Pietro Berti

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VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

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Auguro a voi tutti un buon viaggio nel mio blog.

Anchorage

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domenica 6 febbraio 2011

La Stampa


La Stampa è uno dei più conosciuti e diffusi quotidiani italiani, con sede a Torino. Le vendite giornaliere di circa 300.000 copie (2009) ne fanno il terzo giornale d'informazione più venduto nel Paese, dopo il Corriere della Sera e la Repubblica[1].
Indice[nascondi]
1 Storia
1.1 Dalla fondazione al crollo del fascismo
1.2 Dalla Repubblica al 1990
1.3 Dal 1990 ai giorni nostri
2 Direttori
3 Firme
3.1 Secolo XX
3.2 Oggi
4 Diffusione
5 Note
6 Voci correlate
7 Collegamenti esterni
//
Storia [modifica]
Dalla fondazione al crollo del fascismo [modifica]
La Stampa fu fondata a Torino il 9 febbraio 1867 con il nome di Gazzetta Piemontese dal giornalista e romanziere Vittorio Bersezio. Il motto del giornale era «Frangar non flectar» ("Mi spezzo ma non mi piego") e il prezzo era di 5 centesimi di lire. Nei primi anni di vita il giornale uscì dalla tipografia Casimiro Favale, in via Dora Grossa[2], ebbe una tiratura di 7-8000 copie e due edizioni giornaliere, mattutina e pomeridiana. Nel 1880 la «Gazzetta Piemontese» fu acquistata dal deputato liberale Luigi Roux, che ne assunse anche la direzione. Tra i collaboratori del giornale spiccano i nomi dei deputati Silvio Spaventa e Ruggiero Bonghi.
Nel 1894 divenne comproprietario l'imprenditore e giornalista Alfredo Frassati[3], che affiancò Roux nella direzione. Da condirettore decise di rilanciare il giornale. La testata fu modificata in La Stampa Gazzetta piemontese, mentre motto e prezzo restarono immutati. Il quotidiano apparve con la nuova testata il 2 gennaio 1895; il vecchio nome, pur retrocesso a sottotitolo, era più evidente del nuovo. Le proporzioni vennero invertite dal 30 marzo 1895. La testata mantenne il doppio nome fino al 1908.
Frassati trasferì poi la sede in un palazzo di piazza Solferino. Introdusse anche nuove tecnologie: arrivò la linotype, una delle prime in Italia (le linotype raggiungeranno il numero di trentasette).
In pochi anni la tiratura de La Stampa salì a 50.000 copie. Nel 1900 Roux cedette la proprietà della testata[4]: due terzi a Frassati e un terzo al finanziere E. Pollone. Frassati assunse così la carica di direttore e poté scegliere in autonomia la linea editoriale. Impresse una linea politica di sostegno a Giovanni Giolitti, di cui divenne uno dei maggiori sostenitori. Dette vita a un supplemento illustrato sportivo e alla rivista "La Donna", dedicata al mondo femminile.
Il 12 agosto 1908 sparì il sottotitolo «Gazzetta piemontese» e rimase solo in evidenza La Stampa come unico titolo del quotidiano. Il 20 maggio 1915 le copie raggiunsero il record di trecentomila[5]. In occasione dell'entrata dell'Italia nella Prima guerra mondiale mantenne una posizione neutrale.
Nel 1920 la quota di Pollone fu rilevata dal gruppo finanziario-industriale Agnelli-Gualino. Dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti (11 giugno 1924) il quotidiano si schierò su posizioni antimussoliniane. Per aver preso questa posizione, Frassati dovette dimettersi e vendere il giornale. Il 29 settembre 1925 il giornale fu sospeso (fu un avvertimento del regime). Quandò tornò in edicola, il 3 novembre, Frassati non era più alla direzione. Il 9 novembre 1925 Alfredo Frassati rassegnò le dimissioni dal giornale. Nel suo ultimo anno alla guida del quotidiano, La Stampa si era assestata su una tiratura di 176.000 copie.Nel 1926 la FIAT (ovvero la famiglia Agnelli) ne rilevò la proprietà con l'avallo delle autorità fasciste. Il nuovo direttore, Andrea Torre, allineò il giornale alle direttive del regime. Ma il quotidiano perse copie, a favore del diretto concorrente Gazzetta del Popolo, che lo superò come primo quotidiano torinese.
Nel 1934 la sede del quotidiano fu trasferita in un grande palazzo che s'affacciava su via Roma con ingresso dalla Galleria San Federico. Con la direzione di Alfredo Signoretti le vendite de La Stampa cominciarono ad aumentare, dopo le sensibili riduzioni della tiratura verificatesi all'inizio del decennio.
Dopo la Liberazione il CLN ottenne la sospensione de «La Stampa» per connivenza con il regime fascista. Grazie all'appoggio degli alleati il quotidiano ritornò nelle edicole il 18 luglio. Tre giorni dopo Frassati dovette cambiare la testata in «La Nuova Stampa». Nel 1946 il quotidiano ritornò sotto il controllo degli Agnelli.
Dalla Repubblica al 1990 [modifica]
Il periodo 1948-1968 fu dominato dalla figura di Giulio De Benedetti, carismatico direttore. Vittorio Valletta gli pose due obiettivi: conquistare gli operai delle fabbriche Fiat, in grande maggioranza lettori de l'Unità e recuperare i lettori passati alla concorrente Gazzetta del Popolo. Non avendo un grande budget a disposizione De Benedetti inventò un giornale polifonico: prese in affitto i corrispondenti esteri dei quotidiani romani, scelse anche singoli pezzi già pubblicati da inserire nella sua Terza pagina. Inventò la fortunata rubrica di dialogo con i lettori «Specchio dei tempi» (apparsa per la prima volta il 17 dicembre 1955), che esiste tuttora.
Riuscì così ad offrire un prodotto di qualità e a mantenere l'indipendenza del giornale. Vittorio Zucconi scrive, in Parola di giornalista: "Un giorno che un acquazzone e una piena spazzarono via un bel ponte stradale appena costruito dalla Fiat e inaugurato alla presenza di autorità civili e militari, escogitò De Benedetti stesso un titolo di prima pagina azzeccato sopra l'imbarazzante foto di quell'opera scomparsa alla prima pioggia: "Piove, ma si ricostruisce". La Stampa ritornò ad essere il primo quotidiano a Torino e tra i primi in Italia. Era l'unico quotidiano importante alternativo al duopolio DC-sinistra, che dominava la scena italiana[6]. In questo periodo, fino agli anni Ottanta, La Stampa usciva anche in edizione pomeridiana con Stampa Sera. Il lunedì usciva un'unica edizione, la mattina, con la testata Stampa Sera.
Nel 1968 la sede de "La Stampa" fu trasferita in via Marenco 32 (la sede attuale), in un edificio lamellare in vetro realizzato su progetto di Vittorio Bonadè Bottino e Luigi Ravelli. Nella vecchia sede in via Roma il giornale mantenne la proprietà delle stanze al piano terreno del palazzo, che destinò a sale di rappresentanza per il pubblico. La tradizione di un giornalismo tutto fatti, non ideologico e pragmatico proseguì con il successore di De Benedetti, Alberto Ronchey, giornalista e sociologo.
Gianni Agnelli, successore di Valletta, volle un giornale che oltrepassasse i confini del Nord-ovest per diventare finalmente una testata nazionale. Per sprovincializzare La Stampa, Ronchey puntò sugli esteri e sulle notizie di economia. Con collaboratori come Carlo Casalegno, Alessandro Galante Garrone, Luigi Firpo e Norberto Bobbio riuscì a consolidare la propria presenza sul piano nazionale. Senza trascurare la cronaca: la punta massima di vendite Ronchey, infatti, la raggiunse pubblicando in prima pagina la vicenda di una bambina rapita e uccisa ad Alba[7]. Alla cultura Ronchey chiamò come consulente lo scrittore Guido Piovene. Poco dopo vennero Giovanni Arpino e Guido Ceronetti.
Ronchey ritornò al mestiere di inviato internazionale e sociologo di primo piano nel 1973. Fu l'anno in cui il Corriere della Sera, il primo quotidiano italiano, cambiò linea politica schierandosi a sinistra. La Stampa ebbe l'occasione di diventare il punto di riferimento dei moderati. Al quotidiano torinese arrivò Arrigo Levi. Nel 1974 Levi schierò il quotidiano per l'abolizione della legge sul divorzio. Nel 1975 nacque il supplemento letterario Tuttolibri[8]. A metà del decennio la tiratura aveva superato il muro delle 500.000 copie giornaliere.
Il 16 novembre 1977 il vicedirettore Carlo Casalegno fu vittima di un agguato terrorista: colpito con quattro colpi al volto, morì il 29 dicembre, dopo tredici giorni di agonia. Fu la prima volta che le Brigate Rosse uccisero volutamente un giornalista.
In un giorno del 1978 La Stampa incappò in un incidente diplomatico. Fruttero e Lucentini avevano scritto un elzeviro satirico su Muammar Gheddafi, il presidente della Libia. Il leader arabo si infuriò e minacciò la Fiat di ritorsioni economiche se non avesse ottenuto le dimissioni del direttore del quotidiano torinese. Levi fu costretto ad andarsene.
Guardandosi intorno, Gianni Agnelli scelse Giorgio Fattori, che aveva fatto molto bene alla direzione del settimanale Europeo. Quando Fattori prese in mano La Stampa il giornale era un po' in sofferenza. Lo lasciò dopo 8 stagioni durante le quali introdusse nuove tecnologie (la teletrasmissione ed il computer), potenziò gli inserti (inventò nel 1981 Tuttoscienze, ora TsT, diretto da Piero Bianucci) e portò in crescita la diffusione. Durante il suo mandato la diffusione del quotidiano aumentò di 63.000 copie. Quando se ne andò i conti erano tornati a posto.
Durante la successiva direzione di Gaetano Scardocchia (1986-1990) La Stampa ridusse il formato, passando da nove a sette colonne, e, uniformandosi agli altri quotidiani, soppresse la Terza pagina rinviando la cultura nelle pagine interne.
Dal 1990 ai giorni nostri [modifica]
Con Paolo Mieli (1990-1992) comincia un ricambio generazionale. Il nuovo direttore dà maggior attenzione alla televisione e nomina alcuni brillanti collaboratori destinati a prendere il posto dei due grandi decani: Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone. Come vice-direttore sceglie Ezio Mauro, piemontese.
Durante la Guerra del Golfo (1990-1991), mentre i due maggiori quotidiani italiani fanno a gara a chi pubblica più pagine (piene di notizie, resoconti, interviste, ecc.) La Stampa inventa la formula del "diario": quello militare di Mario Ciriello, quello italiano molto pacifista di Lietta Tornabuoni, quello arabo di Igor Man, quello tv di Oreste Del Buono e quello americano di Furio Colombo. La formula riscuote successo presso il pubblico e fa aumentare la credibilità del giornale. Finito il conflitto, comincia a tenere un "diario" l'inviato Paolo Guzzanti, che raccoglie le confidenze del presidente Francesco Cossiga e le spiega ai lettori[9]. Mieli, lombardo d'origine e romano d'adozione, riesce nella difficile impresa di "de-juventinizzare" il giornale. Lo riconoscerà anche il presidente del Torino Calcio, Gianmauro Borsano.
Il 27 gennaio 1996 debutta il settimanale Specchio, che chiuderà il 7 aprile 2007 per rinascere il successivo 26 maggio come mensile e il nome Specchio+e richiudere nel 2009. Sotto la direzione di Marcello Sorgi (e Gianni Riotta condirettore) nasce nel 1999 l'edizione web del quotidiano.
Il 19 novembre 2006 La Stampa compie una storica riduzione del formato del giornale, sull'onda di un cambiamento che sta coinvolgendo tutti i quotidiani in formato ("lenzuolo"). Il quotidiano riduce le dimensioni da 38x53 a 31x45 cm, approdando al formato Berlinese, a sei colonne. Il cambio di dimensione, voluto dall'editore insieme all'adozione del colore su tutte le pagine, e realizzato sotto la direzione di Giulio Anselmi, sfida le abitudini consolidate dei lettori. La scommessa è vinta, come dimostreranno i dati di vendita.
Dal 2008 La Stampa è disponibile in formato elettronico sui lettori e-book, come il Kindle, primo tra i quotidiani italiani.
Nel 2009 un piano di ristrutturazione del giornale ha iniziato un programma di riduzione di un terzo degli organici giornalistici e poligrafici entro la fine del 2010.
Negli ultimi anni si sono diffuse voci di un interesse da parte di altri gruppi editoriali (Caltagirone, L'Espresso, De Agostini, RCS) ad acquistare dalla Fiat la proprietà del quotidiano. Negli ultimi mesi esiste una trattativa fra La Stampa e il Secolo XIX di Genova.[senza fonte]
Dal 29 ottobre 2010, dopo un lavoro di digitalizzazione e indicizzazione durato anni, il quotidiano torinese - primo in Italia e tra i primissimi nel mondo - ha messo a disposizione on-line gratuitamente l'intero archivio storico della testata. L'archivio contiene tutti i numeri del quotidiano usciti dal 1867 al 2006, incluse le edizioni principali del mattino, quelle serali, e i supplementi, per un totale di circa 1.750.000 pagine, 5.000.000 di articoli e 4.500.000 fotografie e illustrazioni.
Direttori [modifica]
Vittorio Bersezio (1867-1880)
Luigi Roux (1880 - 16 ottobre 1900)
Alfredo Frassati (condirettore, 31 marzo 1895 - 16 ottobre 1900)
Alfredo Frassati (17 ottobre 1900 - 29 settembre 1925)[10]
Graditi al regime fascista
Luigi Michelotti e Gino Pestelli (3 novembre 1925 - 31 ottobre 1926)[11]
Andrea Torre (30 novembre 1926 - 11 febbraio 1929)
Curzio Malaparte (12 febbraio 1929 - 30 gennaio 1931)
Augusto Turati (31 gennaio 1931 - 12 agosto 1932)
Alfredo Signoretti (13 agosto 1932- 25 luglio 1943)
Dopo la caduta del fascismo: nomine approvate dal Minculpop defascistizzato
Vittorio Varale (28 luglio 1943 - 9 agosto 1943)
Filippo Burzio (10 agosto 1943 - 9 settembre 1943)
Graditi al regime della R.S.I.
Angelo Appiotti (13 settembre 1943 - 9 dicembre 1943)
Concetto Pettinato (10 dicembre 1943 - 3 marzo 1945)
Francesco Scardaoni (4 marzo - 26 aprile 1945)
Sospensione per decreto del CLN: 28 aprile - 17 luglio 1945
Nominato dal CLN
Filippo Burzio (18 luglio 1945 - 25 gennaio 1948)[12](dal 21 luglio con la testata La Nuova Stampa, che rimase sino al 31 dicembre 1958.)
Scelti dal gruppo Fiat
Giulio De Benedetti[13] (27gennaio 1948 - 4 dicembre 1968)
Alberto Ronchey (5 dicembre 1968-1973)
Arrigo Levi (1973-1978)
Giorgio Fattori (6 novembre 1978-10 febbraio 1986)
Gaetano Scardocchia (1986-1990)
Paolo Mieli (1990-1992)
Ezio Mauro (1992-1996)
Carlo Rossella (1996-1998)
Marcello Sorgi (1998-2005)
Giulio Anselmi (2005-2009)
Mario Calabresi (2009-in carica)
Firme [modifica]
Secolo XX [modifica]
Enzo Bettiza
Carlo Casalegno
Alberto Cavallari
Guido Ceronetti
Giuseppe Depanis
Carlo Fruttero
Emanuele Macaluso
Igor Man
Oggi [modifica]
Emanuele Novazio
Flavia Amabile
Lucia Annunziata
Marco Ansaldo
Riccardo Barenghi
Roberto Beccantini
Enzo Bettiza
Alberto Bisin
Franco Bruni
Mimmo Càndito
Alessandra Comazzi
Guido Ceronetti
Maria Corbi
Maurizio Cucchi
Mario Deaglio
Fabrizio Ferrari
Mattia Feltri
Franco Garelli
Federico Geremicca
Massimo Gramellini
Carlo Federico Grosso
Jacopo Iacoboni
Luigi La Spina
Igor Man
Cesare Martinetti
Anna Masera
Maria Teresa Mieli
Augusto Minzolini
Maurizio Molinari
Francesca Paci
Vittorio Emanuele Parsi
Walter Passerini
Vittorio Pasteris
Giorgio Pestelli
Antonella Rampino
Carla Reschia
Luca Ricolfi
Gian Enrico Rusconi
Claudio Sabelli Fioretti
Andrea Scanzi
Marcello Sorgi
Barbara Spinelli
Lietta Tornabuoni
Diffusione [modifica]
Attualmente "La Stampa" ha una diffusione quotidiana di circa 300 mila copie. È letta soprattutto nel Nord Ovest, per la grande maggioranza in Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria, ove le redazioni locali sono tra i punti di forza principali del quotidiano. Un accordo per l'uscita in abbinamento locale con una serie di piccoli e medi quotidiani sparsi in tutto il Paese (i maggiori dei quali sono Cronache di Napoli, Corriere di Caserta, Cronache del Mezzogiorno, Il Domani della Calabria, Il Domani di Bologna, L'informazione, Gazzetta del Mezzogiorno), seppur risoltosi con molti di essi tra il 2004 e il 2005, ne ha favorito la diffusione in altre regioni.

Dati Ads - Accertamenti Diffusione Stampa. La diffusione di un quotidiano si ottiene, secondo i criteri dell'ADS, sommando: Totale Pagata + Totale Gratuita + Diffusione estero + Vendite in blocco.
Note [modifica]
^ Dati riassuntivi medi certificati ADS relativi all'anno 2009.
^ L'attuale via Garibaldi, in pieno centro
^ Alfredo Frassati era il padre del beato Pier Giorgio Frassati.
^ Roux, ormai permanentemente a Roma in quanto deputato, entrò nella proprietà di un quotidiano della capitale, La Tribuna.
^ Da allora fino al 1986, La Stampa rimase il secondo quotidiano italiano per diffusione.
^ Vittorio Zucconi, Parola di giornalista, la Repubblica
^ Vittorio Zucconi, Parola di giornalista, la Repubblica
^ Per alcuni anni "Tuttolibri" prese la denominazione tTL, prima di tornare nel 2006 al nome originale.
^ Adriano Botta, "La «banda Mieli» le sta suonando un po' a tutti", L'Europeo, n° 26, 28 giugno 1991.
^ Il quotidiano fu poi sospeso dal regime.
^ Il quotidiano fu nuovamente sospeso dal regime.
^ Prima pagina de «La Stampa» del 18 luglio 1945
^ Già condirettore a partire da luglio 1946.
Voci correlate [modifica]
Giornalismo italiano nel Risorgimento
Elenco di giornali quotidiani italiani
Quotidiano
Stampa Sera
La Nuova Stampa
Collegamenti esterni [modifica]
Sito ufficiale
Archivio Storico La Stampa
Del giornalismo in Italia: Torino e La Stampa, di Natalino Sapegno, da "La Rivoluzione Liberale" del 28 agosto 1923
Pagina su La Stampa del sito "Linotype e Linotypisti", con fotografie d'epoca
[espandi]
v · d · mGruppo Fiat
Fiat SpA
Automobili
Fiat Group Automobiles: (FIAT · Alfa Romeo · Lancia · Fiat Professional · Abarth) · Chrysler Group LLC (25%): (Chrysler · Dodge · Jeep · Mopar · Ram · Global Electric Motorcars) · Maserati · Ferrari
Componenti e Sistemi di Produzione
Fiat Powertrain Technologies · Magneti Marelli: (Ergom automotive) · Teksid · Comau
Editoria e comunicazione
Itedi: (Editrice La Stampa) · Publikompass
Fiat Industrial
Veicoli industriali e Bus
Iveco: (Irisbus · Astra · Magirus)
Macchine agricole e movimento terra
CNH: (Case IH · Case Construction · New Holland Agriculture · New Holland Construction · Steyr Traktoren · Kobelco)
Motori e trasmissioni
FPT Industrial
[espandi]
v · d · mStampa italiana e in lingua italiana
Quotidiani adiffusione nazionale
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