Pietro Berti

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Anchorage

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martedì 30 novembre 2010

OMICIDIO MARTA RUSSO


















































OMICIDIO MARTA RUSSO

Marta Russo, studentessa di giurisprudenza all'Università La Sapienza di Roma, è la vittima di un omicidio compiuto all'interno della Città universitaria, quando, 9 maggio 1997, ventiduenne, fu colpita da un colpo di pistola. L'omicidio fu al centro di un complesso caso giudiziario, oggetto di grande attenzione mediatica alla fine degli anni novanta.
La mattina del 9 maggio 1997, alle ore 11.35, la studentessa fu raggiunta da un proiettile mentre, insieme a un'amica, percorreva un vialetto all'interno della Città Universitaria, tra le facoltà di Scienze Statistiche, Giurisprudenza e Scienze Politiche. La ragazza fu trasportata al vicino Policlinico Umberto I, dove morì il 14 maggio. I genitori e la sorella decisero di donare gli organi della giovane.
Il delitto fu oggetto di un'intensa copertura giornalistica, sia per il luogo in cui era stato perpetrato, sia per le difficoltà in cui versarono le prime indagini, che non riuscivano a delineare moventi.

Le indagini
A causa della complessità della scena del delitto, per ricostruire la dinamica degli eventi si dovette ricreare virtualmente il cortile dell'università con una videocamera laser tridimensionale unica in Italia, in possesso della Facoltà di Architettura dell'Università degli studi di Ferrara ed in uso ai tecnici del NubLab [1] / DIAPREM [2]. Gli scanner 3D utilizzati abitualmente per rilevare l'architettura storica, in funzione del restauro, permisero in questo caso di realizzare un modello estremamente preciso e completo come base per le perizie[3].
Subito dopo l'omicidio, per la particolarità del luogo dove era avvenuto, per la coincidenza con gli anniversari della morte di Aldo Moro e Giorgiana Masi e all'indomani delle elezioni delle rappresentanze studentesche con la clamorosa vittoria della destra, si parlò di un agguato terroristico a sfondo politico, ipotesi abbandonata dopo che si scoprì che né Marta Russo né l'amica Jolanda Ricci erano iscritte a movimenti politici. Anche le ipotesi di una nuova strategia della tensione fu presto abbandonata.
Fu individuata la finestra dalla quale era stato esploso il colpo, negli uffici dell'istituto di filosofia del diritto, e si cominciò a raccogliere qualche testimonianza; dopo poco, fu arrestato il professor Bruno Romano, direttore dell'istituto e noto filosofo egli stesso.
Infine si giunse all'incriminazione dei due assistenti universitari, Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, quando una ventina di studenti testimoniarono che il "delitto perfetto" era ricorrente nei loro discorsi[4]; i due giovani assistenti si proclamarono sempre innocenti ma con alibi sempre diversi[5] e puntualmente sempre smentiti[6]. In primo grado la lista degli imputati comprendeva anche molti altri individui e collegamenti con la 'ndrangheta[7] poi pian piano prosciolti.
Il processo
Il processo di primo grado si è svolto non senza colpi di scena. In particolare, significativa fu l'udienza in cui fu proiettato il video dell'interrogatorio della teste Gabriella Alletto, condotto dai pubblici ministeri Carlo Lasperanza e Italo Ormanni l'11 giugno 1997, durato quattro ore, nel corso del quale la stessa ripetutamente affermava di non essersi trovata sul luogo del delitto, e fu sottoposta dai magistrati a un duro interrogatorio, comprendente anche la minaccia, secondo alcuni eccessiva, di incarcerarla con l'accusa di complicità in omicidio. Dalla politica arrivano alcuni dei peggiori attacchi, la proiezione del video in aula e la condotta tenuta nel corso dell'interrogatorio dai pubblici ministeri viene definita "gravissima" dall'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi[8]; inoltre la supertestimone dell'accusa Gabriella Alletto denuncia per diffamazione il parlamentare Marco Taradash per questo rinviato a giudizio[9].
Il dibattimento di primo grado si concluse con la condanna di Giovanni Scattone per omicidio colposo (escludendo quindi il dolo[10]), e di Salvatore Ferraro per favoreggiamento, e con la legittimazione dell'operato dei pubblici ministeri nel corso dell'interrogatorio della Alletto. Dopo la sentenza Scattone e Ferraro vengono invitati in esclusiva a Porta a Porta e ottengono 130 milioni di lire ognuno; Agostino Saccà al tempo direttore di RaiUno causa lo scandalo per essere indagato in concorso nella "mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice"[11].
In secondo grado la condanna fu confermata (con un lieve aumento delle pene per Scattone, accusato anche di detenzione illegale di arma da fuoco, e con la condanna di Liparota per favoreggiamento). In cassazione, il 6 dicembre 2001, su richiesta anche del Procuratore Generale, la condanna fu annullata. Il successivo processo d'appello "bis" confermò le condanne, ma con pene più miti (sei anni a Scattone, quattro a Ferraro, due a Liparota).
Nel settembre 2003 Salvatore Ferraro riesce a farsi notare per la sua esperienza come consulente nella sceneggiatura di un film su un "serial killer"[12].
A fine ottobre 2003 Giovanni Scattone accusa pubblicamente un dipendente di un'impresa di pulizie della Sapienza di essere l'assassino della studentessa Marta Russo[13].
Il 15 dicembre 2003 la V Sezione Penale della Corte di Cassazione, nell'assolvere l'usciere Francesco Liparota[14], ha condannato in via definitiva Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro che quindi, secondo la segretaria Gabriella Alletto, avrebbero accidentalmente esploso un colpo nei pressi della finestra dell'aula 6. La finestra era stata individuata attraverso il ritrovamento di alcune particelle di piombo e bario che sono compatibili con uno sparo ma "non esclusivamente con uno sparo", come hanno poi sottolineato i periti nominati dalla corte d'assise. In particolare, secondo le norme vigenti in Italia, soltanto quando sono ritrovate particelle di piombo, bario e antimonio si può parlare con certezza di un colpo di arma da fuoco. Quando le particelle sono soltanto due su tre la prova viene "declassata" a indizio e può essere valutata sia positivamente sia negativamente dal giudice.
Nel luglio 2005 a Giovanni Scattone vengono addebitate le spese processuali per aver accusato la RCS e il giornalista Paolo Occhipinti tramite un articolo del settimanale "Oggi" di violazione del diritto della personalità[15].
A ottobre 2005 viene condannato l'investigatore privato Carmelo Lavorino a un anno e mezzo di reclusione (pena sospesa) per calunnia nei confronti degli investigatori dell'accusa[16].
Commemorazioni
Il 26 maggio 2001 la seconda edizione del torneo sportivo di scherma «Trofeo Marta Russo» diventa internazionale e dal 2004 l'evento è «Una stella per Marta».
Dal 14 maggio 2003 si ha la prima edizione del premio «Marta Russo. La Donazione degli organi: gesto d' amore a favore della vita», rivolto agli studenti degli Istituti Superiori di Roma e provincia, promosso dall’Associazione Marta Russo e dalla Provincia di Roma.
Il 5 maggio 2010 l'Istituto Comprensivo "Via Italo Torsiello", situato a Roma nella frazione di Trigoria, viene intitolato a Marta Russo con una cerimonia alla quale partecipano anche i genitori della ragazza.
La salma di Marta riposa nel Cimitero del Verano di Roma.
Note
^ Laboratorio di modellazione e rilievo in tre dimensioni.
^ Development of Integrated Automatic Procedure for Restoration of Monuments.
^ La Repubblica Effetti speciali in aula targati Hollywood
^ Corriere della sera "Provavano il delitto perfetto"
^ Corriere della sera Nuovo alibi per Scattone, un'altra donna nel mistero
^ Corriere della sera "Testimone flop" per l'alibi di Scattone
^ Corriere della sera "Scattone aveva in mano una pistola" e spuntano collegamenti con la n'drangheta
^ http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/polemiche/polemiche.html
^ Corriere della sera Gabriella Alletto ottiene il rinvio a giudizio di Taradash
^ Corriere della sera Marta Russo, scontro sulla sentenza
^ Corriere della sera Sacca' , direttore di rai1 indagato per i milioni dati a Scattone e Ferraro
^ Corriere della sera Ferraro si dà al cinema. «Esperto» per un serial killer
^ Corriere della sera Il giudice in croce e le accuse di Scattone alle Br
^ Corriere della sera «Liparota era terrorizzato» La Cassazione: non è punibile
^ Corriere della sera Negato risarcimento a Giovanni Scattone
^ Corriere della sera «Marta Russo, non ci fu complotto»
Bibliografia
Marco Catino, Sociologia di un delitto. Media, giustizia e opinione pubblica nel caso Marta Russo , Roma, Luca Sossella, 2001 .
Rita Di Giovacchino, Il libro nero della Prima Repubblica , Fazi, 2005 .
Nino Luca, Parentopoli- Quando l'università è affare di famiglia , Marsilio, 2009 .
Collegamenti esterni
Associazione Marta Russo
Comitato Scattone e Ferraro
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Omicidio_di_Marta_Russo"
Categorie: Casi di omicidio Delitti di cronaca nera in Italia

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