Pietro Berti

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VILLA BERTI - IMOLA VIA BEL POGGIO 13

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Auguro a voi tutti un buon viaggio nel mio blog.

Anchorage

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lunedì 25 aprile 2011

Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgàri













Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgàri [1] (Verona, 21 agosto 1862Torino, 25 aprile 1911) è stato uno scrittore italiano di romanzi d'avventura molto popolari.
Autore straordinariamente prolifico, è ricordato soprattutto per il ciclo dei pirati della Malesia. Scrisse anche diverse storie fantastiche ed è considerato uno dei precursori della fantascienza in Italia[2]. Molte sue opere hanno avuto trasposizioni cinematografiche e televisive.
Indice[nascondi]
1 Biografia
1.1 Esordio letterario
1.2 Scomparsa
2 Produzione romanzesca
3 Opere
3.1 Ciclo dei pirati della Malesia
3.2 Ciclo dei corsari delle Antille
3.3 Ciclo dei corsari delle Bermude
3.4 Ciclo delle avventure nel Far West
3.5 Ciclo delle avventure in India
3.6 Cicli minori
3.6.1 I due marinai
3.6.2 Il Fiore delle Perle
3.6.3 I figli dell'aria
3.6.4 Capitan Tempesta
3.7 Altri Romanzi e Racconti
4 Filmografia
5 Influenza culturale
6 Onorificenze
7 Note
8 Bibliografia
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
Biografia[modifica]
Nacque a Verona[3] [4] [5][6] in una famiglia di piccoli commercianti nel 1862, da madre veneziana, Luigia Gradara e padre veronese, Luigi Salgari, commerciante di tessuti presso Porta Borsari, a Verona[7]. Crebbe in Valpolicella, nel comune di Negrar, nella frazione di Tomenighe di Sotto, poi abbandonata per trasferirsi all'attuale "Ca' Salgàri".
A partire dal 1878 studiò al Regio Istituto Tecnico e Nautico "Paolo Sarpi" di Venezia, ma non arrivò mai ad essere capitano di marina, come avrebbe voluto, anche se per tutta la vita amò fregiarsi impropriamente di questo titolo. In questo contesto navigò le coste dell'Adriatico per tre mesi a bordo della nave Italia Una e questa fu l'unica sua esperienza di mare significativa, mentre non gli fu mai possibile viaggiare nei paesi lontani in cui ambientò la maggior parte dei suoi romanzi, e che lui conobbe solo tramite le letture dei libri.
Esordio letterario[modifica]
Il suo primo lavoro edito fu un racconto in quattro puntate, I selvaggi della Papuasia, scritto all'età di vent'anni e pubblicato su un settimanale milanese. A partire dal 1883 riscosse notevole successo con il romanzo La tigre della Malesia, pubblicato a puntate sul giornale veronese La nuova Arena, ma non ne ebbe nessun ritorno economico significativo. Nel 1884 pubblicò a puntate il suo primo romanzo, La favorita del Mahdi, che aveva scritto nel 1877. (Nel 1883, tra il 15 settembre e il 12 ottobre, aveva già pubblicato a puntate Tay-See, ripubblicata poi in volume col titolo La Rosa del Dong-Giang nel 1897.)
Nel 1887 morì la madre e il 27 novembre 1889 vi fu il suicidio del padre: credendosi malato di una malattia incurabile, Luigi Salgari si gettò dalla finestra della casa di alcuni parenti. Il 30 gennaio 1892[8] sposò Ida Peruzzi, attrice di teatro, e si trasferì nel 1892 in Piemonte, in un primo tempo a Ivrea, poi a Cuorgné.[9] [10]
Dal 1892 al 1898, sotto contratto con l'editore Speirani, pubblicò una trentina di opere. Dal 1894 al 1896, con Speirani di Torino, pubblica 5 titoli: Il tesoro del Presidente del Paraguay; Le novelle marinaresche di Mastro Catrame; Il Re della montagna; Attraverso l'Atlantico in pallone; I naufragatori dell'Oregon. Con l'editore Donath di Genova, il rapporto contrattuale inizia nel 1896 con I pirati della Malesia. Dal 1898 invece lavorò con l'editore Antonio Donath, inizialmente a Genova, poi di nuovo a Torino. A Bemporad si lega contrattualmente nel 1906 (La Stella dell'Araucania).
Nel 1897 venne insignito da Umberto I del titolo di "Cavaliere della Corona d'Italia". Molti suoi romanzi ebbero grande successo, ma a causa della sua ingenuità furono soprattutto gli editori a beneficiarne, mentre per Salgari le difficoltà economiche furono una costante, fino alla fine. In particolare a partire dal 1903, quando la moglie iniziò a dare segni di follia, si moltiplicarono i debiti che fu costretto a contrarre per poter pagare le cure. Nel 1910 la salute mentale della donna peggiorò, e nel 1911 Salgari fu costretto a farla ricoverare in manicomio.
Scomparsa[modifica]
« A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna. »
(Emilio Salgàri)
I contratti obbligavano Salgari a scrivere tre libri l'anno: per mantenere questi ritmi era costretto a scrivere tre pagine al giorno. Se una domenica voleva riposare, o se un giorno era preso dalla febbre, all'indomani le pagine da scrivere erano sei. Inoltre, dirigeva un periodico di viaggi. Scriveva fumando cento sigarette al giorno e bevendo vino marsala.
All'amico pittore Gamba aveva scritto nel 1909:
« La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno ed alcune delle notte, e quando riposo sono in biblioteca per documentarmi. Debbo scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle, e subito spedire agli editori, senza aver avuto il tempo di rileggere e correggere. »
Finché i nervi non cedettero. Nel 1910 tenta per la prima volta il suicidio, ma viene salvato. La mattina del 25 aprile del 1911 lascia sul tavolo tre lettere ed esce dalla sua casa al numero 205 di corso Casale con un rasoio in tasca. Le lettere sono indirizzate ai figli, ai direttori di giornali, ai suoi editori.
Ai figli Omar, Nadir, Romero e Fatima scrive:
« Sono un vinto: non vi lascio che 150 lire, più un credito di altre 600 che incasserete dalla signora... »
Li avverte poi dove potranno trovare il suo corpo ossia in uno dei burroncelli del bosco della Val San Martino sopra la chiesetta della Madonna del Pilone, la zona collinare che sovrasta corso Casale. La zona esatta è quella del parco di Villa Rey, dove attualmente si trova l'omonimo campeggio. Ma a trovarlo per caso è una lavandaia ventiseienne andata nel bosco per fare legna, tale Luigia Quirico. Ha la gola e il ventre squarciati. In mano stringe ancora il rasoio. Si è ucciso come avrebbe potuto uccidersi uno dei suoi personaggi: facendo harakiri, con gli occhi rivolti al sole che si leva.
La tragedia colpì anche la moglie e i figli dello scrittore: nel 1922 morì in manicomio la moglie Ida, nel 1914 Fatima, giovanissima, rimase vittima della tisi, nel 1931 fu di nuovo il suicidio la causa della morte di Romero, uno dei suoi quattro figli; nel 1936, per le ferite di un tragico incidente in moto perse la vita Nadir, tenente di complemento del Regio Esercito ed anche il più piccolo, Omar, si uccise buttandosi dal secondo piano del suo alloggio nel 1963.
In suo onore l'asteroide 1998 UC23 è stato denominato 27094 Salgari. La tomba con dedica si trova nel famedio del Cimitero Monumentale di Verona.
Produzione romanzesca[modifica]

Copertina de I Misteri della Jungla Nera di Emilio Salgari

Copertina generica usata per vari romanzi di Salgari: in questo caso si tratta de "Il Figlio del Corsaro Rosso"; illustrazione di Alberto Della Valle (1851-1928), Ed. Bemporad

Copertina de "Il Continente Misterioso" di Emilio Salgari, illustrata di Giovanni Battista Carpanetto (1863–1928), Ed. Paravia
Salgari deve la sua popolarità ad una impressionante produzione romanzesca, con ottanta opere (più di 200 considerando anche i racconti) distinte in vari cicli avventurosi, con l'invenzione di personaggi di grande successo come Sandokan, Yanez de Gomera e il Corsaro Nero. Tali personaggi risultano inseriti in un accurato contesto storico; la ricostruzione delle informazioni riguardanti le vicende istituzionali dei paesi da lui descritti non si limita, ad esempio, alla figura di James Brooke, il raja bianco di Sarawak.
Seri studi condotti dalla storica olandese Bianca Maria Gerlich (i cui lavori sono stati pubblicati da autorevoli riviste scientifiche quali Archipel nei Paesi Bassi e, in Italia, Oriente Moderno[11]) hanno infatti permesso di ricostruire le fonti storiche e geografiche lette e utilizzate nelle biblioteche di Verona dal grande scrittore di romanzi d'avventura.
La popolarità degli eroi salgariani è provata anche dalla grande diffusione di apocrifi: più di un centinaio, che editori privi di scrupoli gli attribuivano; alcune di queste opere furono messe in giro addirittura dai figli dello scrittore.
Egli stesso pubblicò con vari pseudonimi numerose opere, spinto da motivazioni diverse la più nota delle quali fu l'urgenza di aggirare la clausola contrattuale di esclusiva che lo teneva legato all'editore Donath. Tuttavia per lo stesso Donath pubblicò con lo pseudonimo di Enrico Bertolini tre romanzi, nonché diversi racconti e testi di vario genere; in questo caso si sarebbe trattato di una precauzione utilizzata quando, incalzato da contratti e scadenze, lo scrittore usava più del dovuto elementi tratti da opere altrui (come nel caso di Le caverne dei diamanti, una libera versione del romanzo Le miniere di re Salomone di H. Rider Haggard[12]).
Opere[modifica]
Cronologia delle opere, suddivise per cicli narrativi.
Ciclo dei pirati della Malesia[modifica]
I misteri della jungla nera (1895)
Le Tigri di Mompracem (1900)
I pirati della Malesia (1896)
Le due tigri (1904)
Il re del mare (1906)
Alla conquista di un impero (1907)
Sandokan alla riscossa (1907)
La riconquista del Mompracem (1908)
Il bramino dell'Assam (1911)
La caduta di un impero (1911)
La rivincita di Yanez (1913)
Ciclo dei corsari delle Antille[modifica]
Il Corsaro Nero (1898)
La regina dei Caraibi (1901)
Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1905)
Il figlio del Corsaro Rosso (1908)
Gli ultimi filibustieri (1908)
Ciclo dei corsari delle Bermude[modifica]
I corsari delle Bermude (1909)
La crociera della Tuonante (1910)
Straordinarie avventure di Testa di Pietra (1915)
Ciclo delle avventure nel Far West[modifica]
Sulle frontiere del Far-West (1908)
La scotennatrice (1909)
Le selve ardenti (1910)
Ciclo delle avventure in India[modifica]
Il capitano della Djumna (1897)
La montagna di luce (1902)
La Perla Sanguinosa (1905)
N.B. (Non esiste nessun ciclo di avventure in India; i tre titoli in oggetto, a parte la locazione geografica, non sono collegabili fra loro)
Cicli minori[modifica]
I due marinai[modifica]
Il tesoro del presidente del Paraguay (1894)
Il continente misterioso (1894)
Il Fiore delle Perle[modifica]
Le stragi delle Filippine (1897)
Il Fiore delle Perle (1901)
I figli dell'aria[modifica]
I figli dell'aria (1904)
Il re dell'aria (1907)
Capitan Tempesta[modifica]
Capitan Tempesta (1905)
Il Leone di Damasco (1910)
Altri Romanzi e Racconti[modifica]
La favorita del Mahdi (1887)
Duemila leghe sotto l'America (1888) (noto anche come: Il tesoro misterioso)
La scimitarra di Budda (1892)
I pescatori di balene (1894)
Le novelle marinaresche di Mastro Catrame (1894) (noto anche come: Il vascello maledetto) (volume di racconti)
Un dramma nell'Oceano Pacifico (1895)
Il re della montagna (1895)
I naufraghi del Poplador (1895)
Al Polo Australe in velocipede (1895)
Nel paese dei ghiacci (1896)(Comprende due racconti: "I naufraghi dello Spitzberg" e "I cacciatori di foche della Baia di Baffin")
I drammi della schiavitù (1896)
Il re della Prateria (1896)
Attraverso l'Atlantico in pallone (1896)
I naufragatori dell'Oregon (1896)
I Robinson italiani (1896)
I pescatori di Trepang (1896)
La rosa del Dong-Giang (1897) (noto anche come: Tay-See)
La città dell'oro (1898)
La Costa d'Avorio (1898)
Al Polo Nord (1898)
La capitana del Yucatan (1899)
Le caverne dei diamanti (1899) (libera riduzione del romanzo "Le miniere di re Salomone" di Henry R. Haggard)
Le avventure di un marinaio in Africa (1899)(titolo esatto: "Avventure straordinarie di un marinaio in Africa")
Il figlio del cacciatore d'orsi (1899)
Gli orrori della Siberia (1900)
I minatori dell'Alaska (1900)
Gli scorridori del mare (1900)
Avventure fra le pellirosse (1900)
La Stella Polare e il suo viaggio avventuroso (1901) (anche come Verso l'Artide con la Stella Polare)
Le stragi della China (1901) (noto anche come: Il sotterraneo della morte)
La montagna d'oro (1901) (noto anche come: Il treno volante)
I naviganti della Meloria (1902)
La giraffa bianca (1902)
I predoni del Sahara (1903)
Le pantere di Algeri (1903)
Sul mare delle perle (1903)
L'uomo di fuoco (1904)
I solitari dell'Oceano (1904)
La città del re lebbroso (1904)
La gemma del fiume rosso (1904)
L'eroina di Port Arthur (1904) (noto anche come: La Naufragatrice)
Le grandi pesche nei mari australi (1904)
La sovrana del campo d'oro (1905)
Le figlie dei Faraoni (1905)
La Stella dell'Araucania (1906)
Le meraviglie del Duemila (1907)
Il tesoro della montagna azzurra (1907)
Le aquile della steppa (1907)
Sull'Atlante (1907)
Cartagine in fiamme (1908)
Una sfida al Polo (1909)
La Bohème italiana (1909)
Storie rosse (1910)(Il volume, una sorta di antologia, contiene 15 capitoli tratti da altrettanti romanzi di Salgàri, pubblicati dall'editore Bemporad di Firenze)
I briganti del Riff (1911)
I predoni del gran deserto (1911)
Filmografia[modifica]
In ordine alfabetico-cronologico i film tratti dalle opere salgariane (parziale):
Il corsaro nero (1920) di Vitale De Stefano
Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1920) di Vitale De Stefano
La regina dei Caraibi (1921) di Vitale De Stefano
Gli ultimi filibustieri (1921) di Vitale De Stefano
Il Corsaro Rosso (1921) di Vitale De Stefano
Il figlio del Corsaro Rosso (1921) di Vitale De Stefano
Il corsaro nero (1928) di Rodolfo Ferro film incompleto
Il corsaro nero (1937) di Amleto Palermi
I pirati della Malesia (1941) di Enrico Guazzoni
La figlia del Corsaro Verde (1941) di Enrico Guazzoni
Le due tigri (1941) di Giorgio Simonelli
Capitan Tempesta (1942) di Corrado D'Errico terminato poi da Umberto Scarpelli
Il figlio del corsaro rosso (1943) di Marco Elter
Il Leone di Damasco (1942) di Corrado D'Errico terminato poi da Enrico Guazzoni
I cavalieri del deserto/Gli ultimi tuareg (1942) di Osvaldo Valenti Film incompiuto a causa degli eventi bellici (gli esterni furono girati in Libia)
Gli ultimi filibustieri (1943) di Marco Elter
El Corsaro Negro (1944) di Chano Urueta Film messicano distribuito in Italia nel 1951
I tre corsari (1952) di Mario Soldati
Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1952) di Mario Soldati
Il tesoro del Bengala (1953) di Gianni Vernuccio
I misteri della giungla nera (1953) di Gian Paolo Callegari, Ralph Murphy
La vendetta dei Tughs (1954) di Gian Paolo Callegari, Ralph Murphy
Il figlio del corsaro rosso (1959) di Primo Zeglio
Cartagine in fiamme (1959) di Carmine Gallone
Morgan il pirata (1960) di Primo Zeglio
Sandokan, la tigre di Mompracem (1963) di Umberto Lenzi
I pirati della Malesia (1964) di Umberto Lenzi
Sandokan alla riscossa (1964) di Luigi Capuano
Sandokan contro il leopardo di Sarawak (1964) di Luigi Capuano
I misteri della giungla nera (1965) di Luigi Capuano
La montagna di luce (1965) di Umberto Lenzi
L'avventuriero della Tortuga (1965) di Luigi Capuano
I predoni del Sahara (1965) di Guido Malatesta
Le tigri di Mompracem (1970) di Mario Sequi
Il corsaro nero (1971) di Vincent Thomas (Lorenzo Gicca Palli)
Il corsaro nero (1976) di Sergio Sollima
Sandokan (1976) (sceneggiato televisivo in 6 puntate) di Sergio Sollima
La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa! (1977) di Sergio Sollima
Il segreto del Sahara, miniserie televisiva (1987) di Alberto Negrin
I misteri della giungla nera miniserie televisiva (1991) di Kevin Connor
Il ritorno di Sandokan (1996) di Enzo G. Castellari
L'elefante bianco (1998) di Gianfranco Albano sceneggiato in due puntate
Influenza culturale[modifica]
Nel 2011 Alitalia ha dedicato allo scrittore uno dei suoi Airbus A320-216 (EI-DSF).
Nel 2011 lo scrittore messicano Paco Ignacio Taibo II ha pubblicato un romanzo dichiaratamente salgariano, dal titolo Ritornano le tigri della Malesia. [13]
Ernesto Guevara dichiarò di aver letto ben 62 opere dello scrittore veronese.[senza fonte]
Alfredo Castelli ha scritto nel 2010 una storia a fumetti di Martin Mystère ispirata ad un romanzo incompiuto dello scrittore, Il leone del Transvaal[14].
Il cantante dialettale comasco Davide Van de Sfroos ha intitolato una sua canzone - e l'album omonimo in cui essa è contenuta - Yanez, come uno dei più famosi personaggi del ciclo dei Pirati della Malesia. Per combinazione la canzone è stata presentata al Festival di Sanremo nel centesimo anniversario dalla morte di Salgari (2011).
Onorificenze[modifica]

Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
Note[modifica]
^ Anche se la pronuncia "Sàlgari", con l'accento sdrucciolo, è indubbiamente diffusa, essa è scorretta. Si tratta infatti di un cognome fitonimico, derivante cioè dal nome di una pianta: il salgàro è in veneto il salice.Vedi anche nell'elenco alfabetico in Vademecum sull'accento: quando indicarlo e dove pronunciarlo in Consulenza linguistica – Domande ricorrenti. Accademia della Crusca, 2002. URL consultato il 15 giugno 2010.
^ La Cartagine di Salgari ∂ Fantascienza.com
^ Giovanni Arpino e Roberto Antonetto, "Emilio Salgari, il padre degli eroi,Oscar Mondadori,1991,
^ Omar Luigi Salgari "Mio Padre" A. Garzanti, 1940
^ la tormentata vita di Emilio Salgari,di Omar Salgari,Stampa Sera, 2 settembre 1937
^ Salgari torinese:il quadriennio 1894-1897, di Luciano Tamburini, Almanacco Piemontese, novembre 1981
^ Giovanni Arpino e Roberto Antonetto, Emilio Salgari, il padre degli eroi, Oscar Mondadori,1991,
^ Salgari torinese: il quadriennio 1894-1897, di Luciano Tamburini, Almanacco PIEMONTESE, NOVEMBRE 1981
^ Salgari torinese: il quadriennio 1894-1897, di Luciano Tamburini, Almanacco PIEMONTESE, NOVEMBRE 1981
^ Giovanni Arpino e Roberto Antonetto, "Emilio Salgari, il padre degli eroi, Oscar Mondadori, 1991,
^ "Sandokan personaggio storico", LXXXVI, 1996, pp. 111-126 + 1 cartina.
^ Emilio Salgari, Storie con la maschera, a cura di F. Pozzo, Mephite 2003. Notizia tratta da http://www.fantascienza.com/magazine/notizie/4353/
^ http://milano.corriere.it/milano/notizie/arte_e_cultura/11_gennaio_31/salgari-paco-ignacio-taibo-tigri-malesia-181366008106.shtml
^ http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cultura/articolo/lstp/374117/
Bibliografia[modifica]
Antonio Piromalli, Motivi di narrativa popolare nel ciclo dei «Pirati della Malesia» da Letteratura e cultura popolare, Firenze, Olschki, 1983.
Bruno Traversetti, Introduzione a Salgari, Roma-Bari, Laterza, 1989.
Claudio Gallo, La penna e la spada. Il furioso Giannelli e la libera brigata de "La Nuova Arena" (1882-1886), Verona, Gemma Editco, 2000.
Felice Pozzo, Emilio Salgari e dintorni, premessa di Antonio Palermo, Napoli, Liguori, 2000.
Gianfranco de Turris. Salgari Duemila, in Liberal 15 (dicembre 2002-gennaio 2003), pp. 158-165.
Vittorio Sarti, "Bibliografia Salgariana" Libreria Malavasi, Milano 1990
Vittorio Sarti, "Nuova Bibliografia Salgariana" Sergio Pignatone Editore, Torino 1994
Ferdinando Cabrini. Salgari: il viaggio e la conoscenza. in Foglio lapis, giugno 2008. URL consultato il 08 febbraio 2009.
O. Nalesini, L'Asia Sud-orientale nella cultura italiana. Bibliografia analitica ragionata, 1475-2005. Roma, Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente, 2009, pp. 350-362.
Un po' prima della fine? Ultimi romanzi di Salgari tra novità e ripetizione (1908-1915), a cura di Luciano Curreri e Fabrizio Foni, Roma, Luca Sossella Editore, 2009.
Felice Pozzo, Nella giungla di carta: itinerari toscani di Emilio Salgari, Pontedera, Bibliografia e Informazione, 2010.
Simonetta Satragni Petruzzi, Salgari e il melodramma. Gli echi dell’Opera nell’opera di Salgari, Roma, il cubo, 2011
Raccolta di articoli di Salgari Una tigre in redazione. A cura di Silvino Gonzato
Altri progetti[modifica]
Wikisource contiene opere originali di Emilio Salgari
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Emilio Salgari
Wikiquote contiene citazioni di o su Emilio Salgari
Collegamenti esterni[modifica]
Bibliografia italiana di Emilio Salgari nel Catalogo della fantascienza, fantasy e horror a cura di E. Vegetti, P. Cottogni, E. Bertoni
Testi di e su Emilio Salgari su Liber Liber
Emilio Salgari: dalla Rassegna del Fondo Antonio Piromalli
Sito del documentario sulla vita di Emilio Salgari di Marco Serrecchia.
Sito di discendenti di Emilio Salgari(Le notizie bibliografiche sono tratte da "Nuova Bibliografia Salgariana" Sergio Pignatone Editore, Torino 1994)
Sito amatoriale dedicato a Salgari
Le opere di Emilio Salgari, consultabili online
Opere di Emilio Salgari: testo con concordanze e liste di frequenza
Informazioni su Giovanni Carpanetto, illustratore dei romanzi salgariani
Biografia di Emilio Salgari su Sapere.it
Portale Biografie
Portale Letteratura
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Salgari"
Categorie: Scrittori italiani del XIX secolo Scrittori italiani del XX secolo Nati nel 1862 Morti nel 1911 Nati il 21 agosto Morti il 25 aprile Scrittori di fantascienza italiani Emilio Salgari Personalità legate a Torino Personalità legate a Verona Persone morte suicide [altre]
La penna spezzata di Emilio Salgari derubato della fantasia
30 marzo 2011 — pagina 39 sezione: VIAGGI
Il capitano triste è morto cent' anni fa più o meno esatti. Travolto dai debiti, schiacciato dalla depressione sua e da quella della moglie. Ma aveva incominciato a morire molto prima, povero Emilio Salgari. Un po' per volta. La sua fantasia di mare, vascelli, pirati e tigri della Malesia, romanzi costruiti come cattedrali in mezzo all' oceano, sfornati uno dopo l' altro à la Dumas, à la Verne e anche di più, era fantasia quasi psicotica, da costruttore di mondi apocrifi quanto perfetti. Voleva essere marinaio Emilio, ma l' unico viaggio che fece per mare fu nell' Adriatico. Ma non aveva bisogno di vedere, gli bastava leggere e sognare per far sognare gli italiani, anche gli analfabeti che in quegli anni erano sette su dieci ma si facevano leggere il Salgari da uno degli altri tre. Salgari aveva incominciato a morire a mano a mano che il veliero della sua fantasia dal mare aperto si avvicinava alla terraferma: la famiglia, i doveri, il lavoro, il principio di realtà. E quando il veliero entrò in porto, il capitano fu costretto a scendere a terra. Le sue ultime parole furono: «Vi saluto spezzando la penna». Tutto questo è raccontato in un documentario dal titolo Capitan Salgari diretto da Marco Serrecchia. Il dvd è in un cofanetto allegato al libro Una tigre in redazionea cura di Silvino Gonzato, che raccoglie alcuni articoli del Salgari giornalista. Uno di questiè commoventee improbabile come sa esserlo solo il destino: la recensione che fece lo scrittore del grande circo di Buffalo Bill sbarcato a Verona. L' incontro tra due eroi senza riscatto. http://olivero.blogautore.repubblica.it - DARIO OLIVERO





















Emilio Salgàri nasce a Verona il 21 agosto 1862. Il padre è un negoziante di stoffe, e la madre, Luigia Giustina Gradara, è veneziana di origine dalmata. Il nome di Salgàri deriva da “salgàr” che in veneto vuol dire “salice”, ma lo chiamano presto il Saltarello, perché è di bassa statura: anche da adulto tocca appena un metro e cinquanta.Rivela presto una personalità vivace ed esuberante, talora invece chiusa e silenziosa. Il suo curriculum scolastico è un disastro. Nell’ottobre 1878, all’età di 16 anni, va a vivere a Venezia con la nonna materna, e frequenta come uditore il primo corso del Regio Istituto Nautico “Paolo Sarpi”. Tenta l’esame di ammissione al secondo anno, ma viene bocciato. Riparte frequentando il primo corso per “capitano di gran cabotaggio” e finalmente viene promosso.Nasce così il sogno di diventare capitano, ma l’esame di licenza nel 1881 si conclude con un altro disastro. L’estate precedente si era imbarcato come mozzo su “Italia Una”, una nave che faceva la spola in adriatico. Tre mesi di navigazione piuttosto monotoni che saranno punico periodo in cui è salito su un’imbarcazione. Con la bocciatura termina sia il corso di studi sia il sogno di raggiungere gli oceani.Tra bugie e fantasie Emilio era decisamente brutto: “aveva un modo strano di camminare, un po’ come se avesse subito il cedimento dell’arco plantare […] Aveva una testa grossa, che dopo il soggiorno a Venezia era coperta sempre da un berretto alla marinara” (Silvino Gonzato, Emilio Salgari. Neri Pozza 1995). Il fallimento scolastico, le sgradevolezze fisiche danno ragione della sua grande tendenza alle bugie e al racconto di grandi prodezze, sorretto da una fantasia che lo aiutava a fuggire da una realtà in cui certamente si percepiva come sconfitto. Per tutta la vita raccontò di aver raggiunto il grado di capitano, nascondendo i suoi fallimenti scolastici; in un’occasione, sfido a duello che l’aveva smascherato.Dopo Venezia, Emilio ritorna a Verona, e passa due o tre anni leggendo e scrivendo; poi finalmente torva lavoro nella redazione del giornale “La Nuova Arena”, dal 15 settembre al 12 ottobre 1883, pubblica Tay-See, che è un grande successo. Segue la pubblicazione di La tigre della Malesia, in 150 puntate. È dotato di una fantasia straordinaria, capace di raccontare cronache di viaggi che non aveva mai fatto e che diverranno, nel genere letterario, grandi romanzi popolari.Nel 1892 avvengono due fatti importanti: sposa Ida Peruzzi, che egli chiamerà sempre Aida, e lascia Verona per Torino, avendo firmato un contratto con l’editore Speirani, con cui pubblica una trentina di romanzi. Nel 1898 passa all’editore Donath di Genova, e si trasferisce nella città ligure, ma nel 1906 torna a Torino, chiamato dall’editore Bemporad, e vi rimarrà fino alla morte. Le stime più recenti gli attribuiscono una quantità enorme di pagine: 82 romanzi e 100 novelle composti in 27 anni di lavoro. La difficoltà di una bibliografia completa e credibile si lega ai molti falsi e alle opere scritte con pseudonimi.Come un samuraiMa per noi Salgàri è un caso veramente estremo, e lo diventa in maniera indiscutibile per la sua morte.Il primo mancato suicidio è del 1910, quello realizzato del 1911: “Emilio aveva cercato la morte alla maniera dei samurai, lasciandosi cadere sulla punta di una spada. La lama era però scivolata sulla parte sinistra del torace, lacerandola, ma senza penetrare in profondità” (ibidem, p162). Occorre a questo punto richiamare la caratteristica alternanza tra momenti espansivi e momenti di chiusura infantile: quello che Silvino Gonzato chiama “il crudele gioco delle sue depressioni ed esaltazione”.Nel 1910 Salgàri è certamente in una fase depressiva, terrorizzato all’idea di diventare cieco: una valutazione estremamente pessimistica di un disturbo agli occhi che accusa da tempo. In queste fasi combatteva la depressione bevendo: aveva sempre davanti a sé una bottiglia di marsala che vuotava come fosse acqua fresca. Come Yanez, fumava cento sigarette al giorno.Una famiglia segnataTra il primo episodio suicidario e quello finale si inseriscono due eventi: la malattia di Aida, che verrà ricoverata in manicomio e non uscirà più, e l’eccessiva preoccupazione per la propria condizione economica .La cartella clinica del manicomio di Collegno descrive Aida (43 anni al momento del ricovero) come “esaltata, gaia, logorroica, clamorosa”; e diagnostica una “psicosi periodica con esaltazione maniaca”. Nel proseguo del ricovero si precisa che la paziente ha perduto il rapporto di realtà, è allucinata e ha deliri mistici. Le vengono somministrate terapie sedative al cloralio e viene trattata con docce di acqua fredda per calmare gli eccessi d’ira. Muore il 1° ottobre del 1922, senza più avere percezione del marito, né di come è morto.Oltre a Emilio, nella famiglia Salgàri, si è suicidato il padre, nel 1889; tra i suoi quattro figli, nel 1931 si suiciderà Romero, a 33 anni, e nel 1963 Omar.Ma veniamo alla cronaca del 25 aprile 1911. Il mattino Emilio saluta i figli dicendo che sarebbe andato in città per affari. Prende il tram, ma scende dopo qualche fermata e imbocca la strada verso i boschi di Val San Martino, un luogo dove andava spesso con la famiglia. “Il capitano […] si tolse la giacca e la cravatta, posò il bastone su un ciuffo d’erba […] e con un rasoio, con furia spaventosa, si colpì ripetutamente all’addome e alla gola. L’agonia fu lunga e terribile […] Da uno squarcio di nove centimetri nell’addome erano uscite diverse anse intestinali, mentre la gola appariva orrendamente devastata da tre rasoiate”, (ibidem, pp178-179). Il prof Mario Carrara, medico legale, accertò che la morte era avvenuta “per scannamento”.Tre lettereIl terrore, tipicamente depressivo, di non poter aiutare la famiglia, ed esser anzi di danno, trova testimonianza nelle tre lettere che lasciò prima del suicidio.La prima è Ai miei editori: “A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi miseria od anche più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dato, pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna”.La seconda è Ai miei cari figli: “sono ormai un vinto, la pazzia di vostra madre mi ha spezzato il cuore e tutte le energie […] Vi bacia tutti, col cuore sanguinante, il vostro disgraziato padre”.La terza è rivolta Ai direttori dei quotidiani torinesi: vinto dai dispiaceri di ogni sorta, ridotto alla miseria malgrado l’enorme mole di lavoro, colla moglie pazza in ospedale […]mi sopprimo […]Vi prego, signori direttori, di aprire una sottoscrizione per togliere dalla miseria i miei quattro figli”.Emilio Salgàri, il più noto e popolare degli scrittori italiani del primo Novecento, è stato affetto da una psicosi maniaco-depressiva (oggi detta “disturbo bipolare”) che gli ha concesso, nelle fasi iperattive, una produttività sconfinata, e in quelle depressive la percezione di una vita fallita, che nell’ultimo periodo lo portò al suicidio, Aveva 49 anni.
di Vittorio Andreoli per Mente&cervello
Pubblicato da Fenjus estratto da: http://fenjus.blogspot.com/2009_05_01_archive.html

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