, meno delle dita di una mano, e nessuno è stato determinato con il livello di sicurezza e accuratezza di questo studio.
A studiare i dati presi dal satellite Kepler della Nasa, spedito in orbita proprio per scovare pianeti extrasolari in stelle a noi vicine, è stato un gruppo di una ventina di astrofisici europei e statunitensi guidati da Jack Lissauer della Nasa. E ci hanno messo molti mesi sia perché si tratta di misure delicatissime, in cui l'errore di interpretazione è in agguato ad ogni angolo e sia per l'eccezionalità del caso cui si sono trovati davanti.
I sei pianeti sono in realtà tutti molto vicini alla stella madre, il più distante sta a 70 milioni di chilometri la metà della nostra distanza dal Sole. I cinque più vicini alla stella sono relativamente piccoli, di massa e raggio comparabili, o leggermente maggiori a quelli terrestri. Il sesto invece rimane parecchio più distante dalla stella e probabilmente ha massa molto maggiore, un centinaio di volte.
I primi cinque ruotano attorno alla stella in un periodo piuttosto corto, da 10 a 47 giorni, il sesto invece in 118. I primi due sono probabilmente rocciosi mentre gli altri hanno senz'altro un'importante componente di ghiacci e un inviluppo gassoso esteso, come Saturno o Urano per fare un parallelo, anche se sono molto più piccoli. Il tutto porta a considerare che il sistema sia stabile e oramai, come il nostro Sistema solare, molto avanti nella sua evoluzione.
Il primo pianeta orbitante attorno ad una stella diversa dal Sole fu scoperto nel 1995 e sono oramai più di 500 i casi noti e studiati di stelle con almeno un pianeta che gli orbita attorno. Tuttavia i casi di sistemi multipli di pianeti, confermati, sono pochissimi, meno delle dita di una mano, e nessuno è stato determinato con il livello di sicurezza e accuratezza di questo studio.
A studiare i dati presi dal satellite Kepler della Nasa, spedito in orbita proprio per scovare pianeti extrasolari in stelle a noi vicine, è stato un gruppo di una ventina di astrofisici europei e statunitensi guidati da Jack Lissauer della Nasa. E ci hanno messo molti mesi sia perché si tratta di misure delicatissime, in cui l'errore di interpretazione è in agguato ad ogni angolo e sia per l'eccezionalità del caso cui si sono trovati davanti.
I sei pianeti sono in realtà tutti molto vicini alla stella madre, il più distante sta a 70 milioni di chilometri la metà della nostra distanza dal Sole. I cinque più vicini alla stella sono relativamente piccoli, di massa e raggio comparabili, o leggermente maggiori a quelli terrestri. Il sesto invece rimane parecchio più distante dalla stella e probabilmente ha massa molto maggiore, un centinaio di volte.
I primi cinque ruotano attorno alla stella in un periodo piuttosto corto, da 10 a 47 giorni, il sesto invece in 118. I primi due sono probabilmente rocciosi mentre gli altri hanno senz'altro un'importante componente di ghiacci e un inviluppo gassoso esteso, come Saturno o Urano per fare un parallelo, anche se sono molto più piccoli. Il tutto porta a considerare che il sistema sia stabile e oramai, come il nostro Sistema solare, molto avanti nella sua evoluzione.
Come si scovino questi sistemi è in realtà semplice da descrivere: se una stella ha un pianeta che gli ruota attorno e se siamo fortunati, nel senso che questo si interpone fra noi e la stella ,avremo una sorta di periodica mini eclisse. Allora osservando costantemente la luminosità di quella stella dovremmo accorgerci se cala e ricresce con regolarità. In sostanza l'esempio che possiamo fare è quello di un lampione stradale che ci sarà capitato di vedere in lontananza magari d'estate. Se vediamo tremolare leggerissimamente la luce è possibile che una farfalla notturna, o un pipistrello, gli stiano girando attorno.
Quello che è logicamente semplice diventa tremendamente complicato nella pratica perché i segnali sono debolissimi, la diminuzione di luminosità della stella madre può essere di un millesimo solamente e, soprattutto, essere dovuta ad altre cause, come ad esempio il fatto che la stella varia la sua luminosità perché pulsa con regolarità o essere parte di un sistema di due o più stelle che ruotano attorno una all'altra, eclissandosi. Occorre quindi escludere tutte le "altre" cause per arrivare al dunque: si tratta di un pianeta che orbita attorno alla stella.
Figuriamoci quindi il caso cui si sono trovati davanti gli astrofisici: una matassa di segnali che stavano a segnalare la presenza di ben sei pianeti. Come detto il caso in cui ce ne sia più di uno in gioco è particolarmente importante dato che ci permette di calcolare le masse dei pianeti stessi, il loro diametro e la forma e inclinazione delle loro orbite. Una serie insomma di informazioni preziosissime quanto, finora, rare da avere.
La sonda Kepler ha un telescopio a bordo relativamente modesto, 0.95 metri di diametro, ma collegato a una fotocamera molto sensibile e continuerà a seguire questo sistema planetario. In effetti sta tenendo sotto osservazione già centinaia di stelle "candidate" ad avere attorno pianeti. Risultati ottimi quindi per questo affascinante campo di ricerca, ma nonostante questo la Nasa ha purtroppo recentemente cancellato la missione che doveva seguire Keplero, per i costi miliardari.
Si spera però che subentri un progetto europeo per un satellite che porti a bordo un telescopio dedicato a queste ricerche di mondi attorno ad altre stelle. Il suo nome è Plato. «L'Agenzia Spaziale Europea, Esa, ha dato finora il via libera a questo progetto - dice Giampaolo Piotto dell'Università di Padova, responsabile scientifico dell'impresa- che comunque avrà caratteristiche di maggior competitività. Cercherà in un area di cielo 400 volte maggiore di quella che sta scandagliando il satellite Nasa Kepler e avremo una rete di telescopi a terra per la conferma di quanto si osserva dallo spazio». Alla scoperta della "nuova Terra" potremmo quindi arrivare noi europei. Bilanci delle Agenzie spaziali permettendo.
Quello che è logicamente semplice diventa tremendamente complicato nella pratica perché i segnali sono debolissimi, la diminuzione di luminosità della stella madre può essere di un millesimo solamente e, soprattutto, essere dovuta ad altre cause, come ad esempio il fatto che la stella varia la sua luminosità perché pulsa con regolarità o essere parte di un sistema di due o più stelle che ruotano attorno una all'altra, eclissandosi. Occorre quindi escludere tutte le "altre" cause per arrivare al dunque: si tratta di un pianeta che orbita attorno alla stella.
Figuriamoci quindi il caso cui si sono trovati davanti gli astrofisici: una matassa di segnali che stavano a segnalare la presenza di ben sei pianeti. Come detto il caso in cui ce ne sia più di uno in gioco è particolarmente importante dato che ci permette di calcolare le masse dei pianeti stessi, il loro diametro e la forma e inclinazione delle loro orbite. Una serie insomma di informazioni preziosissime quanto, finora, rare da avere.
La sonda Kepler ha un telescopio a bordo relativamente modesto, 0.95 metri di diametro, ma collegato a una fotocamera molto sensibile e continuerà a seguire questo sistema planetario. In effetti sta tenendo sotto osservazione già centinaia di stelle "candidate" ad avere attorno pianeti. Risultati ottimi quindi per questo affascinante campo di ricerca, ma nonostante questo la Nasa ha purtroppo recentemente cancellato la missione che doveva seguire Keplero, per i costi miliardari.
Si spera però che subentri un progetto europeo per un satellite che porti a bordo un telescopio dedicato a queste ricerche di mondi attorno ad altre stelle. Il suo nome è Plato. «L'Agenzia Spaziale Europea, Esa, ha dato finora il via libera a questo progetto - dice Giampaolo Piotto dell'Università di Padova, responsabile scientifico dell'impresa- che comunque avrà caratteristiche di maggior competitività. Cercherà in un area di cielo 400 volte maggiore di quella che sta scandagliando il satellite Nasa Kepler e avremo una rete di telescopi a terra per la conferma di quanto si osserva dallo spazio». Alla scoperta della "nuova Terra" potremmo quindi arrivare noi europei. Bilanci delle Agenzie spaziali permettendo.
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