Alleanza Nazionale (AN) è stato un partito politico italiano di orientamento nazional-conservatore.
È nato nel gennaio 1994 inizialmente come formazione elettorale composto dal Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale e da altre personalità ed associazioni minori d'area, in particolare, liberale, democristiana e conservatrice come - in particolare - Domenico Fisichella, Giuseppe Basini, Publio Fiori e Gustavo Selva.
Nel congresso nazionale del gennaio 1995, con la cosiddetta "svolta di Fiuggi", il MSI-DN si è spostato sulle posizioni della destra classica occidentale di stampo conservatore e si è definitivamente sciolto nella nuova formazione.
Il partito, però, pur mantenendo legami storico-culturali con la tradizione del MSI-DN, ha mostrato sempre più una tendenza nazional-conservatrice, riconoscendosi nella leadership di Gianfranco Fini, promotore della svolta e leader del partito sin dalla sua fondazione.
Il partito si è sciolto nel marzo 2009 per entrare a far parte del Popolo della Libertà. A livello europeo, fino al suo scioglimento, ha aderito all'Alleanza per l'Europa delle Nazioni e al gruppo parlamentare dell'Unione per l'Europa delle Nazioni.
Indice[nascondi]
1 Storia
1.1 Il passato
1.2 La "svolta di Fiuggi" e la nascita di AN
1.3 AN il terzo partito italiano
1.4 Nasce la Casa delle Libertà: AN torna al governo
1.4.1 L'azione di governo
1.5 Il fascismo come "male assoluto"
1.6 La crisi di governo
1.7 Le prese di posizione per il referendum sulla fecondazione assistita
1.8 La devolution e le dimissioni di Fisichella
1.8.1 La legge sulla droga
1.9 Le elezioni politiche del 2006
1.10 La volontà di aderire al PPE e l'uscita di Storace
1.11 L'adesione al Popolo della Libertà e le elezioni del 2008
1.11.1 Il ritorno al governo e nelle istituzioni
1.12 Il cammino verso il PdL
1.13 L'ultimo congresso
2 Congressi nazionali
3 I Capigruppo alla Camera dal 1994 a oggi
4 I Capigruppo al Senato dal 1994 a oggi
5 Correnti
5.1 Partiti nati da scissioni
6 Valori
7 Iscritti
8 Movimenti Giovanili
9 Altri progetti
10 Bibliografia
11 Voci correlate
12 Risultati elettorali
13 Note
14 Collegamenti esterni
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Storia [modifica]
Il passato [modifica]
Preceduto da un articolo di Domenico Fisichella su Il Tempo del 19 settembre 1992 dove il politologo della destra cattolica osservava che «se i "progressisti" lavorano per una Alleanza Democratica, sul versante opposto tutti quelli che ne hanno abbastanza delle gioie del "progressismo" debbono cominciare a lavorare per una Alleanza Nazionale» dove «ci potranno essere liberali, repubblicani, cattolici»[1], dal 24 aprile 1993 la costruzione di Alleanza Nazionale sembra avviata dal Movimento Sociale Italiano[2].
L'idea nell'immediato viene bocciata[3], ma già a Belluno in giugno si tiene un primo test elettorale[4] e poi se ne discuterà per tutta l'estate del '93[5]. In questa fase Fini presenta AN come «una strategia. Non è un partito nuovo, ma è una politica: chiamare a raccolta tutte quelle categorie, quei ceti economici, quegli spazi della società che oggi sono liberi perché non hanno più dei referenti»[6]. La sperazna del segretario missino è «che già dalle prossime elezioni del 21 novembre» la strategia di AN «saprà evidenziare, con percentuali a due cifre, un polo nazionale di centro destra, che sarà la vera novità del panorama politico italiano»[7]. Lo stesso Fini si candida a sindaco di Roma: «Presentiamo liste aperte, cioè non solo missine, in molte città, da Cosenza a Pescara a Palermo. (...) Siamo una forza superiore al 10% nel Centro Sud. Se i dati ci daranno ragione» si potrà così arrivare a «edificare un quarto polo nazionale» (dopo quelli di sinistra, centro e Lega Nord). Già in questa fase di AN, secondo il Corriere della Sera, «fanno parte alcuni intellettuali come il politologo Domenico Fisichella, editorialista de Il Tempo, giornalisti come Adolfo Urso dell'Italia Settimanale, liberi professionisti come Gaetano Rebecchini, uno dei sette membri della Consulta Vaticana. E poi il giudice Alibrandi, il principe Ruspoli (che smentirà, ndr[8]), l'ex comandante della Guardia di Finanza Ramponi»[9].
Dopo l'ottimo esito del partito alle elezioni amministrative di novembre, quando il MSI diventa il primo partito a Roma e Napoli ed elegge numerosi sindaci in comuni minori, arrivano ulteriori segnali incoraggianti[10] e il 26 novembre viene meglio presentato ufficialmente il progetto di AN[11][12], ma solo l'11 dicembre successivo il Comitato Centrale missino approverà ufficialmente il nuovo Movimento Sociale Italiano-Alleanza Nazionale[13][14][15] con l'astensione di dieci dirigenti vicini a Pino Rauti[16].
Il nuovo MSI-AN ha per sede iniziale tre stanze circa in un appartamento vicino al Pantheon affittate a un prezzo di favore dal principe Lillio Ruspoli[17].
Il 22 gennaio 1994 si apre l'assemblea costituente di AN[18][19] e il 28 viene presentato il nuovo simbolo al XVII Congresso nazionale dell'MSI[20].
Alleanza Nazionale elettoralmente debutta alle elezioni politiche del 1994 come alleato di Forza Italia al Centro-Sud come Polo del Buon Governo, e come indipendente al Nord: il partito raggiunge uno storico 13,4 % e diventa forza di governo. In questo modo, per la prima volta, il MSI entra a far parte di un governo, il quale, però, cadrà dopo appena otto mesi. I ministri chiamati a farne parte erano: Giuseppe Tatarella, Altero Matteoli e Adriana Poli Bortone (del MSI), Publio Fiori e Domenico Fisichella per AN.
La "svolta di Fiuggi" e la nascita di AN [modifica]
Il leader del partito Gianfranco Fini.
Il 27 gennaio 1995, a Fiuggi, dopo lo svolgimento dell'ultimo congresso del MSI, avviene il primo congresso di AN, cui partecipano i circoli di "Alleanza nazionale" il cui coordinatore era Adolfo Urso. Il congresso elegge Fini primo presidente del nuovo partito, il quale afferma che «oggi finisce in Italia il lunghissimo dopoguerra».[21]
Si consacra lì la cosiddetta "svolta governista" al partito, allargandolo a cattolici moderati e conservatori, e spingendolo verso il centro destra conservatore e liberale.
Il nome "alleanza nazionale" non è casuale: fu scelto per definire il partito o coalizione che avrebbe dovuto contrapporsi all' analoga "Alleanza Democratica", partito o coalizione che si sarebbe formato a sinistra (in previsione di un sistema a soli due partiti di cui tanto si parlava allora) e che appariva incontrastabile senza un' "alleanza nazionale". AD nelle intenzioni dei suoi fondatori avrebbe dovuto rappresentare il contenitore di tutta la coalizione di sinistra, anche se poi questa intenzione naufragò a causa delle divergenze e la coalizione di sinistra finì per chiamarsi "Progressisti" nella quale AD finì per confluire, seppur sopravvivendogli ancora per qualche anno.
Ispirato dalla tesi di Domenico Fisichella, al tempo docente di scienze politiche all'Università di Firenze, il quale, nel 1992, in un articolo apparso su Il Tempo, aveva suggerito al MSI di farsi promotore di una "alleanza nazionale" per uscire dallo stato di ghettizzazione politica in cui versava, Fini chiede a Gennaro Malgieri, giovane direttore de Il Secolo d'Italia, di stendere le tesi di un congresso rifondativo. Due i passaggi più importanti:
« Il patrimonio di Alleanza Nazionale è intessuto di quella cultura nazionale che ci fa essere comunque figli di Dante e di Machiavelli, di Rosmini e di Gioberti, di Mazzini e di Corradini, di Croce, di Gentile e anche di Gramsci. »
« È giusto chiedere alla destra italiana di affermare senza reticenza che l'antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato. »
Queste posizioni - soprattutto quella sottesa alla seconda delle affermazioni citate - causano la scissione della componente guidata da Pino Rauti, suo "rivale storico" all'interno del MSI-DN e da sempre animatore dell'ala "sinistra", il quale decide di fondare il nuovo Movimento Sociale Fiamma Tricolore.
« Gianfranco Fini a Fiuggi non ha deviato di una virgola dalle sue idee di sempre. Fini ha semplicemente ammesso pubblicamente quello che noi abbiamo sempre sostenuto, e cioè che il "fascismo di destra" non è fascismo, e non lo è mai stato.[22] »
La fuoriuscita di Rauti comunque non provoca perdite di consensi, che AN vede anzi incrementare alle elezioni regionali del 1995, riuscendo anche a far eleggere un proprio esponente (Antonio Rastrelli) alla guida della regione Campania. È in questa occasione che AN, nella nuova ottica bipolare della politica italiana, partecipa alla costituzione della coalizione di centrodestra insieme a FI, Ccd e Cdu (mentre la Lega decide di correre da sola), formando il Polo per le Libertà, col quale ottiene per la prima volta importanti successi anche nelle regioni settentrionali. Nel 1996 però il Polo viene poi sconfitto dalla nuova coalizione di centro-sinistra, denominata L'Ulivo e guidata da Romano Prodi.
AN il terzo partito italiano [modifica]
AN, comunque, si compiace per gli ottimi risultati raggiunti, pur se inferiori alle attese: alle elezioni del '96 è il terzo partito italiano, dopo il Partito Democratico della Sinistra e Forza Italia, con quasi 6 milioni di voti e il 15,7%, suo massimo storico.
Nel corso della XIII Legislatura si verificano alcuni episodi di dissenso con Forza Italia, in particolare quando nel 1998 Berlusconi decide di far fallire la commissione bicamerale presieduta da D'Alema, appoggiata invece da AN.
Intanto i governi dell'Ulivo si susseguono: dopo la caduta del governo Prodi I (ottobre 1998), diventa presidente del Consiglio Massimo D'Alema, il primo ex-comunista alla guida di un governo italiano, episodio che viene visto da AN in maniera negativa, in quanto D'Alema non è stato eletto dal popolo: l'incarico gli viene affidato dal Presidente della Repubblica Scalfaro, dopo aver ravvisato la consistenza di una maggioranza a suo sostegno racimolata soprattutto tra i parlamentari di centro.
Per dare una risposta a simili giochi di palazzo, con cui piccoli gruppi sembrano capaci di determinare le coalizioni di governo, e al fine di proteggere il bipolarismo dalle "paludi" centriste, AN si fa promotrice insieme a Mario Segni del Referendum abrogativo dell'aprile 1999, volto ad abolire la quota proporzionale del sistema elettorale Mattarellum, considerata la causa della proliferazione dei piccoli partiti. Il referendum però non raggiunse il quorum per un soffio.
Alle elezioni europee del 1999 AN decide di sperimentare un nuovo progetto elettorale, l'Elefantino, in una stagione caratterizzata oramai da un'aperta competizione con Forza Italia: per allargare l'area del centro-destra e ottenere un definitivo sdoganamento, AN presenta una lista unitaria insieme al Patto Segni, movimento politico di Mario Segni (già alleato nella lotta in favore del bipolarismo), derivato della ex Democrazia Cristiana. L'alleanza, però, racimola un insuccesso, facendo cadere la forza elettorale complessiva al 10,3% (appena 3 milioni di voti) ed eleggendo soltanto 9 parlamentari europei. Dopo la sconfitta Fini dà le dimissioni; tuttavia, in seguito alle numerose manifestazioni di solidarietà in suo favore, le ritira, a patto che il partito si impegni in una raccolta di firme per riproporre lo stesso referendum che in aprile era fallito di poco.
L'anno successivo si svolgono le elezioni regionali: il Polo di centrodestra, che intanto aveva riconquistato l'adesione della Lega, vince in 8 regioni su 15 (nelle più importanti). AN recupera consensi e si attesta su un 13% complessivo, conquistando la presidenza di alcune regioni italiane, tra cui il Lazio (storica roccaforte di AN) che va a Francesco Storace.
Forti della vittoria elettorale, i partiti del centrodestra si ricompattano superando le precedenti ostilità, e si organizzano per la campagna elettorale del 2001, accusando i governi dell'Ulivo di aver fallito nel campo della politica economica e sociale. E nonostante il referendum abrogativo del 2000 (voluto da Fini l'anno prima) fallisca di nuovo, e anzi con un margine molto maggiore a causa della campagna astensionista di Forza Italia, ciò non viene vissuto come una sconfitta.
Nasce la Casa delle Libertà: AN torna al governo [modifica]
An ritorna al governo, stavolta in maniera più stabile e duratura, in seguito alla vittoria che il centrodestra riscuote alle elezioni del 13 maggio 2001: la coalizione dà origine alla nuova alleanza della Casa delle Libertà, con Berlusconi come premier, e governa l'Italia per i successivi cinque anni (vedi Governo Berlusconi II e III). AN si presenta come il secondo partito della coalizione.
Del governo entrano a far parte: Gianfranco Fini (come vicepresidente del Consiglio e, dal 18 novembre 2004, anche ministro degli Esteri), Altero Matteoli (ministro dell'Ambiente), Maurizio Gasparri (ministro delle Comunicazioni), Gianni Alemanno (ministro delle Politiche agricole), Mirko Tremaglia (ministro per gli Italiani nel mondo).
L'azione di governo [modifica]
Nel corso dell'azione di governo, AN si contraddistingue nell'elaborazione di una nuova legge, correlata al mondo del lavoro, per combattere e controllare l'immigrazione clandestina, la cosiddetta Legge Bossi-Fini, che prevede l'estradizione dei clandestini dopo un periodo nei Centri di permanenza temporanei.
Sul piano economico AN spinge per una maggiore collegialità nelle scelte del governo, trovandosi alle prese col fatto che Giulio Tremonti (esponente di Forza Italia), disponendo del ministero del Tesoro, si ritrova in pratica ad avere l'ultima parola su ogni decisione. La richiesta costante di una "cabina di regia" in materia economica porterà nel 2004 alle dimissioni di Tremonti, sostituito nell'occasione da Domenico Siniscalco.
Il fascismo come "male assoluto" [modifica]
Nel frattempo il leader Fini spinge AN ad abbandonare definitivamente ogni ambiguità nei confronti del ventennio mussoliniano. Condanna apertamente il fascismo e il nazismo, in un viaggio in Israele, definendoli - in riferimento alla tragedia dell'olocausto - come il "male assoluto del XX secolo",[23] accantonando definitivamente il rischio di posizioni anti-ebraiche e aprendosi ad istanze prevalentemente moderate.
Queste posizioni spingono Alessandra Mussolini, nipote del leader fascista Benito, a dimettersi dal partito,[24] fondando una nuova coalizione (Alternativa Sociale) insieme ad altri movimenti neo-fascisti.
Intanto, a giugno 2004, si svolgono le elezioni europee: AN, con circa 3.750.000 voti, si attesta sul risultato dell'11,5%, eleggendo 9 parlamentari europei. Poi è la volta delle Regionali, dove si verifica la grossa rimonta del centrosinistra, con la nuova coalizione denominata L'Unione, che conquista 12 regioni su 14. AN - pur nel calo generale della CdL - si mantiene sostanzialmente stabile sulle sue più recenti affermazioni elettorali, nonostante la fuoriuscita di Alessandra Mussolini.
Il 13 settembre 2008 si è consumato l'ultimo atto sulla questione dei rapporti del partito con il fascismo. Intervenendo alla festa nazionale di Azione Giovani, a Roma, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini ha dichiarato: Sono convinto non da oggi che la destra italiana debba senza ambiguità e reticenze dire che si riconosce in alcuni valori certamente presenti nella Costituzione: la libertà, l'uguaglianza e la giustizia sociale. Valori che hanno guidato e ancora guidano il cammino della destra e che sono valori di ogni democrazia e che a pieno titolo sono antifascisti. A ciò tuttavia ha aggiunto che se la destra italiana «ha la lucidità e la determinazione di ribadire che si riconosce in questi valori che sono nel pantheon dell'antifascismo, ecco se lo fa rende più agevole un'operazione culturale di ripristino di una verità qualche volta negata: non tutti gli antifascisti erano democratici perché chi aveva come modello l'Urss di Stalin era a pieno titolo antifascista ma non a pieno titolo un democratico». A parte qualche protesta della base del movimento giovanile di AN, nessuno dei dirigenti di partito ha criticato queste parole che hanno indirizzato AN verso la sfera del pensiero storico e politico dell'antifascismo.
La crisi di governo [modifica]
Intanto, dopo la sconfitta delle Regionali, il Governo entra in crisi: AN chiede il rilancio dell'esecutivo, minacciando – qualche giorno dopo l'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro – di ritirare i suoi ministri dal governo. Berlusconi è costretto a dimettersi e a costituire un nuovo governo (il Governo Berlusconi III), che ritrova l'unità della coalizione puntando ad avviare una serie di politiche per il Mezzogiorno.
Fini, Matteoli, Alemanno e Tremaglia rimangono al loro posto, Mario Landolfi prende il posto di Gasparri alle Comunicazioni (Gasparri si dedicherà con maggior vigore all'attività politica nel partito) mentre Francesco Storace, che ha perduto la presidenza della Regione Lazio per pochi punti percentuali, diviene ministro della Salute al posto di Girolamo Sirchia.
Le prese di posizione per il referendum sulla fecondazione assistita [modifica]
Un motivo di scontro all'interno del partito è provocato dai referendum sulla procreazione medicalmente assistita, che si tengono il 12 e 13 giugno 2005: si tratta di quattro quesiti promossi dai Radicali e da alcuni partiti della sinistra italiana, che chiedono l'abrogazione di alcune parti, che pongono dei limiti all'impiego degli embrioni per la fecondazione e la ricerca scientifica, della legge recentemente approvata in Parlamento. La Chiesa cattolica si schiera apertamente contro il referendum, invitando i fedeli all'astensione, posizione che trova disponibilità anche da parte di altri partiti della maggioranza, eccetto Forza Italia, che vuole lasciare libertà di coscienza agli elettori.
Gianfranco Fini, nonostante il suo precedente parere contrario in Parlamento, annuncia di voler votare tre "Sì" (con un "No" alla fecondazione eterologa),[25] spiazzando gran parte del partito. Queste posizioni sui temi etici, come quelle che esprimerà l'anno seguente, di cauta apertura ai diritti delle coppie di fatto, provocano malumori nel partito. I rappresentanti della "destra sociale", come Gianni Alemanno, criticano duramente Fini per la sua posizione e si crea così un gruppo di esponenti che sembrano arrivare a chiedere la sua testa, soprattutto dopo l'esito fallimentare del referendum, che ottiene soltanto il voto del 25% degli aventi diritto. La leadership di Fini, nella prima estate del 2005, viene così messa in discussione. La frattura si ricompone all'assemblea nazionale di luglio, dove il partito ritrova l'unità compromessa, approvando un documento unitario che ribadisce le posizioni del partito. In gran maggioranza, l'80% del partito, era favorevole all'astensione nel referendum, Fini ne accoglie le critiche notando che sarebbe stato un metodo migliore discuterne insieme prima di stabilire la libertà di coscienza nel voto referendario, ed ottiene così il rinnovo della fiducia.
Nell'estate dello stesso anno, in seguito alle rivelazioni del quotidiano Il Tempo su una scottante conversazione tenuta da tre "colonnelli" del partito (Altero Matteoli, Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri) nella quale Fini veniva fatto oggetto di valutazioni e commenti da lui giudicati irriguardosi, il leader di AN decide di azzerare i vertici del partito per ridurre i pericoli di complotti e di una proliferazione delle correnti (da lui peraltro già dichiarate "sciolte" nel 2004). Al posto dei dirigenti rimossi subentra a far parte della segreteria politica di AN Andrea Ronchi, un fedelissimo di Fini. La frattura tra il leader e i colonnelli tuttavia si ricomporrà col passare del tempo.
La devolution e le dimissioni di Fisichella [modifica]
Uno degli ultimi atti del Governo di centrodestra è l'approvazione di notevoli riforme costituzionali nel segno della devoluzione dei poteri dallo Stato alle Regioni, il federalismo. La "devolution", cavallo di battaglia della Lega Nord, viene approvata in via definitiva il 17 novembre 2005 con il voto favorevole di AN come di tutta la CdL.
L'approvazione di questa nuova Costituzione suscita le dimissioni dal partito di Domenico Fisichella, storico fondatore e padre spirituale di Alleanza Nazionale, contrario alla riforma, il cui federalismo considera contrario alla storia della nazione, contrario alla propria storia familiare e personale. La nozione d'interesse nazionale, voluta da AN, Fisichella la considera inutile, in quanto, essendo le questioni inerenti sottoposte al nuovo Parlamento in seduta comune, trovandosi il nuovo Senato federale con particolari connotazioni localistiche, non sarebbe oggetto di un'efficace e obiettiva valutazione.
La riforma, in ogni caso, non verrà applicata perché respinta dal referendum costituzionale del 2006 che ha visto prevalere le posizioni del "No", mentre AN e gli altri partiti del centrodestra erano schierati per il "Sì".
La legge sulla droga [modifica]
Tra gli ultimi atti compiuti da Alleanza Nazionale al governo vi fu anche il decreto-legge del febbraio 2006 sulla droga che abolì la distinzione fra "droghe pesanti" e droghe cosiddette "leggere", e con cui i dirigenti di AN si proponevano di ridurre gli effetti ai loro occhi nefasti del referendum abrogativo del '93, che aveva ottenuto la delegittimazione dell'uso delle droghe con una percentuale di "Sì" di poco superiore al 50%. Questo decreto accolse i favori degli alleati di AN, mentre dai suoi avversari fu visto come un tentativo estremo di ingraziarsi con un'abile mossa il favore dei propri elettori [26].
Le elezioni politiche del 2006 [modifica]
L'andamento grafico di Alleanza Nazionale: dal "salto" elettorale compiuto nel '94 rispetto alle percentuali del MSI, fino alle ultime elezioni del 2006 che hanno fatto registrare un nuovo trend positivo. (fonte: Ministero dell'Interno)
In occasione dell'elezioni politiche del 2006, in considerazione delle precedenti sconfitte elettorali viene sentita la necessità all'interno della CdL di presentare delle novità. Qualcuno inizialmente parla di primarie, come quelle programmate dal centrosinistra guidato da Romano Prodi, poi viene approvata una nuova legge elettorale proporzionale (che viene accettata a malincuore da AN, da sempre favorevole al maggioritario); nell'imminenza delle elezioni Fini e Casini propongono che non dovrebbe essere Berlusconi il candidato premier, ma chi all'interno della coalizione otterrà più voti, nella speranza di attrarre maggiori consensi, per compensare alle eventuali delusioni di chi nel 2001 aveva dato la fiducia a Berlusconi.
Il partito, per dare visibilità a questa nuova decisione, con l'assemblea nazionale del 15 gennaio 2006 delibera che nel simbolo da presentare alle elezioni sia presente il nome di Fini (in colore giallo, al di sotto dell'iscrizione Alleanza Nazionale).
L'idea funziona, facendo incrementare le percentuali elettorali di tutti i partiti della Cdl, ma l'intera coalizione perde le elezioni, per soli 24 mila voti alla Camera dei deputati, e per due seggi al Senato dove pure era risultata vincitrice in termini elettorali. Il risultato di Alleanza Nazionale riconferma la sua posizione di secondo partito della Cdl e di terzo partito più votato in Italia ottenendo 4,7 milioni di voti (12,3%) alla Camera e 4,2 milioni al Senato (12,4%), portando all'elezione di 71 deputati e 41 senatori.
Nella circoscrizione riservata al voto degli italiani all'estero, il ministro uscente Mirko Tremaglia presenta la lista Per l'Italia nel Mondo che si aggiudica l'elezione di un deputato, Giuseppe Angeli. Tra i candidati della lista spiccava il nome della cantante Rita Pavone.
La volontà di aderire al PPE e l'uscita di Storace [modifica]
L'insuccesso alle elezioni politiche, seppur di lievissime dimensioni, spinge i leader della Casa delle Libertà a riorganizzare il centrodestra, che molti vorrebbero trasformare in un partito unitario. Alleanza Nazionale, in questo frangente, è protagonista di una particolarissima fase: in un documento programmatico dell'estate 2006, il presidente Fini sostiene la necessità di condurre il partito verso la "famiglia popolare europea" manifestando la chiara intenzione di aderire al PPE, che raggruppa le forze moderate e conservatrici del continente. Questa decisione riceve una conferma dall'assemblea nazionale del partito, nella quale viene riconosciuta l'esistenza di una parte interna che si oppone nettamente a tale scelta paventando derive neocentriste: essa fa capo a Francesco Storace e Carmelo Briguglio.
Nel dicembre 2006, in Alleanza Nazionale si forma la fondazione FareFuturo, un think-tank che, sul modello delle fondazioni conservatrici americane e in particolare su quella di Aznar in Spagna, intende elaborare una politica conservatrice a carattere liberale nella società civile.
In ogni caso, il leader del PPE Wilfried Martens si è mostrato scettico sull'ipotesi di adesione di AN,[27][28] anche se Fini ha guadagnato molta credibilità, nei confronti dei maggiori leader conservatori europei come Nicolas Sarkozy, David Cameron e José María Aznar.
A seguito di queste posizioni, il 3 luglio 2007 il Senatore Francesco Storace, eletto nelle liste di AN nel Lazio, decide di lasciare il partito e di fondare un nuovo movimento, La Destra.
Il 27 luglio anche il senatore Gustavo Selva, ex europarlamentare DC che nel 1994 aveva aderito al partito, lascia Alleanza Nazionale per passare a Forza Italia, a seguito di un episodio nel quale, invitato ad un dibattito televisivo, per evitare di arrivare in ritardo negli studi di La7 a causa del traffico, aveva finto di avere un malore per farsi trasportare da un'ambulanza del 118. Si era prima dimesso da senatore, ma poco dopo aveva ritirato le dimissioni. In AN, alcuni esponenti tra cui Gianni Alemanno avevano chiesto di adottare un provvedimento disciplinare contro Selva.
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Manifestazione del 2 dicembre 2006
L'adesione al Popolo della Libertà e le elezioni del 2008 [modifica]
I rapporti con Forza Italia, intanto, dopo un periodo di grande compattezza esibita tra l'altro il 2 dicembre 2006 in un'imponente manifestazione contro il governo Prodi [29] (a cui però non partecipò l'UDC), si deteriorano improvvisamente nel novembre 2007, già tesi per il fatto che Romano Prodi, pur traballante, ha appena superato lo scoglio della finanziaria; dopo che Forza Italia aveva risposto con lentezza alle richieste avanzate più volte da Fini di fondare con AN un soggetto unico, si verifica la nascita del Partito Democratico, il partito unitario del centro-sinistra, a cui Berlusconi decide ora di contrapporre un suo nuovo partito, fondato da lui personalmente senza consultare gli alleati. Questo episodio provoca la dura reazione dei vertici di AN,[30] che si riavvicinano momentaneamente all'UDC. Dopo due mesi, tuttavia, la caduta di Prodi fa riavvicinare gli alleati.
L'8 febbraio 2008, alla vigilia delle elezioni politiche anticipate scaturite dalla caduta del Governo, Fini annuncia la fase costituente di un nuovo soggetto unitario al quale AN intende dar vita insieme a Forza Italia e ad altre formazioni minori del centrodestra: il Popolo della Libertà[31]. Il 16 febbraio 2008 Fini ha anche dichiarato che in autunno AN si scioglierà nel nuovo soggetto, a patto che il partito sia concorde. Lo scioglimento avverrà per gradi, e si deciderà alla fine con un congresso nazionale[32].
Così egli spiega perché, dopo essere rimasto alquanto perplesso circa il modo in cui il PdL era nato nel novembre 2007 (all'indomani della cosiddetta "svolta del predellino"), si è poi convinto a farvi aderire AN:
« È cambiato il patto politico. Ero e sono contrario a confluire in un partito deciso unilateralmente da Berlusconi, della serie: prendere o lasciare. Così non è: tutto quello che stiamo costruendo e che costruiremo fa parte di un progetto condiviso assieme. Il Popolo della Libertà che stiamo proponendo agli italiani non nasce a San Babila, sul predellino o ai gazebo: nascerà nell'urna il 13 e 14 aprile. »
(Gianfranco Fini [33])
Anche Gianni Alemanno ha auspicato in un'intervista che i valori di AN e di Forza Italia abbiano pari dignità all'interno del nuovo partito [34].
L'idea di unificare i due partiti ha riscosso un buon successo alle elezioni del 13 e 14 aprile: il Popolo della Libertà ha ottenuto, come partito singolo, il 38% dei voti, che rappresenta più della somma dei voti che AN e Forza Italia ottennero nel 2006. Alleanza Nazionale riesce ad eleggere nelle liste comuni 90 suoi deputati e 48 senatori[35]. Alla vittoria delle politiche si aggiunse anche il successo alle elezioni amministrative di Roma, dove era candidato alla carica di sindaco l'esponente di AN Gianni Alemanno, che è stato eletto al ballottaggio col 53,7% dei voti. Fini ha dichiarato che la conquista del Campidoglio rappresenta per la destra una "vittoria storica".
Il ritorno al governo e nelle istituzioni [modifica]
In seguito alla vittoria nelle elezioni politiche, il 7 maggio 2008 AN è tornata al governo con quattro ministri: Altero Matteoli alle Infrastrutture, Ignazio La Russa alla Difesa, Andrea Ronchi alle Politiche Comunitarie e Giorgia Meloni alle Politiche Giovanili.
AN accede inoltre per la prima volta ad una delle tre cariche più prestigiose delle Repubblica, ottenendo la presidenza della Camera a cui va Gianfranco Fini.
Come conseguenza, Fini ha ritenuto opportuno lasciare la presidenza di Alleanza Nazionale a causa del ruolo super partes che gli viene dal fatto di essere presidente della Camera, pur restando comunque leader del partito. Il suo posto è stato preso da Ignazio La Russa, che in qualità di reggente traghetterà AN verso la nascita del nuovo Popolo della Libertà. All'assemblea nazionale del partito Fini ha inoltre sottolineato che quello di La Russa sarà un ruolo di primus inter pares;[36] e tracciando un bilancio del percorso intrapreso da Alleanza Nazionale dalla "svolta di Fiuggi" fino ai recenti successi del 2008 (verificatesi per un gioco del destino nel ventennale della scomparsa di Giorgio Almirante), ha dichiarato:
« Non siamo più figli di un dio minore. È stata ricomposta una frattura. È stato superato un fossato. La nascita del PdL è l'ultimo anello della strategia di Fiuggi. Alleanza nazionale è nata prima di Forza Italia. Il nucleo fondante di An del 1994 è quello del PdL del 2008. Oggi l'ultimo atto non è celebrare l'affermazione elettorale, ma camminare perché si compia l'ultimo atto: per avere un grande punto di riferimento maggioritario del Paese. Per dare alla società italiana quei valori di cui ha bisogno [...] Quel che abbiamo fatto è stato giusto ed utile al nostro popolo. »
Il cammino verso il PdL [modifica]
Nei mesi immediatamente successivi alle elezioni Alleanza Nazionale si è confrontata con la costruzione del Popolo della Libertà come partito. Il Congresso costitutivo è stato fissato per il 27 marzo. In questa fase di transizione sono emerse numerose divergenze tra An e Forza Italia, dovute alla forma da dare al nuovo partito, che ognuno dei due soci fondatori avrebbe voluto modellato su di sé: partito leggero e fortemente leaderistico per Forza Italia, partito fortemente radicato sul territorio, con congressi, tesseramenti e dibattito interno per An. Soprattutto forti sono state le preoccupazioni di An per un ruolo eccessivamente autocratico di Berlusconi, che rischierebbe di relegare in secondo piano Gianfranco Fini, con una conseguente perdita di importanza per la futura componente ex-"aennina" all'interno del Popolo della Libertà. La conflittualità tra i due leader è stata spesso forte. I rispettivi ruoli istituzionali hanno causato non pochi attriti fra un Presidente del Consiglio decisionista, determinato a sveltire le procedure con frequenti ricorsi agli strumenti del decreto legge e del voto di fiducia, ed un Presidente della Camera che si è fatto fermo garante della centralità del Parlamento. Il punto di massimo scontro è stato dovuto al precipitare della vicenda Eluana Englaro, in cui allo scontro istituzionale si sono aggiunte motivazioni di carattere etico, con un Fini su posizioni decisamente laiche in contrasto anche con molti esponenti del suo stesso partito, primo fra tutti Maurizio Gasparri, che ha avuto col proprio leader un duro scambio di battute.
L'ultimo congresso [modifica]
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Il 21-22 marzo 2009 ha infine avuto luogo il terzo ed ultimo Congresso del Partito, che ha approvato all'unanimità la confluenza nel Pdl e la costituzione di una Fondazione per ereditare[37] nome e simbolo del vecchio partito, oltre al ricco patrimonio immobiliare.L'organo di partito, il Secolo d'Italia rimane un quotidiano d'area, vicino prima alle tesi del PDL, poi a Futuro e Libertà.
Congressi nazionali [modifica]
I Congresso - Fiuggi, 28-29 gennaio 1995 - Cresce la nuova Italia
II Congresso - Bologna, 4-7 aprile 2002 - Vince la Patria, nasce l'Europa
III Congresso - Roma, 21-22 marzo 2009 - Nasce il partito degli italiani
I Capigruppo alla Camera dal 1994 a oggi [modifica]
Raffaele Valensise dal 20.04.1994 al 10.02.1995
Giuseppe Tatarella dal 10.02.1995 al 14.02.1999
Gustavo Selva dal 23.02.1999 al 30.05.2001
Ignazio La Russa dal 04.06.2001 al 08.10.2003
Gian Franco Anedda dal 08.10.2003 al 25.11.2004
Ignazio La Russa dal 25.11.2004 al 2008
I Capigruppo al Senato dal 1994 a oggi [modifica]
Giulio Maceratini dal 1994 al 2001
Domenico Nania dal 2001 al 2006
Altero Matteoli dal 2006 al 2008
Correnti [modifica]
Ufficialmente sciolte da Fini nell'ottobre del 2004, mutano, ma sono in realtà gruppi ancora presenti nel partito.
Destra Protagonista. È la corrente fondata da Pinuccio Tatarella: gli esponenti principali sono Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri. È la corrente più vicina a Silvio Berlusconi (da qui l'appellativo di berluscones per alcuni dei suoi membri), del quale condividevano l'impostazione liberal-conservatrice.
Destra Sociale. Capeggiata da Gianni Alemanno, è l'anima sociale del partito. Nel campo economico rivendica l'economia sociale di mercato. Francesco Storace, distinguendosi da Alemanno, aveva anche costituito una corrente "D-Destra", scioltasi con la sua uscita.
Nuova Alleanza. Fondata da Altero Matteoli, insieme a Adolfo Urso, Domenico Nania e Adriana Poli Bortone, la corrente si caratterizza per il forte appoggio nei confronti di Gianfranco Fini. I suoi membri, soprannominati da alcuni "i liberal di AN", sono quelli che spingono per un approccio più liberista in economia.
Partiti nati da scissioni [modifica]
Libertà di Azione, poi detto Azione Sociale
La Destra
Valori [modifica]
I valori a cui Alleanza Nazionale fa ufficialmente riferimento sono:
una visione spirituale della vita;
introduzione di un'economia sociale di mercato;
promozione del senso nazionale della Patria e delle radici identitarie dell'Europa;
riconoscimento e valorizzazione del ruolo della famiglia nella società;
tutela della libertà di opinione e del pluralismo, ma avversione per il relativismo culturale;
una concezione della giustizia molto sensibile al tema della legalità e della sicurezza.
Iscritti [modifica]
1995 - 124.123
1996 - 121.553
1997 - 116.403
1998 - 122.554
1999 - 145.642
2000 - 163.864
2001 - 219.003
2002 - 197.157
2003 - 192.191
2004 - 250.000
2005 - 188.000
2006
Movimenti Giovanili [modifica]
Il movimento giovanile di Alleanza Nazionale è Azione Giovani, nato anch'esso dopo la svolta di Fiuggi dalla fusione di vari movimenti giovanili di destra. L'attuale presidente di Azione Giovani è Giorgia Meloni, eletta durante il congresso nazionale svoltosi a Viterbo il 27 e 28 novembre 2004.
All'interno di Azione Giovani si individuano altri sottomovimenti:
Azione Universitaria, composto dai giovani universitari del movimento.
Azione Studentesca, composto dai giovani studenti delle scuole superiori del movimento.
Altri progetti [modifica]
Articolo su Wikinotizie: Scontro alla Camera sulla lingua italiana 13 dicembre
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Alleanza Nazionale
Bibliografia [modifica]
Autori Vari. La Destra e le istituzioni. 1996. ISBN 88-7434-023-0
Marco Tarchi, Dal MSI ad AN: organizzazione e strategie, Bologna: Il Mulino, 1997
Bartolomeo Sorge, Marcello Veneziani. Politicando. Il caso Italia. Gli anni della transizione: febbraio 1992-febbraio 1998. 1998. ISBN 88-211-6374-1
Gianfranco Fini. Un'Italia civile. 1999. ISBN 88-7928-473-8
Autori Vari. La Destra allo specchio. La cultura politica di Alleanza Nazionale. 2001. ISBN 88-317-7712-2
Federico Guiglia, Enrico Para. Gianfranco Fini. Cronaca di un leader. 2002. ISBN 88-7166-629-1
Gianni Alemanno. Intervista sulla destra sociale. 2002. ISBN 88-317-8082-4
Marcello Veneziani. La cultura della destra. 2002. ISBN 88-420-7215-X
Maurizio Gasparri. Fare il futuro. 2005.
Luca Telese. Cuori Neri. 2005. Sperling & Kupfer. http://www.cuorineri.it/
Nicola Rao. La fiamma e la celtica. 2006. Sperling & Kupfer.
Voci correlate [modifica]
Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale
Finiani
Futuro e Libertà
È nato nel gennaio 1994 inizialmente come formazione elettorale composto dal Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale e da altre personalità ed associazioni minori d'area, in particolare, liberale, democristiana e conservatrice come - in particolare - Domenico Fisichella, Giuseppe Basini, Publio Fiori e Gustavo Selva.
Nel congresso nazionale del gennaio 1995, con la cosiddetta "svolta di Fiuggi", il MSI-DN si è spostato sulle posizioni della destra classica occidentale di stampo conservatore e si è definitivamente sciolto nella nuova formazione.
Il partito, però, pur mantenendo legami storico-culturali con la tradizione del MSI-DN, ha mostrato sempre più una tendenza nazional-conservatrice, riconoscendosi nella leadership di Gianfranco Fini, promotore della svolta e leader del partito sin dalla sua fondazione.
Il partito si è sciolto nel marzo 2009 per entrare a far parte del Popolo della Libertà. A livello europeo, fino al suo scioglimento, ha aderito all'Alleanza per l'Europa delle Nazioni e al gruppo parlamentare dell'Unione per l'Europa delle Nazioni.
Indice[nascondi]
1 Storia
1.1 Il passato
1.2 La "svolta di Fiuggi" e la nascita di AN
1.3 AN il terzo partito italiano
1.4 Nasce la Casa delle Libertà: AN torna al governo
1.4.1 L'azione di governo
1.5 Il fascismo come "male assoluto"
1.6 La crisi di governo
1.7 Le prese di posizione per il referendum sulla fecondazione assistita
1.8 La devolution e le dimissioni di Fisichella
1.8.1 La legge sulla droga
1.9 Le elezioni politiche del 2006
1.10 La volontà di aderire al PPE e l'uscita di Storace
1.11 L'adesione al Popolo della Libertà e le elezioni del 2008
1.11.1 Il ritorno al governo e nelle istituzioni
1.12 Il cammino verso il PdL
1.13 L'ultimo congresso
2 Congressi nazionali
3 I Capigruppo alla Camera dal 1994 a oggi
4 I Capigruppo al Senato dal 1994 a oggi
5 Correnti
5.1 Partiti nati da scissioni
6 Valori
7 Iscritti
8 Movimenti Giovanili
9 Altri progetti
10 Bibliografia
11 Voci correlate
12 Risultati elettorali
13 Note
14 Collegamenti esterni
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Storia [modifica]
Il passato [modifica]
Preceduto da un articolo di Domenico Fisichella su Il Tempo del 19 settembre 1992 dove il politologo della destra cattolica osservava che «se i "progressisti" lavorano per una Alleanza Democratica, sul versante opposto tutti quelli che ne hanno abbastanza delle gioie del "progressismo" debbono cominciare a lavorare per una Alleanza Nazionale» dove «ci potranno essere liberali, repubblicani, cattolici»[1], dal 24 aprile 1993 la costruzione di Alleanza Nazionale sembra avviata dal Movimento Sociale Italiano[2].
L'idea nell'immediato viene bocciata[3], ma già a Belluno in giugno si tiene un primo test elettorale[4] e poi se ne discuterà per tutta l'estate del '93[5]. In questa fase Fini presenta AN come «una strategia. Non è un partito nuovo, ma è una politica: chiamare a raccolta tutte quelle categorie, quei ceti economici, quegli spazi della società che oggi sono liberi perché non hanno più dei referenti»[6]. La sperazna del segretario missino è «che già dalle prossime elezioni del 21 novembre» la strategia di AN «saprà evidenziare, con percentuali a due cifre, un polo nazionale di centro destra, che sarà la vera novità del panorama politico italiano»[7]. Lo stesso Fini si candida a sindaco di Roma: «Presentiamo liste aperte, cioè non solo missine, in molte città, da Cosenza a Pescara a Palermo. (...) Siamo una forza superiore al 10% nel Centro Sud. Se i dati ci daranno ragione» si potrà così arrivare a «edificare un quarto polo nazionale» (dopo quelli di sinistra, centro e Lega Nord). Già in questa fase di AN, secondo il Corriere della Sera, «fanno parte alcuni intellettuali come il politologo Domenico Fisichella, editorialista de Il Tempo, giornalisti come Adolfo Urso dell'Italia Settimanale, liberi professionisti come Gaetano Rebecchini, uno dei sette membri della Consulta Vaticana. E poi il giudice Alibrandi, il principe Ruspoli (che smentirà, ndr[8]), l'ex comandante della Guardia di Finanza Ramponi»[9].
Dopo l'ottimo esito del partito alle elezioni amministrative di novembre, quando il MSI diventa il primo partito a Roma e Napoli ed elegge numerosi sindaci in comuni minori, arrivano ulteriori segnali incoraggianti[10] e il 26 novembre viene meglio presentato ufficialmente il progetto di AN[11][12], ma solo l'11 dicembre successivo il Comitato Centrale missino approverà ufficialmente il nuovo Movimento Sociale Italiano-Alleanza Nazionale[13][14][15] con l'astensione di dieci dirigenti vicini a Pino Rauti[16].
Il nuovo MSI-AN ha per sede iniziale tre stanze circa in un appartamento vicino al Pantheon affittate a un prezzo di favore dal principe Lillio Ruspoli[17].
Il 22 gennaio 1994 si apre l'assemblea costituente di AN[18][19] e il 28 viene presentato il nuovo simbolo al XVII Congresso nazionale dell'MSI[20].
Alleanza Nazionale elettoralmente debutta alle elezioni politiche del 1994 come alleato di Forza Italia al Centro-Sud come Polo del Buon Governo, e come indipendente al Nord: il partito raggiunge uno storico 13,4 % e diventa forza di governo. In questo modo, per la prima volta, il MSI entra a far parte di un governo, il quale, però, cadrà dopo appena otto mesi. I ministri chiamati a farne parte erano: Giuseppe Tatarella, Altero Matteoli e Adriana Poli Bortone (del MSI), Publio Fiori e Domenico Fisichella per AN.
La "svolta di Fiuggi" e la nascita di AN [modifica]
Il leader del partito Gianfranco Fini.
Il 27 gennaio 1995, a Fiuggi, dopo lo svolgimento dell'ultimo congresso del MSI, avviene il primo congresso di AN, cui partecipano i circoli di "Alleanza nazionale" il cui coordinatore era Adolfo Urso. Il congresso elegge Fini primo presidente del nuovo partito, il quale afferma che «oggi finisce in Italia il lunghissimo dopoguerra».[21]
Si consacra lì la cosiddetta "svolta governista" al partito, allargandolo a cattolici moderati e conservatori, e spingendolo verso il centro destra conservatore e liberale.
Il nome "alleanza nazionale" non è casuale: fu scelto per definire il partito o coalizione che avrebbe dovuto contrapporsi all' analoga "Alleanza Democratica", partito o coalizione che si sarebbe formato a sinistra (in previsione di un sistema a soli due partiti di cui tanto si parlava allora) e che appariva incontrastabile senza un' "alleanza nazionale". AD nelle intenzioni dei suoi fondatori avrebbe dovuto rappresentare il contenitore di tutta la coalizione di sinistra, anche se poi questa intenzione naufragò a causa delle divergenze e la coalizione di sinistra finì per chiamarsi "Progressisti" nella quale AD finì per confluire, seppur sopravvivendogli ancora per qualche anno.
Ispirato dalla tesi di Domenico Fisichella, al tempo docente di scienze politiche all'Università di Firenze, il quale, nel 1992, in un articolo apparso su Il Tempo, aveva suggerito al MSI di farsi promotore di una "alleanza nazionale" per uscire dallo stato di ghettizzazione politica in cui versava, Fini chiede a Gennaro Malgieri, giovane direttore de Il Secolo d'Italia, di stendere le tesi di un congresso rifondativo. Due i passaggi più importanti:
« Il patrimonio di Alleanza Nazionale è intessuto di quella cultura nazionale che ci fa essere comunque figli di Dante e di Machiavelli, di Rosmini e di Gioberti, di Mazzini e di Corradini, di Croce, di Gentile e anche di Gramsci. »
« È giusto chiedere alla destra italiana di affermare senza reticenza che l'antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato. »
Queste posizioni - soprattutto quella sottesa alla seconda delle affermazioni citate - causano la scissione della componente guidata da Pino Rauti, suo "rivale storico" all'interno del MSI-DN e da sempre animatore dell'ala "sinistra", il quale decide di fondare il nuovo Movimento Sociale Fiamma Tricolore.
« Gianfranco Fini a Fiuggi non ha deviato di una virgola dalle sue idee di sempre. Fini ha semplicemente ammesso pubblicamente quello che noi abbiamo sempre sostenuto, e cioè che il "fascismo di destra" non è fascismo, e non lo è mai stato.[22] »
La fuoriuscita di Rauti comunque non provoca perdite di consensi, che AN vede anzi incrementare alle elezioni regionali del 1995, riuscendo anche a far eleggere un proprio esponente (Antonio Rastrelli) alla guida della regione Campania. È in questa occasione che AN, nella nuova ottica bipolare della politica italiana, partecipa alla costituzione della coalizione di centrodestra insieme a FI, Ccd e Cdu (mentre la Lega decide di correre da sola), formando il Polo per le Libertà, col quale ottiene per la prima volta importanti successi anche nelle regioni settentrionali. Nel 1996 però il Polo viene poi sconfitto dalla nuova coalizione di centro-sinistra, denominata L'Ulivo e guidata da Romano Prodi.
AN il terzo partito italiano [modifica]
AN, comunque, si compiace per gli ottimi risultati raggiunti, pur se inferiori alle attese: alle elezioni del '96 è il terzo partito italiano, dopo il Partito Democratico della Sinistra e Forza Italia, con quasi 6 milioni di voti e il 15,7%, suo massimo storico.
Nel corso della XIII Legislatura si verificano alcuni episodi di dissenso con Forza Italia, in particolare quando nel 1998 Berlusconi decide di far fallire la commissione bicamerale presieduta da D'Alema, appoggiata invece da AN.
Intanto i governi dell'Ulivo si susseguono: dopo la caduta del governo Prodi I (ottobre 1998), diventa presidente del Consiglio Massimo D'Alema, il primo ex-comunista alla guida di un governo italiano, episodio che viene visto da AN in maniera negativa, in quanto D'Alema non è stato eletto dal popolo: l'incarico gli viene affidato dal Presidente della Repubblica Scalfaro, dopo aver ravvisato la consistenza di una maggioranza a suo sostegno racimolata soprattutto tra i parlamentari di centro.
Per dare una risposta a simili giochi di palazzo, con cui piccoli gruppi sembrano capaci di determinare le coalizioni di governo, e al fine di proteggere il bipolarismo dalle "paludi" centriste, AN si fa promotrice insieme a Mario Segni del Referendum abrogativo dell'aprile 1999, volto ad abolire la quota proporzionale del sistema elettorale Mattarellum, considerata la causa della proliferazione dei piccoli partiti. Il referendum però non raggiunse il quorum per un soffio.
Alle elezioni europee del 1999 AN decide di sperimentare un nuovo progetto elettorale, l'Elefantino, in una stagione caratterizzata oramai da un'aperta competizione con Forza Italia: per allargare l'area del centro-destra e ottenere un definitivo sdoganamento, AN presenta una lista unitaria insieme al Patto Segni, movimento politico di Mario Segni (già alleato nella lotta in favore del bipolarismo), derivato della ex Democrazia Cristiana. L'alleanza, però, racimola un insuccesso, facendo cadere la forza elettorale complessiva al 10,3% (appena 3 milioni di voti) ed eleggendo soltanto 9 parlamentari europei. Dopo la sconfitta Fini dà le dimissioni; tuttavia, in seguito alle numerose manifestazioni di solidarietà in suo favore, le ritira, a patto che il partito si impegni in una raccolta di firme per riproporre lo stesso referendum che in aprile era fallito di poco.
L'anno successivo si svolgono le elezioni regionali: il Polo di centrodestra, che intanto aveva riconquistato l'adesione della Lega, vince in 8 regioni su 15 (nelle più importanti). AN recupera consensi e si attesta su un 13% complessivo, conquistando la presidenza di alcune regioni italiane, tra cui il Lazio (storica roccaforte di AN) che va a Francesco Storace.
Forti della vittoria elettorale, i partiti del centrodestra si ricompattano superando le precedenti ostilità, e si organizzano per la campagna elettorale del 2001, accusando i governi dell'Ulivo di aver fallito nel campo della politica economica e sociale. E nonostante il referendum abrogativo del 2000 (voluto da Fini l'anno prima) fallisca di nuovo, e anzi con un margine molto maggiore a causa della campagna astensionista di Forza Italia, ciò non viene vissuto come una sconfitta.
Nasce la Casa delle Libertà: AN torna al governo [modifica]
An ritorna al governo, stavolta in maniera più stabile e duratura, in seguito alla vittoria che il centrodestra riscuote alle elezioni del 13 maggio 2001: la coalizione dà origine alla nuova alleanza della Casa delle Libertà, con Berlusconi come premier, e governa l'Italia per i successivi cinque anni (vedi Governo Berlusconi II e III). AN si presenta come il secondo partito della coalizione.
Del governo entrano a far parte: Gianfranco Fini (come vicepresidente del Consiglio e, dal 18 novembre 2004, anche ministro degli Esteri), Altero Matteoli (ministro dell'Ambiente), Maurizio Gasparri (ministro delle Comunicazioni), Gianni Alemanno (ministro delle Politiche agricole), Mirko Tremaglia (ministro per gli Italiani nel mondo).
L'azione di governo [modifica]
Nel corso dell'azione di governo, AN si contraddistingue nell'elaborazione di una nuova legge, correlata al mondo del lavoro, per combattere e controllare l'immigrazione clandestina, la cosiddetta Legge Bossi-Fini, che prevede l'estradizione dei clandestini dopo un periodo nei Centri di permanenza temporanei.
Sul piano economico AN spinge per una maggiore collegialità nelle scelte del governo, trovandosi alle prese col fatto che Giulio Tremonti (esponente di Forza Italia), disponendo del ministero del Tesoro, si ritrova in pratica ad avere l'ultima parola su ogni decisione. La richiesta costante di una "cabina di regia" in materia economica porterà nel 2004 alle dimissioni di Tremonti, sostituito nell'occasione da Domenico Siniscalco.
Il fascismo come "male assoluto" [modifica]
Nel frattempo il leader Fini spinge AN ad abbandonare definitivamente ogni ambiguità nei confronti del ventennio mussoliniano. Condanna apertamente il fascismo e il nazismo, in un viaggio in Israele, definendoli - in riferimento alla tragedia dell'olocausto - come il "male assoluto del XX secolo",[23] accantonando definitivamente il rischio di posizioni anti-ebraiche e aprendosi ad istanze prevalentemente moderate.
Queste posizioni spingono Alessandra Mussolini, nipote del leader fascista Benito, a dimettersi dal partito,[24] fondando una nuova coalizione (Alternativa Sociale) insieme ad altri movimenti neo-fascisti.
Intanto, a giugno 2004, si svolgono le elezioni europee: AN, con circa 3.750.000 voti, si attesta sul risultato dell'11,5%, eleggendo 9 parlamentari europei. Poi è la volta delle Regionali, dove si verifica la grossa rimonta del centrosinistra, con la nuova coalizione denominata L'Unione, che conquista 12 regioni su 14. AN - pur nel calo generale della CdL - si mantiene sostanzialmente stabile sulle sue più recenti affermazioni elettorali, nonostante la fuoriuscita di Alessandra Mussolini.
Il 13 settembre 2008 si è consumato l'ultimo atto sulla questione dei rapporti del partito con il fascismo. Intervenendo alla festa nazionale di Azione Giovani, a Roma, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini ha dichiarato: Sono convinto non da oggi che la destra italiana debba senza ambiguità e reticenze dire che si riconosce in alcuni valori certamente presenti nella Costituzione: la libertà, l'uguaglianza e la giustizia sociale. Valori che hanno guidato e ancora guidano il cammino della destra e che sono valori di ogni democrazia e che a pieno titolo sono antifascisti. A ciò tuttavia ha aggiunto che se la destra italiana «ha la lucidità e la determinazione di ribadire che si riconosce in questi valori che sono nel pantheon dell'antifascismo, ecco se lo fa rende più agevole un'operazione culturale di ripristino di una verità qualche volta negata: non tutti gli antifascisti erano democratici perché chi aveva come modello l'Urss di Stalin era a pieno titolo antifascista ma non a pieno titolo un democratico». A parte qualche protesta della base del movimento giovanile di AN, nessuno dei dirigenti di partito ha criticato queste parole che hanno indirizzato AN verso la sfera del pensiero storico e politico dell'antifascismo.
La crisi di governo [modifica]
Intanto, dopo la sconfitta delle Regionali, il Governo entra in crisi: AN chiede il rilancio dell'esecutivo, minacciando – qualche giorno dopo l'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro – di ritirare i suoi ministri dal governo. Berlusconi è costretto a dimettersi e a costituire un nuovo governo (il Governo Berlusconi III), che ritrova l'unità della coalizione puntando ad avviare una serie di politiche per il Mezzogiorno.
Fini, Matteoli, Alemanno e Tremaglia rimangono al loro posto, Mario Landolfi prende il posto di Gasparri alle Comunicazioni (Gasparri si dedicherà con maggior vigore all'attività politica nel partito) mentre Francesco Storace, che ha perduto la presidenza della Regione Lazio per pochi punti percentuali, diviene ministro della Salute al posto di Girolamo Sirchia.
Le prese di posizione per il referendum sulla fecondazione assistita [modifica]
Un motivo di scontro all'interno del partito è provocato dai referendum sulla procreazione medicalmente assistita, che si tengono il 12 e 13 giugno 2005: si tratta di quattro quesiti promossi dai Radicali e da alcuni partiti della sinistra italiana, che chiedono l'abrogazione di alcune parti, che pongono dei limiti all'impiego degli embrioni per la fecondazione e la ricerca scientifica, della legge recentemente approvata in Parlamento. La Chiesa cattolica si schiera apertamente contro il referendum, invitando i fedeli all'astensione, posizione che trova disponibilità anche da parte di altri partiti della maggioranza, eccetto Forza Italia, che vuole lasciare libertà di coscienza agli elettori.
Gianfranco Fini, nonostante il suo precedente parere contrario in Parlamento, annuncia di voler votare tre "Sì" (con un "No" alla fecondazione eterologa),[25] spiazzando gran parte del partito. Queste posizioni sui temi etici, come quelle che esprimerà l'anno seguente, di cauta apertura ai diritti delle coppie di fatto, provocano malumori nel partito. I rappresentanti della "destra sociale", come Gianni Alemanno, criticano duramente Fini per la sua posizione e si crea così un gruppo di esponenti che sembrano arrivare a chiedere la sua testa, soprattutto dopo l'esito fallimentare del referendum, che ottiene soltanto il voto del 25% degli aventi diritto. La leadership di Fini, nella prima estate del 2005, viene così messa in discussione. La frattura si ricompone all'assemblea nazionale di luglio, dove il partito ritrova l'unità compromessa, approvando un documento unitario che ribadisce le posizioni del partito. In gran maggioranza, l'80% del partito, era favorevole all'astensione nel referendum, Fini ne accoglie le critiche notando che sarebbe stato un metodo migliore discuterne insieme prima di stabilire la libertà di coscienza nel voto referendario, ed ottiene così il rinnovo della fiducia.
Nell'estate dello stesso anno, in seguito alle rivelazioni del quotidiano Il Tempo su una scottante conversazione tenuta da tre "colonnelli" del partito (Altero Matteoli, Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri) nella quale Fini veniva fatto oggetto di valutazioni e commenti da lui giudicati irriguardosi, il leader di AN decide di azzerare i vertici del partito per ridurre i pericoli di complotti e di una proliferazione delle correnti (da lui peraltro già dichiarate "sciolte" nel 2004). Al posto dei dirigenti rimossi subentra a far parte della segreteria politica di AN Andrea Ronchi, un fedelissimo di Fini. La frattura tra il leader e i colonnelli tuttavia si ricomporrà col passare del tempo.
La devolution e le dimissioni di Fisichella [modifica]
Uno degli ultimi atti del Governo di centrodestra è l'approvazione di notevoli riforme costituzionali nel segno della devoluzione dei poteri dallo Stato alle Regioni, il federalismo. La "devolution", cavallo di battaglia della Lega Nord, viene approvata in via definitiva il 17 novembre 2005 con il voto favorevole di AN come di tutta la CdL.
L'approvazione di questa nuova Costituzione suscita le dimissioni dal partito di Domenico Fisichella, storico fondatore e padre spirituale di Alleanza Nazionale, contrario alla riforma, il cui federalismo considera contrario alla storia della nazione, contrario alla propria storia familiare e personale. La nozione d'interesse nazionale, voluta da AN, Fisichella la considera inutile, in quanto, essendo le questioni inerenti sottoposte al nuovo Parlamento in seduta comune, trovandosi il nuovo Senato federale con particolari connotazioni localistiche, non sarebbe oggetto di un'efficace e obiettiva valutazione.
La riforma, in ogni caso, non verrà applicata perché respinta dal referendum costituzionale del 2006 che ha visto prevalere le posizioni del "No", mentre AN e gli altri partiti del centrodestra erano schierati per il "Sì".
La legge sulla droga [modifica]
Tra gli ultimi atti compiuti da Alleanza Nazionale al governo vi fu anche il decreto-legge del febbraio 2006 sulla droga che abolì la distinzione fra "droghe pesanti" e droghe cosiddette "leggere", e con cui i dirigenti di AN si proponevano di ridurre gli effetti ai loro occhi nefasti del referendum abrogativo del '93, che aveva ottenuto la delegittimazione dell'uso delle droghe con una percentuale di "Sì" di poco superiore al 50%. Questo decreto accolse i favori degli alleati di AN, mentre dai suoi avversari fu visto come un tentativo estremo di ingraziarsi con un'abile mossa il favore dei propri elettori [26].
Le elezioni politiche del 2006 [modifica]
L'andamento grafico di Alleanza Nazionale: dal "salto" elettorale compiuto nel '94 rispetto alle percentuali del MSI, fino alle ultime elezioni del 2006 che hanno fatto registrare un nuovo trend positivo. (fonte: Ministero dell'Interno)
In occasione dell'elezioni politiche del 2006, in considerazione delle precedenti sconfitte elettorali viene sentita la necessità all'interno della CdL di presentare delle novità. Qualcuno inizialmente parla di primarie, come quelle programmate dal centrosinistra guidato da Romano Prodi, poi viene approvata una nuova legge elettorale proporzionale (che viene accettata a malincuore da AN, da sempre favorevole al maggioritario); nell'imminenza delle elezioni Fini e Casini propongono che non dovrebbe essere Berlusconi il candidato premier, ma chi all'interno della coalizione otterrà più voti, nella speranza di attrarre maggiori consensi, per compensare alle eventuali delusioni di chi nel 2001 aveva dato la fiducia a Berlusconi.
Il partito, per dare visibilità a questa nuova decisione, con l'assemblea nazionale del 15 gennaio 2006 delibera che nel simbolo da presentare alle elezioni sia presente il nome di Fini (in colore giallo, al di sotto dell'iscrizione Alleanza Nazionale).
L'idea funziona, facendo incrementare le percentuali elettorali di tutti i partiti della Cdl, ma l'intera coalizione perde le elezioni, per soli 24 mila voti alla Camera dei deputati, e per due seggi al Senato dove pure era risultata vincitrice in termini elettorali. Il risultato di Alleanza Nazionale riconferma la sua posizione di secondo partito della Cdl e di terzo partito più votato in Italia ottenendo 4,7 milioni di voti (12,3%) alla Camera e 4,2 milioni al Senato (12,4%), portando all'elezione di 71 deputati e 41 senatori.
Nella circoscrizione riservata al voto degli italiani all'estero, il ministro uscente Mirko Tremaglia presenta la lista Per l'Italia nel Mondo che si aggiudica l'elezione di un deputato, Giuseppe Angeli. Tra i candidati della lista spiccava il nome della cantante Rita Pavone.
La volontà di aderire al PPE e l'uscita di Storace [modifica]
L'insuccesso alle elezioni politiche, seppur di lievissime dimensioni, spinge i leader della Casa delle Libertà a riorganizzare il centrodestra, che molti vorrebbero trasformare in un partito unitario. Alleanza Nazionale, in questo frangente, è protagonista di una particolarissima fase: in un documento programmatico dell'estate 2006, il presidente Fini sostiene la necessità di condurre il partito verso la "famiglia popolare europea" manifestando la chiara intenzione di aderire al PPE, che raggruppa le forze moderate e conservatrici del continente. Questa decisione riceve una conferma dall'assemblea nazionale del partito, nella quale viene riconosciuta l'esistenza di una parte interna che si oppone nettamente a tale scelta paventando derive neocentriste: essa fa capo a Francesco Storace e Carmelo Briguglio.
Nel dicembre 2006, in Alleanza Nazionale si forma la fondazione FareFuturo, un think-tank che, sul modello delle fondazioni conservatrici americane e in particolare su quella di Aznar in Spagna, intende elaborare una politica conservatrice a carattere liberale nella società civile.
In ogni caso, il leader del PPE Wilfried Martens si è mostrato scettico sull'ipotesi di adesione di AN,[27][28] anche se Fini ha guadagnato molta credibilità, nei confronti dei maggiori leader conservatori europei come Nicolas Sarkozy, David Cameron e José María Aznar.
A seguito di queste posizioni, il 3 luglio 2007 il Senatore Francesco Storace, eletto nelle liste di AN nel Lazio, decide di lasciare il partito e di fondare un nuovo movimento, La Destra.
Il 27 luglio anche il senatore Gustavo Selva, ex europarlamentare DC che nel 1994 aveva aderito al partito, lascia Alleanza Nazionale per passare a Forza Italia, a seguito di un episodio nel quale, invitato ad un dibattito televisivo, per evitare di arrivare in ritardo negli studi di La7 a causa del traffico, aveva finto di avere un malore per farsi trasportare da un'ambulanza del 118. Si era prima dimesso da senatore, ma poco dopo aveva ritirato le dimissioni. In AN, alcuni esponenti tra cui Gianni Alemanno avevano chiesto di adottare un provvedimento disciplinare contro Selva.
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Manifestazione del 2 dicembre 2006
L'adesione al Popolo della Libertà e le elezioni del 2008 [modifica]
I rapporti con Forza Italia, intanto, dopo un periodo di grande compattezza esibita tra l'altro il 2 dicembre 2006 in un'imponente manifestazione contro il governo Prodi [29] (a cui però non partecipò l'UDC), si deteriorano improvvisamente nel novembre 2007, già tesi per il fatto che Romano Prodi, pur traballante, ha appena superato lo scoglio della finanziaria; dopo che Forza Italia aveva risposto con lentezza alle richieste avanzate più volte da Fini di fondare con AN un soggetto unico, si verifica la nascita del Partito Democratico, il partito unitario del centro-sinistra, a cui Berlusconi decide ora di contrapporre un suo nuovo partito, fondato da lui personalmente senza consultare gli alleati. Questo episodio provoca la dura reazione dei vertici di AN,[30] che si riavvicinano momentaneamente all'UDC. Dopo due mesi, tuttavia, la caduta di Prodi fa riavvicinare gli alleati.
L'8 febbraio 2008, alla vigilia delle elezioni politiche anticipate scaturite dalla caduta del Governo, Fini annuncia la fase costituente di un nuovo soggetto unitario al quale AN intende dar vita insieme a Forza Italia e ad altre formazioni minori del centrodestra: il Popolo della Libertà[31]. Il 16 febbraio 2008 Fini ha anche dichiarato che in autunno AN si scioglierà nel nuovo soggetto, a patto che il partito sia concorde. Lo scioglimento avverrà per gradi, e si deciderà alla fine con un congresso nazionale[32].
Così egli spiega perché, dopo essere rimasto alquanto perplesso circa il modo in cui il PdL era nato nel novembre 2007 (all'indomani della cosiddetta "svolta del predellino"), si è poi convinto a farvi aderire AN:
« È cambiato il patto politico. Ero e sono contrario a confluire in un partito deciso unilateralmente da Berlusconi, della serie: prendere o lasciare. Così non è: tutto quello che stiamo costruendo e che costruiremo fa parte di un progetto condiviso assieme. Il Popolo della Libertà che stiamo proponendo agli italiani non nasce a San Babila, sul predellino o ai gazebo: nascerà nell'urna il 13 e 14 aprile. »
(Gianfranco Fini [33])
Anche Gianni Alemanno ha auspicato in un'intervista che i valori di AN e di Forza Italia abbiano pari dignità all'interno del nuovo partito [34].
L'idea di unificare i due partiti ha riscosso un buon successo alle elezioni del 13 e 14 aprile: il Popolo della Libertà ha ottenuto, come partito singolo, il 38% dei voti, che rappresenta più della somma dei voti che AN e Forza Italia ottennero nel 2006. Alleanza Nazionale riesce ad eleggere nelle liste comuni 90 suoi deputati e 48 senatori[35]. Alla vittoria delle politiche si aggiunse anche il successo alle elezioni amministrative di Roma, dove era candidato alla carica di sindaco l'esponente di AN Gianni Alemanno, che è stato eletto al ballottaggio col 53,7% dei voti. Fini ha dichiarato che la conquista del Campidoglio rappresenta per la destra una "vittoria storica".
Il ritorno al governo e nelle istituzioni [modifica]
In seguito alla vittoria nelle elezioni politiche, il 7 maggio 2008 AN è tornata al governo con quattro ministri: Altero Matteoli alle Infrastrutture, Ignazio La Russa alla Difesa, Andrea Ronchi alle Politiche Comunitarie e Giorgia Meloni alle Politiche Giovanili.
AN accede inoltre per la prima volta ad una delle tre cariche più prestigiose delle Repubblica, ottenendo la presidenza della Camera a cui va Gianfranco Fini.
Come conseguenza, Fini ha ritenuto opportuno lasciare la presidenza di Alleanza Nazionale a causa del ruolo super partes che gli viene dal fatto di essere presidente della Camera, pur restando comunque leader del partito. Il suo posto è stato preso da Ignazio La Russa, che in qualità di reggente traghetterà AN verso la nascita del nuovo Popolo della Libertà. All'assemblea nazionale del partito Fini ha inoltre sottolineato che quello di La Russa sarà un ruolo di primus inter pares;[36] e tracciando un bilancio del percorso intrapreso da Alleanza Nazionale dalla "svolta di Fiuggi" fino ai recenti successi del 2008 (verificatesi per un gioco del destino nel ventennale della scomparsa di Giorgio Almirante), ha dichiarato:
« Non siamo più figli di un dio minore. È stata ricomposta una frattura. È stato superato un fossato. La nascita del PdL è l'ultimo anello della strategia di Fiuggi. Alleanza nazionale è nata prima di Forza Italia. Il nucleo fondante di An del 1994 è quello del PdL del 2008. Oggi l'ultimo atto non è celebrare l'affermazione elettorale, ma camminare perché si compia l'ultimo atto: per avere un grande punto di riferimento maggioritario del Paese. Per dare alla società italiana quei valori di cui ha bisogno [...] Quel che abbiamo fatto è stato giusto ed utile al nostro popolo. »
Il cammino verso il PdL [modifica]
Nei mesi immediatamente successivi alle elezioni Alleanza Nazionale si è confrontata con la costruzione del Popolo della Libertà come partito. Il Congresso costitutivo è stato fissato per il 27 marzo. In questa fase di transizione sono emerse numerose divergenze tra An e Forza Italia, dovute alla forma da dare al nuovo partito, che ognuno dei due soci fondatori avrebbe voluto modellato su di sé: partito leggero e fortemente leaderistico per Forza Italia, partito fortemente radicato sul territorio, con congressi, tesseramenti e dibattito interno per An. Soprattutto forti sono state le preoccupazioni di An per un ruolo eccessivamente autocratico di Berlusconi, che rischierebbe di relegare in secondo piano Gianfranco Fini, con una conseguente perdita di importanza per la futura componente ex-"aennina" all'interno del Popolo della Libertà. La conflittualità tra i due leader è stata spesso forte. I rispettivi ruoli istituzionali hanno causato non pochi attriti fra un Presidente del Consiglio decisionista, determinato a sveltire le procedure con frequenti ricorsi agli strumenti del decreto legge e del voto di fiducia, ed un Presidente della Camera che si è fatto fermo garante della centralità del Parlamento. Il punto di massimo scontro è stato dovuto al precipitare della vicenda Eluana Englaro, in cui allo scontro istituzionale si sono aggiunte motivazioni di carattere etico, con un Fini su posizioni decisamente laiche in contrasto anche con molti esponenti del suo stesso partito, primo fra tutti Maurizio Gasparri, che ha avuto col proprio leader un duro scambio di battute.
L'ultimo congresso [modifica]
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Il 21-22 marzo 2009 ha infine avuto luogo il terzo ed ultimo Congresso del Partito, che ha approvato all'unanimità la confluenza nel Pdl e la costituzione di una Fondazione per ereditare[37] nome e simbolo del vecchio partito, oltre al ricco patrimonio immobiliare.L'organo di partito, il Secolo d'Italia rimane un quotidiano d'area, vicino prima alle tesi del PDL, poi a Futuro e Libertà.
Congressi nazionali [modifica]
I Congresso - Fiuggi, 28-29 gennaio 1995 - Cresce la nuova Italia
II Congresso - Bologna, 4-7 aprile 2002 - Vince la Patria, nasce l'Europa
III Congresso - Roma, 21-22 marzo 2009 - Nasce il partito degli italiani
I Capigruppo alla Camera dal 1994 a oggi [modifica]
Raffaele Valensise dal 20.04.1994 al 10.02.1995
Giuseppe Tatarella dal 10.02.1995 al 14.02.1999
Gustavo Selva dal 23.02.1999 al 30.05.2001
Ignazio La Russa dal 04.06.2001 al 08.10.2003
Gian Franco Anedda dal 08.10.2003 al 25.11.2004
Ignazio La Russa dal 25.11.2004 al 2008
I Capigruppo al Senato dal 1994 a oggi [modifica]
Giulio Maceratini dal 1994 al 2001
Domenico Nania dal 2001 al 2006
Altero Matteoli dal 2006 al 2008
Correnti [modifica]
Ufficialmente sciolte da Fini nell'ottobre del 2004, mutano, ma sono in realtà gruppi ancora presenti nel partito.
Destra Protagonista. È la corrente fondata da Pinuccio Tatarella: gli esponenti principali sono Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri. È la corrente più vicina a Silvio Berlusconi (da qui l'appellativo di berluscones per alcuni dei suoi membri), del quale condividevano l'impostazione liberal-conservatrice.
Destra Sociale. Capeggiata da Gianni Alemanno, è l'anima sociale del partito. Nel campo economico rivendica l'economia sociale di mercato. Francesco Storace, distinguendosi da Alemanno, aveva anche costituito una corrente "D-Destra", scioltasi con la sua uscita.
Nuova Alleanza. Fondata da Altero Matteoli, insieme a Adolfo Urso, Domenico Nania e Adriana Poli Bortone, la corrente si caratterizza per il forte appoggio nei confronti di Gianfranco Fini. I suoi membri, soprannominati da alcuni "i liberal di AN", sono quelli che spingono per un approccio più liberista in economia.
Partiti nati da scissioni [modifica]
Libertà di Azione, poi detto Azione Sociale
La Destra
Valori [modifica]
I valori a cui Alleanza Nazionale fa ufficialmente riferimento sono:
una visione spirituale della vita;
introduzione di un'economia sociale di mercato;
promozione del senso nazionale della Patria e delle radici identitarie dell'Europa;
riconoscimento e valorizzazione del ruolo della famiglia nella società;
tutela della libertà di opinione e del pluralismo, ma avversione per il relativismo culturale;
una concezione della giustizia molto sensibile al tema della legalità e della sicurezza.
Iscritti [modifica]
1995 - 124.123
1996 - 121.553
1997 - 116.403
1998 - 122.554
1999 - 145.642
2000 - 163.864
2001 - 219.003
2002 - 197.157
2003 - 192.191
2004 - 250.000
2005 - 188.000
2006
Movimenti Giovanili [modifica]
Il movimento giovanile di Alleanza Nazionale è Azione Giovani, nato anch'esso dopo la svolta di Fiuggi dalla fusione di vari movimenti giovanili di destra. L'attuale presidente di Azione Giovani è Giorgia Meloni, eletta durante il congresso nazionale svoltosi a Viterbo il 27 e 28 novembre 2004.
All'interno di Azione Giovani si individuano altri sottomovimenti:
Azione Universitaria, composto dai giovani universitari del movimento.
Azione Studentesca, composto dai giovani studenti delle scuole superiori del movimento.
Altri progetti [modifica]
Articolo su Wikinotizie: Scontro alla Camera sulla lingua italiana 13 dicembre
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Alleanza Nazionale
Bibliografia [modifica]
Autori Vari. La Destra e le istituzioni. 1996. ISBN 88-7434-023-0
Marco Tarchi, Dal MSI ad AN: organizzazione e strategie, Bologna: Il Mulino, 1997
Bartolomeo Sorge, Marcello Veneziani. Politicando. Il caso Italia. Gli anni della transizione: febbraio 1992-febbraio 1998. 1998. ISBN 88-211-6374-1
Gianfranco Fini. Un'Italia civile. 1999. ISBN 88-7928-473-8
Autori Vari. La Destra allo specchio. La cultura politica di Alleanza Nazionale. 2001. ISBN 88-317-7712-2
Federico Guiglia, Enrico Para. Gianfranco Fini. Cronaca di un leader. 2002. ISBN 88-7166-629-1
Gianni Alemanno. Intervista sulla destra sociale. 2002. ISBN 88-317-8082-4
Marcello Veneziani. La cultura della destra. 2002. ISBN 88-420-7215-X
Maurizio Gasparri. Fare il futuro. 2005.
Luca Telese. Cuori Neri. 2005. Sperling & Kupfer. http://www.cuorineri.it/
Nicola Rao. La fiamma e la celtica. 2006. Sperling & Kupfer.
Voci correlate [modifica]
Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale
Finiani
Futuro e Libertà
Note [modifica]
^ La Destra in cammino - Quale ordine dal caos
^ MSI, morire per rinascere Alleanza nazionale
^ Alleanza nazionale? È subito rissa nel MSI
^ Belluno, il missino Fini tiene a battesimo l'"Alleanza Nazionale"
^ la spada della LEGA divide il MSI
^ Fini: si può chiudere col passato
^ Milano, Fini presenta il suo centro nazionale
^ Ruspoli: sono estraneo ad alleanza nazionale
^ il MSI senza gagliardetti marcia sul Mezzogiorno
^ Cossiga, Andreotti, Gustavo Selva, quanti ammiratori per il segretario missino
^ "Verso l'Alleanza Nazionale" organizzata dal Comitato promotore nazionale di Alleanza Nazionale
^ Fini: il fascismo è morto nel 1945 con Mussolini
^ Comitato Centrale del MSI
^ Fini va alle Fosse Ardeatine. cambia il MSI, sarà Alleanza
^ addio camerati, ora ci sono i cari amici
^ Rauti: Gianfranco si sbaglia noi restiamo gli eredi di Salò
^ Si comincia con tre stanzette, ma i nuovi partiti si allargano subito
^ Assemblea Costituente di Alleanza Nazionale
^ Fini battezza Alleanza Nazionale
^ Nuovo simbolo MSI
^ Dall'archivio del Corriere della Sera, 29 gennaio 2005
^ Il Gazzettino, intervista a Pino Rauti in occasione delle elezioni comunali di Venezia, 13 aprile 2000
^ link ad articolo da La Repubblica [1] del 24 novembre 2003
^ link ad articolo da La Repubblica [2] del 27 novembre 2003
^ link ad articolo da La Repubblica [3] del 10 maggio 2005
^ Sintesi del decreto legge sulla droga
^ link ad articolo da La Stampa [4] del 31 marzo 2006
^ link ad articolo da La Repubblica [5] del 22 novembre 2006
^ Corriere della Sera, 2 dicembre 2006
^ Dichiarò Gianfranco Fini “siamo alla comica finale, noi non entreremo mai nel Popolo della Libertà e Berlusconi non tornerà mai più a Palazzo Chigi con i voti di Alleanza Nazionale”. Alla domanda: “Possibilità che AN rientri all'ovile?”, la risposta di Fini fu: “Noi non dobbiamo tornare all'ovile perché non siamo pecore”.
^ Fini: dopo il voto, il partito unico
^ Fini: «An sciolta in autunno»
^ Intervista a Gianfranco Fini su RaiNews
^ Intervista a Gianni Alemanno dell'8 febbraio 2008
^ http://download.alleanzanazionale.it/Elezioni2008/SenatoriPDLinXVILEGISLATURA.pdf
^ Fini lascia la presidenza di AN Link ad articolo del Corriere della Sera dell'11 maggio 2008
^ Due fedelissimi a presidio del tesoretto An, Il Sole24ore, 31 luglio 2010: entro la fine del 2011... dovrebbe nascere la Fondazione "Alleanza nazionale" appositamente pensata... per blindare un "tesoro" di appartamenti
Collegamenti esterni [modifica]
Sito web ufficiale di Alleanza Nazionale
Ex-Gruppo Parlamentare Alleanza Nazionale - Camera dei Deputati
Ex-Gruppo Parlamentare Alleanza Nazionale - Senato della Repubblica
Gruppo di Alleanza Nazionale al Parlamento Europeo
Azione Giovani, movimento giovanile di AN
Costituente di AN (22/1/1994)
I Congresso (28/1/1995)
I Congresso (29/1/1995)
II Congresso (4/4/2002)
II Congresso (5/4/2002)
II Congresso (6/4/2002)
II Congresso (7/4/2002)
III Congresso (21/3/2009)
III Congresso (22/3/2009)
Dalle catacombe al governo. Storia della classe dirigente di destra. Puntata de "La storia siamo noi" di Giovanni Minoli
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v · d · mPartiti politici italiani del passato (Seconda Repubblica)
Maggiori
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Categorie: Casa delle Libertà Alleanza Nazionale Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale Partiti politici italiani (passato)
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